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giovedì 1 novembre 2012

MASSIME ESTRATTE DALL’INSEGNAMENTO DEGLI SPIRITI


35° Lo scopo essenziale dello spiritismo è il miglioramento degli uomini; non vi si cerchi che quanto
può aiutare il progresso morale ed intellettuale.
36° Il vero spiritista non è quello che crede nelle manifestazioni, ma colui il quale pone a profitto
l’insegnamento degli spiriti. A nulla serve il credere, ove non faccia avanzare d’un passo l’uomo nella
via del progresso morale, e nol renda migliore a pro del suo prossimo.
37° L’egoismo, l’orgoglio, la vanità, l’ambizione, la cupidigia, l’odio, l’invidia, la gelosia, la
maldicenza, sono per l’anima erbe
velenose, delle quali ogni giorno conviene strappare qualche foglia, e che hanno per antidoto la carità
e l’umiltà.
38° La credenza nello spiritismo non è proficua che a colui del quale puossi dire: Oggi è migliore di
ieri.
39° L’importanza che l’uomo dà ai beni temporali è in proporzione inversa della sua fede nella vita
spirituale; è il dubbio dell’avvenire che lo spinge a cercare i godimenti di questo mondo, soddisfacendo
le sue passioni a costo anche del danno del suo prossimo.
40° Le afflizioni della terra sono il farmaco dell’anima; esse la salvano per l’avvenire, come una
operazione dolorosa del chirurgo salva la vita e rende la salute al malato. Cristo lo disse: «Beati gli
afflitti, perchè saranno consolati».
41° Nelle afflizioni vostre abbassate lo sguardo al di sotto di voi, non al di sopra; pensate a quelli
che soffrono ancor più di voi.
42° La disperazione è naturale per colui il quale crede, tutto finire colla vita del corpo; è un
controsenso per chi ha fede nell’avvenire.
43° Spesse volte quaggiù l’uomo è l’artefice della propria infelicità; rimonti alla fonte delle sue
disgrazie, e rinverrà essere quelle quasi sempre la conseguenza della sua imprevidenza, del suo
orgoglio, della sua avidità, e per conseguenza dell’infrazione alle leggi di Dio.
44° La preghiera è un atto di adorazione. Pregar Dio è pensare a lui; è avvicinarsi a lui; è porsi in
comunicazione con lui.
45° Colui il quale prega con fervore e con confidenza acquista maggior forza contro le tentazioni del
male, e Dio gli manda buoni spiriti per assisterlo. E’ un aiuto che non è mai rifiutato, quando è chiesto
con sincerità.
46° L’essenziale non è il pregar molto, ma il pregar bene. Certuni credono che tutto il merito
consista nella prolissità della preghiera, e chiudono gli occhi sui loro proprii difetti. Per costoro la
preghiera è una occupazione, un impiego del tempo, ma non una meditazione su loro stessi.
47° Colui che chiede a Dio perdono delle sue colpe, non l’ottiene che mutando condotta. Le buone
azioni sono la più bella delle preghiere, perocchè i fatti valgono meglio delle parole.
48° Tutti i buoni spiriti raccomandano la preghiera; essa è anche domandata dagli spiriti imperfetti
come mezzo d’alleviare le loro pene.
49° La preghiera fa sì che gli spiriti sofferenti si sentono meno derelitti, meno infelici al vedere che si
ha interesse per loro; essa rialza il loro coraggio, eccita in essi il desiderio di rialzarsi col pentimento e
colla riparazione, e può distoglierli dai cattivi pensieri. E’ in questo senso che la preghiera non solo può
alleviare le loro sofferenze, ma eziandio accorciarle.
50° Pregate secondo le vostre convinzioni e nel modo che voi credete più acconcio, imperocché la
forma è un nulla, il pensiero, l’intenzione il tutto; cosa essenziale è la purità, l’umiltà, la sincerità
d’intenzione, la fede. Un buon pensiero conta meglio di innumerevoli parole, simili al rumoreggiare di
un molino, e nelle quali il cuore è estraneo.
51° Dio creò i forti e i possenti a sostegno dei deboli; il forte oppressore del debole è maledetto da
Dio: incontra spesso il suo castigo in questa vita senza pregiudizio dell’avvenire.
52° Le dovizie sono un deposito di cui il possessore non ha che l’usufrutto, imperocché non le
porta seco lui nella fossa; e dovrà rendere un conto severo dell’impiego fattone.
53° Le dovizie sono una prova più difficile della povertà, perché servono d’incitamento all’abuso ed
all’eccesso, essendo cosa meno facile l’esser moderato che rassegnato.
54° L’ambizioso che trionfa, il dovizioso che si pasce di godimenti materiali debbono ben più
inspirare compianto che invidia, imperocché verrà l’ora del redde rationem. Lo spiritismo coi terribili
esempi di coloro che vissero e che vengono a sollevare il velo sulla loro sorte, dimostra la verità delle
parole di Cristo: «Chiunque s’innalza sarà abbassato, e chiunque s’abbassa sarà innalzato».
55° La carità è la legge suprema di Cristo: «Amatevi gli uni e gli altri come fratelli; amate il vostro
prossimo come voi stessi; perdonate ai vostri nemici; non fate agli altri ciò che non vorreste che a voi
fosse fatto»: tutto ciò si concentra nella parola carità.
56° La carità non consiste solo nell’elemosina, imperciocchè èvvi la carità di pensieri, di parole e di
opere. Carità di pensiero è in colui che commisera con indulgenza i falli del suo prossimo, e cerca di
migliorarlo con amore; carità di parole è in chi si astiene dal nulla dire che possa recare nocumento al
prossimo; caritatevole in opere è chi assiste il suo prossimo nella misura che le sue forze gli
permettono.
57° Il poverello che spezza il suo pane con uno più povero ancora, è ben più caritatevole agli occhi
di Dio, ed ha maggior merito di colui che senza alcuna privazione dà il suo superfluo.
58° Chiunque nutre contro il suo prossimo sentimenti d’animosità, d’odio, di gelosia, di rancore,
manca di carità; mente dicendosi cristiano, e reca offesa a Dio.
59° Uomini di tutte le caste, di tutte le sètte, di tutti i colori, voi siete tutti fratelli, perché Dio tutti vi
chiama a sè; stringetevi dunque la mano, qualunque siasi il vostro modo d’adorarlo, e non scagliatevi
l’anatema, imperocché l’anatema è la negazione della legge di carità proclamata da Cristo.
60° Coll’egoismo, gli uomini sono in perpetua lotta; colla carità, saranno in pace. La carità,
formando la base delle loro instituzioni, può sola assicurare in questo mondo la felicità; secondo le
parole di Cristo essa sola può eziandio assicurare la felicità futura, racchiudendo implicitamente essa
tutte le virtù che possono condurre alla perfezione. Colla vera carità, quale fu insegnata da Cristo,
svanisce l’egoismo, l’orgoglio, l’odio, la gelosia, la maldicenza, l’attacco smodato ai beni di questo
mondo. Egli è perciò che lo spiritismo cristiano assunse per massima: SENZA CARITÀ NON VI E’
SALUTE.
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Increduli! Voi potete ridere degli spiriti, beffarvi di coloro i quali credono alle loro manifestazioni;
ridete, se vi basta l’animo, di questa massima che essi c’insegnarono, e che è una vostra propria
salvaguardia, imperocché gli uomini si dilanierebbero essi stessi, ove la carità fosse proscritta dalla
terra, e voi forse potreste esserne le prime vittime. L’epoca non è lontana in cui questa massima,
apertamente proclamata in nome degli spiriti, sarà simbolo di garanzia e titolo di confidenza per coloro
che la porteranno scolpita nel cuore.
Uno spirito disse: «Si rise delle tavole semoventi; non si riderà della filosofia e della morale che da
esse derivarono». Infatti in ora, dopo alcuni anni soltanto, siamo già lungi da quei primitivi fenomeni
che servirono per un istante di distrazione agli oziosi ed ai curiosi. «Questa morale, voi dite, è antica.
Gli spiriti dovrebbero essere abbastanza forniti di spirito per procurarci qualche cosa di nuovo» (frase
spiritosa di più d’un critico). Tanto meglio! la sua antichità prova che essa è di tutti i tempi, e gli uomini
non avendola praticata, sono maggiormente colpevoli, non essendovi verità più vere di quelle che sono
eterne. Lo spiritismo la richiama loro, non con una rivelazione isolata fatta ad un solo uomo, ma per
voce degli spiriti, che, simile alla tromba finale, esclama: «Credete che coloro i quali chiamate morti
sono vivi meglio di voi, imperocché essi vedono quanto voi non vedete, intendono quanto voi non
intendete; riconoscete in coloro che parlano i vostri congiunti, i vostri amici, coloro che avete prediletti
sulla terra, e che, credeste perduti per sempre; disgraziati coloro che credono tutto finire colla materia,
perché arriverà la loro ora del disinganno; disgraziati coloro che mancheranno di carità, perchè essi
soffriranno quanto fecero soffrire agli altri! Porgete l’orecchio alla voce di coloro che soffrono e che vi
dicono: Noi soffriamo per avere sconosciuto la grandezza di Dio e dubitato della infinita sua
misericordia; noi soffriamo pel nostro orgoglio, pel nostro egoismo, pella nostra avarizia e per tutte le
male passioni che non seppimo reprimere; noi soffriamo del male cagionato al nostri simili dalla
trascuranza della legge di carità».
Increduli! una dottrina che insegna simili massime, dite se è ridicola, buona o trista. Trattatela dal
punto di vista dell’ordine sociale, e diteci se gli uomini che l’attuassero sarebbero felici o disgraziati,
migliori o peggiori.

 Treatto dal libro : LO SPIRITISMO ALLA SUA PIU’ SEMPLICE ESPRESSIONE di Allan Kardec 

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