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martedì 10 aprile 2012

SULLA DANNAZIONE ETERNA







Allan Kardec risponde a un sacerdote cattolico che gli chiede se gli Spiriti contestano la dannazione eterna, le fiamme dell'Inferno, l'esistenza dell'uomo sulla Terra prima di Adamo, la reincarnazione.


Questi punti furono già da lungo tempo discussi, e non è lo Spiritismo che li mise in questione. Credete, se volete, alle fiamme ed alle torture materiali, se una tal cosa può impedirvi d'operare il male: ciò non le renderà più reali, se esse non esistono. Credete pure, se così vi piace, che noi non abbiamo che un'esistenza corporale: questo non v'impedirà di rinascere qui od altrove, se così deve essere, e malgrado voi; credete, se è vostra opinione, che il mondo sia stato creato tutto completo, in sei giorni: ciò non impedirà alla Terra di portare scritta nei suoi strati geologici la prova contraria; credete, se così volete, che Giosuè fermò il sole: questo non impedirà alla terra di girare; credete pure che l'uomo non è sulla Terra che da seimila anni: ciò non impedirà che i fatti ne dimostrino l'impossibilità. E che direte voi, se un bel giorno questa inesorabile geologia viene a dimostrare, con tracce patenti, l'anteriorità dell'uomo, come ha dimostrato tante altre cose? Credete dunque a tutto ciò che vorrete, anche al diavolo, se questa credenza può rendervi buono, umano e caritatevole verso il vostro simile. Lo Spiritismo come dottrina morale non impone che una cosa: la necessità di far il bene e di non far punto il male. E', lo ripeto, una scienza d'osservazione che ha delle conseguenze morali, e queste conseguenze sono la conferma e la prova dei grandi principi della religione; quanto alle questioni secondarie, egli le lascia alla coscienza di ognuno. Osservate bene, Signore, che lo Spiritismo non contesta come principi alcuni dei punti divergenti, dei quali avete parlato. Se voi aveste letto quanto ho scritto su questo proposito, voi avreste veduto che egli si limita a dar loro un'interpretazione più logica e più razionale di quella che volgarmente loro si dà. Così, per esempio, egli non nega punto il purgatorio; ne dimostra, al contrario, la necessità e la giustizia; e fa ancor di più, lo definisce. L'inferno è stato descritto come un'immensa fornace; ma è forse così che lo intende l'alta teologia? No, evidentemente; essa dice benissimo che è una figura; che il fuoco che ci brucia è un fuoco morale, simbolo dei più forti dolori.



Quanto all'eternità delle pene, se fosse possibile andare ai voti per conoscere l'opinione intima di tutti gli uomini in istato di ragionare o di comprendere, anche fra i più religiosi, si vedrebbe da qual parte è la maggioranza, poichè l'idea d'una eternità di supplizio è la negazione della infinita misericordia di Dio.

Ecco, del resto, ciò che dice la dottrina spiritica su questo soggetto: La durata della punizione è subordinata al miglioramento dello Spirito colpevole. Nessuna condanna per un tempo determinato è pronunciata contro di lui. Ciò che DIO esige per porre un termine alle sofferenze, è il pentimento, l'espiazione e la riparazione: in una parola, un miglioramento serio, effettivo, ed un ritorno sincero al bene. Lo Spirito è così l'arbitro della sua sorte; egli può prolungare le sue sofferenze colla sua ostinazione nel male, addolcirle od abbreviarle cogli sforzi per operare il bene. La durata del castigo essendo subordinata al pentimento, ne risulta che lo Spirito colpevole, il quale non si pentisse e non migliorasse mai, soffrirebbe sempre, e che, per lui, la pena sarebbe eterna. L'eternità delle pene deve dunque intendersi nel senso relativo e non nel senso assoluto. Una condizione inerente all'inferiorità degli Spiriti è di non veder punto il termine della loro situazione, e di credere che soffriranno sempre; ciò è per loro un castigo. Ma, appena la loro anima si apre al pentimento, Dio fa loro intravedere un raggio di speranza.
Questa dottrina è evidentemente più conforme alla giustizia di Dio, il quale punisce fino a che si persiste nel male, e fa grazia non appena si entra nella buona via. Chi l'ha inventata? Forse noi? No; sono gli Spiriti che la insegnano e la provano cogli esempi che pongono giornalmente sotto i nostri occhi. Gli Spiriti non negano quindi le pene future, giacché descrivono le loro proprie sofferenze; e questo quadro ci commuove più di quello delle fiamme eterne, perché tutto v'è perfettamente logico. Si capisce che questo è possibile, che deve essere così, che questa situazione è una conseguenza naturalissima delle cose; esso può essere accettato dal pensatore filosofo, perché nulla vi è che ripugni alla ragione. Ecco perché le credenze spiritiche hanno ricondotto al bene una folla di persone, fra gli stessi materialisti, che il timore dell'inferno, quale ci è dipinto, non aveva punto frenato.

da Allan Kardec, Che cos'è lo Spiritismo

La parabola del figliol prodigo, che tutti conoscono, raccontata da Gesù nel Vangelo insegna esattamente questo. Qual è il buon padre che non perdona il figlio nonostante tutti i peccati, tutti gli eccessi, tutti gli errori, non appena egli si ravvede e con buona volontà vuole tornare sulla strada giusta? Per chiarire al di là di ogni dubbio l'infinita misericordia di Dio, Gesù aggiunge:

"E chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? O se gli chiede un pesce, gli dia invece un serpente? Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà la salvezza a coloro che gliela chiedono!" (Luca 11:11-13)

Il significato delle parole di Gesù è di immediata comprensione: Mandereste i vostri figli o vostra madre alle torture più terrificanti per l'eternità per degli errori? E se mostrassero pentimento e buona volontà di riparare? Sareste senza pietà? E se voi stessi che siete imperfetti e malvagi non sareste capaci di tanta crudeltà, come potete pensare che lo sia Dio che è infinitamente buono e ama tutti i suoi figli di un amore immenso? La dannazione eterna è la negazione della bontà di Dio ed è esattamente la conseguenza della piccolezza di amore di cui si è capaci, è un attribuire a Dio difetti e imperfezioni tipicamente umani. Dio è superiore a tutte queste bassezze e vuole la salvezza di tutti i suoi figli, come il buon padre del figliol prodigo, perdona, perdona, perdona, proprio come Gesù ci ha insegnato di fare. Come si può pensare che Dio non perdoni chi si pente?
Chiedetevelo in buona fede e la logica elementare vi risponderà.


PERCHE' NON SI RICORDANO LE VITE PRECEDENTI






Allan Kardec risponde a chi gli chiede che senso abbia la reincarnazione se non si ricordano le vite precedenti e si debba ritornare tali e quali ogni volta, al contrario ricordando ogni cosa questo sarebbe una spinta per migliorare.

Se ad ogni esistenza un velo è gettato sopra il passato, lo Spirito non perde nulla di ciò che ha anteriormente acquistato; egli non dimentica che il modo con cui lo ha acquistato. Per servirmi della comparazione dello scolaro, dirò che: poco importa a lui di sapere dove, come e sotto qual professore egli ha fatto la sua quarta, se arrivando in quinta, egli sa ciò che s'insegna nella classe precedente. Che gl'importa di sapere se egli è stato castigato per la sua pigrizia e per la sua insubordinazione, se queste punizioni lo resero attivo e docile? Egli è in tal modo che l'uomo reincarnandosi porta per intuizione e come idee innate ciò che egli ha acquistalo in scienza ed in moralità. lo dico in moralità, perché se durante un'esistenza egli si è migliorato, se egli ha saputo trarre profitto delle lezioni dell'esperienza, quando egli ritornerà sarà istintivamente migliore; il suo Spirito, maturato alla scuola della sofferenza e del lavoro, avrà più solidità; e lungi dal dover ricominciare, egli possederà un fondo sempre più ricco, sul quale potrà appoggiarsi per acquistare sempre di più.

La seconda parte della vostra obbiezione, riflettente l'annientamento del pensiero, non è meglio fondata, poiché questo oblìo non ha luogo che durante la vita corporea; lasciandola, lo Spirito recupera il ricordo del suo passato; egli può allora giudicare del cammino che ha fatto, e vedere quanto gliene resti da fare; di modo che, nella vita spirituale, che è la vita normale dello Spirito, non vi è soluzione di continuità.



L'oblìo temporaneo è un beneficio della Provvidenza; l'esperienza spesso si acquista con rudi prove e con terribili espiazioni, il cui ricordo sarebbe penosissimo e verrebbe ad aumentare le angosce ed le tribolazioni della vita presente. Se le sofferenze della vita sembrano lunghe, che ne sarebbe se la loro durata si aumentasse del ricordo delle sofferenze passate? Voi, per esempio, signore, siete oggidì un uomo onesto, ma ciò dovete forse ai rigorosi castighi che avete subito per certi misfatti che ora ripugnerebbero alla vostra coscienza; vi gradirebbe il ricordarvi essere stato giustiziato per quelli? La vergogna non vi perseguiterebbe essa, pensando che il mondo conosce il male che avete fatto? Che v'importa di ciò che avete potuto fare, di ciò che avete potuto soffrire per espiarlo, se ora siete un uomo stimabile! Agli occhi del mondo, voi siete un uomo nuovo, ed agli occhi di Dio uno Spirito riabilitato. Liberato dal ricordo d'un passato triste, voi agite con maggior libertà; è per voi un nuovo punto di partenza; i vostri debiti anteriori sono stati pagati, dipende ora da voi il non contrarne dei nuovi.

Quanti uomini vorrebbero potere in tal modo, durante la vita, gettare un velo sui loro primi anni! Quanti mai hanno detto, sul finire della loro carriera: "Se dovessi ricominciare, non farei ciò che ho fatto!". Ebbene! ciò che essi non possono rifare in questa vita, lo rifaranno in un'altra; in una nuova esistenza il loro Spirito porterà con sè, allo stato d'intuizione, le buone risoluzioni che essi avranno preso. E' in questo modo che il progresso dell'umanità si compie gradatamente.

Supponiamo ancora, ciò che, è un caso ordinarissimo, che, nelle vostre relazioni, nella vostra famiglia stessa, si trovi un essere di cui voi abbiate avuto da rammaricarvi, che forse vi ha rovinato o disonorato in un'altra esistenza, e che, Spirito pentito, venga ad incarnarsi in mezzo a voi, ad unirsi a voi coi legami della famiglia, per riparare i suoi torti colla sua devozione, col suo affetto non sareste voi reciprocamente, in una falsa posizione, se ambedue vi rammentaste delle vostre inimicizie? Invece di placarsi, gli odi diverrebbero eterni.

Concludete da questo che il ricordo del passato porterebbe la perturbazione nel rapporti sociali, e sarebbe un ostacolo al progresso. Ne volete voi una prova attuale? Che un uomo condannato alla galera faccia risoluzione di diventare onesto; che avverrà alla sua uscita? egli è respinto dalla società, e questa repulsione lo ripiomba quasi sempre nel vizio. Supponiamo, al contrario, che tutti ignorino i suoi precedenti, egli sarà ben accolto; se egli stesso li potesse obliare, egli non sarebbe meno onesto e potrebbe camminare a fronte alta, invece di abbassarla sotto l'onta dei ricordo.

Questo concorda perfettamente colla dottrina degli Spiriti sopra i mondi superiori al nostro. In quei mondi ove non regna che il bene, il ricordo del passato non è per nulla penoso: ecco perché là si conserva il ricordo della propria esistenza precedente, come noi ci ricordiamo di ciò che abbiamo fatto alla vigilia. Quanto al soggiorno che si fece nei mondi inferiori, questo non è più che un brutto sogno.

da Allan Kardec, Che cos'è lo Spiritismo

lunedì 9 aprile 2012

L'AQUILA DALLE ALI SPEZZATE



Lui possedeva molte ricchezze. Aveva gli scrigni stracolmi di oro e pietre preziose.
La giovinezza gli sorrideva e gli amici partecipavano sempre ai suoi banchetti.
Si era abituato a dormire nel suo letto di ebano e avorio. A dormire e a sognare.
Nei suoi sogni, la realtá delle tante vittorie che avevano arricchito i suoi giorni si mischiava ad un desiderio di pace di cui non aveva ancora provato.
Amava le corse di bighe e quadrighe. Di recente aveva comprato dei cavalli arabi, focosi. E i suoi schiavi li avevano addestrati per giorni e giorni.
Tutto lasciava credere che vrebbe vinto le prossime corse nel porto di Cesarea.
Ma i momenti di tristezza erano divenuti per lui una costante.
La felicitá non era completa. Gli mancava qualcosa. Ma allo stesso tempo, aveva paura di perderla.
Per questo motivo, avendo sentito parlare di quell'Uomo singolare che andava per le strade della Galilea, andó a cercarlo.
Buon Maestro, cosa devo fare per raggiungere la vita eterna?
Voleva saperlo. Eccome voleva saperlo! La risposta venne sonora e chiara:
Perché mi chiami buono? Solo il Padre lo é. Alla tua domanda, rispondo: "Rispetta i comandamenti, cioé, non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dare falsa testimonianza, onora il padre e la madre".
Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia infanzia. Ció nonostante, sento che non mi basta. Sorde inquietudini mi tormentano. Fiamme di ansietá mi consumano. Mi manca qualcosa!
Allora - gli propose la Luce - vendi tutto quello che hai, dividilo fra i poveri. Vieni, e seguiMi!
Il comando, la dolcezza di quell'Uomo echeggiava nel suo Spirito. Lui era un'aquila che almeggiava raggingere l'immensitá. E il Maestro gli diceva come usare le ali per volare piú in alto.
Nel turbinio della mente del giovane passavano le scene delle glorie che aveva conquistato. Gli amici avevano fiducia in lui.
In molti aspettavano la sua vittoria. Israele si sarebbe sentita onorata del suo trionfo.
Sí, lui poteva rinunciare ai beni di famiglia, ma poteva fare lo stesso con il tesoro della giovinezza, con le ricchezze della vanitá corrisposta, con i capricci soddisfatti...?
Sarebbe stato necessario rinunciare a tutto?
L'aquila desiderava volare ma le si erano spezzate le ali...
Si ricordó allora che gli amici lo aspettavano in cittá ad un banchetto giá preparato. Con un brivido, si solleva:
Non posso! - Mormora - Adesso non posso. Perdonami.
E si allontanó a passi larghi. Salendo un pó, in una curva, si fermó. Guardó indietro. Titubó ancora una volta.
La figura del Maestro risaltava nel paesaggio, al chiarore della luna. La Luce sembra chiamarlo ancora una volta.
Indecisa, l'anima del giovane sembra un pendolo che oscilla. L'aquila prova ancora a spiccare il volo. Ma il peso del mondo la trattiene a terra.
Lui si decide. A passi svelti, quasi correndo, scompare nella notte.
Gli evangelisti Matteo, Marco e Luca raccontano l'episodio e narrano di come il giovane si ritiró triste e afflitto.
E non poteva andare diversamente: gli fu data l'opportunitá di tuffarsi nell'oceano dell'amore e preferi le sabbie vane del mondo.
* * *
Il Divino Amico ci chiama, ogni giorno, alla conquista del regno di pace.
Alcuni di noi sono come il giovane ricco. Posticipano, presi come sono ai molti problemi e vanitá personali.
Sarebbe meglio analizzare quello che vale di piú: l'allegria effimera del mondo o la felicitá perenne che tanto desideriamo. Dopo, basta solo scegliere...

Redazione del Momento Espírita basandosi sul cap. O mancebo rico, dal libro Primícias do Reino, dello Spírito Amélia Rodrigues, psicografia di Divaldo Pereira Franco, ed. Sabedoria.
Traduzione di Fabio Consoli.
Il 31.10.2011.

domenica 1 aprile 2012

LA REINCARNAZIONE - IL PROGRAMMA INCARNATIVO




Domanda: In che modo l'anima, che non ha conseguito la perfezione durante la vita
corporea, può finire di purificarsi?
Risposta: Col subire nuove esistenze.
Domanda: Come compie l'anima queste nuove esistenze? Forse trasformandosi, ma
rimanendo sempre allo stato di Spirito?
Risposta: L'anima, purificandosi, soggiace senza dubbio a trasformazione; ma per
purificarsi le occorre la prova della vita corporea.
Domanda: Dunque l'anima ha più esistenze corporee?
Risposta: Sì: noi tutti abbiamo avuto parecchie esistenze. Coloro che dicono il
contrario, vogliono mantenervi nell'ignoranza, in cui sono essi stessi.
Domanda: Da questo principio sembra risultare che l'anima, dopo aver abbandonato
un corpo, ne prenda un altro: il che vuol dire che essa si reincarna in un nuovo corpo. E'
così che va inteso?
Risposta: Precisamente.
Domanda: Qual è lo scopo della reincarnazione?
Risposta: Espiazione e miglioramento progressivo dell'umanità; senza di che, dove
sarebbe la giustizia?
Domanda: Il numero delle esistenze corporee è limitato, o invece lo Spirito si reincarna
perpetuamente?
Risposta: Ad ogni nuova esistenza lo Spirito fa un passo nella via del progresso;
quando poi si è spogliato di tutte le sue imperfezioni, non ha più bisogno delle prove della
vita corporea.
Domanda: Il numero delle incarnazioni è lo stesso per tutti gli Spiriti?
Risposta: No: chi progredisce rapidamente, si risparmia nuove prove. In ogni modo
queste incarnazioni successive sono sempre numerosissime, poiché il progresso è quasi
infinito.
Domanda: Che diventa lo Spirito dopo la sua ultima incarnazione?
Risposta: Spirito beato, perché puro
Domanda: Conoscono gli Spiriti il tempo in cui si reincarneranno?
Risposta: Lo presentono, come il cieco sente il fuoco, a cui si avvicina. Sanno che
devono riprendere un corpo, come voi sapete che un giorno dovete morire, ma senza
conoscere quando ciò avverrà.
Domanda: Dunque la reincarnazione è una necessità della vita spiritica, come la morte
organizzato perché deve essere in grado di manifestare – dicemmo - un grado sempre maggiore di mente, o comunque, di vita individuale.
- Credo nella reincarnazione o trasmigrazione della individualità in corpi capaci di esprimere l'evoluzione conseguita, allo scopo di conseguire evoluzione.
della vita corporea?
Risposta: Proprio così.
Domanda: Si occupano tutti gli Spiriti della loro reincarnazione?
Risposta: Ce ne sono alcuni che non ci pensano, e ce ne sono altri che non la
comprendono: dipende dalla loro natura più o meno elevata. Per alcuni quella incertezza
del proprio avvenire è un castigo.
Domanda: Può lo Spirito affrettare, o ritardare il momento della sua reincarnazione?
Risposta: Può affrettarlo col desiderio, e può ritardarlo con l'indietreggiare dinanzi alla
prova, poiché anche tra gli Spiriti vi sono i vili e gli infingardi; ma di questa
infingardaggine e viltà paga il fio, poiché soffre come chi respinge un rimedio, che lo può
guarire.
Domanda: Lo Spirito ha la facoltà di scegliere anche il corpo nel quale entrerà, o
solamente il genere di vita che dovrà servirgli di prova?
Risposta: L'una cosa e l'altra, poiché le imperfezioni del corpo sono tanti mezzi per
progredire, quando si vincano gli ostacoli che si presentano.
Domanda: Potrebbe avvenire che un feto nascituro non trovi uno Spirito, che volesse
incarnarsi in lui?
Risposta: Il feto, ove debba nascere vitale, è sempre predestinato ad albergare
un'anima; nessuna cosa si crea senza ragione.
Domanda: Quando avviene l'unione dell'anima dal corpo?
Risposta: Essa incomincia alla concezione, ma non è perfetta che al momento della
nascita. Dall'istante della concezione, lo Spirito che abiterà quel corpo, vi è unito per un
legame fluidico, che diviene sempre più forte fino al punto nel quale il bambino vede la
luce. Il grido che allora sfugge al neonato annuncia che egli fa parte dei viventi e dei servi
di Dio.
Domanda: L'unione dello Spirito col corpo è indissolubile dal momento della
concezione? Durante il periodo di gestazione potrebbe lo Spirito rinunziare ad incarnarsi
in quel corpo?
Risposta: L'unione è indissolubile nel senso che nessun altro Spirito potrebbe
sostituirsi al designato. Siccome, però, i legami di questa unione sono debolissimi,
vengono facilmente rotti, anche per volontà dello Spirito stesso, il quale indietreggi
dinanzi alla prova che ha scelto: e allora il neonato cessa di vivere.
Domanda: Che fa lo Spirito, se il corpo da lui scelto muore prima di nascere?
Risposta: Ne sceglie un altro.
Domanda: Qual è l'utilità di queste morti premature?
Risposta: Per lo più nessuna, poiché sono determinate dalle imperfezioni della materia.
Domanda: Che vantaggio può trarre uno Spirito dalla sua incarnazione in un corpo che
muore pochi giorni dopo la nascita?
Risposta: Pochissimo o nessuno, poiché, non avendo egli ancora, può dirsi, coscienza
della vita, l'importanza della morte è quasi nulla per lui; mentre, come vi abbiamo detto,
questa spesso è una prova per i genitori.
Domanda: Conosce lo Spirito in precedenza che il corpo che sceglie non ha probabilità
di vita?
Risposta: Qualche volta sì; ma se lo sceglie per questa ragione, vuol dire che recede
dalla prova.
Domanda: Nell'intervallo che passa fra la concezione e la nascita, gode lo Spirito di
tutte le sue facoltà?
Risposta: Più o meno secondo il tempo, poiché egli non è ancora incarnato, ma solo
collegato al suo corpo. All'atto della concezione di questo, lo Spirito è colto dal
turbamento che lo avverte che è venuto il tempo di cominciare una nuova esistenza, e
questo turbamento va crescendo fino alla nascita, nel quale intervallo lo stato dello Spirito
è pressappoco quello di un incarnato durante il sonno del corpo. A mano a mano che
l'istante del nascere si avvicina, gli s'intorbidano sempre più le idee, e si cancellano le
memorie del passato, del quale, nato che sia alla vita terrena, non ha più coscienza, ma
che poi gli risovvengono a poco a poco alla mente, quando sia tornato nel mondo degli
Spiriti.
Domanda: Fra i bambini nati morti ce ne sono forse alcuni, che non erano destinati
all'incarnazione di uno Spirito?
Risposta: Sì, ce ne sono di quelli che non erano destinati all'incarnazione di uno
Spirito, e in questo caso la morte è una prova per i genitori.
Domanda: Un essere simile può nascere a tempo?
Risposta: Qualche volta sì; ma non vive mai.
Domanda: L'aborto procurato è un delitto in ogni tempo della gestazione?
Risposta: Sempre, poiché trasgredisce la legge di Dio chi impedisce a un'anima di
sopportare le prove di cui il corpo doveva essere lo strumento.
Domanda: Nel caso in cui la vita della madre corresse pericolo durante i travagli del
parto, è delitto sacrificare il bambino per salvare la madre?
Risposta: No: è meglio sacrificare l'essere che ancora non esiste, all'essere che esiste
già
Domanda: Perché lo Spirito, nell'incarnazione, perde la memoria del suo passato?
Risposta: L'uomo non può, né deve saper tutto: così vuole Iddio nella sua sapienza.
Senza il velo che gli copre certe cose, egli rimarrebbe abbagliato come chi passa
immediatamente dall'oscurità alla luce. Per la dimenticanza del passato diventa più
padrone di sé. ... Ad ogni nuova esistenza l'uomo intende di più, e sa meglio distinguere il
bene ed il male. Dove sarebbe il merito se egli ricordasse tutto il passato? Allorché lo
Spirito rientra nella sua vita normale1, gli si volge dinanzi tutto il suo passato: vede i falli
commessi, che sono stati la causa del suo soffrire, e ciò che lo avrebbe potuto salvare dal
commetterli e allora comprende la giustizia della sua condizione, e indaga in quale nuova
esistenza potrebbe riparare ai mali della precedente. Sceglie all'uopo prove analoghe a
quelle malamente subite, o le lotte, che crede valevoli a spingerlo innanzi nel bene,
chiede a Spiriti più di lui progrediti di aiutarlo in quel nuovo suo compito, poiché sa che lo
Spirito che gli sarà dato per guida nella nuova esistenza, cercherà di fargli riparare gli
errori commessi, dandogliene una specie d'intuizione, la quale consiste nella forza con la
quale quasi istintivamente si resiste ai cattivi pensieri, ai desideri illeciti, che spesso vi
assalgono, forza di resistenza che voi ordinariamente attribuite all'educazione ricevuta,
1 La vita "normale" è la "spiritica".

mentre è l'effetto della voce della coscienza, cioè della ricordanza del passato, che vi
avverte di non ricadere negli antichi falli. Ora lo Spirito, entrato nella nuova esistenza, se
sopporta le prove con coraggio, le supera, si eleva, e sale nella gerarchia (LdS).
Domanda: Gli uomini del nostro tempo sono una creazione nuova, o i perfezionati
discendenti degli esseri primitivi?
Risposta: Sono i medesimi Spiriti tornati a perfezionarsi in nuovi corpi, ma ancora
lontani dalla perfezione. Così la razza umana presente, che con il suo moltiplicarsi invade
tutta la terra, e sostituisce le razze che si estinguono, avrà a sua volta il periodo di
diminuzione, e sparirà, e allora la surrogheranno altre razze ancora più perfezionate, che
discenderanno dalla presente, come gli uomini inciviliti odierni discendono dagli esseri
bruti e selvaggi dei tempi primitivi
Domanda: La reincarnazione dell'anima in un mondo meno materiale è un premio?
Risposta: E' la conseguenza della sua purificazione, poiché, come gli spiriti si vanno
purificando, s'incarnano in mondi sempre più perfetti, fino a che non siano spogliati di
tutta la materia, e lavati di ogni sozzura per godere eternamente la felicità dei puri in
grembo a Dio.
Domanda: Vi sono alcuni la cui vita scorre in perfetta tranquillità, scevra della minima
cura. Sarebbe segno che non hanno più nulla da espiare?
Risposta: ... Sappiate altresì, che ciascuno dovrà rendere conto della volontaria inutilità
della sua esistenza terrena, sempre fatale al suo avvenire

Leggiamo sull'argomento uno stralcio dei Maestri che si sono manifestati presso
il cerchio Firenze 77.
La reincarnazione
Vi siete domandati perché i primi Cristiani misero a tacere la Verità della Reincarnazione. Temendo che il popolo tornasse al politeismo, così ha detto il fratello Kempis, così noi sottoscriviamo. Perché effettivamente la reincarnazione fu trascurata, divenne oggetto dell'insegnamento occulto dei Cristiani proprio per la ragione che prima vi ho detto; ma voi non avete saputo vedere un nesso logico in questa affermazione.Infatti, come giustamente avete poi osservato, dovete ricondurvi alla mentalità di allora, ricordare le convinzioni religiose di quei tempi per poter comprendere come fosse facile scivolare dalla reincarnazione nuovamente al politeismo; come del resto è stato facile dopo, quando l'umanità aveva fatto un piccolo passo avanti. Allora, figli cari, le Sette cristiane erano molte ed ognuno differiva dall'altra in qualche sfumatura ed ognuno, figli cari, asseriva di avere il vero insegnamento cristiano. Se la Verità della reincarnazione fosse stata proclamata a tutti e tramandata a tutti, col degenerare dell'insegnamento cristiano, molto facilmente sarebbe accaduto che le sette cristiane, per dare autorità a ciò che esse insegnavano, avrebbero detto che qualche loro esponente era uno degli Apostoli reincarnato. Del resto l'umanità, al punto di evoluzione al quale era, doveva imparare le regole di vita, il Sermone sul Monte; le altre Verità, circa la traiettoria dell'individuo, circa l'evoluzione individuale, viste da un punto un poco più elevato e per questo generale,sarebbero state meta dei tempi futuri, di questi tempi, figli cari.Questo è il motivo per cui anche coloro che avevano avuto, direi, quasi direttamente, per valore di autenticità, gli insegnamenti del Maestro, furono concordi nel trascurare la Verità sulla reincarnazione; come queste altre Verità, Verità le quali oggi sono rinnegate dalle varie Chiese Cristiane.



IL PROGRAMMA INCARNATIVO

Domanda: Nello stato erratico, prima d'intraprendere una nuova esistenza corporea, ha
lo Spirito coscienza e prescienza delle cose che gli accadranno nel corso della nuova
vita?
Risposta: Non è egli stesso che, facendo uso del libero arbitrio, sceglie il genere di
prove, a cui vuole sottoporsi?
Domanda: Dunque non è Dio, che gli impone i triboli della vita come castigo?
Risposta: Non accade nulla senza il permesso di Dio, poiché egli solo ha stabilito tutte
le leggi che reggono l'universo. Pretendereste forse di sapere perché ci abbia fatto una
legge, piuttosto che un'altra? Concedendo allo Spirito la libertà della scelta, gli lascia tutta
l'imputabilità delle sue azioni e delle loro conseguenze; al suo avvenire non si oppone
inciampo: la via del bene gli è aperta come quella del male. Ma se lo Spirito soccombe
alla prova, gli resta una consolazione: tutto non è finito per lui, e Dio nella sua bontà gli
permette di rifare bene ciò che ha fatto malamente. Del resto, bisogno distinguere ciò che
è opera della volontà di Dio, e ciò che è opera della volontà dell'uomo. Se un pericolo vi
minaccia, non siete voi che lo avete creato, ma Iddio. Voi lo affrontate volontariamente,
perché ci avete veduto un mezzo di avanzamento, e perché Dio ve lo ha permesso.
Domanda: Se lo Spirito ha la facoltà di scegliere il genere di prova che deve subire, ne
segue forse che tutte le tribolazioni della sua vita sono state prevedute e scelte da lui?
Risposta: Avere la facoltà di scegliere il genere di prova non vuol dire poter prevedere
tutto quanto ci accadrà nella vita sin nei piccoli particolari, poiché questi sono la
conseguenza della nostra condizione, e spesso dei nostri propri atti. Se lo Spirito,
poniamo il caso, ha voluto nascere tra malfattori, egli sapeva a quali tentazioni si
esponeva, ma non ciascuna delle azioni, che egli avrebbe compiuto, e che sarebbero gli
effetti della sua volontà o libero arbitrio. Lo Spirito sa che, scegliendo quella tale via, avrà
da subire quel dato genere di lotta: sa dunque la natura delle vicissitudini che incontrerà,
ma non sotto quale forma di casi gli si presenteranno. Gli accidenti particolari nascono
dalle circostanze e dalla forza delle cose. Solo i grandi avvenimenti, quelli che hanno
molto peso sul destino, sono preveduti dallo Spirito. Se prendete una strada irta
d'inciampi, sapete di dover usare grandi precauzioni, perché correte pericolo di cadere;
ma non sapete in quale luogo cadreste, e può darsi che non cadiate, se siete abbastanza
cauti. Se, passando per la via, vi cade una tegola sul capo, non crediate, come il volgo,
che era scritto.
Domanda: Come mai uno Spirito può voler nascere fra gente di malaffare?
Risposta: Bisogna bene che sia mandato in un ambiente, dove possa subire la prova
che ha chiesto. Dunque occorre una certa analogia: per lottare, ad esempio, contro
l'istinto del male, è necessario che egli si trovi fra gente dedita al male.
Domanda: Nelle prove che ha da subire allo scopo di perfezionarsi, deve lo Spirito
sperimentare ogni sorta di tentazioni, o, con altre parole, deve passare per tutte le
circostanze, che possono eccitare in lui l'orgoglio, l'invidia, l'avarizia, la sensualità, e
simili?
Risposta: No certamente, poiché sapete che ce ne sono di quelli che prendono sin da
principio una via che li esime da molte prove, e che soltanto chi si lascia trascinare sulla
cattiva strada corre tutti i pericoli che questa presenta. Uno Spirito, per esempio, può
chiedere ed ottenere la ricchezza: allora egli, secondo il suo carattere, potrà diventare
avaro o prodigo, egoista o generoso, o potrà darsi in braccio a tutti i piaceri della
sensualità; ma questo non vuol dire che egli debba passare necessariamente per la trafila
di tutte queste passioni.
Domanda: Come mai lo Spirito, che in origine è semplice, ignorante ed inesperto, può
scegliere con cognizione di causa una maniera di esistenza, ed essere tenuto a
rispondere della scelta?
Risposta: Iddio supplisce alla sua inesperienza, tracciandogli la strada che deve
seguire, come fate voi per un bambino dalla culla; ma, secondo che se ne svolge il libero
arbitrio, a poco a poco lo lascia padrone di scegliere. Allora avviene spesso che egli
devii, prendendo la falsa strada, se non ascolta i consigli dei buoni Spiriti: ecco ciò che
può dirsi la caduta dell'uomo.
Domanda: Gli Spiriti fanno la loro scelta immediatamente dopo la morte?
Risposta: No, poiché molti credono all'eternità delle pene, la qual cosa, come già fu
detto, è un castigo.
Domanda: Chi dirige lo Spirito nella scelta delle prove che vuole subire?
Risposta: Egli stesso sceglie quelle che possono essere un'espiazione, secondo la
natura dei suoi falli e possono farlo progredire più presto. Quindi alcuni s'impongono una
vita di miserie e di privazioni col proposito di sopportarla con coraggio; altri vogliono
sfidare le tentazioni della fortuna e della potenza, molto pericolose per l'abuso che se ne
può fare, e per le cattive passioni che suscitano; altri infine tendono a ritemprarsi con le
lotte, che l'uomo virtuoso deve combattere, se in contatto col vizio.
Domanda: Comprendiamo che alcuni Spiriti scelgano il contatto del vizio come prova;
ma non ve ne sono di quelli che lo scelgono mossi da simpatia e dal desiderio di vivere in
un ambiente conforme ai loro gusti, per potersi dare in braccio a soddisfazioni materiali?
Risposta: Purtroppo è così, e ce ne sono di quelli, il cui senso morale è ancora poco
sviluppato; ma la prova viene poi da se stessa, e dura lungamente.
Presto o tardi comprendono, tuttavia, che il soddisfacimento delle passioni brutali ha
conseguenze deplorevoli, a cui soggiaceranno per uno spazio di tempo che ad essi parrà
eterno; e Dio potrà lasciarli in tale stato, finché non abbiano compreso il proprio fallo, ed
essi stessi domandino di espiarlo con prove proficue.
Domanda: Non sembra naturale scegliere le prove meno penose?
Risposta: Per voi sì; per lo Spirito no. Quando è sciolto dalla materia, cessa l'illusione,
ed egli pensa in modo diverso.
Domanda: Finché lo Spirito non raggiunge il massimo grado di purezza, deve subire
continuamente delle prove?
Risposta: Sì, ma non quali le intendete voi, che chiamate prove le tribolazioni materiali.
Di questo lo Spirito, giunto ad un certo grado, senza essere perfetto, non ne ha più da
subire; invece gli incombono sempre dei doveri che lo aiutano a perfezionarsi senza
riuscirgli menomamente penosi, e fra questi doveri v'è pure quello di concorrere all'altrui
perfezionamento.
Domanda: Può lo Spirito ingannarsi nella scelta della prova?
Risposta: Può sceglierne una, che sia superiore alle sue forze, ed allora soccombe; e
può anche sceglierne una che non gli giovi affatto: tale sarebbe, per esempio, la scelta di
una vita oziosa ed inutile. Ma, rientrato che sia nel mondo degli Spiriti, se ne accorge, e
chiede di rimediare al tempo perduto.
Domanda: Da che derivano le vocazioni, e la volontà di seguire una carriera piuttosto
che un'altra?
Risposta: A questa domanda potete rispondere voi stessi. Non sono queste cose forse
la conseguenza di quanto abbiamo detto sulla scelta delle prove e sul progresso fatto
nelle esistenze anteriori?
Domanda: Dal momento che nello stato erratico lo Spirito studia le diverse condizioni
in cui potrà progredire, come mai ce ne sono di quelli, che pensano di conseguire quel
fine, nascendo, per esempio, tra gli antropofagi?
Risposta: Non sono Spiriti già progrediti quelli che nascono fra gli antropofagi, ma della
stessa natura di costoro, od ancora più bassi.
Domanda: Spiriti che vengono da un mondo inferiore alla terra, o da un popolo tra i più
barbari che sia sulla terra. come, ad esempio, dagli antropofagi, potrebbero incarnarsi fra
i nostri popoli inciviliti?
Risposta: Sì, ce ne sono alcuni che sviano col voler salire troppo in alto; ma allora si
trovano spostati fra voi, come quelli che hanno costumi ed istinti che cozzano coi vostri.
Domanda: Un uomo che avesse fatto parte di un popolo civile, potrebbe per espiazione
reincarnarsi in mezzo ad una razza selvaggia?
Risposta: Sì, ma secondo il genere di espiazione. Un padrone, che in una esistenza sia
stato crudele coi suoi schiavi, potrà in un altra essere schiavo a sua volta, e soffrire i
maltrattamenti che avrà fatto patire agli altri, come colui che abbia malamente comandato,
potrà essere costretto ad ubbidire a coloro che nella vita gli erano subordinati. Sono
espiazioni che Dio può imporre a chi abusa della sua potestà. Accade inoltre, talora, che
uno Spirito buono scelga un'esistenza fra quei barbari per muoverli e guidarli sulla via del
progresso: e allora è una missione (LdS).
Domanda: Quale può essere il compito di quelli che in terra sono volontariamente
inutili?
Risposta: Quelli che vivono soltanto per sé, e non si sanno rendere utile ad alcuna
cosa, sono poveri esseri da compiangere, perché espieranno crudelmente l'inutilità della
loro esistenza: il loro castigo incomincia spesso già sulla terra con la noia e il disgusto
della vita.
Domanda: Poiché ne avevano scelta, perché mai preferiscono una vita da cui non
avrebbero ricavato alcun vantaggio?
Risposta: Anche tra gli Spiriti ci sono gli infingardi, che recalcitrano davanti ad una vita
laboriosa. Iddio li lascia fare: comprenderanno più tardi, a proprie spese, i danni della loro
infingardaggine, e saranno i primi a chiedere di risarcire il tempo perduto. Forse anche
avevano scelto una vita più proficua; ma, postisi all'opera, indietreggiarono, e si
lasciarono trascinare dalle suggestioni di cattivi Spiriti, che li incoraggiarono a vivere
nell'ozio (1)
(1) Vediamo, in stralcio, che cosa hanno poi detto i Maestri che si sono espressi attraverso il cerchio
Firenze 77 riguardo al "programma incarnativo" dell'entità.
Il programma incarnativo
... Quanto al vedere quella che sarà la prossima incarnazione, la cosa riguarda solo coloro che sono ad un certo punto di evoluzione. Perché, naturalmente, coloro che sono all'inizio dell'evoluzione in forma umana non hanno questa possibilità di vedere. Essa è invece data agli esseri di media evoluzione, e da qui deriva l'errore, diffuso da un certo spiritismo, dell'entità che sceglie, fa un programma e via dicendo. Non è che "sceglie". Lasciandosi, abbandonandosi a quel desiderio di tornare, vede quella che sarà la sua prossima incarnazione; la vede in linea generale, naturalmente, non nei dettagli. E' una cosa automatica, direi. Come avviene il contatto con la nuova incarnazione? Da quel momento in cui ha avuto queste visioni che riguardano la sua prossima incarnazione, e che servono a sintonizzarlo con quella che sarà la sua condizione futura, nell'essere subentra uno stato di totale benessere ed abbandono, proprio una beatitudine
immensa, perché ha raggiunto la certezza che tornerà a vivere, che quel suo desiderio impellente sarà soddisfatto. E vi è quindi un senso di totale appagamento, quasi proprio un addormentarsi, un cullarsi in questo pensiero, un totale rilassamento. Ecco, è quello il momento in cui si comincia a tornare. Perché comincia tutto il lavoro di presa di contatto con quelli che saranno i nuovi corpi: il nuovo corpo mentale, il nuovo corpo astrale, il nuovo corpo fisico...

VITALIANO BILOTTA
ALLAN KARDEC
e la grande medianità successiva

IL CULTO DEI MORTI




Domanda: E' grata agli Spiriti la buona memoria di coloro che hanno amato sulla terra?
Risposta: Molto di più di quanto possiate credere: questa memoria ne accresce la
felicità, se sono felici; e, se sono infelici, è per loro un conforto.
Domanda: Il giorno della commemorazione dei defunti è solenne per gli Spiriti?
Vengono essi di preferenza in quel giorno a visitare quelli che vanno a pregare sulle loro
spoglie mortali?
Risposta: Gli Spiriti ci vengono alla chiamata del pensiero come in qualunque giorno
dell'anno.
Domanda: Quel giorno lo chiama di preferenza presso le sepolture dei loro corpi?
Risposta: Vi sono in maggior numero in quel giorno, perché ve li chiama un numero
maggiore di persone; ma ognuno di essi ci viene solo per i suoi cari1, e non per la
moltitudine degli indifferenti.
Domanda: In quale forma ci vengono, e come si vedrebbero, se potessero rendersi
visibili?
Risposta: In quella sotto cui si conobbero mentre erano in vita.
Domanda: Gli Spiriti dimenticati, di cui nessuno va a visitare il sepolcro, ci vengono2 lo
stesso, e si rammaricano al vedere che nessuno li ricorda?
Risposta: Che importa3 ad essi della terra? Gli Spiriti non ci tengono per il cuore:
perciò, se non ve li attrae l'affetto non se ne curano punto: hanno per sé tutto4 l'universo.
Domanda: La visita dei suoi cari alla tomba riesce allo Spirito più gradita che una
preghiera fatta da loro nel segreto delle pareti domestiche?
Risposta: Quella visita è solo un modo di manifestare che essi pensano allo Spirito
assente. Ve l'ho già detto: è la preghiera5 che santifica l'atto della memoria: poco importa
il luogo dove essa si fa, purché sia fatta col cuore6.
Domanda: Donde viene in parecchi il desiderio di essere sepolti in un luogo piuttosto
che in un altro? Vi tornano più volentieri dopo la morte? E questa importanza data a una
cosa materiale è segno d'inferiorità morale nello Spirito?
Risposta: Avete giudicato bene: Che importa una fossa scavata in un luogo anziché in
un altro allo Spirito elevato? Egli sa che le anime amanti si riuniranno quassù, anche se
le ossa dei loro amanti7 si fossero separate in terra.
Domanda: Quindi la riunione delle spoglie mortali di tutti i membri di una stessa
famiglia deve considerarsi cosa frivola?
Risposta: No: è costume pietoso, dimostrazione di simpatia per quelli che abbiamo
amato. Se importa poco agli Spiriti, giova agli uomini per la religione della memoria.
Domanda: Assiste lo Spirito ai suoi funerali?
Risposta: Spessissimo; ma, se preso dal turbamento(8), non si rende ragione di quel che
accade.
Domanda: Gli è stato grato il concorso della gente al suo corteo funebre?
Risposta: Più o meno, secondo il sentimento che ve lo conduce
(8) Il "turbamento" subito dopo la morte di cui parlavano le entità ai tempi di Kardec è il "riposo dopo il trapasso" di cui hanno poi parlato i Maestri. Questo è il primo momento dell'esistenza dopo il trapasso del corpo fisico, quando si ha una sorta di esistenza completamente onirica. Non dobbiamo pensare al "riposo dopo il trapasso" come al sonno che siamo abituati a sperimentare fisicamente: il "riposo" è un momento in cui il trapassato è ripiegato su se stesso e ripensa alle esperienze della sua ultima incarnazione. In quel momento, la visione del trapassato è prettamente onirica, non si accorge neppure della nuova dimensione nella quale vive, non vede chi gli è vicino, non s'interessa a cosa c'è oggettivamente al di fuori di lui. Poi questa fase viene trascesa. Quando il trapassato ha riflettuto abbastanza, quando è riuscito a capire, in proporzione alla sua evoluzione, ciò che ha vissuto, le ragioni per le quali si sono determinate certe esperienze, allora comincia a destarsi al mondo esterno a lui. In quel momento c'è il "vedere" reale, il reincontrarsi reale con le persone che ha amato.

VITALIANO BILOTTA
ALLAN KARDEC
e la grande medianità successiva



L'ALTERNANZA DEI SESSI




Domanda: Una legislazione, perché sia perfettamente giusta, deve sancire
l'eguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna?
Risposta: Dei diritti sì, dei compiti no: accade che ognuno abbia il posto determinato
secondo la sua attitudine. All'uomo spettano gli affari, alla donna le cure della famiglia. La
legge umana, dunque, per essere giusta, deve sancire l'eguaglianza dei loro diritti, poiché
ogni privilegio accordato all'uno o all'altra, è contrario all'equità: l'emancipazione della
donna segue il progresso dell'incivilimento 1, la sua servitù è segno positivo di barbarie.
 I sessi, d'altra parte, non esistono che per rispetto all'organismo fisico, potendo gli Spiriti
prenderne ora (2) l'uno ora l'altro, e quindi anche da questo lato non vi è alcuna differenza
fra essi, che in conseguenza devono godere degli stessi diritti
(1 )L'uomo
- L'uomo rappresenta il primo balbettio dell'essere, e il suo indice di apprendimento deve essere valutato solo nell'ambito delle cose che un fanciullo deve imparare.- In questo ordine delle materie, l'uomo solo appare il "gran disordinato", perché nel suo modo di agire,nella sua storia, non osserviamo quell'ordine che, invece, tanto abbondantemente è dimostrato nel creato. E' dunque possibile che in quadro così ordinato di materie, l'uomo - figlio della materia, prodotto di un corpo nel quale l'ordine è ingenerato e in cui il disordine è anomalia - possa degenerare e
regnare nel disordine?
O piuttosto non è vero che questo apparente disordine non sia che l'attuazione pratica di un ordine che va al di là di ciò che appare? Certo che in questo quadro ove è ordine, la vita dell'uomo, per quanto  Disordinata possa apparire, trova un suo giusto posto solo se questo disordine s'interpreta in funzione di un ordine più grande che dall'uomo stesso non può essere colto; che va al di là di ciò che l'uomo, con gli occhi ed i sensi del suo corpo fisico, può cogliere; che "trascende" ciò che l'uomo può umanamente congetturare.- L'uomo che noi vediamo, dal punto di vista del "sentire", è ancora una piccola creatura in confronto al destino al quale è chiamato. Egli è un essere ai primi movimenti di "sentire", per il quale non è sufficiente meditare, riflettere con la mente per evolvere. Ciò che egli pensa, l'ideale che egli concepisce ed intravede,deve tradursi in natura interiore, attraverso ad azioni nella vita del mondo fisico. Tutto ciò, ripeto, non è che una prima fase di evoluzione di quell'essere che un giorno, superato il divenire, si riconoscerà nell'Assoluto.
- Dalla esaltazione della vita umana che conduce l'uomo al connubio con la deità del paganesimo,all'annientamento di ogni motivo umano chiamato cristianesimo; dalle aberrazioni della fantasia scatenata da ogni logicità, come fu conosciuta nell'oscurantismo, al trionfo incondizionato della ragione nell'illuminismo;dall'immateriale romanticismo al brutale realismo di recente adozione, è la storia dell'uomo che non trovando in una concezione di vita "ciò che la sua stessa natura gli fa ricercare", si volge alla concezione opposta.
- Tanti secoli di vita umana hanno visto fiorire una grande opera: "il mondo dell'uomo", il quale, purmutando forma di generazione in generazione, resta sempre il prodotto fra le esperienze avute ed il bisogno dell'uomo di "ricercare il suo vero destino". Ma il valore di quello che è stato costruito non è in ciò che è stato edificato, bensì "in quanto è stato appreso".
- D'ora in poi, l'uomo deve svincolarsi da ogni forma di suggestione, di assoggettamento, e deve trovare la propria coscienza individuale; deve imparare ad essere uomo nel senso vero del termine, senza paura dell'inferno o del potere che non agisca umanitariamente; deve imparare a camminare da solo, con la sola forza del suo essere e della sua coscienza di uomo.
- Fino a un certo punto dell'evoluzione, non ha alcuna importanza che l'individuo conosca come le cose stanno realmente; anzi, è escluso da questa conoscenza, quasi come se lo si volesse addestrare su situazioni simulate prima di porlo di fronte al Reale. L'uomo è come i fanciulli che, per giocare, si fingono in una particolare situazione; per giocare si immergono con la fantasia e con l'incoscienza, propria dell'età, in situazioni immaginate, non di rado tragiche.
- Conoscere Dio nel vero senso significa comprendere Dio; significa sentire, nei termini in cui sente Dio, significa essere Dio; per cui l'uomo, come tale, non può conoscere Dio. Questa affermazione, che sembra lasciare così poche speranze, non tiene tuttavia conto di tutta la questione. Non tiene conto che "l'uomo non è immutabile". Quando affermiamo, come spesso abbiamo fatto, che si giunge a quella comprensione che è "sentire" ed "essere" attraverso al porre attenzione e poi rendersi consapevoli, noi implicitamente ammettiamo che l'uomo superi se stesso e raggiunga un nuovo "sentire", un nuovo "essere".
- Nella vita dell'uomo, il sentire è appena accennato. Tutta l'attività che l'uomo svolge è improntata dall'io personale ed egoistico; e "nei rari momenti in cui l'io tace, il sentire si manifesta". Tuttavia proprio
dall'attività che l'uomo svolge, spinto dal suo io, l'uomo supererà il suo egoismo, sempre attraverso al processo

(2) "Ora" è da intendersi nel senso che in una incarnazione si è maschi e in un'altra femmine. E proprio questo hanno poi confermato i Maestri: l'entità che si deve reincarnare sarà maschio o femmina a seconda delle sue necessità evolutive. In genere ad una serie di incarnazioni da "maschio" si alterna una serie di incarnazioni da "femmina" e viceversa. Questo perché prima si supera una serie di limitazioni "maschili" e poi una serie di limitazioni "femminili".

VITALIANO BILOTTA
ALLAN KARDEC
e la grande medianità successiva

L'UOMO




Domanda: Ci avete detto che l'anima dell'uomo1, alla sua origine, è come nell'infanzia
della vita corporale, che la sua intelligenza si sta appena destando, e che essa tenta le
prime prove della vita. Dove compie lo Spirito questa sua prima fase?
Risposta: In una serie di esistenze, che precedono il periodo da voi chiamato umanità.
Domanda: In tal modo, parrebbe, che l'anima ora umana sia stata il principio
intelligente degli esseri inferiori della creazione?
Risposta: Non abbiamo già detto più volte che nella natura tutto si collega, e tende
all'unità? In quegli esseri, che voi siete lontani dal conoscere tutti, il principio intelligente
si elabora, si individua a poco a poco, e tenta le prime prove della vita; è in certo modo un
lavoro preparatorio come quello della germinazione, in conseguenza del quale il principio
intelligente subisce una trasformazione, e diventa Spirito. Allora incomincia per esso il
periodo dell'umanità, e con questo la coscienza del suo avvenire, la distinzione del bene
e del male e la imputabilità dei suoi atti, come dopo il periodo dell'infanzia viene quello
dell'adolescenza, poi quello della giovinezza, e finalmente quello dell'età matura. In
questa origine non è nulla che debba umiliare l'uomo. I grandi ingegni, i geni sono forse
umiliati, perché furono feti informi nel seno della madre loro? Se ci sono cose che lo
debbano umiliare, sono queste sole: la sua nullità di fronte a Dio, la sua impotenza
d'investigarne la profondità dei disegni, e l'infinita sapienza delle leggi che regolano
l'armonia dell'universo. Riconoscete la grandezza di Dio in questa armonia mirabile, che
fa un tutto indissolubile della natura. Credere che Iddio avesse potuto fare qualcosa
senza uno scopo, e creare degli esseri intelligenti senz'avvenire, sarebbe una bestemmia
contro la sua bontà, che si estende su tutte le creature (LdS).
Domanda: La comunanza di origine del principio intelligente degli esseri che vivono,
non sarebbe forse la conferma della dottrina della metempsicosi?
Risposta: Due cose possono avere la stessa origine, e poi non avere più alcuna
somiglianza. Chi riconoscerebbe l'albero, le sue foglie, i suoi fiori, i suoi frutti, nel seme
informe del granellino dal quale è uscito? Quando il principio intelligente è arrivato al
grado necessario per essere Spirito ed entrare nel periodo dell'umanità, non conserva più
nulla del suo stato primitivo, e non è l'anima delle bestie più che l'albero non sia il seme.
L'uomo, di animalesco, non ha che il corpo e le sue passioni, che nascono
dall'influenza di esso, e dall'istinto di conservazione inerente alla materia. Quindi non si
può dire che un tale uomo sia l'incarnazione di un tale animale, e per conseguenza la
metempsicosi, come viene intesa da alcuni, è un errore.
Domanda: Potrebbe lo Spirito, dopo aver animato il corpo di un uomo, incarnarsi in
quello di un animale?
Risposta: No, perché sarebbe un retrocedere, e lo Spirito non retrocede come il fiume
non risale la sua sorgente.
Domanda: Da quali indizi si può riconoscere in un uomo il progresso reale, che deve
1 Nell'infanzia della sua vita corporale l'uomo ripercorre tutto il cammino evolutivo dall'istintività animale
alla consapevolezza umana, che raggiunge da adulto. Tutto appartiene a ciò che i Maestri chiamano la
"struttura matematica della Realtà". Vediamo sull'argomento alcuni stralci tratti dall'insegnamento dei
Maestri che si sono manifestati attraverso il cerchio Firenze 77.
elevare il suo Spirito nella gerarchia d'oltretomba?
Risposta: Lo Spirito dimostra la propria elevatezza col praticare la legge di Dio in tutti
gli atti della sua vita corporea, e nel comprendere anticipatamente la vita spirituale 

VITALIANO BILOTTA
ALLAN KARDEC
e la grande medianità successiva

Nosso Lar MESSAGGIO di Andrè Luiz



La vita non cessa. La vita trova la sua sorgente nell'eternità e la morte non è che l'oscuro gioco
dell'illusione.
I grandi fiumi fanno il loro percorso, prima dell'immenso mare.
Ricalcando questa espressione, l'anima percorre ugualmente cammini e tappe diverse, e riceve anche
affluenti di conoscenza prese qua e la, si arricchisce in sostanza e si purifica in qualità, prima di trovare
l'Oceano Eterno della Sapienza.
Chiudere gli occhi carnali costituisce un'operazione semplice.
Il cambiamento delle sembianze fisiche non influisce sulla luce dell’anima, come il cambiamento d'abiti
niente ha a che vedere con quelle soluzioni profonde del destino e dell'essere.
Oh! i sentieri dell'anima sono strade misteriose del cuore. E' un mistero da percorrere, prima di
comprendere la suprema equazione della Vita Eterna! E' indispensabile vivere il proprio dramma,
conoscere dettaglio a dettaglio, quel lungo processo di perfezionamento spirituale.
Sarebbe estremamente infantile il credere che il semplice “abbassare le cortine” risolva le trascendenti
questioni dell'Infinito.
Una esistenza è un atto.
Un corpo – una veste.
Un secolo – un giorno.
Un servizio – una esperienza.
Un trionfo – una conquista.
Una morte – un soffio rinnovatore.
Quante esistenze, quanti corpi, quanti secoli, quanti impegni, quanti trionfi, quante morti necessitiamo
ancora?
E il letterato in filosofia religiosa parla di deliberazione finale e posizioni definitive!
Ai! In buona parte i colti in dottrina sono gli analfabeti dello spirito!
Ci vuole così tanto sforzo da parte dell'uomo per entrare nell'accademia del Vangelo di Cristo, ingresso
che si verifica quasi sempre in modo anomalo, lui da solo in compagnia del Maestro, partecipando alla
difficile lezione, ricevendone gli insegnamenti senza cattedra visibile e ascoltando quelle profonde
argomentazioni senza parole pronunciate. Molto lunga è dunque la nostra giornata laboriosa.
Il nostro povero sforzo si traduce solamente in un'idea di questa verità fondamentale.
Grato, dunque, amici miei!
Manifestiamoci, assieme a voi altri, nell'anonimato che obbedisce alla carità fraterna. Nell'esistenza
umana sono presenti una gran quantità di vasi fragili, che non possono ancora contenere tutta la
verità. Anzi, non ci interessa, ancora, se non l'esperienza profonda, con i suoi valori collettivi. Non
tormenteremo qualcuno con l’idea della eternità. Che i vasi si rinforzino prima di tutto. Forniremo,
solamente, qualche piccola notizie allo spirito assetato dei nostri fratelli nel percorso della realizzazione
spirituale e che comprendano con noi che "lo spirito soffia dove vuole".
Adesso amici, che i miei ringraziamenti calino sul foglio, immergendomi nel grande silenzio della
simpatia e della gratitudine. Simpatia e riconoscenza, amore e giubilo abitano la mia anima. Credete
che custodirò simili valori con me, a rispetto vostro, nel santuario del mio cuore.
Che il Signore ci benedica.

ANDRÉ LUIZ
Nosso Lar [medium Francisco Cândido Xavier]


DOMANDA AL TUO PIÙ PROFONDO ESSERE, ALL’UNO, IL SEGRETO FINALE CHE CONSERVA PER TE DA SEMPRE.



La grande e difficile vittoria, il soggiogare i desideri dell’anima individuale è
un lavoro di secoli; perciò non aspettarti di riceverne ricompensa finché ére di
esperienza si siano susseguite. Quando è giunto il tempo d’imparare questa
diciassettesima regola, l’uomo è sulla soglia di divenire più che uomo.
18.- La conoscenza che ora possiedi è tua unicamente perché l’anima tua è
divenuta una con tutte le anime pure e col tuo essere più profondo. È un pegno
affidato a te dall’Altissimo. Tradiscilo, abusa della tua conoscenza o trascurala e ti
sarà ancora possibile cadere dall’alto stato che hai raggiunto. Grandi esseri
ricadono indietro anche sulla soglia, incapaci di sostenere il peso della loro
responsabilità, incapaci di procedere oltre. Perciò anticipa con timore e tremore
questo momento e sii pronto per la battaglia.
19.- È scritto che per colui che è sulla soglia della divinità nessuna legge può
essere formulata, nessuna guida può esistere. Pure, per illuminare il discepolo, la
lotta finale può essere così espressa.
Attieniti fermamente a ciò che non ha né sostanza, né esistenza.
20.- Ascolta solo la voce che non ha suono.
21.- Fissa il tuo sguardo solo su ciò che è invisibile sia al senso
interno che a quello esterno.
LA PACE SIA CON TE
Dal Libro :  LA LUCE SUL SENTIERO
 TRATTATO
SCRITTO PER COLORO CHE IGNORANO LA SAPIENZA ORIENTALE E
DESIDERANO RICEVERNE L’INFLUENZA
RICEVUTO E TRASCRITTO DA MABEL COLLINS