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lunedì 9 aprile 2012

L'AQUILA DALLE ALI SPEZZATE



Lui possedeva molte ricchezze. Aveva gli scrigni stracolmi di oro e pietre preziose.
La giovinezza gli sorrideva e gli amici partecipavano sempre ai suoi banchetti.
Si era abituato a dormire nel suo letto di ebano e avorio. A dormire e a sognare.
Nei suoi sogni, la realtá delle tante vittorie che avevano arricchito i suoi giorni si mischiava ad un desiderio di pace di cui non aveva ancora provato.
Amava le corse di bighe e quadrighe. Di recente aveva comprato dei cavalli arabi, focosi. E i suoi schiavi li avevano addestrati per giorni e giorni.
Tutto lasciava credere che vrebbe vinto le prossime corse nel porto di Cesarea.
Ma i momenti di tristezza erano divenuti per lui una costante.
La felicitá non era completa. Gli mancava qualcosa. Ma allo stesso tempo, aveva paura di perderla.
Per questo motivo, avendo sentito parlare di quell'Uomo singolare che andava per le strade della Galilea, andó a cercarlo.
Buon Maestro, cosa devo fare per raggiungere la vita eterna?
Voleva saperlo. Eccome voleva saperlo! La risposta venne sonora e chiara:
Perché mi chiami buono? Solo il Padre lo é. Alla tua domanda, rispondo: "Rispetta i comandamenti, cioé, non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dare falsa testimonianza, onora il padre e la madre".
Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia infanzia. Ció nonostante, sento che non mi basta. Sorde inquietudini mi tormentano. Fiamme di ansietá mi consumano. Mi manca qualcosa!
Allora - gli propose la Luce - vendi tutto quello che hai, dividilo fra i poveri. Vieni, e seguiMi!
Il comando, la dolcezza di quell'Uomo echeggiava nel suo Spirito. Lui era un'aquila che almeggiava raggingere l'immensitá. E il Maestro gli diceva come usare le ali per volare piú in alto.
Nel turbinio della mente del giovane passavano le scene delle glorie che aveva conquistato. Gli amici avevano fiducia in lui.
In molti aspettavano la sua vittoria. Israele si sarebbe sentita onorata del suo trionfo.
Sí, lui poteva rinunciare ai beni di famiglia, ma poteva fare lo stesso con il tesoro della giovinezza, con le ricchezze della vanitá corrisposta, con i capricci soddisfatti...?
Sarebbe stato necessario rinunciare a tutto?
L'aquila desiderava volare ma le si erano spezzate le ali...
Si ricordó allora che gli amici lo aspettavano in cittá ad un banchetto giá preparato. Con un brivido, si solleva:
Non posso! - Mormora - Adesso non posso. Perdonami.
E si allontanó a passi larghi. Salendo un pó, in una curva, si fermó. Guardó indietro. Titubó ancora una volta.
La figura del Maestro risaltava nel paesaggio, al chiarore della luna. La Luce sembra chiamarlo ancora una volta.
Indecisa, l'anima del giovane sembra un pendolo che oscilla. L'aquila prova ancora a spiccare il volo. Ma il peso del mondo la trattiene a terra.
Lui si decide. A passi svelti, quasi correndo, scompare nella notte.
Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca raccontano l'episodio e narrano di come il giovane si ritiró triste e afflitto.
E non poteva andare diversamente: gli fu data l'opportunitá di tuffarsi nell'oceano dell'amore e preferi le sabbie vane del mondo.
* * *
Il Divino Amico ci chiama, ogni giorno, alla conquista del regno di pace.
Alcuni di noi sono come il giovane ricco. Posticipano, presi come sono ai molti problemi e vanitá personali.
Sarebbe meglio analizzare quello che vale di piú: l'allegria effimera del mondo o la felicitá perenne che tanto desideriamo. Dopo, basta solo scegliere...

Redazione del Momento Espírita basandosi sul cap. O mancebo rico, dal libro Primícias do Reino, dello Spírito Amélia Rodrigues, psicografia di Divaldo Pereira Franco, ed. Sabedoria.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 31.10.2011.

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