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venerdì 17 febbraio 2012

IL CRITICO - LO SCETTICO




IL CRITICO

Visitatore - Io vi dirò, o Signore, che la mia ragione si rifiuta di ammettere
la realtà dei fenomeni strani attribuiti agli Spiriti, i quali, ne sono persuaso,
non esistono che nell’immaginazione. Malgrado ciò, di fronte all’evidenza
bisognerebbe bene cedere, ed è quello che io farei se potessi avere delle prove
incontestabili. Io vengo dunque a sollecitare dalla vostra cortesia il
permesso di assistere solamente ad uno o a due esperimenti, per non peccare
d’indiscretezza, al fine di convincermi, se è possibile.
Kardec - Dal momento, o Signore, che la vostra ragione si rifiuta di
ammettere ciò che noi consideriamo come fatti acquisiti, egli è perché voi la
ritenete superiore a quella di tutti coloro che non dividono le vostre opinioni.
Io non dubito punto del vostro merito e non ho la pretesa di mettere la mia
intelligenza al di sopra della vostra; ammettete dunque che io m’inganni,
poiché la ragione è quella che vi parla, e che tutto sia finito.
Visitatore - Non pertanto, se voi riusciste a convincermi, essendo io
conosciuto come un antagonista delle vostre idee, sarebbe un miracolo
eminentemente favorevole alla vostra causa.
Kardec - Mi dispiace, Signore, ma io non posseggo il dono dei miracoli. Voi
ritenete che una o due sedute basterebbero a convincervi ? Sarebbe davvero
un gran portento ; non bastò un anno di lavoro per convincere me stesso; ciò
che vi prova che, se lo sono, non presi la cosa troppo alla leggera. D’altra
parte, Signore, io non do affatto delle sedute, ed a quel che sembra voi vi siete
ingannato sullo scopo delle nostre riunioni, giacché noi non facciamo
esperimenti per soddisfare la curiosità di chicchessia.
Visitatore - Voi non desiderate dunque di fare dei proseliti?
Kardec - Perché dovrei io desiderare di fare di voi un proselito, dal momento
che voi stesso non ci annettete alcuna importanza? Io non forzo alcuna
convinzione; quando incontro delle persone sinceramente desiderose di
istruirsi e che mi richiedono di schiarimenti, mi fo un piacere ed un dovere di
rispondere loro nel limite delle mie cognizioni; ma quanto agli antagonisti i
quali, come voi, hanno delle convinzioni preconcette, io non mi do
menomamente attorno per distoglierli da esse, dal momento che trovo
persone abbastanza ben disposte, senza perdere il mio tempo con quelle che
non lo sono.
Io so che la convinzione verrà o presto o tardi, per la forza degli eventi, e che i
più increduli saranno trascinati dalla corrente; qualche, partigiano di più o di
meno per il momento non decidono gran cosa; e questa è la ragione per cui
non mi vedrete mai infervorato a condurre alle nostre idee quelli che, al par di
voi, hanno delle buone ragioni per allontanarsene.
Visitatore - Tuttavia vi sarebbe a convincermi più interesse, di quello che
v’immaginate. Volete voi permettere che io mi spieghi con franchezza e
promettermi di non offendervi delle mie parole? Io manifesterò le mie idee
sull’argomento in questione e non sulla persona a cui mi rivolgo; posso
rispettare la persona senza dividerne l’opinione.
Kardec - Lo Spiritismo mi ha insegnato a non fare gran caso delle meschine
suscettibilità d’amor proprio, ed a non offendermi delle parole. Se le vostre
parole sortiranno dai limiti della urbanità e delle convenienze, io ne
concluderò che voi siete un uomo mal educato: ecco tutto. Quanto a me amo
meglio lasciare i torti agli altri anzi che dividerli. Voi vedete, da questo solo,
che lo Spiritismo serve a qualche cosa.
Io ve l’ho detto, Signore, non tengo affatto a farvi dividere la mia opinione;
rispetto la vostra, se è sincera, come desidero che si rispetti la mia. Poiché voi
trattate lo Spiritismo come sogno di mente inferma, venendo in casa mia voi
vi siete detto: Vado a vedere un pazzo. Confessatelo francamente, io non me
ne formalizzerò.
Tutti gli spiritisti sono idioti, è cosa convenuta. Ebbene, Signore, poiché voi
considerate tal cosa come una malattia mentale, io mi farei uno scrupolo di
comunicarvela, e mi meraviglio come con tale idea voi domandiate di
acquistare una convinzione che vi classificherebbe fra i pazzi. Se voi siete
persuaso in precedenza di non poter essere convinto, la vostra richiesta è
inutile, giacché essa non ha per scopo che la curiosità. Spicciamoci dunque, ve
ne prego, perché io non ho tempo da perdere in vane conversazioni.
Visitatore - Ci si può ingannare, ci si può illudere senza essere per questo
pazzi.
Kardec - Tagliamo corto; e dite come tanti altri che lo Spiritismo è una
fissazione che durerà poco; ma voi converrete che una fissazione, la quale in
pochi anni ha fatto milioni di partigiani in tutti i paesi, che conta uomini
illustri e dotti d’ogni ordine, che si propaga preferibilmente fra le classi colte,
è una singolare mania la quale merita di essere esaminata.
Visitatore - Io ho le mie idee sopra questo oggetto, è vero; ma esse non
sono poi tanto assolute ch’io non acconsenta a sacrificarle all’evidenza. Vi
dirò dunque, Signore, che voi avete un certo interesse a convincermi. Io vi
confesserò che devo pubblicare un libro nel quale mi propongo di dimostrare
ex professo (sic) ciò che considero come un errore, e siccome questo libro
deve avere una grande pubblicità e battere in breccia gli Spiriti, se arrivassi
ad essere convinto non lo pubblicherei.
Kardec - Io sarei spiacente, Signore, di privarvi dei beneficio di un libro che
deve avere una grande pubblicità; non ho, del resto, alcun interesse ad
impedirvi di farlo; gli auguro, ai contrario, una grandissima diffusione,
giacché esso ci servirà d’annunzio. Quando una cosa è combattuta, risveglia
l’attenzione; vi sono molti che vogliono vedere il pro ed il contro, e la critica la
fa conoscere anche a quelli che neppur vi pensavano; egli è in tal guisa che
soventi si fa la pubblicità senza volerlo a profitto di quelli a cui si vuol
nuocere. La questione degli Spiriti è, d’altronde, di così vivo interesse; essa
eccita la curiosità ad un tal punto, che basta segnalarla all’attenzione per far
nascere il desiderio di approfondirla (1).
(1) Dopo questo colloqui, scritto nel 1859, l’esperienza è venuta a dimostrare
largamente l’aggiustatezza di questa proposizione.

Visitatore - Allora, secondo voi, la critica non serve a nulla, l’opinione
pubblica non conta per niente?
Kardec - Io non considero la critica come l’espressione dell’opinione
pubblica, ma come un’opinione individuale che può ingannarsi. Leggete la
storia ed osservate quanti capolavori furono criticati al loro apparire; ciò non
ha per nulla impedito che essi rimanessero capolavori; quando una cosa è
cattiva, non v’ha elogio possibile che possa farla diventare buona. Se lo
Spiritismo è un errore, cadrà da se stesso; se è una verità, tutte le
diatribe possibili non ne faranno una menzogna. Il vostro libro sarà
un apprezzamento personale dal vostro punto dì vista; la vera opinione
pubblica giudicherà se voi avete ben osservato. Per questo si vorrà vedere, e,
se più tardi si riconoscerà che voi vi siete ingannato, il vostro libro diventerà
ridicolo come quelli che si sono pubblicati or non è guari contro le teorie della
circolazione del sangue, della vaccinazione, ecc.
Ma io dimentico che voi dovete trattare la questione ex professo: ciò vuol
dire che l’avete studiata sotto tutti gli aspetti; che voi avete veduto tutto ciò
che sì può vedere, letto tutto ciò che fu scritto su tale materia, analizzate e
paragonate le diverse opinioni; che vi siete trovato nelle migliori condizioni
per osservare da voi stesso; che voi, per parecchi anni, le consacraste le vostre
veglie; in una parola, che non avete tralasciato alcun mezzo per arrivare a
constatare la verità. Io debbo credere che sia così , se voi siete un uomo serio,
giacché solo colui che fece tanto ha diritto di dire che egli parla con
conoscenza di causa.
Che pensereste voi d’un uomo il quale si erigesse a censore di un’opera
letteraria senza conoscere la letteratura, o di un quadro senza avere studiato
la pittura? Egli è logica elementare che il critico debba conoscere, non
superficialmente, ma a fondo, ciò di cui egli parla; in mancanza di questo la
sua opinione è senza valore. Per combattere un calcolo conviene opporre un
altro calcolo, ma per far ciò bisogna saper calcolare. Il critico non deve
limitarsi a dire che tal cosa è buona o cattiva, ma bisogna che egli giustifichi la
sua opinione con una dimostrazione chiara e categorica, basata sopra i
principi stessi dell’arte o della scienza. Come può egli farlo se ignora questi
principi? Potreste voi apprezzare le qualità o i difetti di una macchina se non
conosceste la meccanica? No; ebbene! Il vostro giudizio sullo Spiritismo, che
voi non conoscete, non avrebbe più valore di quello che voi portereste su
questa macchina. Voi sareste ad ogni istante sorpreso in flagrante delitto
d’ignoranza, giacché quelli che l’avranno studiato vedranno subito che voi
siete fuori di questione; dalla qual cosa si concluderà, o che voi non siete un
uomo serio, o che non siete di buona fede; e nell’uno e nell’altro caso vi
esporreste a smentite poco lusinghiere per il vostro amor proprio.
Visitatore - Egli è precisamente per evitare questo scoglio che io vi prego
di farmi assistere a qualche esperimento.
Kardec - E voi ritenete che questo vi basterà per poter parlare dello
Spiritismo ex professo? Ma come potreste voi comprendere questi
esperimenti, ed a più forte ragione giudicarli, se non avete studiato i principi
che loro servono di base? Come potreste voi apprezzare il risultato,
soddisfacente o no, di saggi metallurgici, se voi non conoscete a fondo la
metallurgia? Permettetemi di dirvi, Signore, che il vostro progetto è
assolutamente come se, non conoscendo né le matematiche, né l’astronomia,
andaste a dire ad uno di quei Signori dell’Osservatorio: Signore, io voglio
scrivere un libro sull’astronomia, e di più provare che il vostro sistema è falso;
ma siccome io non ne capisco iota, lasciatemi guardare una o due volte
attraverso le vostre lenti; questo mi basterà per saperne quanto voi.
Non è che per pura estensione di significato che il vocabolo criticare è
sinonimo di censurare; nella sua accezione propria, e secondo la sua
etimologia, esso significa giudicare, apprezzare. La critica può essere
dunque approvante o disapprovante. Fare la critica di un libro non è
necessariamente condannarlo; colui che imprende questo compito deve farlo
senza idee preconcette, ma se prima di aprire il libro egli lo ha già
condannato, il suo esame non può essere imparziale.
Questo può dirsi della maggior parte di coloro che hanno parlato dello
Spiritismo. Sulla sola parola essi si sono formata un’opinione ed hanno fatto
come un giudice che emetterebbe una sentenza senza darsi l’incomodo di
esaminare i documenti processuali. Ne è risultato che il loro giudizio portò
all’errore, ed invece, di persuadere, essi hanno fatto ridere. Quanto a quelli
che hanno seriamente studiato la questione, la maggior parte hanno mutato
d’avviso, e più d’un avversario ne è divenuto partigiano, non appena egli si
avvide che si trattava di cosa ben diversa da quella ch’egli aveva creduto.
Visitatore - Voi parlate dell’esame dei libri in tesi generale; ma credete voi
che sia materialmente possibile ad un giornalista leggere e studiare tutti
quelli che gli passano per le mani, e soprattutto quando si tratta di nuove
teorie, cui gli converrebbe approfondire e verificare? Tanto varrebbe esigere
che un tipografo leggesse tutte le opere che escono dalle sue stampe.
Kardec - Ad un ragionamento così giudizioso io non ho nulla da rispondere,
se non che, quando non si ha il tempo di fare coscienziosamente una cosa,
non ci se ne immischia, perché vale meglio farne bene una sola, che farne
male dieci.
Visitatore - Non crediate, Signore, che la mia opinione si sia formata alla
leggera. Io ho veduto delle tavole girare e battere; delle persone le quali
ritenevano scrivere sotto l’influenza degli Spiriti; ma io sono convinto che vi
fosse del ciarlatanesimo.
Kardec - Per vedere quello quanto avete pagato?
Visitatore - Niente assolutamente.
Kardec - Allora ecco dei ciarlatani d’una specie singolare, e che
riabiliteranno la parola. Fino a questo momento non si erano ancora veduti
dei ciarlatani disinteressati. Se qualche maligno burlone ha voluto, per
avventura, divertirsi qualche volta, ne consegue forse che le altre persone
fossero dei compari? D’altra parte, con quale fine si sarebbero rese complici
d’un inganno? Per divertire la società, direte voi. Io voglio ammettere, che per
una volta ci si possa prestare ad una facezia; ma quando una facezia dura da
mesi, da anni, è, io credo, l’ingannatore quello che è ingannato. E’ egli
presumibile che, pel solo piacere di far credere una cosa che si sa esser falsa,
si voglia stare delle ore intere immobili attorno ad una tavola? Il piacere non
ne varrebbe davvero la pena.
Prima di concludere per la frode, bisogna anzitutto domandarsi quale
interesse si può avere ad ingannare; ora voi converrete che vi sono certe
posizioni le quali escludono ogni supposizione di soperchieria; delle persone,
il cui solo carattere è una garanzia di probità.
Altra cosa sarebbe se si trattasse d’una speculazione, imperocché l’esca del
guadagno è, un cattivo consigliere, ma ammettendo pure che, in quest’ultimo
caso, sia constatata positivamente una manovra fraudolenta, questo non
proverebbe nulla contro la realtà del principio, visto che si può abusare di
tutto. Dal fatto che vi sono persone le quali vendono vini adulterati, non se ne
inferisce già che non vi sia del vino genuino. Lo Spiritismo non è più
responsabile di coloro che abusano di questo nome e lo sfruttano, di quello
che la scienza medica lo sia dei ciarlatani che smerciano le loro droghe, di
quel che la religione sia responsabile dei sacerdoti i quali mancano ai loro
doveri o abusano del loro ministero.
Lo Spiritismo, per la sua novità e per la sua stessa natura doveva prestarsi agli
abusi; ma egli ha dato i mezzi per riconoscerli, definendo chiaramente il suo
vero carattere e declinando ogni solidarietà con quelli che lo sfrutterebbero e
lo distoglierebbero dal suo scopo esclusivamente morale per farne un
mestiere, un strumento di divinazione, di futili ricerche o, di basso
mercimonio.
Dacché lo Spiritismo traccia egli stesso i limiti nei quali è circoscritto, precisa
ciò che egli dice e ciò che non dice, ciò che può e ciò che non può, ciò che è o
che non è nelle sue attribuzioni, ciò che egli accetta e ciò che rifiuta, il torto è
di coloro i quali, sdegnando di studiarlo, lo giudicano dalle apparenze; di
coloro i quali, solo perché s’incontrano in ciurmadori che si affibbiano il nome
di Spiritisti per attirare i passeggieri, dicono gravemente: Ecco che cosa è lo
Spiritismo! In ultima analisi, sopra chi ricade il ridicolo? Non già sul
ciurmatore che fa il suo mestiere, né sullo Spiritismo la cui dottrina scritta
smentisce asserzioni di tal natura, ma ricade invece sopra i critici convinti di
parlare di ciò che essi non conoscono, o di alterare scientemente la verità.
Coloro che attribuiscono allo Spiritismo ciò che contrasta alla sua stessa
essenza, lo fanno o per ignoranza o con intenzione ; nel primo caso, non si
tratta che di leggerezza ; nel secondo, di mala fede. In quest’ultimo caso essi
somigliano a certi storici i quali alterano i fatti nell’interesse di un partito, di
un’opinione. Un partito che impiega tali mezzi si scredita sempre, e manca al
suo scopo.
Notate bene, o Signore, che io non pretendo affatto. che la critica debba
necessariamente approvare le nostre idee, anche dopo averle studiate ; noi
non biasimiamo per nulla coloro che non pensano come noi. Ciò che è per noi
evidente, può non esserlo per tutti gli altri; ognuno giudica le cose secondo il
suo modo di vedere, e dal fatto più positivo tutti non deducono le stesse
conseguenze. Se un pittore, a mo’ di esempio, metto nel suo quadro un cavallo
bianco, qualcuno potrà dire benissimo che questo, cavallo produce un cattivo
effetto, mentre che un nero converrebbe meglio; ma il suo torto consisterà nel
dire che è bianco se esso è nero; ciò che fanno la maggior parte dei nostri
avversari.
In conclusione, Signore, ognuno è perfettamente libero di approvare o
criticare i principi dello Spiritismo, o di dedurne a suo beneplacito
conseguenze buone o cattive, ma la coscienza impone ad ogni critico serio il
dovere di non dire il contrario di ciò che è; ora, per ciò fare, la prima
condizione è di non parlare che di quello che si conosce.
Visitatore - Ritorniamo, ve ne prego, alle tavole semoventi e parlanti. Non
potrebbe darsi che esse fossero preparate?
Kardec - E’ sempre la questione di buona fede alla quale ho risposto.
Quando la soperchieria sarà provata, io converrò con voi ; se voi segnalate
fatti avverati di frode, di ciarlatanesimo, di abuso di confidenza, io li
abbandono alle vostre fustigazioni, dichiarandovi preventivamente che non
ne assumerò la difesa, avvegnaché lo Spiritismo serio è il primo a ripudiarli, e
perché segnalando gli abusi, lo si aiuta a prevenirli e gli si rende un vero
servizio. Ma generalizzare, queste accuse, far ricadere sopra una classe di
onorate persone la riprovazione meritata da qualche individuo isolato, è un
abuso d’un altro genere, è un voler calunniare.
Ammettendo, come voi dite, che le tavole siano preparate, tratterebbesi d’un
meccanismo molto ingegnoso per fare eseguire dei movimenti e dei rumori sì
svariati. 0 come va che non si conosce ancora il nome dell’abile artista che le
prepara? Egli dovrebbe godere di una grandissima celebrità, poiché i suoi
apparecchi sono sparsi per le cinque parti del mondo. Bisogna anche
convenire che il suo apparecchio sia molto sottile, visto che lo si può adattare
a qualunque tavola senza alcuna traccia esteriore. Come avviene mai che, da
Tertulliano, il quale ha pure parlato delle tavole giranti e parlanti, fino ai
giorni nostri, nessuno abbia potuto vederlo e descriverlo?
Visitatore - Ecco ciò che v’inganna. Un celebre chirurgo ha riconosciuto
che certe persone possono, colla contrazione d’un muscolo della gamba,
produrre un rumore simile a quello che voi attribuite alla tavola; dalla qual
cosa si conclude che i vostri medium si divertono a spese della credulità.
Kardec - Allora se è uno scricchiolio del muscolo, non è la tavola che è
preparata. Poiché ognuno spiega questa pretesa soperchieria nel suo modo,
questa è la prova più evidente che né gli uni, né gli altri conoscono la vera
causa dei fenomeni.
Io rispetto la scienza di questo saggio chirurgo, ma scorgo qualche difficoltà
nell’applicazione del fatto da lui segnalato alle tavole parlanti. La prima è
questa: è singolare che tale facoltà, fino al presente eccezionale , e riguardata
come un caso patologico, sia tutto ad un tratto divenuta così comune; la
seconda, che bisogna avere un forte desiderio di mistificare per far
scricchiolare il proprio muscolo due o tre ore di seguito, quando una tal cosa
non produce che fatica e dolore; la terza, che io non vedo bene come questo
muscolo possa corrispondere alle porte ed alle pareti nelle quali i colpi si
fanno sentire; la quarta infine, che questo muscolo scricchiolatore deve
possedere una proprietà molto meravigliosa, per poter far muovere una tavola
pesante, sollevarla, aprirla, chiuderla, mantenerla sospesa senza punto
d’appoggio, e finalmente farla spezzare cadendo. Non si sarebbe mai creduto
che questo muscolo avesse tanta virtù. (Revue Spirite, giugno 1859, pag.
141: Le muscle craqueur).
Il celebre chirurgo, di cui voi parlate, ha egli studiato il fenomeno della
tiptologia sopra quelli che lo producono? No; egli ha constatato presso
qualche individuo, che non si è mai occupato delle tavole semoventi, un
effetto fisiologico anormale avente una certa analogia con quello che si
produce nelle tavole, e, senza più ampio esame, egli concluse, con tutta
l’autorità della sua scienza, che tutti quelli che fanno parlare le tavole devono
avere la proprietà di fare scricchiolare il loro muscolo medio peroneo, e non
sono che spacciatori d’inganni, siano essi principi od operai , siano pagati o
no. Ha egli almeno studiato il fenomeno della tiptologia in tutte le sue fasi?
Ha egli almeno studiato il fenomeno della tiptologia in tutte le sue fasi? Ha
egli verificato se, per mezzo di questo scricchiolio muscolare, si potevano
produrre tutti gli effetti tiptologici? Credo di no, perché egli si sarebbe
convinto della insufficienza del suo processo; ciò che non l’ha impedito di
proclamare la sua scoperta in pieno Istituto. Per un sapiente, non vi si vede
un giudizio molto serio! Che ne è rimasto oggidì ? Io vi confesso che, so
dovessi subire un’operazione chirurgica, esiterei molto ad affidarmi a questo
praticante, giacché io temerei che egli avesse a giudicare il mio male con non
maggior perspicacia.
Poiché questo giudizio è una delle autorità sulle quali parmi vi dobbiate
appoggiare per battere in breccia lo Spiritismo, io sono completamente
rassicurato sulla forza degli altri argomenti che voi addurrete, se non li traete
da fonti più autentiche.
Visitatore - Malgrado ciò, voi vedete che la moda delle tavole giranti è
passata; fu già un tempo in cui era alla moda; oggi non ci se ne occupa più.
Perché ciò, se è una cosa seria?
Kardec - Perché dalle tavole giranti è derivata una cosa più seria ancora; è
derivata tutta una scienza, una dottrina filosofica ben altamente interessante
per gli uomini che riflettono.
Quando certuni vedendo girare una tavola ebbero più nulla da apprendere,
essi non se ne sono più occupati. Per le persone volgari che nulla
approfondiscono, era un passatempo, un giocattolo che essi abbandonarono
quando ne ebbero a sazietà; queste persone, nella scienza, contano per nulla.
Il periodo della curiosità ebbe il suo tempo; gli succedè quello
dell’osservazione. Lo Spiritismo allora entrò nel dominio delle persone serie
che non si divertono, ma che studiano e s’istruiscono. In tale guisa le persone
che ne fanno una cosa grave non si prestano ad alcuno esperimento di
curiosità, e tanto meno per coloro che vi verrebbero con idee ostili; e siccome
esse non cercano di divertirsi, così avviene che non cerchino neppure di
divertire gli altri; io sono di questo numero.
Visitatore - Non v’è pertanto che l’esperienza la quale possa convincere,
non dovessimo magari cominciare che con un movente di curiosità. Se voi
non operate che alla presenza di persone convinte, permettetemi di dire che
voi fate la predica a convertiti.
Kardec - Altra cosa è l’essere convinti, e altra l’essere disposti a convincersi;
è a questi ultimi che io mi rivolgo, e non a quelli che credono d’umiliare la
loro ragione venendo ad ascoltare ciò che essi chiamano fantasticherie. Di
questi io non me ne preoccupo menomamente. Quanto a coloro che dicono di
avere il desiderio sincero di illuminarsi, il miglior modo di provarlo si è di
essere perseveranti; e si riconoscono da ben altri segni che non dal desiderio
di assistere ad uno od a due esperimenti: essi desiderano lavorare e lavorano
seriamente.
La convinzione non si forma che coll’andare del tempo, e con una sequela
d’osservazioni fatte con cura tutta particolare. I fenomeni spiritici differiscono
essenzialmente da quelli che presentano le nostre scienze esatte; essi non si
producono a volontà; bisogna afferrarli al varco; egli è osservando molto e per
lungo tempo che si scopre una folla di prove che sfuggono al primo colpo
d’occhio, soprattutto quando non si è famigliarizzati colle condizioni nelle
quali esse possono riscontrarsi, e tanto meno quando vi si porta uno spirito di
prevenzione. Per l’osservatore assiduo e riflessivo, le prove abbondano: una
parola, un fatto apparentemente insignificante può essere un raggio di luce,
una conferma; per l’osservatore superficiale e volubile, per il semplice
curioso, esse non hanno valore alcuno; ecco perché io non mi presto ad
esperimenti senza risultato probabile.
Visitatore - Ma in conclusione, ogni cosa ha il suo principio. IL novizio, il
quale è una vera tavola rasa, che non ha veduto nulla, ma che desidera
essere illuminato, come può egli fare, se voi non gliene fornite il mezzo?
Kardec - Io fo una gran differenza fra l’incredulo per ignoranza e l’incredulo
per sistema; quando ravviso in qualcuno delle disposizioni favorevoli, poco mi
ci vuole per illuminarlo; ma vi sono tali persone presso le quali il desiderio
d’istruirsi non è che una falsa parvenza: con questi perderei il mio tempo,
giacché essi non trovano a tutta prima ciò che simulano di voler cercare, e ciò
che ad essi sarebbe forse spiacente di trovare; quel poco che essi vedono è
insufficiente a distruggere le loro prevenzioni; essi lo giudicano male e ne
fanno un oggetto di derisione, che credo affatto inutile somministrare loro.
A colui che ha il desiderio d’istruirsi io dirò: «Non si può fare un corso di
Spiritismo sperimentale come si farebbe un corso di fisica o di chimica, dal
momento che non si è padroni di produrre i fenomeni a nostra volontà, e che
le Intelligenze che ne sono gli agenti, sventano soventi tutte le nostre
previsioni. Quelli che voi potrete accidentalmente vedere non presentano
alcun seguito, alcuna necessaria colleganza, e sarebbero per voi poco
intelligibili. Istruitevi prima nella teoria; leggete e meditate le opere che
trattano di questa scienza, là voi ne apprenderete i principi, voi troverete la
descrizione di tutti i fenomeni, voi ne comprenderete la possibilità per mezzo
della spiegazione che viene data, e per mezzo della narrazione di una quantità
di fatti spontanei dei quali a vostra insaputa voi avete potuto essere
testimonio, e che vi ritorneranno alla memoria; voi disponete l’animo a tutte
le difficoltà che si possono presentare, e vi formerete così una prima
convinzione morale. Allora, quando si presenterà la circostanza di vedere o
d’operare da voi stesso, voi capirete, qualunque sia l’ordine nel quale i fatti si
presenteranno, giacché nulla vi sembrerà strano».
Ecco, o Signore, quello che io consiglio alle persone che dicono di volersi
istruire, e dalla loro risposta è facile arguire se esse, siano mosse da altra cosa
che dalla curiosità.


LO SCETTICO

Visitatore - Io, comprendo, o Signore, l’utilità dello studio preventivo di cui
avete parlato. Come predisposizione personale, vi dirò che non sono né pro
né contro lo Spiritismo, ma che il soggetto, per se stesso, eccita al più alto
grado il mio interesse. Nella cerchia delle mie conoscenze si trovano dei
partigiani, ma altresì degli avversari, io ho sentito a questo proposito degli
argomenti molto contraddittori; mi proporrei di sottoporvi qualcuna delle
obbiezioni che si fecero in mia presenza, e che parmi abbiano un certo
valore, per me, almeno, che confesso la mia ignoranza.
Kardec - Io mi compiaccio Signore, di rispondere alle questioni che mi si
rivolgono, quando esse sono fatte con sincerità e senza prevenzione, senza
lusingarmi, ben inteso, di poterle tutte risolvere. Lo Spiritismo è una scienza
nata da poco e nella quale v’è ancora molto da imparare; sarebbe dunque
troppo presuntuoso per me il pretendere di togliere di mezzo tutte le
difficoltà; io non posso dire che quello che so.
Lo Spiritismo ha relazione con tutti i rami della filosofia, della metafisica,
della psicologia e della morale; è un campo immenso che non si può
percorrere in poche ore. Ora voi capirete, Signore, che mi sarebbe
materialmente impossibile di ripetere a viva voce, od a ciascuno in particolare
tutto ciò che ho scritto su questo soggetto per comodo di tutte le persone. Con
una lettura seria preventiva, si troverà, d’altronde, la risposta alla maggior
parte delle questioni che si presentano in natural modo alla mente; essa ha il
doppio vantaggio d’evitare delle inutili ripetizioni, e di provare un serio
desiderio d’istruirsi. Se, dopo questo, vi restano ancora dei dubbi o dei punti
oscuri, la spiegazione diviene più facile, perché ci si appoggia su qualche cosa,
e non si perde il tempo a ritornare sopra i principi i più elementari. Se voi lo
permettete, noi ci limiteremo dunque, fino a nuovo ordine, a qualche
questione generale.
Visitatore - Sia pure; vogliate, ve ne prego, richiamarmi all’ordine, caso
mai io me ne allontanassi.

CHE COSA E’ LO SPIRITISMO di Allan Kardec

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