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domenica 20 marzo 2011

PERDITA DI PERSONE AMATE . . MORTI PREMATURE


(analizzando il Vangelo )

21. Quando la morte viene a falciare nelle vostre famiglie, portando via senza
riguardi i giovani prima ancora dei vecchi, voi dite spesso: Dio non è giusto, perché
sacrifica chi è forte e ricco d’avvenire, conservando chi ha già vissuto lunghi anni pieni
di delusioni; poiché toglie coloro che sono utili e lascia coloro che non servono più a
nulla; poiché spezza il cuori di una madre privandola di quella innocente creatura che
era tutta la sua gioia.
Uomini, è allora che voi dovete elevarvi al di sopra dei concetti terra terra della
vita comune, per capire che il bene è là, sovente, dove voi credete di vedere il male, che
una saggia preveggenza è là dove voi credete di vedere la cieca fatalità del destino.
Perché credete di poter misurare la giustizia divina con le misure della vostra? Potete
pensare che il Signore dei mondi, per un semplice capriccio, voglia infliggervi delle
crudeli sofferenze? Nulla è fatto senza uno scopo intelligente quaisiasi cosa accada ha la
sua ragion d’essere. Se voi sapeste scrutare meglio tutti i dolori che vi colpiscono, vi
trovereste sempre una ragione divina, una ragione rigeneratrice, e i vostri interessi
miserabili diventerebbero considerazioni secondarie che respingereste nel profondo.
Credetemi, la morte, per l’incarnazione di venti anni, è preferibile a quelle
vergognose sregolatezze che sono la desolazione di famiglie onorate, spezzano il cuore
di una madre e fanno imbiancare i capelli dei genitori. Una morte prematura è spesso un
grande beneficio che Dio accorda a colui che muore e che è salvaguardato cosí dalle
miserie della vita o dalle seduzioni che avrebbero potuto portare alla sua perdita. Chi
muore nel fiore dell’età non è affatto vittima della fatalità: Dio ha giudicato che per il
suo stesso bene gli è utile non restare ancora sulla terra.
Voi dite che è una terribile sventura che una vita cosí piena di speranze sia
spezzata cosí presto! Ma di quali speranze intendete parlare? di quelle terrene in cui
colui che parte avrebbe potuto brillare, fare il suo cammino e la sua fortuna? Siamo
sempre di fronte a questa visione ristretta che non riesce ad elevarsi al di sopra della
materia. Voi sapete quale sarebbe stata la sorte di questa vita che ritenete piena di
speranze? Chi vi dice che non sarebbe stata, ínvece, colma d’amarezze? Tenete dunque
in cosí piccolo conto le speranze della vita futura da preferire ad esse quelle
dell’effimera vita che trascinate sulla terra? Pensate, dunque, che è meglio avere un
grado fra gli uommi che fra gli Spiriti felici?
Rallegratevi, perciò, invece di lamentarvi quando Dio si compiace di ritirare uno
dei suoi figli da questa valle di miserie. Non è forse dell’egoismo augurarvi che restasse
a soffrire con voi? Ah! questo dolore è concepibile per chi non ha fede e vede nella
morte la separazione eterna; ma voi, spiritisti, voi sapete che l’anima vive meglio
quando è separata dal suo involucro corporeo; madri, voi sapete che i vostri figli adorati
vi sono vicini. Sí, essi vi sono vicinissimi, i loro corpi fluidici vi circondano, i loro
pensieri vi proteggono, il vostro ricordo li inebria di gioia: ma sono anche i vostri dolori
irragionevoli ad affliggerli, poiché dimostrano una mancanza di fede e costituiscono una
rivolta contro la volontà di Dio.
Voi che comprendete la vita spirituale, ascoltate i palpiti del vostro cuore
chiamando questi vostri cari diletti, e se pregate Dio per benedirlo sentirete apparire in
voi quelle possenti consolazioni che asciugano le lagrime, quelle incantevoli aspirazioni
che vi mostreranno l’avvenire promesso dal sovrano Signore. (SANSON, ex membro
della Società spiritica di Parigi, 1863).
Se fosse stato un uomo dabbene, sarebbe morto
22. Voi dite spesso, parlando di un malvagio che riesce a sfuggire ad un
pericolo: “Se fosse stato un uomo dabbene, sarebbe morto”. Ebbene, dicendo cosí siete
nel vero, perché effettivamente succede molto spesso che Dio accordi a uno Spirito
giovane, ancora sulla via del progresso, una prova più lunga che a uno Spirito già
buono, che, in ricompensa dei suoi meriti, otterrà il favore che la sua prova sia tanto
breve quanto è possibile. Cosí, dunque, quando voi vi servite di questo assioma non
dubitate affatto di pronunziare un blasfema.
Se muore un uomo dabbene e a fianco della sua casa vi sia quella di un
malvagio, voi vi affrettate a dire: Sarebbe stato meglio che fosse toccato a quello lí.
Commettete cosí un grande errore, perché quello che è partito ha terminato il suo
compito e quello che è rimasto forse non lo ha ancora cominciato. Perché vorreste,
dunque, che il malvagio non abbia il tempo di compierlo, e che l’altro resti qui, sulla
gleba terrena? Che direste d’un prigioniero che, avendo scontata la sua pena, fosse
trattenuto in prigione, mentre si desse la libertà a un altro che non ne aveva diritto?
Sappiate, dunque, che la vera libertà consiste nella liberazione dai legami del corpo, e
che fino a che siete sulla terra siete in cattività.
Abituatevi a non biasimare ciò che non potete capire, e sappiate che Dio è giusto
in tutto; spesso ciò che vi sembra un male è in realtà un bene. Ma le vostre facoltà sono
tanto limitate che l’insieme del grande tutto non può essere compreso dai vostri sensi
ottusi. Sforzatevi di evadere col pensiero dalla vostra sfera ristretta, e man mano che vi
eleverete, l’importanza della vita materiale diminuirà ai vostri occhi, perché essa non vi
apparirà che come un incidente nella infinita durata della vostra esistenza spirituale, la
sola esistenza che sia veramente valida. (FÉNELON, Sens, 1861).

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