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venerdì 17 febbraio 2012

IL CRITICO - LO SCETTICO




IL CRITICO

Visitatore - Io vi dirò, o Signore, che la mia ragione si rifiuta di ammettere
la realtà dei fenomeni strani attribuiti agli Spiriti, i quali, ne sono persuaso,
non esistono che nell’immaginazione. Malgrado ciò, di fronte all’evidenza
bisognerebbe bene cedere, ed è quello che io farei se potessi avere delle prove
incontestabili. Io vengo dunque a sollecitare dalla vostra cortesia il
permesso di assistere solamente ad uno o a due esperimenti, per non peccare
d’indiscretezza, al fine di convincermi, se è possibile.
Kardec - Dal momento, o Signore, che la vostra ragione si rifiuta di
ammettere ciò che noi consideriamo come fatti acquisiti, egli è perché voi la
ritenete superiore a quella di tutti coloro che non dividono le vostre opinioni.
Io non dubito punto del vostro merito e non ho la pretesa di mettere la mia
intelligenza al di sopra della vostra; ammettete dunque che io m’inganni,
poiché la ragione è quella che vi parla, e che tutto sia finito.
Visitatore - Non pertanto, se voi riusciste a convincermi, essendo io
conosciuto come un antagonista delle vostre idee, sarebbe un miracolo
eminentemente favorevole alla vostra causa.
Kardec - Mi dispiace, Signore, ma io non posseggo il dono dei miracoli. Voi
ritenete che una o due sedute basterebbero a convincervi ? Sarebbe davvero
un gran portento ; non bastò un anno di lavoro per convincere me stesso; ciò
che vi prova che, se lo sono, non presi la cosa troppo alla leggera. D’altra
parte, Signore, io non do affatto delle sedute, ed a quel che sembra voi vi siete
ingannato sullo scopo delle nostre riunioni, giacché noi non facciamo
esperimenti per soddisfare la curiosità di chicchessia.
Visitatore - Voi non desiderate dunque di fare dei proseliti?
Kardec - Perché dovrei io desiderare di fare di voi un proselito, dal momento
che voi stesso non ci annettete alcuna importanza? Io non forzo alcuna
convinzione; quando incontro delle persone sinceramente desiderose di
istruirsi e che mi richiedono di schiarimenti, mi fo un piacere ed un dovere di
rispondere loro nel limite delle mie cognizioni; ma quanto agli antagonisti i
quali, come voi, hanno delle convinzioni preconcette, io non mi do
menomamente attorno per distoglierli da esse, dal momento che trovo
persone abbastanza ben disposte, senza perdere il mio tempo con quelle che
non lo sono.
Io so che la convinzione verrà o presto o tardi, per la forza degli eventi, e che i
più increduli saranno trascinati dalla corrente; qualche, partigiano di più o di
meno per il momento non decidono gran cosa; e questa è la ragione per cui
non mi vedrete mai infervorato a condurre alle nostre idee quelli che, al par di
voi, hanno delle buone ragioni per allontanarsene.
Visitatore - Tuttavia vi sarebbe a convincermi più interesse, di quello che
v’immaginate. Volete voi permettere che io mi spieghi con franchezza e
promettermi di non offendervi delle mie parole? Io manifesterò le mie idee
sull’argomento in questione e non sulla persona a cui mi rivolgo; posso
rispettare la persona senza dividerne l’opinione.
Kardec - Lo Spiritismo mi ha insegnato a non fare gran caso delle meschine
suscettibilità d’amor proprio, ed a non offendermi delle parole. Se le vostre
parole sortiranno dai limiti della urbanità e delle convenienze, io ne
concluderò che voi siete un uomo mal educato: ecco tutto. Quanto a me amo
meglio lasciare i torti agli altri anzi che dividerli. Voi vedete, da questo solo,
che lo Spiritismo serve a qualche cosa.
Io ve l’ho detto, Signore, non tengo affatto a farvi dividere la mia opinione;
rispetto la vostra, se è sincera, come desidero che si rispetti la mia. Poiché voi
trattate lo Spiritismo come sogno di mente inferma, venendo in casa mia voi
vi siete detto: Vado a vedere un pazzo. Confessatelo francamente, io non me
ne formalizzerò.
Tutti gli spiritisti sono idioti, è cosa convenuta. Ebbene, Signore, poiché voi
considerate tal cosa come una malattia mentale, io mi farei uno scrupolo di
comunicarvela, e mi meraviglio come con tale idea voi domandiate di
acquistare una convinzione che vi classificherebbe fra i pazzi. Se voi siete
persuaso in precedenza di non poter essere convinto, la vostra richiesta è
inutile, giacché essa non ha per scopo che la curiosità. Spicciamoci dunque, ve
ne prego, perché io non ho tempo da perdere in vane conversazioni.
Visitatore - Ci si può ingannare, ci si può illudere senza essere per questo
pazzi.
Kardec - Tagliamo corto; e dite come tanti altri che lo Spiritismo è una
fissazione che durerà poco; ma voi converrete che una fissazione, la quale in
pochi anni ha fatto milioni di partigiani in tutti i paesi, che conta uomini
illustri e dotti d’ogni ordine, che si propaga preferibilmente fra le classi colte,
è una singolare mania la quale merita di essere esaminata.
Visitatore - Io ho le mie idee sopra questo oggetto, è vero; ma esse non
sono poi tanto assolute ch’io non acconsenta a sacrificarle all’evidenza. Vi
dirò dunque, Signore, che voi avete un certo interesse a convincermi. Io vi
confesserò che devo pubblicare un libro nel quale mi propongo di dimostrare
ex professo (sic) ciò che considero come un errore, e siccome questo libro
deve avere una grande pubblicità e battere in breccia gli Spiriti, se arrivassi
ad essere convinto non lo pubblicherei.
Kardec - Io sarei spiacente, Signore, di privarvi dei beneficio di un libro che
deve avere una grande pubblicità; non ho, del resto, alcun interesse ad
impedirvi di farlo; gli auguro, ai contrario, una grandissima diffusione,
giacché esso ci servirà d’annunzio. Quando una cosa è combattuta, risveglia
l’attenzione; vi sono molti che vogliono vedere il pro ed il contro, e la critica la
fa conoscere anche a quelli che neppur vi pensavano; egli è in tal guisa che
soventi si fa la pubblicità senza volerlo a profitto di quelli a cui si vuol
nuocere. La questione degli Spiriti è, d’altronde, di così vivo interesse; essa
eccita la curiosità ad un tal punto, che basta segnalarla all’attenzione per far
nascere il desiderio di approfondirla (1).
(1) Dopo questo colloqui, scritto nel 1859, l’esperienza è venuta a dimostrare
largamente l’aggiustatezza di questa proposizione.

Visitatore - Allora, secondo voi, la critica non serve a nulla, l’opinione
pubblica non conta per niente?
Kardec - Io non considero la critica come l’espressione dell’opinione
pubblica, ma come un’opinione individuale che può ingannarsi. Leggete la
storia ed osservate quanti capolavori furono criticati al loro apparire; ciò non
ha per nulla impedito che essi rimanessero capolavori; quando una cosa è
cattiva, non v’ha elogio possibile che possa farla diventare buona. Se lo
Spiritismo è un errore, cadrà da se stesso; se è una verità, tutte le
diatribe possibili non ne faranno una menzogna. Il vostro libro sarà
un apprezzamento personale dal vostro punto dì vista; la vera opinione
pubblica giudicherà se voi avete ben osservato. Per questo si vorrà vedere, e,
se più tardi si riconoscerà che voi vi siete ingannato, il vostro libro diventerà
ridicolo come quelli che si sono pubblicati or non è guari contro le teorie della
circolazione del sangue, della vaccinazione, ecc.
Ma io dimentico che voi dovete trattare la questione ex professo: ciò vuol
dire che l’avete studiata sotto tutti gli aspetti; che voi avete veduto tutto ciò
che sì può vedere, letto tutto ciò che fu scritto su tale materia, analizzate e
paragonate le diverse opinioni; che vi siete trovato nelle migliori condizioni
per osservare da voi stesso; che voi, per parecchi anni, le consacraste le vostre
veglie; in una parola, che non avete tralasciato alcun mezzo per arrivare a
constatare la verità. Io debbo credere che sia così , se voi siete un uomo serio,
giacché solo colui che fece tanto ha diritto di dire che egli parla con
conoscenza di causa.
Che pensereste voi d’un uomo il quale si erigesse a censore di un’opera
letteraria senza conoscere la letteratura, o di un quadro senza avere studiato
la pittura? Egli è logica elementare che il critico debba conoscere, non
superficialmente, ma a fondo, ciò di cui egli parla; in mancanza di questo la
sua opinione è senza valore. Per combattere un calcolo conviene opporre un
altro calcolo, ma per far ciò bisogna saper calcolare. Il critico non deve
limitarsi a dire che tal cosa è buona o cattiva, ma bisogna che egli giustifichi la
sua opinione con una dimostrazione chiara e categorica, basata sopra i
principi stessi dell’arte o della scienza. Come può egli farlo se ignora questi
principi? Potreste voi apprezzare le qualità o i difetti di una macchina se non
conosceste la meccanica? No; ebbene! Il vostro giudizio sullo Spiritismo, che
voi non conoscete, non avrebbe più valore di quello che voi portereste su
questa macchina. Voi sareste ad ogni istante sorpreso in flagrante delitto
d’ignoranza, giacché quelli che l’avranno studiato vedranno subito che voi
siete fuori di questione; dalla qual cosa si concluderà, o che voi non siete un
uomo serio, o che non siete di buona fede; e nell’uno e nell’altro caso vi
esporreste a smentite poco lusinghiere per il vostro amor proprio.
Visitatore - Egli è precisamente per evitare questo scoglio che io vi prego
di farmi assistere a qualche esperimento.
Kardec - E voi ritenete che questo vi basterà per poter parlare dello
Spiritismo ex professo? Ma come potreste voi comprendere questi
esperimenti, ed a più forte ragione giudicarli, se non avete studiato i principi
che loro servono di base? Come potreste voi apprezzare il risultato,
soddisfacente o no, di saggi metallurgici, se voi non conoscete a fondo la
metallurgia? Permettetemi di dirvi, Signore, che il vostro progetto è
assolutamente come se, non conoscendo né le matematiche, né l’astronomia,
andaste a dire ad uno di quei Signori dell’Osservatorio: Signore, io voglio
scrivere un libro sull’astronomia, e di più provare che il vostro sistema è falso;
ma siccome io non ne capisco iota, lasciatemi guardare una o due volte
attraverso le vostre lenti; questo mi basterà per saperne quanto voi.
Non è che per pura estensione di significato che il vocabolo criticare è
sinonimo di censurare; nella sua accezione propria, e secondo la sua
etimologia, esso significa giudicare, apprezzare. La critica può essere
dunque approvante o disapprovante. Fare la critica di un libro non è
necessariamente condannarlo; colui che imprende questo compito deve farlo
senza idee preconcette, ma se prima di aprire il libro egli lo ha già
condannato, il suo esame non può essere imparziale.
Questo può dirsi della maggior parte di coloro che hanno parlato dello
Spiritismo. Sulla sola parola essi si sono formata un’opinione ed hanno fatto
come un giudice che emetterebbe una sentenza senza darsi l’incomodo di
esaminare i documenti processuali. Ne è risultato che il loro giudizio portò
all’errore, ed invece, di persuadere, essi hanno fatto ridere. Quanto a quelli
che hanno seriamente studiato la questione, la maggior parte hanno mutato
d’avviso, e più d’un avversario ne è divenuto partigiano, non appena egli si
avvide che si trattava di cosa ben diversa da quella ch’egli aveva creduto.
Visitatore - Voi parlate dell’esame dei libri in tesi generale; ma credete voi
che sia materialmente possibile ad un giornalista leggere e studiare tutti
quelli che gli passano per le mani, e soprattutto quando si tratta di nuove
teorie, cui gli converrebbe approfondire e verificare? Tanto varrebbe esigere
che un tipografo leggesse tutte le opere che escono dalle sue stampe.
Kardec - Ad un ragionamento così giudizioso io non ho nulla da rispondere,
se non che, quando non si ha il tempo di fare coscienziosamente una cosa,
non ci se ne immischia, perché vale meglio farne bene una sola, che farne
male dieci.
Visitatore - Non crediate, Signore, che la mia opinione si sia formata alla
leggera. Io ho veduto delle tavole girare e battere; delle persone le quali
ritenevano scrivere sotto l’influenza degli Spiriti; ma io sono convinto che vi
fosse del ciarlatanesimo.
Kardec - Per vedere quello quanto avete pagato?
Visitatore - Niente assolutamente.
Kardec - Allora ecco dei ciarlatani d’una specie singolare, e che
riabiliteranno la parola. Fino a questo momento non si erano ancora veduti
dei ciarlatani disinteressati. Se qualche maligno burlone ha voluto, per
avventura, divertirsi qualche volta, ne consegue forse che le altre persone
fossero dei compari? D’altra parte, con quale fine si sarebbero rese complici
d’un inganno? Per divertire la società, direte voi. Io voglio ammettere, che per
una volta ci si possa prestare ad una facezia; ma quando una facezia dura da
mesi, da anni, è, io credo, l’ingannatore quello che è ingannato. E’ egli
presumibile che, pel solo piacere di far credere una cosa che si sa esser falsa,
si voglia stare delle ore intere immobili attorno ad una tavola? Il piacere non
ne varrebbe davvero la pena.
Prima di concludere per la frode, bisogna anzitutto domandarsi quale
interesse si può avere ad ingannare; ora voi converrete che vi sono certe
posizioni le quali escludono ogni supposizione di soperchieria; delle persone,
il cui solo carattere è una garanzia di probità.
Altra cosa sarebbe se si trattasse d’una speculazione, imperocché l’esca del
guadagno è, un cattivo consigliere, ma ammettendo pure che, in quest’ultimo
caso, sia constatata positivamente una manovra fraudolenta, questo non
proverebbe nulla contro la realtà del principio, visto che si può abusare di
tutto. Dal fatto che vi sono persone le quali vendono vini adulterati, non se ne
inferisce già che non vi sia del vino genuino. Lo Spiritismo non è più
responsabile di coloro che abusano di questo nome e lo sfruttano, di quello
che la scienza medica lo sia dei ciarlatani che smerciano le loro droghe, di
quel che la religione sia responsabile dei sacerdoti i quali mancano ai loro
doveri o abusano del loro ministero.
Lo Spiritismo, per la sua novità e per la sua stessa natura doveva prestarsi agli
abusi; ma egli ha dato i mezzi per riconoscerli, definendo chiaramente il suo
vero carattere e declinando ogni solidarietà con quelli che lo sfrutterebbero e
lo distoglierebbero dal suo scopo esclusivamente morale per farne un
mestiere, un strumento di divinazione, di futili ricerche o, di basso
mercimonio.
Dacché lo Spiritismo traccia egli stesso i limiti nei quali è circoscritto, precisa
ciò che egli dice e ciò che non dice, ciò che può e ciò che non può, ciò che è o
che non è nelle sue attribuzioni, ciò che egli accetta e ciò che rifiuta, il torto è
di coloro i quali, sdegnando di studiarlo, lo giudicano dalle apparenze; di
coloro i quali, solo perché s’incontrano in ciurmadori che si affibbiano il nome
di Spiritisti per attirare i passeggieri, dicono gravemente: Ecco che cosa è lo
Spiritismo! In ultima analisi, sopra chi ricade il ridicolo? Non già sul
ciurmatore che fa il suo mestiere, né sullo Spiritismo la cui dottrina scritta
smentisce asserzioni di tal natura, ma ricade invece sopra i critici convinti di
parlare di ciò che essi non conoscono, o di alterare scientemente la verità.
Coloro che attribuiscono allo Spiritismo ciò che contrasta alla sua stessa
essenza, lo fanno o per ignoranza o con intenzione ; nel primo caso, non si
tratta che di leggerezza ; nel secondo, di mala fede. In quest’ultimo caso essi
somigliano a certi storici i quali alterano i fatti nell’interesse di un partito, di
un’opinione. Un partito che impiega tali mezzi si scredita sempre, e manca al
suo scopo.
Notate bene, o Signore, che io non pretendo affatto. che la critica debba
necessariamente approvare le nostre idee, anche dopo averle studiate ; noi
non biasimiamo per nulla coloro che non pensano come noi. Ciò che è per noi
evidente, può non esserlo per tutti gli altri; ognuno giudica le cose secondo il
suo modo di vedere, e dal fatto più positivo tutti non deducono le stesse
conseguenze. Se un pittore, a mo’ di esempio, metto nel suo quadro un cavallo
bianco, qualcuno potrà dire benissimo che questo, cavallo produce un cattivo
effetto, mentre che un nero converrebbe meglio; ma il suo torto consisterà nel
dire che è bianco se esso è nero; ciò che fanno la maggior parte dei nostri
avversari.
In conclusione, Signore, ognuno è perfettamente libero di approvare o
criticare i principi dello Spiritismo, o di dedurne a suo beneplacito
conseguenze buone o cattive, ma la coscienza impone ad ogni critico serio il
dovere di non dire il contrario di ciò che è; ora, per ciò fare, la prima
condizione è di non parlare che di quello che si conosce.
Visitatore - Ritorniamo, ve ne prego, alle tavole semoventi e parlanti. Non
potrebbe darsi che esse fossero preparate?
Kardec - E’ sempre la questione di buona fede alla quale ho risposto.
Quando la soperchieria sarà provata, io converrò con voi ; se voi segnalate
fatti avverati di frode, di ciarlatanesimo, di abuso di confidenza, io li
abbandono alle vostre fustigazioni, dichiarandovi preventivamente che non
ne assumerò la difesa, avvegnaché lo Spiritismo serio è il primo a ripudiarli, e
perché segnalando gli abusi, lo si aiuta a prevenirli e gli si rende un vero
servizio. Ma generalizzare, queste accuse, far ricadere sopra una classe di
onorate persone la riprovazione meritata da qualche individuo isolato, è un
abuso d’un altro genere, è un voler calunniare.
Ammettendo, come voi dite, che le tavole siano preparate, tratterebbesi d’un
meccanismo molto ingegnoso per fare eseguire dei movimenti e dei rumori sì
svariati. 0 come va che non si conosce ancora il nome dell’abile artista che le
prepara? Egli dovrebbe godere di una grandissima celebrità, poiché i suoi
apparecchi sono sparsi per le cinque parti del mondo. Bisogna anche
convenire che il suo apparecchio sia molto sottile, visto che lo si può adattare
a qualunque tavola senza alcuna traccia esteriore. Come avviene mai che, da
Tertulliano, il quale ha pure parlato delle tavole giranti e parlanti, fino ai
giorni nostri, nessuno abbia potuto vederlo e descriverlo?
Visitatore - Ecco ciò che v’inganna. Un celebre chirurgo ha riconosciuto
che certe persone possono, colla contrazione d’un muscolo della gamba,
produrre un rumore simile a quello che voi attribuite alla tavola; dalla qual
cosa si conclude che i vostri medium si divertono a spese della credulità.
Kardec - Allora se è uno scricchiolio del muscolo, non è la tavola che è
preparata. Poiché ognuno spiega questa pretesa soperchieria nel suo modo,
questa è la prova più evidente che né gli uni, né gli altri conoscono la vera
causa dei fenomeni.
Io rispetto la scienza di questo saggio chirurgo, ma scorgo qualche difficoltà
nell’applicazione del fatto da lui segnalato alle tavole parlanti. La prima è
questa: è singolare che tale facoltà, fino al presente eccezionale , e riguardata
come un caso patologico, sia tutto ad un tratto divenuta così comune; la
seconda, che bisogna avere un forte desiderio di mistificare per far
scricchiolare il proprio muscolo due o tre ore di seguito, quando una tal cosa
non produce che fatica e dolore; la terza, che io non vedo bene come questo
muscolo possa corrispondere alle porte ed alle pareti nelle quali i colpi si
fanno sentire; la quarta infine, che questo muscolo scricchiolatore deve
possedere una proprietà molto meravigliosa, per poter far muovere una tavola
pesante, sollevarla, aprirla, chiuderla, mantenerla sospesa senza punto
d’appoggio, e finalmente farla spezzare cadendo. Non si sarebbe mai creduto
che questo muscolo avesse tanta virtù. (Revue Spirite, giugno 1859, pag.
141: Le muscle craqueur).
Il celebre chirurgo, di cui voi parlate, ha egli studiato il fenomeno della
tiptologia sopra quelli che lo producono? No; egli ha constatato presso
qualche individuo, che non si è mai occupato delle tavole semoventi, un
effetto fisiologico anormale avente una certa analogia con quello che si
produce nelle tavole, e, senza più ampio esame, egli concluse, con tutta
l’autorità della sua scienza, che tutti quelli che fanno parlare le tavole devono
avere la proprietà di fare scricchiolare il loro muscolo medio peroneo, e non
sono che spacciatori d’inganni, siano essi principi od operai , siano pagati o
no. Ha egli almeno studiato il fenomeno della tiptologia in tutte le sue fasi?
Ha egli almeno studiato il fenomeno della tiptologia in tutte le sue fasi? Ha
egli verificato se, per mezzo di questo scricchiolio muscolare, si potevano
produrre tutti gli effetti tiptologici? Credo di no, perché egli si sarebbe
convinto della insufficienza del suo processo; ciò che non l’ha impedito di
proclamare la sua scoperta in pieno Istituto. Per un sapiente, non vi si vede
un giudizio molto serio! Che ne è rimasto oggidì ? Io vi confesso che, so
dovessi subire un’operazione chirurgica, esiterei molto ad affidarmi a questo
praticante, giacché io temerei che egli avesse a giudicare il mio male con non
maggior perspicacia.
Poiché questo giudizio è una delle autorità sulle quali parmi vi dobbiate
appoggiare per battere in breccia lo Spiritismo, io sono completamente
rassicurato sulla forza degli altri argomenti che voi addurrete, se non li traete
da fonti più autentiche.
Visitatore - Malgrado ciò, voi vedete che la moda delle tavole giranti è
passata; fu già un tempo in cui era alla moda; oggi non ci se ne occupa più.
Perché ciò, se è una cosa seria?
Kardec - Perché dalle tavole giranti è derivata una cosa più seria ancora; è
derivata tutta una scienza, una dottrina filosofica ben altamente interessante
per gli uomini che riflettono.
Quando certuni vedendo girare una tavola ebbero più nulla da apprendere,
essi non se ne sono più occupati. Per le persone volgari che nulla
approfondiscono, era un passatempo, un giocattolo che essi abbandonarono
quando ne ebbero a sazietà; queste persone, nella scienza, contano per nulla.
Il periodo della curiosità ebbe il suo tempo; gli succedè quello
dell’osservazione. Lo Spiritismo allora entrò nel dominio delle persone serie
che non si divertono, ma che studiano e s’istruiscono. In tale guisa le persone
che ne fanno una cosa grave non si prestano ad alcuno esperimento di
curiosità, e tanto meno per coloro che vi verrebbero con idee ostili; e siccome
esse non cercano di divertirsi, così avviene che non cerchino neppure di
divertire gli altri; io sono di questo numero.
Visitatore - Non v’è pertanto che l’esperienza la quale possa convincere,
non dovessimo magari cominciare che con un movente di curiosità. Se voi
non operate che alla presenza di persone convinte, permettetemi di dire che
voi fate la predica a convertiti.
Kardec - Altra cosa è l’essere convinti, e altra l’essere disposti a convincersi;
è a questi ultimi che io mi rivolgo, e non a quelli che credono d’umiliare la
loro ragione venendo ad ascoltare ciò che essi chiamano fantasticherie. Di
questi io non me ne preoccupo menomamente. Quanto a coloro che dicono di
avere il desiderio sincero di illuminarsi, il miglior modo di provarlo si è di
essere perseveranti; e si riconoscono da ben altri segni che non dal desiderio
di assistere ad uno od a due esperimenti: essi desiderano lavorare e lavorano
seriamente.
La convinzione non si forma che coll’andare del tempo, e con una sequela
d’osservazioni fatte con cura tutta particolare. I fenomeni spiritici differiscono
essenzialmente da quelli che presentano le nostre scienze esatte; essi non si
producono a volontà; bisogna afferrarli al varco; egli è osservando molto e per
lungo tempo che si scopre una folla di prove che sfuggono al primo colpo
d’occhio, soprattutto quando non si è famigliarizzati colle condizioni nelle
quali esse possono riscontrarsi, e tanto meno quando vi si porta uno spirito di
prevenzione. Per l’osservatore assiduo e riflessivo, le prove abbondano: una
parola, un fatto apparentemente insignificante può essere un raggio di luce,
una conferma; per l’osservatore superficiale e volubile, per il semplice
curioso, esse non hanno valore alcuno; ecco perché io non mi presto ad
esperimenti senza risultato probabile.
Visitatore - Ma in conclusione, ogni cosa ha il suo principio. IL novizio, il
quale è una vera tavola rasa, che non ha veduto nulla, ma che desidera
essere illuminato, come può egli fare, se voi non gliene fornite il mezzo?
Kardec - Io fo una gran differenza fra l’incredulo per ignoranza e l’incredulo
per sistema; quando ravviso in qualcuno delle disposizioni favorevoli, poco mi
ci vuole per illuminarlo; ma vi sono tali persone presso le quali il desiderio
d’istruirsi non è che una falsa parvenza: con questi perderei il mio tempo,
giacché essi non trovano a tutta prima ciò che simulano di voler cercare, e ciò
che ad essi sarebbe forse spiacente di trovare; quel poco che essi vedono è
insufficiente a distruggere le loro prevenzioni; essi lo giudicano male e ne
fanno un oggetto di derisione, che credo affatto inutile somministrare loro.
A colui che ha il desiderio d’istruirsi io dirò: «Non si può fare un corso di
Spiritismo sperimentale come si farebbe un corso di fisica o di chimica, dal
momento che non si è padroni di produrre i fenomeni a nostra volontà, e che
le Intelligenze che ne sono gli agenti, sventano soventi tutte le nostre
previsioni. Quelli che voi potrete accidentalmente vedere non presentano
alcun seguito, alcuna necessaria colleganza, e sarebbero per voi poco
intelligibili. Istruitevi prima nella teoria; leggete e meditate le opere che
trattano di questa scienza, là voi ne apprenderete i principi, voi troverete la
descrizione di tutti i fenomeni, voi ne comprenderete la possibilità per mezzo
della spiegazione che viene data, e per mezzo della narrazione di una quantità
di fatti spontanei dei quali a vostra insaputa voi avete potuto essere
testimonio, e che vi ritorneranno alla memoria; voi disponete l’animo a tutte
le difficoltà che si possono presentare, e vi formerete così una prima
convinzione morale. Allora, quando si presenterà la circostanza di vedere o
d’operare da voi stesso, voi capirete, qualunque sia l’ordine nel quale i fatti si
presenteranno, giacché nulla vi sembrerà strano».
Ecco, o Signore, quello che io consiglio alle persone che dicono di volersi
istruire, e dalla loro risposta è facile arguire se esse, siano mosse da altra cosa
che dalla curiosità.


LO SCETTICO

Visitatore - Io, comprendo, o Signore, l’utilità dello studio preventivo di cui
avete parlato. Come predisposizione personale, vi dirò che non sono né pro
né contro lo Spiritismo, ma che il soggetto, per se stesso, eccita al più alto
grado il mio interesse. Nella cerchia delle mie conoscenze si trovano dei
partigiani, ma altresì degli avversari, io ho sentito a questo proposito degli
argomenti molto contraddittori; mi proporrei di sottoporvi qualcuna delle
obbiezioni che si fecero in mia presenza, e che parmi abbiano un certo
valore, per me, almeno, che confesso la mia ignoranza.
Kardec - Io mi compiaccio Signore, di rispondere alle questioni che mi si
rivolgono, quando esse sono fatte con sincerità e senza prevenzione, senza
lusingarmi, ben inteso, di poterle tutte risolvere. Lo Spiritismo è una scienza
nata da poco e nella quale v’è ancora molto da imparare; sarebbe dunque
troppo presuntuoso per me il pretendere di togliere di mezzo tutte le
difficoltà; io non posso dire che quello che so.
Lo Spiritismo ha relazione con tutti i rami della filosofia, della metafisica,
della psicologia e della morale; è un campo immenso che non si può
percorrere in poche ore. Ora voi capirete, Signore, che mi sarebbe
materialmente impossibile di ripetere a viva voce, od a ciascuno in particolare
tutto ciò che ho scritto su questo soggetto per comodo di tutte le persone. Con
una lettura seria preventiva, si troverà, d’altronde, la risposta alla maggior
parte delle questioni che si presentano in natural modo alla mente; essa ha il
doppio vantaggio d’evitare delle inutili ripetizioni, e di provare un serio
desiderio d’istruirsi. Se, dopo questo, vi restano ancora dei dubbi o dei punti
oscuri, la spiegazione diviene più facile, perché ci si appoggia su qualche cosa,
e non si perde il tempo a ritornare sopra i principi i più elementari. Se voi lo
permettete, noi ci limiteremo dunque, fino a nuovo ordine, a qualche
questione generale.
Visitatore - Sia pure; vogliate, ve ne prego, richiamarmi all’ordine, caso
mai io me ne allontanassi.

CHE COSA E’ LO SPIRITISMO di Allan Kardec

sabato 11 febbraio 2012

MANIFESTAZIONI INTELLIGENTI


 In tutto ciò che abbiamo sinora osservato, niente vi è di certo che riveli un’intelligenza occulta, e questi effetti potrebbero perfettamente spiegarsi con l’azione di una corrente magnetica od elettrica o con quella d’un fluido qualunque. Tale fu infatti la prima spiegazione che si diede a questi fenomeni, e che poteva con ragione passare per logicissima. Essa avrebbe senza dubbio prevalso, se altri fatti non fossero venuti a dimostrarne l’insufficienza; questi fatti sono le prove d’intelligenza che tali fenomeni hanno dato; ora, siccome ogni effetto intelligente deve avere una causa intelligente, era evidente che, anche ammettendo un’azione di elettricità o di qualsiasi altro fluido, vims’immischiava un’altra causa. Qual era essa? Qual era quest’intelligenza? Ecco ciò che le successive osservazioni hanno fatto conoscere.
 Affinché una manifestazione sia intelligente, non è necessario che sia eloquente, spiritosa o sapiente;
basta che essa provi un atto libero e volontario, il quale esprima un’intenzione o risponda ad un pensiero. Certamente, quando si vede una banderuola agitata dal vento, si è certi che essa obbedisce soltanto ad una impulsione meccanica: ma qualora si riconosca nei movimenti della banderuola dei segni intenzionali, se ella girasse a destra od a sinistra,presto o con lentezza al comando, bisognerebbe per forza ammettere, non che la banderuola sia intelligente, ma che essa obbedisca ad un’intelligenza. Ecco ciò che avvenne riguardo al tavolo.
 Abbiamo veduto il tavolo muoversi, sollevarsi, battere dei colpi, sotto l’influenza di uno o più medium. Il primo effetto intelligente che fu osservato è stato quello di vedere questi movimenti obbedire al comando; così, senza cambiare di posto, la tavola si sollevava alternativamente sopra il piede designato; poi, ricadendo, batteva un determinato numero di colpi, rispondendo ad una interrogazione. Altre volte, la tavola, senza il contatto di alcuno,passeggiava sola nella camera, andando a destra, a sinistra, avanti o indietro, eseguendo movimenti diversi dietro l’ordine degli astanti. E’ però evidente che noi eliminiamo ogni supposizione di frode, e che ammettiamo la perfetta lealtà degli astanti, attestata dalla loro onorabilità e dal loro disinteresse perfetto. Parleremo più tardi dei soprusi, contro i quali è cosa prudente tenersi in guardia.
Con il mezzo dei colpi battuti, e soprattutto dei colpi intimi, di cui abbiamo or ora parlato, si ottengono effetti ancor più intelligenti, come l’imitazione di diverse maniere di battere il tamburo, di esplosioni, di colpi d’arma da fuoco, e persino delle cannonate; poi lo stridor della sega, i colpi di martello, il ritmo delle differenti arie, ecc...
Questo era, come si può comprendere, un vasto campo aperto all’esplorazione.
Si disse che essendovi una intelligenza occulta, essa doveva rispondere alle domande; ed essa rispose infatti col sì e con il no, per mezzo d’un numero di colpi convenzionali. Essendo però queste risposte insignificanti,
si ebbe l’idea di far segnare le lettere dell’alfabeto e di comporre così delle parole e delle frasi.
Questi fatti, rinnovati a volontà da migliaia di persone ed in tutti i paesi, non potevano lasciare dubbio
sulla natura intelligente delle manifestazioni. Sorse allora un nuovo dubbio, secondo il quale questa intelligenza non sarebbe altro che quella del medium, o dell’interrogante, od anche quella degli astanti. La difficoltà era di spiegare,come questa intelligenza potesse riflettersi nella tavola e tradursi per mezzo di colpi; essendo accertato che questi colpi non erano battuti dal medium, essi lo erano dunque dal pensiero. Ora, il pensiero che batte dei colpi, era un fenomeno più prodigioso ancora di tutti quelli di cui si era stati testimoni. L’esperienza non tardò a dimostrare l’inammissibilità di questa opinione. Infatti, le risposte si trovavano assai spesso in opposizione formale con il pensiero degli astanti, all’infuori della portata intellettuale del medium, e persino in lingue da lui ignorate, od esprimendo fatti sconosciuti a tutti. Gli esempi sono così numerosi, che è impossibile non ne sia stato molte volte testimonio chiunque si sia occupato di comunicazioni spiritiche. Citeremo un fatto solo come ci fu riportato da un testimonio oculare.
Su una nave della marina imperiale francese, di stazione nei mari della Cina, tutto l’equipaggio, dal marinaio allo stato maggiore, si occupava di far parlare le tavole. Si ebbe l’idea d’evocare lo spirito d’un luogotenente dello stesso vascello, morto da due anni. Egli venne, e dopo diverse comunicazioni, che stupirono tutti, disse le seguenti parole: “Io vi prego caldamente di far pagare al capitano la somma di... (qui indicava la cifra) che io gli debbo e che rimpiango di non aver potuto rimborsargli prima della mia morte”. Nessuno conosceva il fatto; il capitano stesso aveva dimenticato questo credito, assai minimo, del resto; ma, cercando fra i suoi conti, egli vi trovò la memoria del debito del luogotenente, la cui cifra corrispondeva esattamente a quella indicata. Noi ci chiediamo di qual pensiero questa indicazione potesse essere il riflesso.
 Si perfezionò l’arte di comunicare con colpi alfabetici, ma il mezzo era sempre lunghissimo; ciò nonostante, si ottennero comunicazioni d’una certa estensione, come pure interessanti comunicazioni circa il mondo degli spiriti.
Questi spiriti indicarono altri mezzi; ed a loro soltanto si deve il mezzo delle comunicazioni scritte.
Le prime comunicazioni di questo genere ebbero luogo adattando un lapis al piede di una tavoletta leggera, posata sopra un foglio di carta. La tavoletta, mossa dall’influenza del medium, si mise a tracciare caratteri, poi parole, poi frasi. Si semplificò successivamente questo mezzo servendosi di piccole tavole grandi come la mano fatte appositamente; poi dei canestri, delle scatole di cartone ed infine delle semplici assicelle. La scrittura era così corrente, rapida e facile, come se fosse stata fatta con la mano, ma si riconobbe più tardi, che tutti questi oggetti non erano, in ultima analisi, che appendici, veri portalapis di cui si poteva fare a meno, tenendo da sé stesso il lapis. E la mano, trascinata da un movimento involontario, scriveva sotto l’impulso ricevuto dallo spirito, e senza il concorso della volontà, né del pensiero del medium.
Da quel punto, le comunicazioni d’oltretomba non ebbero limiti più ristretti di quelli che la corrispondenza abituale tra i viventi. Ritorneremo sopra questi differenti mezzi che spiegheremo particolarmente ed estesamente; li abbiamo rapidamente abbozzati per mostrare la successione dei fatti che ci condussero a constatare, in questi fenomeni, l’intervento d’intelligenze occulte, altrimenti dette spiriti.

IL LIBRO DEI MEDIUM di Allan Kardec

MANIFESTAZIONI FISICHE TAVOLE GIRANTI


Si dà il nome di manifestazioni fisiche a quelle che si producono con effetti sensibili, come i rumori, il
movimento e lo spostamento dei corpi solidi. Alcune sono spontanee, vale a dire indipendenti da ogni volontà; le altre possono essere provocate. Per prima cosa, parleremo di queste ultime.
L’effetto più semplice, anzi uno dei primi che fu osservato, consiste nel movimento circolare impresso ad una tavola.
Questo effetto si produce egualmente sopra tutti gli altri oggetti; ma essendo sulla tavola che si fecero
maggiori esercizi, come oggetto più comodo, il nome di Tavole Giranti prevalse per la designazione
di questo genere di fenomeni.
Quando diciamo che tale effetto è uno dei primi che siano stati osservati, vogliamo riferirci a questi ultimi tempi,poiché è ben certo che ogni genere di manifestazione fu conosciuto fin dai tempi più remoti, e non poté essere diversamente, dal momento che questi effetti, essendo naturali, dovettero prodursi in ogni epoca. Tertulliano parla in termini espliciti delle tavole giranti e parlanti.
Questo fenomeno alimentò durante qualche tempo la curiosità dei salotti, quindi fu abbandonato per noia, onde passare ad altre distrazioni, essendo esso tenuto semplicemente come soggetto di distrazione. Due cause contribuirono all’abbandono delle tavole giranti: la moda, per le genti frivole, che consacrano raramente due inverni allo stesso divertimento, e che ne consacrarono, per prodigio, tre o quattro al suddetto fenomeno. Per le persone gravi ed osservatrici ne uscì invece qualcosa di serio che prevalse; e se trascurarono poi le tavole giranti, fu perché si sono occupate delle conseguenze ben più importanti nei loro risultati: esse lasciarono l’alfabeto per la scienza. Ecco tutto il segreto di questo apparente abbandono, su cui gli scettici fanno tanto rumore.
Comunque sia, le tavole giranti restano sempre come punto di partenza della dottrina spiritica, ed a questo titolo dobbiamo loro alcuni schiarimenti, tanto più che presentando i fenomeni nella loro più grande semplicità, lo studio delle cause ne sarà reso più facile; ed una volta stabilita la teoria, avremo la chiave degli effetti più complicati. Perché si produca il fenomeno, è necessario l’intervento di una o più persone dotate di un’attitudine speciale e che vengono designate con il nome di medium. Il numero di coloro che vi cooperano è invece indifferente, se non fosse per il fatto che nella quantità si può trovare qualche medium sconosciuto. Quanto a coloro che sono del tutto privi di medianità, la loro presenza è senza risultato alcuno e forse più nociva che utile, per la disposizione di spirito che sovente vi apportano.
I medium godono, sotto questo aspetto, di una potenza più o meno grande, e producono in conseguenza effetti più o meno pronunciati; spesso un individuo, medium potente, produrrà da solo più che venti altri riuniti: basterà ch’egli posi la mano sulla tavola, perché questa si muova all’istante, si drizzi, si rovesci, faccia dei salti o giri con violenza.
Non vi è alcun indizio della facoltà medianica; l’esperienza sola può farla riconoscere. Allorché in una riunione si vuol provare, conviene sedersi semplicemente attorno ad una tavola, e posarvi sopra il palmo della mano, senza pressione, né tensione muscolare.
Agli inizi, allorché si ignoravano le cause del fenomeno, si erano indicate molte precauzioni riconosciute in seguito assolutamente inutili: tale sarebbe, per esempio, l’alternarsi dei sessi; il contatto dei diti mignoli di differenti individui, in maniera da formare una catena non interrotta. Quest’ultima precauzione parve necessaria allorché si credeva all’azione di una sorta di corrente elettrica: ma l’esperienza ne dimostrò in seguito l’inutilità. La sola prescrizione che sia rigorosamente obbligatoria è il raccoglimento, un assoluto silenzio e soprattutto la pazienza, se l’effetto si fa aspettare. Può darsi che esso si produca in qualche minuto, come può anche ritardare una mezz’ora o un’ora; ciò dipende dalla potenza medianica di coloro che vi partecipano.
 Diciamo ancora che la forma della tavola, la sostanza di cui è fatta, la presenza di metalli, della seta nelle vesti degli astanti, i giorni, le ore, l’oscurità o la luce, ecc., sono altrettanto indifferenti che la pioggia ed il bel tempo.
Soltanto il volume della tavola ha una certa importanza, ma solamente nel caso in cui la potenza medianica fosseminsufficiente per vincere la resistenza; nel caso contrario, una sola persona, un fanciullo, può far sollevare una tavola di 100 chili quando, in condizioni meno favorevoli, dodici persone non farebbero muovere il più piccolo tavolinetto ad un sol piede.
Stando così le cose, allorché l’effetto comincia a manifestarsi, si sente abbastanza generalmente un
piccolo scricchiolio nella tavola; poi si sente come un fremito, che è il preludio del movimento.
La tavola sembra fare degli sforzi per districarsi, poi incomincia il movimento di rotazione;
questo si accelera talvolta al punto di acquistare una tale rapidità che gli astanti hanno grande difficoltà a seguirlo. Una volta stabilito il movimento, si può anche restare distanti dalla tavola,
ed essa continua  tuttavia a muoversi in sensi diversi, senza contatto.
In altre circostanze la tavola si solleva, ora su un piede, ora su un altro; poi riprende dolcemente la sua posizione naturale. Altre volte essa si bilancia imitando il movimento del beccheggio e del rullio di una nave.
Altre volte, infine, ma per ciò è necessaria una potenza medianica considerevole, essa si distacca interamente dal suolo, e si mantiene in equilibrio nello spazio, senza punto d’appoggio, sollevandosi talvolta anche sino al soffitto, in modo che, volendo, le si può passare sotto; poi ridiscende lentamente, bilanciandosi come farebbe un foglio di carta,ovvero cade violentemente e si spezza; il che prova, in maniera evidente, che non si è ingannati da un’illusione ottica.
Un altro fenomeno, che si produce spessissimo secondo la natura del medium,
è quello dei colpi battuti nell’interno stesso del legno, senza alcun movimento della tavola.
 Questi colpi, alcune volte debolissimi, altre volte assai forti, si fanno intendere egualmente negli altri mobili dell’appartamento, contro le porte, i muri ed il soffitto.
A questo fenomeno torneremo fra breve. Quando essi hanno luogo nella tavola, vi producono una vibrazione, che si può benissimo apprezzare con le dita e distinguere soprattutto quando vi si applichi l’orecchio.

IL LIBRO DEI MEDIUM di Allan Kardec

ESISTONO GLI SPIRITI?


 Il dubbio intorno all’esistenza degli spiriti ha per causa prima l’ignoranza della loro vera natura. Essi vengono considerati in generale come esseri a parte nella creazione, e dei quali non è dimostrata la necessità. Molti li conoscono solamente per averne sentito parlare nei racconti fantastici in cui furono cullati, pressa poco come si conosce la storia dai romanzi; senza ricercare se questi racconti, sciolti dagli accessori ridicoli, riposano sopra un fondo di verità, il loro lato assurdo solamente li colpisce: non dandosi la pena di toglierne l’amara scorza per scoprire il mandorlo, essi rigettano tutto; come fanno nella religione quelli che, urtati da certi abusi, confondono tutto nella medesima riprovazione.
Qualunque sia l’idea che si faccia degli spiriti, questa credenza è necessariamente fondata sopra l’esistenza d’un principio intelligente all’infuori della materia; essa è incompatibile con la negazione assoluta di questo principio.
Noi prendiamo dunque il nostro punto di partenza nella esistenza, nella sopravvivenza e nella
 individualità dell’anima, di cui lo spiritualismo è la dimostrazione teorica e dogmatica e lo spiritismo la dimostrazione evidente.
Facciamo per un istante astrazione dalle manifestazioni propriamente dette e, ragionando per induzione, vediamo a quali conseguenze arriveremo.
Dal momento che si ammette l’esistenza dell’anima e la sua individualità dopo la morte, bisogna pure
ammettere:
1) che essa è di una natura differente dal corpo, dal momento che una volta separata essa non ne
ha più le proprietà;
2) che essa gode della coscienza di se stessa poiché le si attribuisce la gioia e la sofferenza, altrimenti sarebbe un essere inerte ed altrettanto varrebbe il non averlo. Ciò ammesso, quest’anima va in qualche parte; che cosa diviene essa? E dove va? Secondo la credenza comune, essa va in cielo o all’inferno; ma dov’è il cielo, dove l’inferno? Si diceva che il cielo era in alto e l’inferno al basso; ma che cosa è l’alto ed il basso nell’universo, dal momento che la terra è rotonda e con il movimento degli astri quello che costituiva la parte alta ad una data ora diventa la parte bassa dopo dodici ore? E’ bensì vero che per luoghi bassi s’intende pure le profondità della terra; ma che sono divenute queste profondità, dal momento che esse sono state investigate dalla geologia? Che cosa sono egualmente divenute quelle sfere concentriche chiamate cielo del fuoco, cielo delle stelle, essendo stato provato che la terra non è il centro dei mondi e che il nostro stesso sole è pur esso uno dei milioni di soli che brillano nello spazio, ciascuno dei quali è il centro d’un sistema planetario? Che cosa diviene l’importanza della terra perduta in questa immensità?
Per quale privilegio ingiustificabile questo grano di sabbia impercettibile che non si distingue né per il suo volume,né per la sua posizione, né per un compito particolare, sarebbe il solo popolato di esseri ragionevoli? La ragione si rifiuta di ammettere questa inutilità dell’infinito, e tutto ci dice che quei mondi sono abitati. Se dunque sono popolati, essi forniscono il loro contingente al mondo delle anime. Ma ancora una volta, che cosa diventano queste anime, giacché l’astronomia e la geologia hanno distrutto le stanze che loro erano state assegnate, e soprattutto dal momento che la teoria così razionale della pluralità dei mondi le ha moltiplicate all’infinito?
La dottrina della localizzazione delle anime non potendo accordarsi con i dati della scienza, un’altra dottrina, più logica, assegna loro per dominio non un luogo determinato e circoscritto, ma lo spazio universale: in questo esiste tutto un mondo invisibile nel mezzo del quale noi viviamo, che ci circonda e ci tocca continuamente. Vi è forse in questo un’impossibilità, qualche cosa di ripugnante alla ragione? Nient’affatto; tutto ci dice, al contrario, che ciò non può essere diversamente. Ma allora che cosa diventano le pene e le ricompense future, se togliete loro i luoghi speciali? Tenete conto che l’incredulità per ciò che riguarda queste pene e ricompense, è in generale provocata, poiché vengono presentate in condizioni inammissibili: ma dite invece che le anime ricevono la loro felicità o la loro sciagura in se stesse; che la loro sorte è subordinata al loro stato morale; che la riunione delle anime simpatiche e buone è una sorgente di felicità; che, secondo il loro grado di purezza raggiunta, esse penetrano e vedono cose alle quali non arrivano le anime grossolane, e tutti comprenderanno questa cosa senza fatica; soggiungete che le anime non arrivano al grado supremo se non per gli sforzi che esse fanno per rendersi migliori, e dopo una serie di prove che serve per renderle sempre più pure; che gli angeli sono le anime arrivate al grado superiore, il quale può essere da tutti raggiunto con la buona volontà; che gli angeli sono i messaggeri di Dio, incaricati di sorvegliare l’esecuzione dei suoi disegni in tutto l’universo; che essi sono felici di queste gloriose missioni, e voi date alla loro felicità uno scopo più utile e più attraente di quello consistente in una perpetua contemplazione, la quale altro non sarebbe che un’inutilità perpetua: dite infine che i demoni sono semplicemente le anime dei cattivi non ancora depurate, ma che possono arrivare a diventare come le altre; e ciò sembrerà più conforme alla giustizia ed alla bontà di Dio, che non la dottrina d’esseri creati per il male e perpetuamente dediti al male. Ecco ancora una volta ciò che la ragione più severa, la logica più rigorosa, il buon senso, in una parola, possono ammettere.
Ora, queste anime che popolano lo spazio sono precisamente quelle che si chiamano spiriti. Sono dunque, gli spiriti, le anime degli uomini spogliate del loro inviluppo materiale. Se gli spiriti fossero esseri a parte, la loro esistenza sarebbe più ipotetica; ma ammettendo che vi sono anime, bisogna pur ammettere gli spiriti che non sono altro che le anime; ammettendo inoltre che le anime sono dovunque, bisogna pure ammettere che vi siano dovunque gli spiriti.
Non si potrebbe dunque negare l’esistenza degli spiriti senza negare quella delle anime.
Questa non è che una teoria più razionale dell’altra, ma è già molto l’avere una teoria non contraddetta né dalla ragione né dalla scienza; se poi essa è per soprappiù corroborata dai fatti, avrà la doppia sanzione del ragionamento e della esperienza. Questi fatti noi li troviamo nei fenomeni delle manifestazioni spiritiche, che sono così la prova evidente dell’esistenza e della sopravvivenza dell’anima. Ma per molti, qui si ferma la loro credenza; essi vogliono ben ammettere l’esistenza delle anime e per conseguenza quella degli spiriti, ma negano la possibilità di comunicare con questi, per il motivo, essi dicono, che esseri immateriali non possono agire sulla materia. Questo dubbio è fondato sull’ignoranza della vera natura degli spiriti, di cui esiste generalmente un’idea completamente falsa, giacché essi vengono rappresentati a torto come esseri astratti, vaghi e indefiniti, ciò che non è.
Nella sua unione con il corpo, lo spirito è l’essere principale poiché è l’essere pensante e sopravvivente; il corpo non è dunque che un accessorio dello spirito, una veste, un involucro che egli lascia quando è logoro. Oltre questo involucro materiale, lo spirito ne ha un secondo, semimateriale, che lo unisce al primo; alla morte, lo spirito si spoglia di questo, ma non del secondo, al quale noi diamo il nome di perispirito. Questa coperta semimateriale, che conserva la forma umana, costituisce per lui un corpo fluidico, vaporoso, il quale, peraltro, quantunque sia invisibile a noi nel suo stato normale, possiede tuttavia alcune proprietà della materia. Lo spirito non è dunque un punto,un’astrazione, ma un essere limitato e circoscritto, al quale non manca forse altro che d’essere visibile e palpabile per assomigliare agli esseri umani. Perché, dunque, non agirebbe egli sopra la materia? Forse perché il suo corpo è fluidico? Ma non è forse fra i fluidi più rarefatti, anzi tra quelli che egli ritiene come imponderabili (l’elettricità, per esempio), che l’uomo trova i suoi più potenti motori. Forse che la luce imponderabile non esercita una azione chimica sopra la materia ponderabile? Noi non conosciamo la natura intima del perispirito, ma supponiamolo formato di materia elettrica, o di tutt’altra così sottile: perché non avrebbe egli la medesima proprietà se fosse diretto da una volontà?
 Dal momento che l’esistenza dell’anima e quella di Dio, che sono conseguenza l’una dell’altra, stanno alla base di tutto l’edificio, prima di incominciare una discussione spiritica è necessario assicurarsi se l’interlocutore ammette questa base. Se alle seguenti questioni: Credete voi in Dio? Credete voi di avere un’anima? Credete voi alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte? egli risponde negativamente, o soltanto se egli dice semplicemente: Io non so vorrei che fosse così, ma non ne sono sicuro, ciò che, la maggior parte delle volte, equivale ad una cortese negazione presentata sotto una forma meno decisa, sarebbe inutile andare oltre, quanto lo sarebbe il voler convincere delle proprietà della luce il cieco che non ammettesse l’esistenza della luce stessa, giacché, in conclusione, le manifestazioni spiritiche non sono altro che gli effetti delle proprietà dell’anima; con costui converrebbe seguire un tutt’altro ordine d’idee per non perdere tempo.
Se la base è ammessa, non a titolo di probabilità ma come cosa sicura, incontestabile,
l’esistenza degli spiriti ne deriva naturalmente.
 Resta ora a sapersi se lo spirito può entrare in comunicazione con l’uomo, vale a dire se può avere con lui uno scambio di pensieri. E perché no? Che cosa è l’uomo se non uno spirito imprigionato in un corpo? Perché lo spirito libero non dovrebbe poter comunicare con lo spirito schiavo, come l’uomo libero con quello che è incatenato? Se ammettete la sopravvivenza dell’anima, come potete razionalmente negare la sopravvivenza delle affezioni? Dal momento che le anime sono dappertutto, non è naturale il pensare che quella d’un essere il quale ci amò durante la vita, venga vicino a noi, desideri comunicare con noi, e si serva a quest’uopo dei mezzi che sono a sua disposizione?
Durante la vita non agiva egli sulla materia del suo corpo? Non ne dirigeva egli i movimenti? Perché dunque dopo la sua morte, d’accordo con un altro spirito legato al corpo, non dovrebbe servirsi di questo corpo vivente per manifestare il suo pensiero come un muto può servirsi di un uomo parlante per farsi capire?
 Facciamo,per un istante, astrazione dai fatti, i quali, per noi, rendono la cosa incontestabile;
ammettiamo che ciò sia possibile a titolo semplice di ipotesi; noi domandiamo che gli increduli ci provino, non con semplice negazione, poiché la loro opinione personale non può fare legge,
ma con ragioni  perentorie che ciò non può essere.

Noi vogliamo metterci sul loro terreno e giacché vogliono apprezzare i fatti spiritici con
l’aiuto delle leggi della materia, ricavino dunque da questo arsenale qualche dimostrazione
matematica, fisica, chimica, meccanica,
fisiologica, e provino per a più b, sempre partendo dal principio dell’esistenza
e sopravvivenza dell’anima:

1) Che l’essere che pensa in noi durante la vita non deve più pensare dopo morte.
2) Che se egli pensa non deve più pensare a quelli che ha amato.
3) Che se egli pensa a quelli che ha amato non deve più voler comunicare con loro.
4) Che se egli può essere dappertutto, non può essere accanto a noi.
5) Che se egli ci è vicino, non può comunicare con noi.
6) Che per mezzo del suo involucro fluidico egli non può agire sopra la materia inerte.
7) Che se può agire sopra la materia inerte, egli non può agire sopra un essere animato.
8) Che se egli può agire sopra un essere animato, non può dirigere la sua mano per farlo scrivere.
9) Che potendo farlo scrivere, non può rispondere alle sue questioni e trasmettergli il suo pensiero.
Quando gli avversari dello spiritismo ci avranno dimostrato che le cose suddette non sono possibili, con ragioni così chiare come quelle con le quali Galileo dimostrò non essere il sole che gira attorno la terra; allora noi potremo dire che i loro dubbi sono fondati; sfortunatamente, finora tutta la loro argomentazione si riassume in queste parole: Ionon credo, dunque è impossibile. Ci diranno senza dubbio che sta a noi il provare la realtà delle manifestazioni;noi la proviamo loro con i fatti e con il ragionamento; se essi non ammettono né l’uno né l’altro, se negano perfino quello che vedono, sta a loro provare che il nostro ragionamento è falso e che i fatti sono impossibili.

IL LIBRO DEI MEDIUM di Allan Kardec

SERVI E CAMMINA



Il tempo è dono della Divina Provvidenza. Tempo per cosa?, molti chiederanno.
Occasione per agire e servire, apprendere e avanzare, facendo il bene.
Possediamo realmente la valorosa legione dei compagni che avanzano con difficoltà lungo i pendii del lavoro, sotto fardelli di obblighi che portano con allegria; ma al nostro lato abbiamo una legione molto più vasta, quella dei compagni in attesa.
Tracciano piani di salvezza. Vogliono innalzare grandi istituizioni di benemerenza.
Creano suggestioni rinnovatrici per le realizzazioni in corso, senza volgersi ai settori dell'azione.
Confessano la realtà di certi fenomeni a cui hanno assistito, come un invito all'esercizio del bene.
Riferiscono casi familiari che sembrarono loro gravi avvertenze.
Descrivono sogni mirabili da cui furono favoriti.
Commentano le relazioni sociali che possiedono, tra le quali racolsero numerosi consigli e insegnamenti.
Tuttavia, dopo simili affermazioni appaiono smarriti e indecisi e dimenticano che è indispensabile muoversi nella direzione delle attività con cui si costruisce il bene per gli altri, affinché gli altri forniscano loro aiuto nel momento opportuno.
Chi è immobile nel tempo, ricordi che il tempo non si ferma, né indietreggia.
Non esitare.
Inizia la giornata del servizio al prossimo, ovunque ti trovi.
Fai qualcosa.
Liberati di qualche proprietà che più utilizzi a beneficio di qualcuno con bisogni maggiori dei tuoi.
Allevia le difficoltà in cui si dibatte un malato.
Agisci a favore di qualche bambino senza protezione.
Estendi almeno um briciolo di aiuto alle madri abbandonate.
Il Vangelo ci annucia che la fede senza opere è esterile.
Sogna e medita, ma servi e cammina.
In qualunque crisi dell'esistenza, conserva la calma costruttiva, poiché i nostri stali mentali sono contagiosi e, rasserenando gli altri, agiremo veramente in aiuto di no stessi.

EMMANUEL

domenica 5 febbraio 2012

IL GIOCO DELLA VITA


In ogni caso è tutta una questione di "tempo", di soggiacere a lui o di trascenderlo il prima
possibile e se occorreranno molte vite, molte esperienze, molti patimenti, in ogni caso è
sempre un gioco. Il punto è se si vuole giocare per delizia e con letizia o si vuole giocare
soffrendo e sommersi nella paura di perdere. Giocando, lo stesso si può vincere una
partita per volta o quella definitiva del gran salto dimensionale.
Siate felici, perché il momento che state vivendo è memorabile per l'umanità. È in gioco
molto. Direi quasi tutto. Grandi cose vi attendono. Non cercate occasioni. Le occasioni
verranno a voi da sole.
Suggerimenti:
Ben disponetevi nei confronti degli eventi. Preparate i vostri animi e forgiate il vostro
carattere. Temprate la fede in ciò che sapete. Eliminate i difetti, le debolezze.
Amministrate saggiamente le vostre risorse spirituali e anche le vostre risorse fisiche.
Questo deve essere il vostro programma verso quel futuro che vi attende.
D. - Vorrei sapere se la strada dell'amore sia esclusiva di qualunque altra o se deve essere
inclusiva di quella della giustizia?
R. - Noi raccomandiamo l'amore e la saggezza, perché la saggezza consente di essere
giusti. In ogni caso non parlerei di giustizia. Questa è affidata alla Legge. Diffida di chi
parla di giustizia.
D. - Abbiamo il dovere di lottare contro l'ingiustizia terrena?
R. - L'idea di giustizia che avete nel cuore deve improntare tutte le vostre azioni, perché è
un‟eco della Legge che impronta l‟Universo. Quello che è impossibile è esercitarla
correttamente. È il connubio giustizia/creatura che non si sposa, la Giustizia si sposa
soltanto con l‟Amore.
Fratelli, qualche volta nel corso della vostra vita avete la gioia di incontrare qualcuno che
allarga gli orizzonti del vostro vedere. Consideratevi fortunati. La Volontà dell'Assoluto, e la
vostra scelta individuale, hanno fatto sì che egli fosse messo davanti a voi, per aiutarvi a
crescere spiritualmente. Ciò non sarà mai frutto del caso. Coloro che vi hanno consigliato e
istruito nella scelta del vostro programma individuale hanno fatto sì che quest‟avvenimento
non potesse essere eluso. Coloro che vi amano sono sempre attenti e vigili sul vostro
operare e non permettono di cadere nell‟auto inganno.
Siate certi e convinti di essere sul giusto sentiero che porta alla vera conoscenza. Il
risveglio è senz'altro qualcosa di molto faticoso, per il quale vale la pena di vivere e di
lottare. La lotta non è quella cui è abituato l‟uomo nelle dimensioni terrestri. La lotta
consiste nel continuo vaglio della realtà soggettiva, anche se questa realtà soggettiva ha
delle interrelazioni con la realtà oggettiva. Maggiore chiarezza spirituale ci sarà nelle vostre
menti, allorquando procederete e v‟inoltrerete nella profondità del campo spirituale. Le
conoscenze spirituali fanno breccia in quel muro invisibile che vi separa dalla vera
conoscenza.
Fratelli miei, abbracciate i compiti ingrati della vostra vita con maggiore leggerezza
mentale, perché sappiate che essi sono messi davanti a voi per dei precisi motivi. Quando
v‟imbattete in qualcuno che mette a dura prova la vostra pazienza e il vostro amore
fraterno, sappiate che quell'individuo è una prova per la vostra vita spirituale. Colui che
mente non mente agli altri, ma mente a se stesso, colui che danneggia gli altri non
danneggia che se stesso. È questo l'estrinsecarsi della Legge meravigliosa che è Legge
d'Amore. Chi è nella Legge e vi aderisce è in Dio. Colui che n‟è lontano e la contrasta ha
bisogno di un tempo molto lungo per capirla a farla sua. Ma l'Amore che permea l'Universo
ci spinge ad intervenire in aiuto di quel fratello che ancora giace nel buio. Solleviamo
quelle bende che lo tengono nelle tenebre, risvegliamo il suo cuore che è ottenebrato da
un lungo torpore, da un lungo sonno, lo confortiamo e lo aiutiamo a scegliere ciò che a lui
è più confacente. L'Amore che dovrebbe operare anche nel vostro mondo materiale opera
meravigliosamente nei mondi per voi invisibili.
D. - Quali sono i mondi invisibili?
R. - Quei mondi che voi non conoscete, di cui spesso negate l'esistenza per il fatto che non
li percepite, sono effettivamente esistenti. In loro regna la Legge dell'Amore dove, chi
compie il Volere del Padre e il volere del Figlio, può liberamente manifestarsi e lo Spi rito
santo può insediarsi nella sua mente. Là dove la luce non può estinguersi, là dove le
tenebre non hanno corpo, là dove il cielo si congiunge con il Cielo e il tempo è senza
tempo, dove l'armonia vibra anche nelle pieghe dei nostri corpi, là dove il Regno di Dio è
una realtà. Ma tutto ciò è valido anche nel vostro mondo visibile. Le mie parole, prese in
prestito dalle vostre parole, non possono rendere minimamente il mio pensiero. Sappiate
almeno intuire tutta la sua bellezza e la sua profondità.
Dio ha dato per Amore una parte di Sé e Dio non è altro che Amore, essendo stata data a
tutti la medesima parte. Il resto, la differenza inventata da voi, è venuta dopo per
l'operare dell'individuo. Di fronte a Lui siamo tutti uguali, ma ognuno di noi potrà avere più
coscienza o meno coscienza di sé, più meriti o più demeriti, ma come un padre che ha
molti figli, li ama tutti con lo stesso amore e non dà qualcosa di più a uno e qualcosa di
meno a un altro. Così fa Dio.
Sappiate, fratelli, quali sono i pericoli che correte e dove portare la vostra mente. La vostra
mente, che è malata dei mali in cui vivete ossessionati dalla conquista del piacere e del
potere, può salvarvi come può perdervi. Non lasciatela agire in voi in maniera
inconsapevole. Cosa vi è di più bello dello svegliarsi il mattino con la certezza di avere
dentro di sé la verità e di sapere di essere sulla giusta strada e, per conseguenza, la
certezza di un'esistenza reale? È quello che vi auguro, fratelli, perché con tanto amore lo
desidero per voi. Con gli anni amerete ancora di più la Conoscenza e ne farete il vostro
pane quotidiano.
D. - Da chi ci viene questa Conoscenza?
R. - Dalla vostra interiorità, anche se vi aiutate apprendendo conoscenza dagli altri. Vi è
chi cerca ancora le prove per quello che sente vibrare dentro di sé cui non sa dare una
risposta concreta. Fratello, cerchi anche tu queste prove? Nessuna prova potrà appagarti,
se prima non accetti quello che senti palpitare dentro di te.
Abbiate maggiore fede in voi stessi, perché la vostra origine è essenzialmente divina.
Adoperatevi perché ciò che è celato e sconosciuto possa venire da voi fuori ed essere
riconosciuto per quel che è.
Fratelli, il buio del futuro che vi sovrasta v‟incute tanto timore ma tranquillizzatevi: noi
siamo qui per voi, per sostenervi e incoraggiarvi, quando intorno a voi sentite l'incertezza
e la paura.
Noi abbiamo sostenuto anche i vostri antenati vissuti in mezzo alle più aspre
difficoltà ma voi, figli del vostro tempo, avete molte, molte cose a vostra disposizione delle
quali spesso non sapete farne tesoro.
Ciò che la tecnica e la scienza vi hanno dato per vivere meglio, spesso è fonte di dolore e
di cattiveria, a causa del vostro egoismo. Riflettete su tutto ciò che la natura mette a
disposizione per arricchire il vostro spirito e allietare i vostri giorni.
L'Amore di Dio che permea ogni cosa è a vostra completa disposizione, solo che sappiate
cogliere gli aspetti più belli. Gioite e siate felici. Se saprete cogliere il bello e il meglio in
tutti e in ogni cosa vi accorgerete che questa è la gioia che dà il Creatore alle Sue
creature, perché Egli vuole vedervi felici. La malattia e il male sono opera dell'uomo e non
di Dio ma voi vi chiederete: "Se il male è insito nella nostra vita, come abbiamo potuto
produrlo noi stessi?" Voi non ricordate più, ma il vostro spirito sa. Le vostre memorie,
annullate alla nascita, hanno registrato le varie esperienze sin dal primo uomo sulla Terra
fino ad oggi. Siate in ogni modo lieti e fiduciosi, perché non vi è dolore che non si
accompagni alla gioia. Quando vivrete il vostro ultimo attimo di quest‟attuale stato di
coscienza obnubilata, e lo chiamerete morte, ricorderete tutto quanto e troverete la
spiegazione ai fatti delle vostre vite apparenti e nel contempo reali. Nessuno, in
quell'attimo di transizione, potrà attribuire la responsabilità agli altri né a Dio per ciò che
crede gli sia capitato durante la sua dimora sulla Terra. Riconoscerà di essere stato l'unico
artefice della propria vita, nel cosiddetto bene e nel cosiddetto male ma quello che voglio
dirvi è che non occorre che si giunga a quell'ora per prendere coscienza di ciò. Siatene
certi oggi, e tutta la vostra vita prenderà una svolta diversa. Sappiate apprezzarla ora,
perché non a caso vi è stata donata.
Che cosa non vi è chiaro, fratelli? Quali domande?
D. - Qual è il significato della frase evangelica: "Bussate e vi sarà aperto."?
R. - I meriti, fratello. Acquistate i meriti. Così si bussa.
D. - Quali sono i meriti?
R. - Credo che tu conosca ciò che ha lasciato detto il Cristo che è stato d'esempio per tutta
l'umanità. Operate come Lui e in Suo Nome.
D. - Come possiamo essere come Lui essendo così piccoli da non potere nemmeno
affermare di essere cristiani?
R. - Il Cristo ha anche assicurato che se vorrete potrete spostare le montagne. La
piccolezza risiede quindi nella vostra mente che si auto limita pur di non cedere, non già
nel vostro spirito.
D. - Perché occorre raggiungere la nostra morte affinché lo spirito sappia come stanno le
cose nella Realtà?
R. - Ho affermato che non occorre arrivare alla morte per svegliarvi. Potete capire perché
siete venuti su questa Terra e qual è il vostro compito, se prendete coscienza, se vi
destate. Siate puri come i bambini.
D. - Come si fa a restare sempre puri come i fanciulli di fronte a certe situazioni?
R. - Dimenticate, spesso volutamente, che quelle certe situazioni sono determinate dal
sonno e, in quanto tali, sono da compatire e da rimediare con l'amore. Risvegliate in voi
l'animo che è rimasto fanciullo e vedrete le brutture con un'altra ottica. Fate tutto così
difficile! La vostra unica preoccupazione è quella di fare diventare la vita più dura di
quanto non sia. Curate di amplificare il vostro amore per tutti, perché le vibrazioni
d'amore, come quelle di odio, arrivano a noi in gran quantità.
Le armonie che conoscete sulla Terra, sono un pallidissimo riflesso delle armonie nelle
quali è immerso e di cui si nutre il nostro essere. Le armonie dei colori sono l'emblema del
nostro mondo. Tutto quello in cui operiamo avviene per gruppi e non individualmente. Qui
da noi l'individuo, da solo, non ha un grande e separativo significato. Tutto si svolge nel
gruppo e tutto si fa per il gruppo. Il gruppo a sua volta è parte integrante di una Comunità
e la Comunità è integrata nei vari mondi. Tutti osserviamo una sola Legge la qual è valida
per tutti i mondi, anche se essa nel vostro è suddivisa in tante leggi. Non vi è distinzione di
razza, colore o condizione economica o sociale. La comunanza tra i popoli è operante nella
Legge e nelle parole del Cristo. Le brutture del vostro mondo sono sconvolgenti per il
nostro modo di pensare e ci rattristano tanto. Vi è in noi tanta amarezza nel vedere, nel
sentire tanta sofferenza. Vorremmo venire in vostro aiuto ma la Legge del libero arbitrio lo
vieta. La felicità e la serenità - quando riuscite a realizzarle - rendono un servizio anche a
noi.

Nota - Sul piano umano di solito si crede di essere indipendente o dipendente. È facile rendersi conto che nessuno può definirsi indipendente, perché ognuno di noi ha bisogno di parecchie persone e di parecchie cose durante l'arco della propria vita. Anche chi si definisce dipendente assume un atteggiamento sbagliato, perché, oltre ad imporsi dei limiti nei riguardi di se stesso, non da agli altri il proprio contributo. In effetti,ognuno serve qualcun altro e di lui si serve. Si dovrebbe quindi prendere coscienza di essere tutti interdipendenti come, in effetti, gli Interlocutori c‟insegnano affermando che anche noi facciamo un servizio a loro.

Chi ci ascolta sono in parecchi sulla Terra, chi ci ascolta non con la mente, ma con il cuore
trova la garanzia per l'autenticità di questi nostri interventi.
Quando vi accorgete di non capire tutto quello che vi sta succedendo e di non trovare una
spiegazione logica dei fenomeni nella vostra quotidianità, allora avete la prova che i vostri
canali interiori si stanno aprendo, per attingere ad un'altra dimensione. Coloro che sono
paghi del loro vivere e dei loro averi materiali non cercano spiegazioni.
Se vi tenete in esercizio, la comunicazione sarà sempre più facile. I vostri pensieri
incontreranno i nostri pensieri e la simbiosi avverrà. Quando, invece, ricondurrete il tutto
alla logica e alla ragione, vi allontanerete dalla verità. Chi vi parla ha progettato da tempo
tutto ciò.
D. - Non sappiamo da quale dimensione parli.
Sulle vibrazioni, loro e nostre, e sui loro nomi:
R. - La comunicazione non è stata possibile prima a causa delle vostre vibrazioni di natura
eterogenea rispetto alla nostra. Mi riferisco al vostro passato. Non manca certo la nostra
buona volontà di progettare di comunicare con voi, ma spesso ciò è reso impossibile dalla
vostra mancanza di disponibilità.
D. - Per noi è scoraggiante non conoscere chi con cui comunichiamo. Non sappiamo da
quale luogo parli, qual è il tuo nome.
R. - Anche se ti dico chi sono non cambia niente nella tua vita. Chiunque potrebbe
inventare luoghi e nomi altisonanti. Finiresti mai di dubitare? Voi non avete ancora le idee
molto chiare sull'esistenza dei mondi paralleli. I disincarnati stanno in vari di questi mondi
paralleli, durante l‟attesa di collocazione. Dopo, essi avranno un loro mondo secondo il loro
sentire. Durante quest'attesa non si può avere rapporto con chi vibra molto alto, perché
loro sono in uno stato simile al sonno. Le vibrazioni devono essere corrispondenti perché
avvenga il contatto.
D. - Che cosa intendi per mondi paralleli?
R. - Le varie dimensioni dell'essere nell'Universo. A ogni dimensione corrisponde un mondo
e anche noi non conosciamo tutte le dimensioni possibili. Ciò è possibile solo a Dio, che è
l'Essenza di tutto.
Nota - Alcuni anni dopo ci affermeranno che le dimensioni non sono da intendere nel
senso spaziale, ma semplicemente come stati di coscienza.

Messaggio dal CERCHIO DI CATANIA 

FRATELLI CHE COSA CERCATE?


La scintilla del Creato non sta fuori di voi. Anche l'Universo, che sembra esterno a voi, é
contenuto nella vostra interiorità.
Fogli dopo fogli, parole dopo parole si susseguono per darvi quegli insegnamenti di cui
siete bisognosi. La verità può essere nel frattempo visibile agli occhi attenti e ben celata a
quelli che non sanno, perché non vogliono, vederla. Quando l'animo vostro diverrà
fanciullo potrà farvi credere anche alle favole, come fanno i bambini. La vostra arroganza,
invece, vi mette in guardia dal credere a tutto ciò che appare incredibilmente bello e facile.
Rocce, minerali e piante voi eravate. Tutto ciò per ubbidire al Disegno divino. Egli ha
voluto che il meccanismo dell‟evoluzione rimanesse impenetrabile per quegli spiriti che non
si sono ancora risvegliati. La Magnificenza dell'Altissimo ha stabilito anche che l'ascesa
delle Sue creature fosse sempre continua. Tutto ciò può apparire assurdo, ma la verità
nascosta nelle Leggi del Creato é quanto di più bello e di più logico si possa immaginare.
La verità é che la vita discende e ascende dal Creatore alla creatura e viceversa. Le
bellezze del vostro mondo sono un piccolissimo esempio dell'immagine del Creato.

Amici, lasciate che le nostre parole penetrino in voi così profondamente da potervi lasciare
un segno indelebile. La Magia é prerogativa della vostra vita, ma quanti di voi sanno
capirla? Solo pochi riescono a conoscerla; eppure, molti ne sanno trovare profitto. La vera
Magia é alchimia della vita. Tutti gli elementi dell'Universo danno un loro risultato, se
combinati bene tra loro. Chi sa trovare le Leggi che improntano i vari universi é un vero
alchimista. All'uomo tutto potrebbe essere possibile se solo lo volesse con tutto se stesso.
Spesso, però, manca la fede, non solo in Dio ma anche nelle proprie capacità...

...Non sprecate energie per tante cose che a volte sono inutili. Utilizzate piuttosto il vostro
tempo facendo in modo di forgiare e temprare il vostro animo con il carattere, come con il
fuoco si forgia il ferro e con l‟acqua si tempra. Il carattere può essere il vostro principale
nemico nel distrarvi e nell'allontanarvi da quelle che sono le prerogative della vostra
individualità, oppure il migliore amico. A voi la scelta.
Eliminate la meschinità dalla quotidianità. La meschinità niente ha in comune con la vostra
nobile origine. Amatevi, fratelli, perché in ciò si compia il Volere del Creatore. Chiunque
viva, pensi ogni giorno di poter perdere il dono prezioso che é la vita. Tenga ad essa come
alla cosa più cara.

Nota - La vita è preziosa perché, su questo piano dimensionale, è necessario il corpo fisico per
esperire tutto quanto di cui ognuno di noi ha bisogno. Su altri piani, ma solo se quelli materiali sono stati compresi e trascesi, si faranno altre esperienze.
Portate avanti i vostri progetti, se questi arricchiscono lo spirito.


Non identificatevi con loro, però, e restatene al di fuori.
Infine, v'auguro che la vostra vita possa essere d'esempio per tutti gli altri, per correttezza, per rigore,
 per quieto amore.Non vivete da eroi. Vivete semplicemente, perché ad ognuno sarà dato quello che si merita, e non sarà misurato con il metro umano.

La preghiera al Cristo e alla di Lui Madre possa essere sempre il principio della vostra
giornata. Quando i vostri animi sono afflitti, piegati dal dolore, riscoprite nella preghiera
quelle risorse di cui avete bisogno. Ma vi è di più: la preghiera innalza le vostre vibrazioni
e vi mette in sintonia con tutti i mondi esistenti. Le vibrazioni del vostro spirito giungono
chiarissime a noi quando la preghiera non parte dalle labbra ma dal vostro intimo. Solo
così si potrà verificare quel connubio fra il Creatore e le Sue creature.
Quando vi raccogliete in preghiera espandete la vostra coscienza oltre le cose che amate e
desiderate, verso un qualcosa di sconosciuto di cui con la mente non cogliete l'esistenza. È
questo il sentimento indefinibile che voi provate quando il vostro spirito è libero dai legami
terreni.

Nota - Tutto ciò che cogliamo nella nostra "realtà quotidiana" serve soltanto per affrontare le sfide che abbiamo incluso nel nostro "programma" all'atto della nascita nel mondo delle forme.
Espandere la nostra coscienza verso qualcosa di sconosciuto, ma conoscibile,
significa trascendere la mente, oltre la quale esiste soltanto la Realtà.

Esercitate la ricerca sottile fino a quando non diventerà percezione. Questo è il nutrimento
per il vostro spirito. La materia, suppongo, vi sarà ancora d'ostacolo ma l'esercizio potrà
rendere i suoi frutti. Questa simbiosi è possibile ed è necessaria perché si attui il volere del
Creatore. È la Legge che permea tutta la materia dei mondi conosciuti e di quelli non
conosciuti.
L'energia circolante è comunicativa come la linfa vitale che nutre tutti gli esseri e li
tengono in continuo contatto. Anche il vostro sapere, le vostre acquisizioni, i vostri stessi
pensieri possono liberamente circolare da un individuo ad un altro, da un essere terrestre
a un essere di un'altra dimensione e viceversa. Non si può fermare questa forza che è la
Legge, che è il Creatore. Quindi, va assecondata e portata avanti, fino alla fine.
Chiedete. Se avete dubbi nell'animo noi siamo pronti a soddisfare le vostre richieste.
Dialogo sulla fine dei tempi:
D. - Che intendi dire con la frase: ". . . fino alla fine"?
R. - Fino alla fine di tutti i tempi.
D. - Se il tempo è un concetto mentale, in quanto tale non è reale.
R. - Quando non sarà più un concetto mentale sarà la fine di tutti i tempi, perché non vi è
più nessuno che crea il tempo. La conoscenza sta in tutti voi, ma vi è chi non è capace di
trovare il bandolo della matassa che sembra ingarbugliata e difficile da trovare, vi è chi
non si rende conto che occorre molto interesse per cercarlo e molta pazienza, vi è anche
chi non s'accorge nemmeno che esiste una matassa, tanto meno il bandolo. Tutto dipende
da quanto interesse diamo al nostro "io" e quanto ne diamo allo spirito.

Messaggio dal CERCHIO DI CATANIA 

GLI ANGELI SECONDO LO SPIRITISMO


12 - Vi sono esseri dotati di tutte le qualità attribuite agli angeli: su questo
non vi sono dubbi. La rivelazione spiritista conferma, su questo punto,
la fede di tutti i popoli; ma nello stesso tempo ci fa conoscere la natura
e l’origine di tali esseri.
Le anime, o spiriti, sono create semplici e ignoranti, cioè prive
di conoscenze e della coscienza del bene e del male,
ma atte ad acquisire tutto ciò che manca loro;
l’acquisiscono per mezzo dell’attività; il fine, che è la perfezione, è
identico per tutte; vi giungono più o meno rapidamente, in virtù del
loro libero arbitrio e in ragione dei loro sforzi; tutte hanno gli stessi gradini
da salire, lo stesso lavoro da compiere; Dio non ha assegnato una parte
più grande e più facile agli uni più che agli altri, perché tutti sono suoi figli,
ed essendo giusto non ha preferenze per nessuno. Egli dice loro:
«Ecco la legge che deve essere la vostra regola di condotta; essa sola
può condurvi alla mèta; tutto ciò che si conforma a questa legge è bene,
tutto ciò che le è contrario è male.
Voi siete liberi di osservarla o di infrangerla, e sarete così arbitri della
vostra sorte». Dio, quindi, non ha creato il male; tutte le sue leggi sono
per il bene; è l’uomo che crea il male infrangendo le leggi di Dio;
se le osservasse scrupolosamente, non si allontanerebbe mai dalla retta
via.
13 - Ma nelle prime fasi della sua esistenza, l’anima, come il bambino,
è priva di esperienza; perciò è fallibile. Dio non le dà l’esperienza,
ma le dà i mezzi per acquisirla; ogni passo falso sulla via del male è
per lei  un ritardo; ne subisce le conseguenze e impara a sue spese ciò
che deve evitare.
Così, a poco a poco, l’anima si sviluppa, si perfeziona e avanza nella
gerarchia  spirituale, fino a quando giunge allo stato di puro Spirito o angelo.
Gli angeli sono quindi le anime degli uomini giunte al massimo grado di
perfezione della creatura, e che godono della felicità promessa.
Prima di raggiungere il gradino supremo, godono di una felicità relativa
al loro avanzamento, ma questa felicità non consiste nell’ozio: consiste nelle
funzioni che piace a Dio conferire loro, e che esse sono felici di svolgere,
perché tali occupazioni sono un mezzo per progredire
(vedere cap. 3, Il cielo).
14 - L’umanità non è limitata alla terra: occupa innumerevoli mondi che
roteano nello spazio; ha occupato mondi che sono scomparsi,
ne occuperà altri che si formeranno.
Dio ha creato per tutta l’eternità, e crea incessantemente.
Quindi, molto tempo prima che esistesse la terra,
qualunque sia l’età che le si attribuisce, vi erano su altri mondi Spiriti
incarnati che hanno percorso le stesse tappe ora percorse da noi,
Spiriti di formazione più recente, e che sono arrivati alla mèta prima ancora
che noi uscissimo dalle mani del Creatore. Per tutta l’eternità, quindi,
vi sono stati angeli o puri spiriti; ma la loro esistenza umana si perde in
un passato infinito, e per noi è come se fossero sempre stati angeli.
15 - Si trova così realizzata la grande legge di unità della creazione:
Dio non è mai stato inattivo, ha sempre avuto puri Spiriti provati e illuminati
per trasmettere i suoi ordini e per dirigere tutte le parti dell’universo,
dal governo dei mondi fino ai più piccoli particolari.
Non ha quindi bisogno di creare esseri privilegiati, esenti da difficoltà;
tutti, vecchi e nuovi, hanno conquistato i loro gradi nella lotta,
e per merito proprio; tutti, infine, sono figli delle loro
opere. E così si compie la suprema giustizia di Dio.

Dal Libro : CIELO E INFERNO di Allan Kardec 

Attraverso un raggio di luce dell'Universo veniamo a voi, fratelli.



Attraverso un raggio di luce dell'Universo veniamo a voi, fratelli.
Rallegrandoci come sempre, per la richiesta della vostra volontà superiore, mandiamo i nostri Spiriti, alleggeriamo i vostri animi e trasformiamo, col nostro amore, ogni nota di dolore e di sofferenza. Tutto questo nostro operare lo estendiamo a voi sollecitando il vostro contributo in modo tale da potenziare la sinergia dei nostri Esseri per allargare il raggio d'azione in tutti i punti di questo Pianeta desolato, di questa Terra sofferente. Sulla sofferenza dei nostri fratelli umani puntiamo tutta la nostra opera, l’opera del nostro cuore. Allarghiamo le possibilità d’amore di questo organo e facciamo posto, facciamo spazio perché possa contenere, assorbendo tutta la sofferenza del mondo e poi, con un grande respiro dell’anima, trasformarla in pace, trasformarla in gioia, in serenità. Guardiamo i nostri fratelli ammalati nelle corsie degli ospedali e nelle trincee di guerra, succubi della violenza altrui e vittime di guerre fratricide. Trasfondiamo il nostro amore in questi luoghi di disperazione e di desolazione e non tralasciamo di comunicare il nostro pensiero di pace e d'amore anche a tutti i Capi di Stato della Terra e chiediamo loro che siano saggi, che siano mansueti, che siano equi in tutte le loro azioni. Chiediamo ai loro cuori quella profonda trasformazione che nega e ripudia ogni odio, ogni belligeranza tra i popoli. Facciamo in modo che ci ascoltino. Gridiamo con la voce del nostro cuore questo monito, che si rendano conto del male perpetuato non solo gli altri ma anche se stessi. Chiediamo a tutti gli Spiriti dell'Universo di unirsi a questa nostra richiesta perché il richiamo possa essere forte, penetrante e sentito in ogni angolo della Terra. Chiediamo la collaborazione di tutti i livelli del mondo degli umani e del Mondo dello Spirito, anche del mondo animale e vegetale, affinché siano solidali con noi. Ad ogni nota di dolore che ci giunge da un fratello inviamo una nota di gioia, una nota di comprensione e crediamo fermamente che la nostra azione-opera, sarà, è efficace nonostante le apparenze contrarie. Chiediamo alla Luce Prima, al Primo Amore che illumini le menti di queste fratelli scervellati e che trasformi l'odio e il risentimento dei loro cuori in sentimento di amicizia e fraternità. Chiediamo alla Grande Luce che protegga questo mondo e risparmi gli uomini da vicissitudini ancora peggiori e promettiamo la nostra totale disponibilità presso i fratelli più bisognosi, più infelici. Rasserenatevi fratelli, perché solo con la serenità interiore potete aiutare i vostri simili e non diminuite mai le forze del vostro animo dinanzi ai fatti del mondo. Proprio in questi momenti e in quelli che verranno occorre fare molta luce, occorrerà portare amore e compassione perché, prima o poi, l'Umanità toccherà il fondo come conseguenza di uno stato inconsapevole. Ma come sempre, come è accaduto e come accadrà, gli aiuti non mancheranno e arriveranno sia dalla Terra che dall'Universo per fermare questa corsa alla scelleratezza, alla follia collettiva. Curate maggiormente la vostra interiorità, fratelli; approfittate di questo momento di intesa perfetta fra le vostre bande energetiche e quelle più raffinate degli Spiriti di Luce per ricaricarvi, per guarirvi da ogni malanno, per rendere stabile la volontà della vostra mente e la fede del vostro cuore. Nonostante tutto il male che vi circonda, tutti i malesseri che avvertite, siate sereni, continuate a essere gioiosi, perché questi sono i requisiti indispensabili per la vostra somma salvaguardia. Continuate a gioire della vita per quel che di buono e di dolce vi può offrire, ma restate imperturbabili nei tentativi di coinvolgimento da parte del malanimo generale e dell'infelicità collettiva. Ricordate: non siete mai soli, avete noi. Siete in solidarietà con l'universo intero!

Dal : CERCHIO DI CATANIA