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domenica 14 ottobre 2012

Considerazioni generali DELLE EVOCAZIONI

 

Gli spiriti possono comunicare spontaneamente o venire alla nostra
chiamata, vale a dire, in seguito ad evocazione. Vi sono persone le quali
credono che dobbiamo astenerci dall’evocare il tale o il tal altro spirito, e che è
preferibile l’aspettare quello che vuole mettersi in contatto spontaneamente.
Esse si basano sull’opinione che, chiamando uno spirito determinato, non si è
certi che sia proprio quello colui che si presenta, mentre lo spirito che viene
spontaneamente, prova meglio la sua identità, poiché rivela così il suo
desiderio di intrattenersi con noi. Secondo la nostra opinione, questo è un
errore; prima di tutto perché vi sono sempre intorno a noi spiriti, il più delle
volte di bassa lega, che non domandano di meglio che comunicare; in secondo
luogo, e per questa ultima ragione principalmente, il non chiamare alcuno in
particolare, è come aprire la porta a tutti quelli che vogliono entrare. In
un’assemblea, il negare la parola a tutti, è come il lasciarla a tutti, e si conosce
quello che ne risulta.
La chiamata diretta fatta ad uno spirito determinato stabilisce un legame fra
lui e noi; lo chiamiamo con il nostro desiderio, opponendo così una specie di
barriera agli intrusi. Senza una chiamata diretta, uno spirito non avrebbe
spesso alcun motivo di venire a noi, se non è il nostro spirito familiare.
Queste due maniere di operare hanno, sia l’una che l’altra, i loro vantaggi, e
l’inconveniente sarebbe soltanto nella esclusione assoluta dell’una o dell’altra.
Le comunicazioni spontanee non hanno nessun inconveniente quando si è
padroni degli spiriti e si è certi di non lasciar prendere alcuna iniziativa ai
cattivi; allora è spesso cosa utile aspettare la disponibilità di quelli che si
vogliono manifestare, poiché il loro pensiero non subisce alcuna contrarietà;
si possono, in questo modo, ottenere cose notevolissime; mentre poi non è
proprio stabilito che lo spirito da voi chiamato sia disposto a parlare o capace
di farlo nel senso che si desidera. L’esame scrupoloso che abbiamo consigliato
è d’altra parte una garanzia contro le cattive comunicazioni. Nelle riunioni
regolari, in quelle soprattutto in cui ci occupiamo di un lavoro consecutivo, vi
sono sempre spiriti abituali, che si trovano all’appuntamento senza che
alcuno li chiami, per il solo motivo che vi sono preparati a causa della
regolarità delle sedute. Essi prendono spesso la parola spontaneamente per
trattare un soggetto qualunque, sviluppare un concetto o prescrivere ciò che
si deve fare, ed allora si riconoscono facilmente, sia per la forma del loro
linguaggio, che è sempre identico, sia per la loro scrittura, sia per certe
abitudini che sono loro familiari.
- Allorquando si desidera di comunicare con uno spirito determinato,
conviene necessariamente evocarlo (vedi n. 203). Se può venire, si ottiene
generalmente per risposta: “Sì”; oppure: “Io sono qui”; oppure anche: “Che
cosa desiderate da me?” Qualche volta egli entra direttamente in materia
rispondendo anticipatamente alle domande che ci si proponeva di
indirizzargli.
Allorché uno spirito è evocato per la prima volta, conviene designarlo con
qualche precisione. Nelle domande che gli sono dirette, conviene evitare le
forme secche ed imperative, che sarebbero per lui un motivo per allontanarsi.
Queste forme debbono essere affettuose o rispettose a seconda dello spirito,
ed in ogni caso debbono testimoniare la benevolenza dell’evocatore.
 - Si resta spesso sorpresi dalla prontezza con cui uno spirito evocato si
presenta, anche per la prima volta. Si direbbe che sia stato preavvisato:
infatti, questo accade quando ci preoccupiamo antecedentemente della sua
evocazione. Questa preoccupazione è una specie di evocazione anticipata, e
poiché noi abbiamo sempre i nostri spiriti familiari che si identificano con il
nostro pensiero, essi preparano le vie in maniera tale che, se niente vi si
oppone, lo spirito che si vuole chiamare è già presente. Nel caso contrario, è lo
spirito familiare del medium o quello dell’interrogante, od uno dei presenti
che va a cercarlo, e perciò non è necessario molto tempo. Se lo spirito evocato
non può venire all’istante, il messaggero (i pagani avrebbero detto Mercurio)
assegna una dilazione, talvolta di cinque minuti, di un quarto d’ora, di un’ora
ed anche di molti giorni; allorché egli è giunto, dice: “E’ qui”, ed allora si
possono iniziare le domande che gli si vogliono porre.
Il messaggero non è sempre un intermediario necessario, giacché la chiamata
dell’evocatore può essere intesa direttamente dallo spirito, come è detto qui
appresso, al n. 282, domanda 5, sul modo di trasmissione del pensiero.
Quando diciamo di fare l’evocazione in nome di Dio, intendiamo che la nostra
raccomandazione deve essere presa sul serio, e non alla leggera: quelli che vi
vedessero solamente una formula senza conseguenza, farebbero meglio ad
astenersi.
- Le evocazioni presentano spesso per i medium maggiori difficoltà che
non i dettati spontanei, soprattutto quando si tratta di ottenere risposte
precise a domande circostanziate. Per ottenere ciò, occorrono medium
speciali flessibili e positivi ad un tempo; e si è visto (vedi n. 193) che questi
ultimi sono abbastanza rari, giacché, come abbiamo detto, i rapporti fluidici
non si stabiliscono sempre in modo istantaneo con il primo spirito venuto. E’
perciò utile che i medium non si dedichino alle evocazioni particolareggiate se
non dopo essersi assicurati dello sviluppo della loro facoltà e della natura
degli spiriti che li assistono, poiché, per quelli che sono male coadiuvati, le
evocazioni non possono avere alcun carattere di autenticità.
 - I medium sono generalmente molto più ricercati per le evocazioni di
interesse privato, che non per le comunicazioni di interesse generale; ciò
viene spiegato dal desiderio naturale che si ha di intrattenersi con le persone
che ci sono care. Noi crediamo a questo proposito di dover fare molte
raccomandazioni importanti ai medium. Prima di tutto, quella di non
accondiscendere a questo desiderio se non con riserva, di fronte a persone
della cui sincerità non si sia perfettamente sicuri, e di mettersi in guardia
contro le insidie che potrebbero tendere le persone malevole. In secondo
luogo, di non prestarvisi sotto alcun pretesto, se notano uno scopo di curiosità
e di interesse materiale, e non un’intenzione seria nell’evocatore; di rifiutarsi
ad ogni domanda oziosa, o che dovesse uscire dal circolo di quelle che
ragionevolmente si possono indirizzare agli spiriti. Le domande debbono
essere poste con chiarezza, esattezza e senza reticenze, quando si vogliono
ottenere risposte categoriche. Bisogna dunque rigettare tutte quelle che
avessero un carattere insidioso, poiché sappiamo che gli spiriti non amano
quelle domande che hanno per scopo di metterli alla prova: voler insistere su
domande di tale natura, è come voler essere ingannati. L’evocatore deve
andare francamente ed apertamente allo scopo, senza sotterfugi e senza mezzi
indiretti: se teme di spiegarsi, farebbe meglio ad astenersi.
Conviene infine non fare, se non con molta prudenza, evocazioni in assenza
delle persone che ne fanno domanda, e spesso è anche preferibile astenersene
del tutto, essendo queste persone le sole adatte a giudicare le risposte, a
riconoscere l’identità, a provocare schiarimenti, se ce ne è bisogno, ed a fare le
domande accidentali volute dalle circostanze. Inoltre, la loro presenza è un
legame che attira lo spirito, spesso poco disposto a comunicare con estranei,
per i quali non ha affatto simpatia. Il medium, in una parola, deve evitare
tutto ciò che potrebbe trasformarlo in agente di consulti, ciò che agli occhi di
molte persone è sinonimo di ciarlatano e imbroglione.        

Tratto dal Libro dei Medium di Allan Kardec    

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