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sabato 5 marzo 2011

CONOSCENZA DI SE STESSO


919 - Qual è il mezzo pratico e più efficace per migliorarsi in questa vita, e resistere alle seduzioni del male?
Risposta: «Ve lo ha detto un savio dell’antichità: Impara a conoscere te stesso».
Domanda: - Noi comprendiamo tutta la saggezza di questa massima; ma la difficoltà sta appunto nel conoscere se stesso. Qual è il mezzo di riuscirvi?
Risposta: «Fate quello che i migliori degli uomini hanno sempre fatto. Al termine di ogni giorno, esaminate la vostra coscienza: passate in rassegna ogni vostro atto, e chiedetevi se avete mancato a qualche dovere, se alcuno abbia avuto a lagnarsi di voi: così giungerete a conoscervi e a vedere quello che dovete cambiare in voi. Chi ogni sera riandasse tutte le sue azioni della giornata, e si chiedesse che cosa abbia fatto di bene, o di male, pregando Iddio e il suo Spirito protettore d’illuminarlo, acquisterebbe molta forza per il suo perfezionamento, poiché, credetemi, Iddio lo assisterebbe. Interrogate dunque voi stessi, e domandatevi come e con qual fine abbiate agito nei vari casi: se avete fatto cosa che biasimereste negli altri; se avete commesso un’azione che non oserete confessare. E inoltre riflettete: se piacesse a Dio a chiamarmi in questo momento, avrei, rientrando nel mondo degli Spiriti, ove non si può nascondere nulla, a temere la vista di qualcuno? Riflettete bene su quello che potete aver fatto contro Dio, poi contro il prossimo, e finalmente contro voi stessi. Le risposte daranno pace alla vostra coscienza, o indicheranno un male, al quale dovete
riparare. La conoscenza di se stesso è dunque la chiave del miglioramento individuale. Ma, direte voi, come possiamo essere sicuri di giudicarci rettamente? L’illusione dell’amor proprio non attenua le colpe, e non le fa scusare, così che l’avaro si crede economo e previdente, e l’orgoglioso crede di essere un uomo che cura la propria dignità? Questo è vero, purtroppo, però avete un mezzo di controllo, che non vi può ingannare. Allorché siete dubbiosi sul valore di una vostra azione, chiedetevi come la giudichereste, se fosse fatta da altri: se in questo caso la biasimereste, essa non potrebbe essere più legittima in voi, giacché Iddio non ha due pesi per la giustizia. Cercate, inoltre, di sapere che cosa pensino di voi gli altri, e non trascurate l’opinione dei vostri nemici, poiché questi non hanno alcun interesse a travisare la verità, e spesso Iddio ve li pone a fianco quasi come uno specchio per ammonirvi con maggiore franchezza che non farebbe un amico. Chi fermamente si vuole migliorare scruti dunque la sua coscienza per estirparne le cattive inclinazioni, come strappa le cattive erbe dal suo giardino; faccia il bilancio della sua giornata morale, come il mercante fa quello delle sue partite e dei suoi guadagni, e vi assicuro, che ne trarrà un profitto assai maggiore. Quando egli si possa rispondere che la sua giornata fu buona, può addormentarsi in pace, senza temere che la morte possa sorprenderlo nel sonno. In applicazione di questo consiglio, rivolgete a voi stessi delle domande nette e precise, e non temete di moltiplicarle. Si possono ben dedicare ogni giorno alcuni minuti per la conquista della felicità! Non lavorate tutti i giorni per accumulare di che sostentarvi nella vecchiaia? Quel benché tardo riposo non è l’oggetto di tutti i vostri desideri, lo scopo che vi fa sopportare tante fatiche e tante privazioni momentanee? Ordunque, che cosa è quel riposo di pochi giorni dagli acciacchi del corpo, in confronto di quello che è riservato all’uomo virtuoso? Non vale esso la
pena di fare qualche sforzo? So che molti obiettano che il presente è certo, ma che è incerto l’avvenire; ma appunto questo è il pensiero che noi siamo incaricati di distruggere in voi, ed è per questo che vogliamo farvi conoscere questo avvenire in modo che non vi possa lasciare alcun dubbio nell’animo. A questo scopo, abbiamo dapprima svegliata la vostra attenzione con fenomeni atti a colpire i sensi, e poi vi diamo istruzioni che ciascuno di voi è tenuto ad applicare e a diffondere».

Kardec: Molti errori che commettiamo ci passano inosservati; ma se interrogassimo più spesso la nostra coscienza, vedremmo quante volte abbiamo mancato senza accorgercene per non aver indagato la natura e il movente dei nostri atti. La forma interrogativa esige risposte categoriche per sì, o per no, che non lasciano via di mezzo. Dalla somma delle risposte, possiamo calcolare quella del bene e del male, che sta in noi.

IL LIBRO DEGLI SPIRITI di Allan Kardec

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