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giovedì 29 novembre 2012

PACE E LAVORO





Nell'attualità de mondo è anche possibile che tu eserciti un ruolo significativo in qualche dramma familiare.

Osserva, tuttavia, che non ti tovi solo con te stesso. Attorno a te, altre prove si svolgono, quasi sempre, con caratteristiche più dolorose delle tue.

Le tribolazioni di coloro che hanno infermità irreversibili; i gruppi familiari involontariamente coinvolti in questioni di delinquenza; i genitori che si responsabilizzano per figli ammalati, il cui raziocinio si spegne, gradatamente, nei sanatori; i figli che persero i genitori nelle ceneri della morte e che, molte volte, passano dalla sofferenza all'odio per bagattelle di eredità; le squadre familiari che si riconoscono sconfitte da violenti processi di ossessione; la tragedia di molti amici che abbandonarono la fede e caddero neo suicidio; le donne allo scoperto con figli piccoli in grembo e gli innumerevoli gruppi di bambini disorientati, che si ritrovano nella ribellione e nelle abitudini infelici, preparando il domani di inquietudine che li aspetta.

Se ti trovi nella condizione di essere un pezzo nell'ingranaggio di oggi, in cui si rifugiano tante creature afflitte, non consegnarti al lusso dello scoraggiamento, bensì lavora, servendo sempre.

È necessario imparare a sopportare le disgrazie del mondo, senza perdere la propria sicurezza.

Piangi, ma costruisci il meglio alla tua portata.

Soffri, ma vai avanti nel tuo cammino.

Non fermarti sulla strada per lamentarti del passato o per cullare amarezze vinte.

Tutti siamo particelle dell'immensa legione di lavoratori in nome del Cristo, con il doveredi cooperare incessantamente perché l'armonia e la felicità si ergano sulla Terra, a beneficio di tutte le creature.

Anche così, nel contesto generale delle attività, a volte di sacrificio, a cui siamo chiamati, è indispensabile comprendere che puoi e devi conquistare la tua pace, e che essa dipende esclusivamente di te.

EMMANUEL

Estratto da libro "Pace" dello Spirito Emmanuel, psicografato da medium Chico Xavier. Questo libro è stato pubblicato in italiano da Casa del Nazareno. www.casadelnazareno.it


Non si deve mai perdere il coraggio davanti le lotte di ogni giorno. Se la vita fosse fatta solamente di pace non avrebbe progresso perché tutti starebbero accomodati senza necessità di lottare, senza la necessità di cercare qualcosa migliore. Però, ciò non significa che si deve cercare la sofferenza, ma accettarla quando si ha fatto di tutto per finirla e non si è trovata la soluzione. Vedere in ogni difficoltà una possibilità di crescita spirituale, approfittando le lezioni dure per dopo non sbagliare più. Dio non sbaglia indirizzi. Se la sofferenza è venuta, significa che dobbiamo lottare per superarla e non per consegnarci come vittime.Pensiero positivo, speranza, carità sempre aiutano a superare le difficoltà.

Brasilianissima

http://blog.libero.it/MediumXavier/view.php

PREGHIERA E DIFFICOLTÀ




Ogni giorno migliaia di creature lasciano la Terra.

Quasi sempre rincuorate dal balsamo della fede consolatrice che hanno abbracciato durante l'esistenza umana, si liberano dalla trama fisiologica, sostenute da una sublime speranza.

La maggior parte, però, non può cogliere immediatamente i doni della pace che s'immaginava di trovare oltre il sepolcro, perché la percentuale del Cielo, per ciascuna anima, esprime la quantità di Cielo che essa ha costituito in se stessa.

Nella maggior parte delle circostanze, infatti, i disincarnati portano con sé le nuvole delle tenebre che pesano sulla loro coscienza.

Ombre di rimorso, di frustrazione, di pentimento tardivo generano il piano del purgatorio in cui essi penosamente sostano.

Desolati e afflittti, essi supplicano la grazia del nuovo inizio, il ritorno alla Terra e alla lezione del corpo...

Molte volte, responsabili di crimini nascosti, essi implorano il riavvicinamento con vecchi avversari per risarcire il debito a cui sono ancora vincolati; costruttori di calunnie e di crudeltà, invocano turpi malattie, con le quali riscattare la deplorevole condotta vissuta come delinquenti nella vita passata...

Per ciò stesso, tutti i giorni compaiono culle di sofferenza e di difficoltà, nelle quali i colpevoli di ieri, oggi possiedono la preziosa capacità di purificarsi a apprendere di nuovo.

In questo modo, non esistono difficoltà inutili, come non vi sono piaghe e dolori senza un significato corrispondente.

Tutti i nostri sentimenti plasmano le idee.

Tutte le nostre idee stabiliscono atti e fatti che definiscono il nostro spirito nel cammino quotidiano.

Architetti del nostro stesso destino, raccogliamo nel solco dello spazio e del tempo, l'allegria o la flagellazione, la felicità o la sventura, in conformità alla nostra piantagione del bene o del male.

Restiamo in guardia contro il potere dell'oscurità mentale che portiamo in noi e benediciamo gli ostacoli che ci costringono alla giusta liberazione, senza dimenticare che la preghiera, in qualsiasi percorso religioso, se non può allontanarci dalle atmosfere oscure create da noi stessi sarà, comunque e sempre, la Luce Divina che ci rivela il cammino.

EMMANUEL

Estratto dal libro "Rifugio", dello Spirito Emmanuel, psicografato dal medium Chico Xavier. Questo libro è stato pubblicato da Casa del Nazareno Edizioni. www.casadelnazareno.it


Senza dubbio raccogliamo quello che abbiamo fatto.Raccogliamo le piantagioni della nostra vita, buone e cattive. Il semplice fatto di frequentare tempio reiligoso non ci garantisce la salvezza. Gesù ci ha detto che ad ognuno sarebbe dato conforme le nostre opere.Quindi, avere le mani vuote di buone opere non è la meglio scelta.Rimanere indifferente alla sofferenza altrui, rimanare con il cuore chiuso, insensibile non è la meglio scelta. Dopo il sepolcro ci incontriamo con le nostre realtà, con le nostre piantagioni passate. E davanti le nostre scelte sbagliate, vogliamo ritornare alla vita materiale, ossia, vogliamo reincarnare per così liberarci dei debiti, degli errori. E se non fosse così Dio non sarebbe giusto dandoci un'unica vita per in essa liberarci di tutti gli errori e diventarci puri. Quindi, lottare contro le nostre tendenze negative, praticare la caritá è la meglio soluzione per trovare la felicità.

Brasilianissima

mercoledì 28 novembre 2012

AUTENTICITÀ DEI VANGELI



Nei tempi remoti, molto prima della venuta di Gesù,
la parola dei profeti, come un raggio velato della verità, 
preparava gli uomini agli insegnamenti più profondi del Vangelo.
Ma, già travestito dalla versione dei Settanta traduttori in greco della Bibbia,
l’antico  testamento non dava più, negli ultimi secoli prima di Cristo,
che una vaga intuizione delle verità superiori 
«Le verità eterne, che sono i pensieri di Dio,
- ci dice un’eminente entità dello spazio
- sono state comunicate al mondo in tutte le epoche,
portate in tutti gli ambienti,messe alla portata delle intelligenze
con una bontà paterna. Ma l’uomo le ha spesso
misconosciute. Disdegnando i principi insegnati,
trasportato dalle sue passioni, egli è passato vicino in tutti i tempi
alle cose grandi senza vederle. Questa noncuranza del
bello morale, causa di decadenza e di corruzione,
spingerebbe le nazioni a perdersi,se la mano delle avversità
e i grandi moti della storia, scuotendo profondamente le
anime, non le riportassero verso queste verità».
Gesù venne, spirito potente, missionario divino, medium ispirato.
Egli venne, incarnandosi in mezzo agli umili,
per dare a tutti l’esempio di una vita semplice e tuttavia piena di grandezza,
vita di abnegazione e di sacrificio, che doveva lasciare sulla terra
tracce incancellabili.
La grande figura di Gesù oltrepassa tutti i concetti del pensiero.
Ecco perché non ha potuto essere creata dall’immaginazione.
In quell’anima di una serenità celeste,non si vede nessuna macchia,
nessuna ombra. Tutte le perfezioni si fondono in essa con
un’armonia così perfetta che essa ci appare come l’ideale realizzato.
La sua dottrina tutta di amore e di luce,
si rivolge soprattutto ai poveri e agli afflitti, a quelle donne,
a quegli uomini del popolo che ricurvi lavorano la terra,
a quelle intelligenze schiacciate sotto il peso della materia e che attendono,
 nella prova e nella sofferenza, la parola di vita che deve consolarli e riscaldarli.
E questa parola, è donata loro con una dolcezza così penetrante,
essa esprime una fede così comunicativa, che fuga tutti i loro dubbi
e li trascina sui passi del Cristo.
Ciò che Gesù chiamava predicare ai semplici
«il vangelo del regno dei cieli»,
era mettere alla portata di tutti la conoscenza dell’immortalità e del Padre comune,
del Padre di cui si ode la voce nella pace del cuore,
nella calma della coscienza.
A poco a poco questa dottrina trasmessa verbalmente nei primi tempi del
cristianesimo, si altera e si complica, sotto l’influenza delle correnti contrarie
che agitano la società cristiana.
Gli apostoli scelti da Gesù per continuare la sua missione,
avevano ben saputo comprenderlo; essi avevano ricevuto
l’impulso della sua volontà e della sua fede.
Ma le loro conoscenze erano ristrette e non poterono che
conservare piamente, attraverso
la memoria del cuore, le tradizioni, i pensieri morali
e il desiderio di rigenerazione interiore che egli aveva deposto in loro.
Nella loro corsa attraverso il mondo gli apostoli si limitano dunque a creare,
di città in città, dei gruppi di cristiani, ai quali essi rivelano i principi essenziali,
poi, frettolosamente, vanno a portare la «buona novella» ad altre contrade.
I Vangeli, scritti in mezzo alle convulsioni che caratterizzano
l’agonia del mondo giudeo, subiscono poi l’influenza delle discussioni
che distinguono i primi tempi del cristianesimo e risentono delle passioni,
dei pregiudizi dell’epoca e dei turbamenti
degli spiriti. Ogni gruppo di fedeli, ogni comunità ha i suoi vangeli,
che differiscono più o meno gli uni dagli altri (2).
(2) Vedere nota complementare n. 3.
Grandi liti dogmatiche agitano il mondo cristiano e
provocano discordie sanguinose nell’Impero, finché Teodosio,
 dando la supremazia al papato, impone l’opinione del
vescovo di Roma alla cristianità. Da allora, il pensiero,
 creatore troppo fecondo di sistemi diversi, sarà compresso.
Per mettere un termine a queste divergenze di vedute,
al momento stesso che parecchi concili hanno appena
discusso sulla natura di Gesù, gli uni ammettendo gli altri
rifiutando la sua divinità, il papa Damaso affida a San Girolamo
nel 384 la missione di redigere una traduzione latina del nuovo e
 dell’antico testamento.
Questa traduzione dovrà, ormai, essere essa sola considerata
come ortodossa e diverrà la regola delle dottrine della Chiesa;
è essa che porta il nome di Volgata. Questo lavoro
solleverà grandi difficoltà. San Girolamo si trovava, lo dice lui stesso,
 in presenza di tanti esemplari quante erano le copie.
Questa varietà infinita di testi l’obbligava a una scelta e a
dei rimaneggiamenti profondi. E’ di questo che, spaventato dalle
responsabilità in cui era incorso, egli parla nelle prefazioni della sua opera,
prefazioni riunite in un famoso libro. Ecco, ad esempio,
quella che egli rivolge al papa Damaso,
in testa alla sua traduzione latina dei Vangeli:
«Di un’opera antica, mi obbligate a farne una nuova.
Volete che io mi erga in qualche modo ad arbitro all’interno degli esemplari
delle Scritture che sono dispersi per il mondo e, poiché differiscono fra loro,
che io individui quelli che sono d’accordo col vero testo greco.
E’ un’opera di devozione, ma anche un pericoloso ardire da parte di colui che dovrebbe essere giudicato da tutti, di giudicare lui stesso gli altri,
 di voler cambiare il linguaggio di un vegliardo e di riportare a un’infanzia
il mondo già vecchio.
Qual è in effetti lo scienziato e perfino l’ignorante che,
con in mano un esemplare nuovo, dopo averlo scorso solo una volta e
vedendo che è in disaccordo con quello che è abituato a leggere,
non si metterebbe ben presto a emettere grida, pretendendo che
io sono un sacrilego, un falsario che avrebbe osato aggiungere,
cambiare, correggere qualcosa nei libri antichi?
(Me clamitans esse sacrilegumqui audeam aliquid in veteribus
libris addere, mutare, corrigere) (3).
(3) L’opera di San Girolamo fu, in effetti, fin da quando era vivente,
l’oggetto di vivissime critiche; fra lui e i suoi detrattori vi furono polemiche ingiuriose.
Un doppio motivo mi consola di questa accusa. Il primo è che voi,
che siete il sovrano pontefice, mi ordinate di farlo; il secondo è che
la verità non potrebbe esistere in cose che differiscono fra loro,
 anche se fosse loro concessa l’approvazione dei cattivi».
San Girolamo così termina:
«Questa breve prefazione si applica solamente ai quattro Vangeli,
il cui ordine è il seguente:
Matteo, Marco, Luca, Giovanni. Dopo aver confrontato un certo
numero di esemplari greci, ma di quelli antichi che non si allontanano
troppo dalla versione italica, noi li abbiamo combinati in modo tale
(ita calamo temperavimus) che, correggendo solamente quello che
ci sembrava alterare il senso, abbiamo mantenuto il resto così com’era».
(Oeuvres de Saint Jérome,
Édition des Bénédictins, 1963, t. I Col. 1425).
Cosicché è secondo una prima traduzione dall’ebraico in greco,
che ci si riferisce alle copie che portano il nome di Marco e di Matteo ed è,
da un punto di vista più generale, da numerosi testi, ogni copia dei quali
differisce dall’altra (tot sunt enim exemplaria quot codices),
che si costituisce la Volgata, traduzione corretta,
aumentata, modificata come dice l’autore, di antichi manoscritti.
Questa traduzione ufficiale, che doveva essere definitiva nel pensiero
di colui che ne aveva ordinata l’esecuzione, fu comunque rimaneggiata
essa stessa in epoche differenti su ordine dei pontefici romani.
Ciò che era sembrato buono dall’anno 386 all’anno 1586, ciò che era stato
approvato nell’anno 1546 dal concilio ecumenico di
Trento, fu dichiarato insufficiente ed erroneo da Sisto V nel 1590.
Una nuova revisione fu fatta su ordine suo; l’edizione che ne risultò e
che portava il suo nome fu essa stessa modificata da Clemente VIII.
E’ l’edizione in uso oggi, dalla quale sono
state fatte le traduzioni francesi dei libri canonici sottomessi a tanti
rimaneggiamenti attraverso i secoli.
Tuttavia, malgrado queste vicissitudini, noi non esitiamo ad ammettere
l’autenticità dei vangeli nei loro testi primitivi. La parola del Cristo
vi esplode con potenza; ogni dubbio svanisce sotto l’irradiazione della
sua sublime personalità.
Al di sotto del senso alterato o nascosto, si vede spuntare la forza
dell’idea primaria.  Vi si rivela la mano del grande seminatore; nella
profondità di questi insegnamenti, insieme alla bontà morale e all’amore,
si sente l’opera di un inviato celeste.
Ma, accanto a questa mano potente, è penetrata in queste pagine la
debole mano dell’uomo, introducendovi dei concetti fiacchi,
mal collegati ai pensieri primi e che,accanto ai voli dell’anima,
provocano l’incredulità.
Se i vangeli si impongono su molti punti, conviene tuttavia sottomettere
l’insieme al controllo della ragione. Tutte le parole, tutti i fatti che si
trovano depositati non potrebbero essere attribuiti al Cristo.
Attraverso i tempi che separano la morte di Gesù dalla redazione definitiva
dei Vangeli, molti pensieri sublimi sono stati dimenticati, e molti precetti
male interpretati hanno snaturato l’insegnamento primitivo.
Per le necessità di una causa umana, i rami più belli e più forti di questo albero
di vita sono stati sfrondati.
Si sono soffocati prima del loro sbocciare i principi fortificanti che
avrebbero condotto i popoli alla vera fede, quella che essi cercano
ancora oggi.
Il pensiero del Cristo sussiste nell’insegnamento della Chiesa e nei testi
sacri, ma esso vi si trova mescolato con ulteriori vedute, con elementi diversi,
introdotti dai papi e dai concili, il cui scopo era di assicurare, di fortificare,
di rendere incrollabile l’autorità della Chiesa. E’ là l’obiettivo perseguito
attraverso i secoli, il pensiero che
ha ispirato tutti i rimaneggiamenti fatti ai documenti primitivi.
Malgrado tutto, ciò che resta nella Chiesa di spirito evangelico,
veramente cristiano, è bastato a generare opere ammirevoli, opere di carità
che hanno fatto la gloria delle chiese cristiane e che
si ribellano al fatto di trovarsi associate a tante iniziative ambiziose,
ispirate al desiderio di dominio e di beni materiali.
Un gran lavoro sarebbe necessario per separare il vero pensiero del
Cristo dagli elementi estranei contenuti nei vangeli, lavoro possibile,
anche se arduo, per degli ispirati guidati da un’intuizione sicura,
ma fatica impossibile per chi si orienti con l’unico aiuto delle proprie
facoltà in questo dedalo, dove le finzioni si mescolano alle
realtà, il profano al sacro, la verità all’errore.
In tutti i secoli alcuni uomini, spinti da una forza superiore,
si sono consacrati a questo compito, cercando di liberare il pensiero
supremo dalle ombre accumulatesi intorno ad esso.
Sostenuti, illuminati da quella scintilla divina che brilla solo a
intermittenze per l’uomo, ma il cui fuoco non si spegne mai,
essi hanno affrontato tutte le accuse, tutti i supplizi, per affermare
ciò che essi pensavano essere la verità. Tali furono gli apostoli
della Riforma. Essi sono morti condannati e, dallo spazio, sostengono
ancora e ispirano quelli che lottano per l’emancipazione delle anime.
Grazie a tanti sforzi, la notte comincia a dissiparsi davanti all’aurora di una
rivelazione più potente.
E’ con l’aiuto delle luci portate da questa nuova rivelazione,
sia scientifica che filosofica, già diffusa nel mondo intero sotto il nome
di spiritismo o spiritualismo moderno,
che cercheremo di liberare la dottrina di Gesù dalle oscurità di cui l’ha
avviluppata il lavorio dei secoli. Arriveremo così a concludere che questa
dottrina e quella degli spiriti sono identiche, che lo spiritismo è
semplicemente il ritorno al cristianesimo primitivo, sotto delle forme
più precise,  con un imponente corteo di prove sperimentali che
impedirà ogni  ulteriore monopolio, ogni ritorno delle cause che hanno
snaturato  il pensiero del Cristo.


 Tratto dal libro : CRISTIANESIMO E SPIRITISMO di Léon Denis


domenica 25 novembre 2012

ORIGINE DEI VANGELI





Da circa un secolo, dei lavori considerevoli,
intrapresi nei diversi paesi cristiani da
uomini aventi alte cariche sia nelle Chiese che nelle Università,
hanno permesso di ricostituire le vere origini e le fasi successive della tradizione evangelica.
E’ soprattutto nei centri di religione protestante
che si sono elaborati questi lavori,
così notevoli per la loro erudizione,
il loro carattere minuzioso, e che hanno gettato
luci vive sui primi tempi del cristianesimo, sul fondo,
la forma, la portata sociale delle dottrine del Vangelo (1).
(1) Questi lavori si trovano riassunti nella
Encyclopédie des Sciences religieuses,
di F. Lichtenberger, decano della Facoltà di teologia
protestante di Parigi! e li possono consultare con profitto
tutti coloro che s’interessano
agli studi d’esegesi e critica sacre.
 Inoltre, si può raccomandare loro l’
Histoire de la Théologie chrétienne au
siècle apostolique, di Edouard Reuss,
professore di teologia a Strasburgo (Paris,
Treuttel et Wûrtz, 1852); Harnack, lEssence du Christianisme,
tradotto da A.Bertrand (Paris, Fishbaker).

Sono i risultati di questi lavori che noi esporremo brevemente qui,
sotto una forma che ci sforzeremo di rendere più semplice di quella degli esegeti protestanti.
Cristo non ha scritto niente. Le sue parole, sparse lungo le vie,
sono state trasmesse di bocca in bocca, poi trascritte in epoche diverse,
 molto tempo dopo la sua morte.
Una tradizione religiosa popolare si è formata a poco a poco,
 tradizione che ha subito un’evoluzione costante fino al quarto secolo.
Nel corso di questo periodo di trecento anni, la tradizione cristiana
 non è mai rimasta stazionaria né simile a se stessa.
Allontanandosi dal suo punto di partenza, attraverso
i tempi e i luoghi, essa si è arricchita e diversificata.
Un potente lavoro d’immaginazione si è compiuto e,
 seguendo la loro origine ebraica o greca, si è potuto stabilire
con sicurezza l’ordine secondo il quale questa tradizione si è
sviluppata, fissare la data e il valore dei documenti
 che la rappresentano.
Durante quasi mezzo secolo dopo la morte di Gesù,
 la tradizione cristiana, orale e vivente,
 è come un’acqua corrente alla quale ognuno può attingere.
E’ propagata mediante la predicazione e l’insegnamento degli apostoli, 
uomini semplici, illetterati(2), ma che il pensiero del Maestro illumina.
E’ solo dall’anno 60 all’anno 80 che appaiono le prime relazioni scritte,
prima quella di Marco, che è la più antica; poi i primi racconti attribuiti a
Matteo e a Luca, tutti scritti frammentari e che via via si accrescono di aggiunte successive come tutte le opere popolari (3).
(2) Fatta eccezione per Paolo, esperto in lettere.
(3) A. Sabatier, direttore della sezione degli Studi superiori alla Sorbona,
LesEvangiles canoniques, p. 5.
La Chiesa ha sentito la difficoltà di ritrovare i veri
autori dei Vangeli. Da ciò, la formula da essa adottata:
Vangelo secondo...
E’ soltanto verso la fine del primo secolo, dall’80 al 98,
 che è nato il vangelo di Luca,
come anche quello di Matteo, il primitivo, attualmente perduto;
 infine, dal 98 al 110, comparve, a Efeso, il vangelo di Giovanni.
Oltre a questi vangeli, i soli riconosciuti in seguito dalla Chiesa,
un gran numero di altri comparvero. Se ne conoscono attualmente una ventina,
ma, nel terzo secolo,Origene ne citò un numero maggiore.
Luca vi fa allusione nel primo versetto dell’opera che porta il suo. nome.
Per quale ragione questi numerosi documenti sono stati dichiarati apocrifi e rifiutati?
Molto probabilmente perché erano diventati scomodi per coloro che,
 nel secondo e terzo secolo, impressero al cristianesimo una direzione che si sarebbe allontanatasempre più dalle sue forme primitive.
 Dopo aver respinto mille sistemi religiosi
qualificati come eresie, questa azione doveva sfociare
 nella creazione di tre grandireligioni nelle quali il pensiero del Cristo
restò nascosto, sepolto sotto i dogmi e le pratiche, come in una tomba 

I primi apostoli si limitavano a insegnare la paternità di Dio e la paternità umana.
 Essi dimostrarono la necessità della penitenza, cioè della riparazione
 dei nostri errori.
Questa purificazione era simbolizzata dal battesimo, pratica adottata
 dagli Esseni, iniziatori di Gesù, dai quali gli apostoli prendevano ancora
 in prestito la credenza nell’immortalità e nella resurrezione,
 cioè nel ritorno dell’anima alla vita spirituale, alla vita dello spazio.
Di qui, una morale e un insegnamento che attiravano numerosi proseliti
 attorno ai discepoli di Cristo, poiché essi non contenevano niente
che non potesse allearsi a certe dottrine ebree predicate nel
 Tempio e nelle sinagoghe.
Con Paolo e dopo di lui, correnti nuove si stabiliscono, e sorgono dottrine
 confuse nel seno delle comunità cristiane. Successivamente,
la predestinazione e la grazia, la divinità del Cristo,
la caduta e la redenzione, la credenza in Satana e nell’inferno,
saranno inculcate negli spiriti e altereranno la purezza
e la semplicità del figlio di Maria.
Questo stato di cose continua e si aggrava,
 e allo stesso tempo le convulsioni
politiche e sociali agiteranno l’infanzia del mondo cristiano.
I primi Vangeli ci riportano all’epoca turbata in cui la Giudea,
 sollevata contro i
Romani, vide la rovina di Gerusalemme e la dispersione del popolo ebreo
(anno 70).
E’ in mezzo al sangue e alle lacrime che essi sono stati scritti
e le speranze che esprimono sembrano sbocciare da un abisso di dolori,
quando, nelle anime rattristate,
si sveglia il nuovo ideale, l’ispirazione verso un mondo migliore
chiamato «regno deicieli», nel quale saranno corrette tutte le ingiustizie presenti.
A quell’epoca, tutti gli apostoli, eccettuati Giovanni e Filippo, erano morti;
il legame che univa i cristiani era ancora molto debole.
Questi ultimi formavano dei gruppi isolati gli uni dagli altri e
che portavano il nome di chiese (ecclesia, assemblea),
diretti ognuno da un vescovo o sorvegliante eletto.
Ogni chiesa era lasciata alle sue proprie ispirazioni;
 essa non aveva per dirigersi che una tradizione incerta,
fissata in qualche manoscritto, che riassumeva più o meno
fedelmente gli atti e le parole di Gesù e che ogni vescovo interpretava
 a suo modo.
Aggiungiamo a queste difficoltà così grandi quelle che provenivano
dalla fragilità delle pergamene in un’epoca in cui la stampa era sconosciuta,
la difficoltà di comprensione da parte di certi copisti, tutti i mali che può
far nascere l’assenza di una direzione e di un controllo,
e comprenderemo facilmente come l’unità di dottrina e di
fede non abbia potuto essere mantenuta in tempi così tormentati.
I tre Vangeli sinottici (5) sono fortemente impregnati del pensiero
giudeo-cristiano degli apostoli, ma già il vangelo di Giovanni si ispira a
un altro influsso.
Ci si trovaun riflesso della filosofia greca,
rinnovata dalle dottrine della scuola di Alessandria.
(5) Si designano così quelli di Marco, Luca e Matteo.
Verso la fine del primo secolo, i discepoli dei grandi filosofi greci
avevano aperto delle scuole in tutte le città importanti dell’Oriente.
Trovandosi i cristiani a contatto con loro, ne nascevano frequenti
discussioni fra i partigiani delle diverse dottrine.
Reclutati fra i ranghi inferiori della popolazione,
in maggioranza poco letterati, icristiani erano mal preparati
a queste lotte del pensiero. Da parte loro, i teorici greci
furono colpiti dalla grandezza e dall’elevazione morale del cristianesimo.
Di qui unavvicinamento, una penetrazione delle dottrine
che si produsse su alcuni punti.
Ilcristianesimo nascente subiva a poco a poco l’influenza greca,
che lo portava a faredel Cristo, il Verbo, il Logos di Platone.


Tratto dal Libro   CRISTIANESIMO E SPIRITISMO di Léon Denis

venerdì 2 novembre 2012

NEI MOMENTI DI CRISI



Rasserena il cuore inquieto e vai avanti.

Se hai sbagliato, esistono risorse per la rettificazione.

Se altri sono caduti in inganno, qualche giorno torneranno alla verità.

Se compagni determinati non hanno potuto capirti, la vita, in nome di Dio,

ti porterà altri che potranno comprenderti.


Benedici quelli che ti hanno lasciato lungo il cammino, 

perché non tutti riescono a svolgere vari compiti allo stesso tempo.

Ringrazia quelli che t'aiutano e dà ausilio a chi possiede meno risorse di te.

Lavora per il bene, dovunque e comunque.

Non aspettare di diventare santo per servire i tuoi simili,

poiché siamo creature umane con i difetti inerenti alla nostra condizione,

e ricordati che Dio non ci affida un lavoro comprensibile

soltanto al linguaggio degli angeli.

Non credere che sia possibile una vera evoluzione senza problemi

o che il perfezionarsi avvenga senza sacrifici.

Non diffidare mai di poter progredire e migliorare

a costo di sforzi personali.

Rallegrati costantemente.

Convinciti che lo scoraggiamento non porta ausilio a nessuno.

Se qualcuno ti ha offeso, dimentica.

Rifletti su quante volte hai ferito qualcuno senza averne la minima intenzione,
e riscuoti il male con il bene.


Ascoltando dei riferimenti infelici su qualsiasi persona, 

medita sulle buone azioni che questa creatura avrà compiuto

o sulle buone opere che avrà desiderato compiere,

senza che ciò le sia stato possibile.


Dinanzi a qualsiasi difficoltà, consigliati con la speranza, 

poiché Dio cerca di modificare il tutto in meglio.

Persiste nel lavoro che la vita t’ha offerto di realizzare.

Pensa in bene e parla del bene.

Benedici sempre.

E se qualche volta la crisi ti cogliesse con così tanta forza

da non permetterti di evitare le tue proprie lacrime, anche piangendo,

confida in Dio, nella certezza che domani Lui ci concederà un nuovo giorno.

Emmanuel

L'UOMO INTEGRALE – Divaldo Franco - Roma 02 Giugno 2002




– Divaldo Franco - Roma 02 Giugno 2002

La nostra intelligenza è stata classificata da circa cent’anni, e grazie ai test d'intelligenza sono stati stabiliti tre criteri: le persone erano “misurate” dal loro livello intellettuale, e alcune Università del mondo selezionarono gli allievi in base al loro quoziente di intelligenza (QI). Nel tempo si è potuto constatare che non tutti gli individui con un alto QI erano necessariamente esseri vincenti. Si è potuto verificare psicologicamente che individui con processi mentali normali diventavano eccellenti esecutori, e quelli che erano arrivati ad alti livelli non sempre raggiungevano l’esito sperato.

Si può constatare anche una cosa molto curiosa: gli individui con un alto indice intellettuale si sentivano molto angosciati e non partecipavano alla vita sociale, perché la maggior parte delle volte si isolavano per via della propensione che avevano a capire e comprendere le cose, con facilità si sentivano saturi.

A partire dagli anni ’90, uno psicologo americano, Daniel Goleman, facendo degli studi molto meticolosi sul cervello constatò che abbiamo un altro tipo di intelligenza: l’intelligenza emozionale o quoziente emozionale (QE). È stato possibile individuare nel cervello territori che corrispondono alla nostra emotività. È curioso notare che il progresso della scienza ci offre sempre delle sorprese. Meno di trecento anni fa si pensava che le persone ragionassero attraverso il fegato e amassero attraverso il cuore. E ancora oggi diciamo: “Ti amo con tutto il mio cuore”. In verità, tutte le nostre emozioni sono cerebrali e il fegato non è altro che una ghiandola.

Daniel Goleman ha capito che noi abbiamo un’alta percezione emotiva. È molto importante avere l’intelligenza, ma è ancora più importante avere le emozioni. Le persone con un basso livello intellettivo ma con un alto livello emozionale, trionfano con molta più facilità, perché i loro rapporti sono più felici e le loro attività hanno un esito. Il QE ha portato un grande contributo. Intorno all’anno 1998, la Dott.ssa …, laureata in Fisica ad Harward e oggi professoressa di Fisica Quantistica ad Oxford, studiando i nostri rapporti intellettuali, arrivò ad una conclusione ancora più sorprendente. Esperienze fatte all’Università della California dal Prof. Hammas Schandran, portarono ad una sorpresa molto piacevole. Persone sottoposte a EEG per misurare le attività cerebrali, dopo la somministrazione di radioisotopi, pronunciando la parola “Dio”, ma anche Maometto, Krishna, carità, Gesù, nella scintigrafia si illuminava un‘area cerebrale. Tutte queste parole sembrava che magnetizzassero il cervello, il quale appariva con un colore speciale. Quindi, gli scienziati stabilirono che nel nostro cervello esiste un punto di comunicazione con Dio. Ed è stata presentata una nuova intelligenza: l’intelligenza spirituale. Dunque, abbiamo l’intelligenza intellettuale, l’emozionale e la spirituale. La scienza pian piano si sta avvicinando allo spirito, attraverso delle osservazioni completamente al di fuori della religione.

Nel 1955, a Praga, un giovane psichiatra Ceco osservò che i suoi pazienti schizofrenici non guarivano, applicava comunque la terapia dell’epoca ma i malati rimanevano come prima. Da un laboratorio svizzero di Basilea, ricevette una nuova sostanza da essere testata su questi soggetti schizofrenici. Siccome si trattava di una sostanza molto delicata perché potente, il Dott. Stanislav Grow rimase preoccupato nell’utilizzarla e così decise di testarla su se stesso. Invitò diversi psicologi, psichiatri e medici di altre specializzazioni, e si iniettò la sostanza. Mentre la sostanza agiva all’interno del suo organismo, lui che era materialista, osservò un fenomeno curioso: sentiva la sua coscienza uscire dal cervello, si sentì fuori dal corpo e osservò che il suono aveva colori e che i colori avevano suono. In quello stato di coscienza alterata, capì che poteva penetrare nell’intelligenza delle persone. Riusciva a comprendere quello che ciascuno pensava e provava le loro emozioni. Ciò fu per lui di grande sorpresa, perché era materialista e credeva che il cervello fosse l’unica fonte di vita. Quando si riprese, avendo mantenuto i ricordi, cercò di spiegare agli altri ciò che gli era successo ed ebbe il piacere di constatare che aveva effettivamente captato i loro pensieri. Così, subito dopo, applicò la sostanza agli psicopatici. Riunì un piccolo gruppo e gli applicò l’acido lisergico numero 20. I pazienti entrarono in una fase di delirio e cominciarono a raccontare delle storie molto strane. Alcuni dicevano: “la mia malattia di oggi ha una causa interiore”, “io non mi chiamo così”. Altri raccontarono di aver commesso dei delitti e che si erano ammalati per questo; avevano il senso di colpa e adesso si trovavano in uno stato di schizofrenìa. Per i medici si trattava di un delirio schizofrenico, ma quell'esperienza si ripetè così tante volte che lo psichiatra decise di investigare e scoprì che alcuni dei pazienti raccontavano storie che risultarono poi storie vere, su persone che vissute in piccole città della Repubblica Ceca, avevano commesso dei delitti di cui nessuno sapeva; loro dicevano il proprio nome, il luogo dove erano nati e i delitti che avevano commesso. Siccome sulla Terra non erano stati giustiziati, una volta morti dovevano tornare in un corpo a soffrire le conseguenze dei loro atti del passato. Ciò causò un grande impatto sugli psichiatri, perché la loro formazione totalmente materialista non gli dava questa possibilità. In questo periodo, la Repubblica Ceca fu invasa dai Russi e il Dott. Grow si trasferì negli Stati Uniti. Era il periodo del movimento hippy, delle grandi trasformazioni sociali in cui anche la medicina americana passò per una grande trasformazione. Lui si unì ad un gruppo di psichiatri appoggiato da Abrahamaso, che aveva una idea molto speciale riguardo la vita.

Mentre succedeva tutto questo, qui in Italia una miriade di psicologi passarono per un grande conflitto. Infatti, Roberto Assagioli che era cattolico, come psicologo era materialista e visitava i pazienti dal punto di vista freudiano, prendeva in considerazione soltanto il loro cervello. Dal punto di vista spirituale però, aveva fede in Dio e credeva nell’immortalità dell’anima. Ed è stato questo conflitto a portare alla creazione di una nuova scienza: la Psicosintesi. Sono stati stabiliti diversi Io: l’Ego, la personalità, l’Io superiore e l’Io indistruttibile. La Psicosintesi di Roberto Assagioli è fondamentalmente spiritualista.

D’altra parte, negli Stati Uniti, un altro psichiatra materialista di origine ebraica, Dott. Bryon …, esaminando una paziente schizofrenica, a cui erano già state applicate tutte le terapie possibili senza successo, decise di ipnotizzarla. Appena ipnotizzata lei disse: “E’ arrivato qui un essere che dice di essere suo padre, ha il petto aperto come se avesse subito un intervento cardiaco, e dice che è morto sul tavolo operatorio”. Il medico si sorprese, perché nessuno era a conoscenza di questo avvenimento, e pensò che fosse telepatia. Ma lei continuò a parlare: ”Adesso è arrivato un bambino, ha circa otto anni, dice di essere suo figlio e la sua morte le ha causato un grande dolore”. Lui si sorprese ancora di più, perché era la verità. Risvegliò la paziente e questa non ricordava nulla.

Nei giorni successivi lui riprese a ipnotizzarla e venne a conoscenza che la schizofrenia della paziente non era di natura cerebrale perché cominciò a raccontare fatti di una vita precedente. Il modo in cui continuava a fare terapia la fece recuperare senza necessità di medicinali. Allora il Dott. Weiss scrisse il suo primo grande libro, che è stato tradotto in più di 80 lingue. Dopo quello, scrisse altri 9 libri, dimostrando che l’individuo non è soltanto parte di questa vita, ma anche di una vita prima di questa. E così nacque una nuova psicologia. Fino agli anni ’80 circa, la psicologia era divisa in tre scuole: la scuola umanista, la comportamentalista e la psicanalisi; la quarta forza nascente era la psicologia transpersonale.

Ma cosa sarebbe la psicologia transpersonale? È una psicologia con anima. Un grande numero di psicologi concluse che il cervello è molto importante, ma non è lui che conduce i pensieri. Il pensiero è il risultato della nostra mente, e la mente non è fisica. Questo è ha confermato le esperienze di un fisico inglese, il Dott. Virsow, che realizzò degli esperimenti di fisica quantica e disse: “Ho trovato lo spirito. Lo spirito per me è un essere in interazione universale simile all’elettricità e alla gravità, che pensa. Lo spirito è costituito da un'energia pensante, indipendente dalla materia, e la parola “mind” (mente) è costituita da particole viventi. Con questa definizione, il Dott. Virsow stabilì che esistono diversi principi nell’universo: la velocità, la gravità e lo spirito, quest’ultimo è costituito da energia pensante, e da questo essere dipende la materia.

Questa conquista della scienza contemporanea viene a confermare le teorie di Allan Kardec, quando presenta lo Spiritismo nel 1857. Nel “Il Libro degli Spiriti”, uno dei libri facente parte dell’opera basica, lui domanda: “Chi è lo spirito?”, e gli spiriti rispondono: “É il principio intelligente dell’universo, e gli spiriti abitano il mondo spirituale fuori dalla materia”. Con la presentazione dello Spiritismo, sorse una nuova onda di pensiero. Allan Kardec dice che lo Spiritismo è la scienza che studia lo spirito, la sua origine, la sua natura, il suo destino e il suo rapporto tra il mondo materiale e quello corporale. È una scienza, ma non è convenzionale. Se noi mescolassimo nella chimica le stesse sostanze, avremmo sempre lo stesso effetto, ma nello Spiritismo abbiamo a che fare con le menti, con lo psichismo, e queste menti che sono indipendenti, non rispondono ai nostri capricci e non sono disponibili e al nostro servizio quando lo vogliamo.

Questa scienza ha un carattere filosofico molto speciale: crede in Dio, nell’immortalità dell’anima, nella comunicabilità degli spiriti, nella reincarnazione, nella pluralità dei mondi abitati e anche nel Vangelo di Gesù. Gli spiriti sono venuti a dirci che il Vangelo di Gesù è il miglior trattato di Etica che l’umanità conosce. Ed è molto curioso notare che oggigiorno non è più una questione teologica, ma è una questione terapeutica. I grandi psicoterapeuti si stanno rivolgendo al Vangelo per trovare soluzioni per il nostro dramma esistenziale, noi abbiamo tutto e ancora non siamo felici. Viviamo in un periodo di comunità, la scienza e la tecnologia si sono sviluppate da una parte all'altra a grande velocità. Ma siamo una società di persone sole, persone che abitano da sole, e sono sole anche in mezzo alla moltitudine. È l’epoca del dramma esistenziale. Le persone si domandano: "Qual' è il senso della vita? Perché soffro? Perché esistono persone felici ed infelici?" Il significato della vita è scomparso perché siamo stati educati per trionfare, avere soldi, avere una bella casa, una bella macchina, cambiare amore, … e poi?

Nell’ufficio statale brasiliano in cui lavoravo, avevo una collega che mi diceva sempre: “Io sarò felice soltanto quando mi sposerò”. In quell’epoca il matrimonio non era cosa facile (oggi è ancora più difficile!) ed aveva stabilito che la felicità era sposarsi. E si sposò. Così, le chiesi: “Allora, sei felice adesso?” Lei rispose: “Quasi, perché abito da mia suocera, e abitare con la suocera non dà la felicità. Sarò felice quando avrò la mia casa”. E il marito che era molto buono, perché gli uomini sono sempre molto buoni, salvo eccezioni, comprò una casa. Allora le domandai: “Adesso hai marito e hai una casa. Sei felice?” Disse: “Quasi. Sarò felice quando avrò una macchina, perché abito molto distante”. Il marito le comprò un'automobile. Allora le chiesi nuovamente: “Sei felice? Sei sposata, hai una casa, hai una macchina.” “Sarò felice soltanto quando avrò due figli, una femmina e un maschietto”. Ebbe una bambina e dopo quattro anni un maschio, come programmato. E quindi, dopo dieci anni, le ho chiesto ancora: “Sei felice? Hai un marito che non ti ha ancora lasciata, hai una casa, una macchina, hai una figlia e un figlio. Sei felice?” “Quasi. Sarò felice solo quando avrò dei nipoti”. Questa è la così chiamata felicità condizionale: Sarò felice soltanto quando..., Sarò felice se..., ”Sarò felice li...”, etc.

Oggigiorno abbiamo un grande nemico, che è l’ansietà. Sono sicuro che alcune persone sono ansiose perché io finisca presto, ma non finirò subito. Solo fra tre ore! Viviamo in una vita di ansietà; chi è qui vuole essere lì, e chi sta lì vuole stare qui. Quindi, non ci siamo ancora incontrati con noi stessi. Abbiamo fatto qualche viaggio, siamo riusciti ad avere alcune cose, ma loro non hanno riempito il nostro vuoto esistenziale, perché la nostra condizione spirituale è secondaria. La maggior parte di noi ha una religione, abitudini. Quando la gente dice “sono nato così e così morirò”, dimostra molta ingenuità, perché si nasce nudi e si muore vestiti!

Sono stato due giorni a Oslo a parlare dell’amore, e mentre parlavo una giovane mi disse: “Ma lei che ha parlato tanto dell’amore, potrà trovare un ragazzo per me?” Le risposi: “Io non sono un buon esempio perché sono celibe, non sono ancora riuscito a trovare una ragazza per me.” La maggioranza di noi ha una religione per abitudine che tante volte è filosoficamente abbandonata, perdendo il contatto con il suo essere profondo, smettendo di chiederci chi siamo. Il Vangelo parla tanto dell'amore: amore che non è possesso, desiderio, sesso, ma è qualcosa di più grande e, perciò, terapeutico. Chi ama non si ammala, perché esteriorizza l'allegria di vivere e, così facendo, non produce tossine. Gli scienziati scoprirono che, nella misura in cui amiamo, perdoniamo, ci rallegriamo e il nostro cervello produce una sostanza, il foton, ma finché abbiamo un atteggiamento negativo, il nostro cervello produce electron che distrugge e ci fa perdere la salute.

È molto curioso notare che sono stati fatti degli esperimenti scientifici nell’Università di Los Angeles in California, dove hanno preso delle persone portatori di AIDS e dei malati di cancro, e hanno mostrato loro dei film di Madre Teresa di Calcutta. I malati han cominciato a ridere, commossi. Finita la seduta cinematografica, venne prelevata loro la saliva e si è trovata un’alta dose di una sostanza che produce salute. Hanno preso degli strumenti… alla fine hanno rimisurato la saliva e stavolta aveva le difese immunologiche abbassate. Gli esperimenti proseguirono e si creò una proposta terapeutica: sorridere! Chi sorride è più in salute e ha meno rughe sul viso. La persona che vive con il viso contratto avrà le rughe precocemente. Quando contraiamo il viso muoviamo ottanta muscoli, quando sorridiamo ne moviamo solo due, e così risparmiamo pure. Chi sorride ha più salute: “Sorriso è felicità”. Ma per sorridere bisogna sentire la felicità dentro di se, e per raggiungerla è necessario fare un viaggio interiore chiedendosi “Chi sono?”

Poco fa, guardando la TV, ho visto diverse immagini del passato paragonate al presente: grandi attori e attrici che vent’anni fa, a trent’anni di età, erano bellissimi, oggi sono brutti. Preferiscono essere fotografati di spalle per non mostrare la degenerazione dell’organismo che è inevitabile. Così si può immaginare le angosce che vivono oggi quando vedono i giovani. Alcuni hanno anche difficoltà economiche perché hanno vissuto soltanto per un momento, non hanno vissuto realmente; ora che la realtà si avvicina e il fantasma della morte li circonda, alcuni di loro si chiedono: “Cosa ho fatto della mia vita?” Perché il piacere è passato, il piacere non è felicità. Il piacere è come un incendio: finchè c’é combustibile, brucia, poi si spegne. La felicità è uno stato interiore il cui combustibile è l’allegria di vivere. E allora che cosa è una persona integrale? È quella persona che ha energia, che pensa, che ha un involucro semi materiale conosciuto col nome di “corpo astrale”, che Allan Kardec chiamò perispirito.

Lo Spiritismo è venuto a dimostrarci che la nostra vita ha un senso esistenziale. Non siamo sulla Terra soltanto per il piacere. Il piacere è un incidente di percorso, come la malattia, come una cosa o un'altra. Se andiamo alla ricerca del piacere costante, ci uccidiamo, perché basta una notte dormita male che il giorno dopo non siamo più la stessa persona. Lo Spiritismo viene a dirci che siamo sulla Terra per evolverci, per essere felici, che la felicità è possibile e che la felicità nasce da noi.

Un'altra rivelazione affascinante è che possiamo costruire la nostra felicità attraverso la nostra sofferenza e le nostre attitudini. Quindi, quello che facciamo è una semina. Dopo torniamo per raccogliere. Dunque, lo Spiritismo colloca l’uomo integrale nella reincarnazione e colloca la sua postura etica nella frase di Gesù: “Non fare agli altri quello che non desideri sia fatto a te”. Perdona sempre; è terapeutico. Chi non perdona è sempre malato di fegato. Chi perdona sta molto bene. Se qualcuno mi fa del male, il problema è suo, non mio. Ma se io contraccambio il male, il problema è di entrambi. Se faccio del male a qualcuno, chiedo scusa; se questo non mi scusa, il problema è suo. lo scuso, e se questo non lo merita, il fatto non cambia assolutamente, perché non permetterò che lui gestisca la mia vita con l'odio che ha verso di me.

Non sono passati molti giorni da quando ho tenuto una conferenza a Rio de Janeiro, dove c’era una gran folla, e una signora mi disse: ”Signor Franco, sono una psicologa e voglio dirle una cosa: lei non mi piace.” “Lei non è una buona psicologa - risposi - perché una buona psicologa non direbbe mai questo a nessuno”, e le ho sorriso. Lei continuò: “La trovo molto antipatico. Ogni volta che vengo a sentirla rimango a immaginare di litigare con lei a distanza”. Io le ho risposto “Grazie”. “Forse non le importa?” dice lei. “No, è lei a cui non piaccio. Non sono peggiorato, nè migliorato. Sono rimasto lo stesso. La sua antipatia non mi colpisce perché lei è in conflitto con se stessa”.

Reagiamo contro qualcuno soltanto quando non stiamo bene con noi stessi. Quando stiamo bene con noi stessi la vita è meravigliosa e persino i nemici diventano simpatici. Ma quando non stiamo bene, cerchiamo sempre di coinvolgere gli altri nei conflitti che abbiamo.

Sentite ora cosa ho detto a quella signora: “Lei mi sta così simpatica! Ci crede?” “Si, ci credo!” “Vorrei essere suo amico.” Lei disse: ”Mio Dio, pensandoci bene, anche lei mi è simpatico!” e solo perché ho cambiato la sua fascia di onda mentale. Ma in realtà è una signora simpatica che immaginava di me cose che non erano vere. Noi guardiamo una persona e immaginiamo tante cose che non sono vere: è una persona antipatica, mi sta guardando, ce l’ha con me e così via, perché in realtà viviamo interiormente.

Io abito nella città di Salvador, ma vado spesso a São Paulo. Tutti mi dicevano che São Paulo è una città nevrotica. Così, un giorno decisi di fare un test collettivo. Mi sono fermato all’angolo di una strada molto movimentata nel centro della città e mi sono messo in una postura molto simpatica: parlavo alle persone e le sorridevo. Ma ho avuto poca fortuna quando ho adocchiato un ragazzo, che si spaventò. Un ragazzo forte, muscoloso. Lui si avvicinò ed io continuavo a sorridergli; lui guardava con odio verso me. Io rimasi tranquillo e lui si avvicinò e mi disse: “Lei sta ridendo di me o a me?” “Nè l’uno e nè l’altro”. “E perché no?” “Perché non la vedo, sono cieco”. Il ragazzo ebbe uno shock. Passò la mano davanti ai miei occhi. “Lei è cieco? E cosa fa qui?” “Spero in un anima caritatevole che mi aiuti ad attraversare la strada”. E quel ragazzo, che era aggressivo, cambiò atteggiamento. Mi prese per il braccio e mi disse una cosa che però non mi è piaciuta: “Venga vecchietto, la aiuto ad attraversare la strada”. Arrivati dall’altro lato lo ringraziai e lui mi chiese se non volevo altro aiuto. “No, qui conosco molto bene”. Così, se ne andò.

Viviamo contratti, pieni di dispiaceri e rammarico e giù di morale, mentre invece dovremmo fare un viaggio interiore per trovare il senso della vita. Lo Spiritismo viene a dirci che la cosa peggiore che può succedere ad una persona è avere una malattia e la morte. Ma lo Spiritismo ha ucciso la morte perché nessuno muore, la vita continua! Questo è affascinante, perché allora ha un senso continuare a vivere. Nella misura in cui gli anni passano, ci rendiamo conto di come sono passati in fretta. Quando ero giovane vidi un uomo di trent’anni e mi sono detto che non sarei mai arrivato fin lì, che sarei morto giovane. Ma tutto ad un tratto avevo proprio trent’anni. E così mi dissi che non sarei mai arrivato ai cinquanta - mezzo secolo! Ma arrivai anche ai cinquanta. E così mi dissi che a settanta si è anziani e che non sarei mai diventato anziano. Oggi, incrociando un ottant'enne, lo saluto con un "Ciao, ragazzo!". Guardo indietro e vedo la mia scia di settantacinque anni e non ci posso credere! Non ci posso credere perché dentro di me sono giovane, dunque, per esserne sicuro della mia età, vado a riguardare le foto scattate in questo camminare. Le vecchie fotografie sono una cosa tremenda. Ma è la vita! Lo Spiritismo ci presenta una filosofia di vita che arricchisce: possiamo essere felici in questo pianeta e anche dopo, perché la morte non ci intacca!

A seguito delle mie esperienze già da quando ero bambino, ho deciso che la mia fede di vita era effettivamente deposta sulla Dottrina Spiritica. Il mio compito allora è stato lo studio della Dottrina e la sua diffusione in tutti gli angoli del pianeta. Da cinquantasei anni invito le persone a pensare alla loro realtà spirituale affermando che siamo esseri immortali, che la vita continua, che non vale la pena di essere amareggiati, risentiti, che dobbiamo essere persone integrali.

Vorrei farvi una piccola sintesi della mia vita: Sono nato in una famiglia molto numerosa, in Brasile. Sono il 13esimo figlio e la nostra casa non era una casa, ma un quartier generale! Sono “arrivato” nel momento in cui mia madre stava “andando in pensione”. Lei non se lo aspettava, ma io arrivai in fretta. Fra me e mio fratello c’è una differenza di cinque anni. Tutti noi eravamo molto cattolici. I miei genitori mi preparavano per fare il sacerdote cattolico. Avevo quattro anni e mezzo e stavo giocando nel salotto di casa quando arrivò una signora che mi chiese di chiamare mia madre. Andai in cucina e tornammo in sala, allora le dissi che quella signora voleva parlare con lei. Lei rimase sorpresa. Si lamentò, perché non c’era nessuna signora. Lei mi tirò l’orecchio e tornò in cucina. Io mi istranii e la signora disse: “Dici ad Anna che sono la sua Maria A., sono tua nonna”. Io non sapevo che cosa fosse nonna, perché quando sono nato i miei nonni erano tutti trapassati. Ho chiamato mia madre e le dissi che Maria A. la chiamava. Lei rimase sorpresa. Lei stessa non aveva conosciuto sua madre, perché quando nacque, la madre morì per infezione puerperale.

Allora mi disse: ”Non fare scherzi su tua nonna che è già morta”. Ma quando mi vide pallido lei si preoccupò e mi portò a casa della zia che l’aveva allevata, dicendole: ”Questo bambino è impazzito, perché dice che mia madre è in casa”. Mia zia mi chiese dove era, e le risposi che era rimasta in casa. Ma in quel momento vidi che quella signora si avvicinava. La zia mi domandò come era vestita. Per un bambino di quattro anni e mezzo era molto difficile rispondere, ma ho descritto più o meno come era, e lei disse: ”Infatti, è la nonna”. La conferma c’è stata, perché lei portava qualcosa sul collo che non sapevo cosa fosse, e la zia disse di averlo messo sul cadavere della madre. Non so cosa successe, ma da quel momento in poi divenni un bambino più o meno speciale. Vedevo gli spiriti e li sentivo. Mi portarono da un medico e costui disse che erano fantasie da bambini. Ma erano fantasie curiose, perché fornii nomi, date e dettagli che poi si confermarono. Quando ebbi quattordicianni, un mio fratello ebbe una morte violenta. Io lo trovai disteso per terra sulla strada. Aveva avuto la rottura di un aneurisma e morì asfissiato nel sangue. Quella scena mi impressionò molto. Corsi a casa per avvertire la mia famiglia e quando il feretro fu portato a casa per essere preparato per le pompe funebri, rimasi senza poter muovere gli arti inferiori. Fu uno shock per i miei genitori. Il medico disse che era dovuto al trauma emozionale e che probabilmente con un altro trauma emozionale mi sarei ripreso. Nel 1944 rimasi a letto da giugno a dicembre. Non c’era più speranza.

Ogni volta che cercavo di alzarmi, perdevo l’equilibrio e cadevo. Un giorno una mia cugina portò a casa nostra una donna che mi guardò e disse: “E’ questo il ragazzo che non si può muovere?” “Si!” “Ma lui non ha nulla!” Io le risposi che ero malato. “Non è vero”. “Cosa è allora?” “Sei ossessionato”. “Cosa vuol dire?” “Sei un medium e c’è uno spirito che ti impedisce di camminare”. Pensai che fosse matta. “Ma come fa a saperlo?” “Lo vedo. E’ tuo fratello, e siccome sei un medium, sei come una calamita, e allora tu hai attratto lo spirito che sta bloccando il tuo centro motorio, e quindi non ti puoi muovere”. “Ma come fa a sapere che è mio fratello?” Lo descrisse talmente bene che le chiesi se lo avesse conosciuto. “No, lo sto vedendo”. “Ma lei vede i morti?” “Si, certo che li vedo”. “Anche io li vedo!” Ed ero contento perché fino ad allora mi sentivo solo con questo dono, ma adesso avevo una compagna! “Li vedi perché sei medium. Ti riprenderai subito”. Pensavo che fosse un delirio. Mi chiese: ”Sai pregare?” “Si, certo”. “E allora preghiamo, perché ti applicherò la bioenergia; si chiama passe. Adesso allontanerò tuo fratello da te”. Non le credevo. Mi disse di chiudere gli occhi e pregare, ma non li chiusi del tutto per sbirciare. Con le mani fece dei movimenti rigidi, come se mi togliesse di dosso qualcosa di invisibile e sentivo una strana sensazione di aria fredda. Quando finì, disse: “Alzati!” “Non posso” le risposi. Mia madre mi guardò e ordinò di alzarmi. Spinsi i fianchi con le mani e quando i piedi toccarono terra avevo una sensazione di crampo. Lei mi ordinò di camminare, e sono in piedi fin'ora, dopo cinquantott’anni. Non ho più avuto problemi. “Ma che cosa misteriosa”, dissi. “Non c’è nessun mistero. Tu sei un medium ed entri in sintonia con gli spiriti, i buoni ti aiutano e i cattivi disturbano. E adesso tu devi andare ad una riunione medianica”. “Cosa è?” “È una seduta di spiritismo”. “Io lì? Mai!” “Perché no?” “Perché c’è il diavolo, il demonio che comunica con loro”. “Non è così! Tu hai bisogno di educare la tua paranormalità. Tutti noi abbiamo questa peculiarità, chi in maggiore e chi in minor grado. Se tu andassi saresti molto felice”. “Non ci vado!” Mia madre rispose: “Tu ci andrai!” E così andai. Arrivato lì, ebbi una gran sorpresa. C’erano tante persone della mia città. Mi sono detto: “Mio Dio, sono degli stregoni!” Ci sedemmo tutti, e quando cominciò la riunione, il dirigente fece una bella preghiera di carità. Io persi la coscienza. Al risveglio, mia madre mi disse: “Tuo fratello ha appena parlato con me”. Allora pensavo che fosse impazzita, perché non ricordavo nulla. Il giorno dopo mi andai a confessare. Quando il parroco mi vide camminare, mi chiese chi mi aveva guarito ed io gli risposi: “Il diavolo, in una seduta di spiritismo”. Lui, sorridendo, mi chiese di raccontargli come era andata. Gli raccontai tutto e, sorpreso, mi disse: “Guarda, vale la pena che tu ci vada, perché molte volte il demonio vuole portarci all’inferno e provoca tutti questi stratagemmi.

"Vai lì, non è peccato”. “Si che è peccato!” “Ma se tu pecchi il venerdì sera, io ti confesso il sabato pomeriggio e la domenica fai la comunione”. Detto, fatto! Comunque, quello che volevo raccontare al parroco era sulle persone che avevo visto alla riunione. Ma lui non me lo domandava. Non potevo raccontare perché era peccato. Mesi dopo ero in sacrestia e mi stavo confessando, quando sentì la sensazione di un ascensore che scende. Per un attimo persi il contatto con la realtà. Poi dissi: “Padre, il demonio sta arrivando”. Ero sorpreso perché il diavolo aveva il coraggio di entrare in sacrestia. E il parroco mi chiese come era il diavolo. “È una donna piccola con un pettine grande in testa, come quelli spagnoli, e con degli occhiali”. “E cosa ha sul viso?” “Una specie di verruca”. “Non è il diavolo. È mia madre”. Andai in trance. Tornato normale, il parrocco mi disse: ”Divaldo, mia madre è venuta a dirmi che la chiesa non condanna le comunicazioni medianiche. La chiesa soltanto non le raccomanda”. Da tre anni il Papa afferma che i fenomeni medianici sono reali. È stato pubblicato nell’Osservatorio Romano che i santi comunicano e che attraverso la medianità loro portano notizie dall’aldilà! E allora il sacerdote mi disse: ”Il tuo compito è nello Spiritismo. Vai a studiarlo e divulgarlo, e invita le persone a pensare sulla loro realtà spirituale”.

Da cinquantasei anni vengo identificato con la medianità, con lo Spiritismo, e a dire alle persone che noi siamo esseri immortali, che la vita continua, che non vale la pena tenere rancore e risentimenti, che dobbiamo essere persone integrali: lo spirito che pensa, plasma attraverso il corpo astrale e materializza nella vita fisica. Se qualcuno sta soffrendo oggi, questa è la sua raccolta. Semina, e più tardi riceverai i frutti della semina di oggi.

In questo incontro di oggi, vorrei concludere con un messaggio di amore, vero amore, che sono sicuro voi non dimenticherete: C'era un contadino che abitava nei pressi delle paludi in Scozia. Un certo giorno sentì le urla di un bambino. Corse nella sua direzione ed in mezzo alla nebbia intravide il bambino che annegava. Senza pensare al pericolo per la propria vita lo raggiunse, lo portò a casa, gli diede qualcosa di caldo da bere e lo coprì. Dopodiché, il bambino si alzò e fuggì. Il giorno dopo si fermò davanti alla porta di questo signore una Rolls Royce, dalla quale uscì un uomo accompagnato da quel bambino e domandò al contadino se fosse stato lui a salvare suo figlio. Il contadino confermò. “Sono Lord tal dei tali e sono venuto per ricompensarla per aver salvato la vita di mio figlio. Le regalo questa borsa con delle monete d’oro, perché la vita di mio figlio non ha prezzo! “Ma non l’ho fatto con alcun interesse. La ringrazio. Ho avuto piacere di aver potuto fare una cosa del genere” gli rispose. Il nobile gli disse: “Nella mia condizione di Lord posso farla un uomo molto felice. Queste terre sono sue?” “No, non sono mie”. “Allora le comprerò e le farò sue”. “Ma io non le voglio. Non voglio nulla. Quello che ho fatto qualunque persona lo avrebbe fatto”. In quel momento arrivò un bambino da dietro la casa. Ed il Lord gli chiese se fosse suo figlio. “Si è mio figlio”. “Lui studia?” “ No, perché la scuola è molto lontana”. “E da grande cosa farà?” “Anche lui sarà un contadino come me”. “Allora le faccio una proposta: ha salvato mio figlio, mi lasci salvare il suo. Io sono molto ricco. Porterò suo figlio a Londra, lo iscriverò allo stesso collegio del mio e lo seguirò fino all’Università”. “Ma io sono vedovo. E lui è il mio unico figlio”. “Ma lui verrà a trovarla nel periodo delle vacanze. Lei non ha il diritto di impedire che suo figlio sia felice”.

Il figlio del contadino andò a Londra e nei periodi di ferie tornava in Scozia. Divenne medico e si specializzò in malattie infettive. Dopo la seconda Guerra Mondiale, uno degli uomini più importanti del mondo stava morendo di polmonite. Ormai i medici dicevano che non c’era più niente da fare e il mondo intero pregava per lui, quando arrivò un medico che disse di avere nel suo laboratorio un nuovo prodotto che non era stato ancora sperimentato: la penicillina. Questa gli fu somministrata e dopo due settimane l’uomo guarì. Quest’uomo era Winston Churchill, primo ministro inglese, ed era quel bambino che stava annegando nelle paludi della Scozia. Lo scopritore della penicillina era Alexander Fleming, figlio del contadino che aveva salvato Winston Churchill. Dunque il bene, come un boomerang, torna a chi lo compie e la penicillina uscì da quel laboratorio per salvare migliaia di persone.

L'amore ed il bene si trovano in un punto centralizzato nel nostro cervello, chiamato il punto di Dio.

– Divaldo Franco - Roma 02 Giugno 2002