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venerdì 29 aprile 2011

BEATI I PURI DI CUORE--Beati coloro che hanno gli occhi chiusi


Se ogni atto umano parte dal cuore, è ovvio che, per fare il bene, occorre avere un cuore buono. Gesù parla di cuore puro, di “puri di cuore”. Quand’è che il cuore è puro? Quando vuole e cerca tutto e solo il bene.
Non è puro un cuore che, invece di cercare il bene, va dietro al denaro, cerca il piacere, mette al primo posto il proprio “io”, con orgoglio ed egoismo.
La ricerca della purezza di cuore non va posta esclusivamente – come succede di solito nel linguaggio corrente – nel modo di vivere la dimensione sessuale. Non sono “atti impuri” solo quelli che vanno contro un retto uso della sessualità; sono impurità di cuore anche gli affetti disordinati (amare il cagnolino più che un proprio parente, amare abiti eleganti, da cambiare ogni giorno, cercare l’amicizia di persone influenti o importanti...). Sono impurità di cuore anche certi modi di vivere in famiglia con preferenze per uno e mugugni con un altro, oppure certi tipi di rapporti affettivi fondati sul “tu mi piaci” e non sul “faccio della mia vita un dono per te”.
Ma più che elencare le impurità di cuore, è meglio individuare le vie di una purezza generosa: educare al bene, onorare le persone rette, mettersi a disposizione con sacrificio, saper scoprire le virtù del prossimo.
Nei rapporti con il Signore: una preghiera è pura quando è generosa e disinteressata, quando accetta la croce dalle mani di Gesù e, nei momenti di sconforto, si abbandona alla sua grazia.
Insomma, il nostro cuore va educato, e tale educazione non possiamo attuarla se non imparando da Gesù “mite e umile di cuore” (Matteo 11,29).
Purezza vuol dire limpidezza, vuol dire chiarezza, e quindi sincerità. Attorno a questa virtù, forse, i cristiani riflettono poco, mentre Gesù ci ha insegnato: “La lampada del tuo corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è schietto, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Dunque, se la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tua tenebra!” (Matteo 6,22-23).
Cuore puro, cuore schietto. Cuore non puro, cuore tenebroso, menzognero, ipocrita. Se sappiamo mirare alla purezza, alla semplicità, alla trasparenza, alla luminosità, noi non solo vedremo Dio, ma, attraverso la nostra purezza, Dio si manifesterà ai nostri fratelli!
Don Rodolfo Reviglio

Beati coloro che hanno gli occhi chiusi (3)

20. Miei cari amici, voi mi avete chiamato, ma perché? È forse per farmi
imporre le mani sulla povera sofferente che è qui, e guarirla? Ah, che sofferenza, mio
Dio! Ha perduro la vista e per lei non ci sono che tenebre. Povera figlia! Preghi e speri:
io non sono capace di far dei miracoli, io, senza la volontà del buon Dio. Tutte le
guarigioni che ho potuto ottenere, e che voi conoscete, attribuitele soltanto a colui che è
il nostro Padre comune. Nelle vostre afflizioni, dunque, guardate sempre verso il cielo e
dite nel profondo del vostro cuore: “Padre mio, guaritemi, ma fate che la mia anima
ammalata sia guarita insieme alle infermità del mio corpo; che la mia carne sia castigata
se occorre, purché la mia anima s’innalzi verso voi con il candore che aveva quando
l’avete creata”. Miei buoni amici, dopo questa preghiera che il buon Dio ascolteri
sempre, vi saranno dati la forza e il coraggio, e forse anche quella guarigione che voi
non avrete domandata che timidamente, a ricompensa della vostra abnegazione.
Ma poiché sono qui, in questa assemblea in cui si tratta prima di ogni cosa di
studiare, vi dirò che coloro che sono privati della vista dovrebbero considerarsi come i
beati dell’espiazione. Ricordatevi che Cristo ha detto che bisognava cavare il vostro
occhio, se era malvagio, e gettarlo nel fuoco, piuttosto che fosse la causa della vostra
dannazione. Ahimé! Quanti ve ne sono sulla vostra terra che un giorno, nelle tenebre,
malediranno di aver visto la luce! Oh! sí, come sono felice coloro che, nell’espiazione,
sono colpiti nella vista! il loro occhio non sarà per loro ragione di scandalo e di caduta,
possono vivere interamente la vita delle anime, possono vedere più di quanto vedete voi
che avete la vista... Quando Dio mi permette di andare a sollevare le palpebre di
qualcuno di questi poveri sofferenti e di rendergli la luce, mi dico: Anima cara, perché
non conosci le delizie dello Spirito che vive di contemplazione e di amore? Tu non
domanderesti di vedere delle immagini meno pure e meno soavi di quelle che ti è dato
d’intravedere nella tua cecità.
Oh sí! Beato il cieco che vuol vivere con Dio; più felice di voi che siete qui,
sente la felicità, la tocca, vede le anime e può slanciarsi con esse nelle sfere che i
predestinati della vostra stessa terra, non vedono. L’occhio aperto è sempre pronto a far
peccare l’anima, l’occhio chiuso, invece, è sempre pron-to a condurla verso Dio.
Credetemi davvero, miei buoni e cari amici, la cecità degli occhi è spesso la vera luce
del cuore, mentre la vista è sovente l’angelo tentatore che vi guida verso la morte.
E adesso, qualche parola per te, mia povera sofferente: spera e abbi coraggio! Se
io ti dicessi, figlia mia, i tuoi occhi rivedranno, adesso, quanto saresti felice! E chi sa se
questa gioia non sarebbe la tua perdita? Abbi fiducia nel buon Dio che ha fatto la felicità
ed ha permesso la tristezza! Farò per te tutto ciò che mi sarà permesso, ma tu, a tua
volta, prega, e soprattutto rifletti a ciò che ti ho detto ora.
Prima che io me ne vada, voi tutti che siete quí, riceverete la mia benedizione.
(VIANNEY, curato d’Ars, Parigi, 1863).

21. Osservazione. Quando un’afflizione non è una conseguenza delle azioni
della vita presente, occorre cercarne la causa in una vita anteriore. Quelli che si
chiamano i capricci del fato, non sono altro che i risultati della giustizia di Dio. Dio non
infligge mai punizioni arbitrarie, vuole sempre che fra la colpa e la punizione vi sia
correlazione. Se, nella bontà, ha posto un velo sopra le nostre azioni passate, ci dà
tuttavia una indicazione dicendo: “Chi di spada ferisce, di spada perisce”, parole che si
possono tradurre cosí: “Si è sempre puniti là dove si è peccato”. Se, dunque, qualcuno è
afflitto dalla perdita della vista, vuol dire che la vista è stata per lui la causa del fallo.
Forse è stato lui la causa della perdita della vista di un altro; forse qualcuno è diventato
cieco a causa dell’eccesso di lavoro che gli è stato imposto, o dei cattivi trattamenti,
della mancanza di cure, ecc... Allora egli subisce la pena analoga. Può darsi che lui
stesso, nel suo pentimento, abbia scelto questa espiazione, applicando a se stesso questa
parola di Gesù: “Se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo e gettalo via da te”.

(1) Le parole “questa generazione infedele e perversa”, nella traduzione francese
usata da Kardec suonano cosí: “questa razza adultera e peccatrice” Ecco perché Kardec
parla di adulterío e non di infedeltà. Ma il senso non cambia. (N.D.T.)
(2) Le parole fra parentesi in corsivo, non esistono nel Vangelo di San Matteo in
edizione italiana. Lo precisiamo a scanso di equivoci. (N.d.T.).
(3) Questa comunicazione è stata data a proposito di una persona cieca per la
quale era stato evocato lo Spirito di J. B. Vianney, curato di Ars.

IL VANGELO SECONDO GLI SPIRITI  (Allan Kardec) 

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