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sabato 12 marzo 2011

I TORMENTI VOLONTARI


L’uomo è continuamente occupato ad inseguire la felicità che continuamente gli sfugge, perché la felicità pura non esiste sulla terra. Cionondimeno, malgrado le vicíssitudini che formano l’inevitabile corteo di questa vita, egli potrebbe almeno godere di una felicità relativa, ma egli si ostina a cercarla nelle cose periture e soggette alle stesse vicissitudini, e cioè nei godimenti materiali, invece di cercarla nelle gioie dell’anima che fanno pregustare le imperiture gioie celesti. Invece di cercare la pace del cuore, sola vera felicità quaggiù, l’uomo è avido di tutto ciò che può agitarlo e turbarlo, ed è singolare che sembri crearsi apposta dei tormenti che sta solo in lui evitare.
Vi sono tormenti più grandi di quelli causati dall’invidia e dalla gelosia? Per l’invidioso e il geloso no v’è tregua; hanno perpetuamente la lebbre; ciò che essi non hanno e che altri possiedono è per loro causa di insonnie; i successi dei loro rivali danno a loro le vertigini; la loro emulazione si esercita soltanto con il cercare di eclissare i loro vicini, tutta la loro gioia consiste nell’eccitare la rabbia della gelosia che li possiede,
negli insensati come loro. Poveri insensati, davvero, che non riflettono che domani, forse, saranno costretti ad abbandonare tutti quei balocchi, la bramosia dei quali ha avvelenato tutta la loro vita! Non è a loro che si applicano le parole: “Felici gli afflitti perché saranno consolati”, non essendo i loro affanni di quelli che troveranno compenso in ciclo.
Quanti tormenti si risparmia, al contrario, colui che sa accontentarsi di ciò che ha, che guarda senza invidia ciò che non ha, che non vuol apparire più di quello che è. È sempre ricco, perché se guarda al di sotto di lui, invece che al di sopra, vede sempre della gente che ha ancora meno di quanto egli non abbia; è calmo perché non si crea bisogni chimerici, e la calma in mezzo alle tempeste della vita non è forse felicità?

Il Vangelo secondo gli Spiriti (Allan Kardec)

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