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sabato 12 marzo 2011

PECCATI DI PENSIERO--ADULTERIO



5. Voi sapete che è stato detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque avrà guardato una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei, nel suo cuore.
San Matteo, Cap. V, versetti 27 e 28).
6. La parola adulterio non deve qui essere intesa nel senso esclusivo della sua normale accezione, ma in un senso più generale: Gesù l’ha impiegata spesso per designare il male, il peccato ed ogni cattivo pensiero come, per esempio, in questo passaggio: “Poiché chi si vergognera di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione infedele e perversa, il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà
nella gloria del suo Padre con gli Angeli santi”. (San Marco, Cap. VIII, versetto 38) (1).
La vera purezza non è soltanto negli atti, ma è anche nel pensiero, perché colui che ha il cuore puro non pensa al male: è questo che ha voluto dire Gesù, condannando il peccato anche nel pensiero perché è un segno d’impurità.
Questo principio fa sorgere naturalmente un altro interrogativo: Si subiscono le conseguenze di un cattivo pensiero, anche se non è seguito da atti? Bisogna fare qui un’importante distinzione. A misura che anima, che era entrata nella cattiva via, avanza verso la vita spirituale, si illumina e si spoglia a poco a poco delle sue imperfezioni, a seconda della maggiore o minore buona volontà che impiega, seguendo il suo libero arbitrio. Ogni pensiero cativo è, dunque, il risultato della imperfezione dell’anima: ma a cagione del desiderio che essa ha concepito di purificarsi, questo cattivo pensiero stesso diviene per lei un’occasione di progresso,
poiché lo respinge energicamente. È l’indizio di una macchia che si sforza di cancellare: se si offre l’occasione di soddisfare um desiderio peccaminoso, non cederà, e dopo che avrà resistito, si sentirà più forte e lieta della sua vittoria.
Al contrario, l’anima che non ha preso buone risoluzioni, cerca l’occasione, e se non compie l’atto peccaminoso non è a causa della sua volontà, ma del fatto che le è mancata l’occasione: è dunque altrettanto colpevole come se avesse commesso l’atto. In sintesi: nella persona che non concepisce nemmeno l’idea del male, il progresso è già compiuto; in quella cui questo pensiero viene ma è respinto, il progresso si sta compiendo; in quella, invece, che di questo pensiero si compiace, il male ha ancora tutta la sua forza. Nell’una il lavoro è già fatto, nell’altra è ancora da fare. Dio, che è giusto, tiene conto di tutte queste sfumature nel vagliare la responsabilità delle azioni e dei pensieri dell’uomo.

Il Vangelo secondo gli Spiriti (Allan Kardec)

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