Domanda: Una legislazione, perché sia perfettamente giusta, deve sancire
l'eguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna?
Risposta: Dei diritti sì, dei compiti no: accade che ognuno abbia il posto determinato
secondo la sua attitudine. All'uomo spettano gli affari, alla donna le cure della famiglia. La
legge umana, dunque, per essere giusta, deve sancire l'eguaglianza dei loro diritti, poiché
ogni privilegio accordato all'uno o all'altra, è contrario all'equità: l'emancipazione della
donna segue il progresso dell'incivilimento 1, la sua servitù è segno positivo di barbarie.
I sessi, d'altra parte, non esistono che per rispetto all'organismo fisico, potendo gli Spiriti
prenderne ora (2) l'uno ora l'altro, e quindi anche da questo lato non vi è alcuna differenza
fra essi, che in conseguenza devono godere degli stessi diritti
(1 )L'uomo
- L'uomo rappresenta il primo balbettio dell'essere, e il suo indice di apprendimento deve essere valutato solo nell'ambito delle cose che un fanciullo deve imparare.- In questo ordine delle materie, l'uomo solo appare il "gran disordinato", perché nel suo modo di agire,nella sua storia, non osserviamo quell'ordine che, invece, tanto abbondantemente è dimostrato nel creato. E' dunque possibile che in quadro così ordinato di materie, l'uomo - figlio della materia, prodotto di un corpo nel quale l'ordine è ingenerato e in cui il disordine è anomalia - possa degenerare e
regnare nel disordine?
O piuttosto non è vero che questo apparente disordine non sia che l'attuazione pratica di un ordine che va al di là di ciò che appare? Certo che in questo quadro ove è ordine, la vita dell'uomo, per quanto Disordinata possa apparire, trova un suo giusto posto solo se questo disordine s'interpreta in funzione di un ordine più grande che dall'uomo stesso non può essere colto; che va al di là di ciò che l'uomo, con gli occhi ed i sensi del suo corpo fisico, può cogliere; che "trascende" ciò che l'uomo può umanamente congetturare.- L'uomo che noi vediamo, dal punto di vista del "sentire", è ancora una piccola creatura in confronto al destino al quale è chiamato. Egli è un essere ai primi movimenti di "sentire", per il quale non è sufficiente meditare, riflettere con la mente per evolvere. Ciò che egli pensa, l'ideale che egli concepisce ed intravede,deve tradursi in natura interiore, attraverso ad azioni nella vita del mondo fisico. Tutto ciò, ripeto, non è che una prima fase di evoluzione di quell'essere che un giorno, superato il divenire, si riconoscerà nell'Assoluto.
- Dalla esaltazione della vita umana che conduce l'uomo al connubio con la deità del paganesimo,all'annientamento di ogni motivo umano chiamato cristianesimo; dalle aberrazioni della fantasia scatenata da ogni logicità, come fu conosciuta nell'oscurantismo, al trionfo incondizionato della ragione nell'illuminismo;dall'immateriale romanticismo al brutale realismo di recente adozione, è la storia dell'uomo che non trovando in una concezione di vita "ciò che la sua stessa natura gli fa ricercare", si volge alla concezione opposta.
- Tanti secoli di vita umana hanno visto fiorire una grande opera: "il mondo dell'uomo", il quale, purmutando forma di generazione in generazione, resta sempre il prodotto fra le esperienze avute ed il bisogno dell'uomo di "ricercare il suo vero destino". Ma il valore di quello che è stato costruito non è in ciò che è stato edificato, bensì "in quanto è stato appreso".
- D'ora in poi, l'uomo deve svincolarsi da ogni forma di suggestione, di assoggettamento, e deve trovare la propria coscienza individuale; deve imparare ad essere uomo nel senso vero del termine, senza paura dell'inferno o del potere che non agisca umanitariamente; deve imparare a camminare da solo, con la sola forza del suo essere e della sua coscienza di uomo.
- Fino a un certo punto dell'evoluzione, non ha alcuna importanza che l'individuo conosca come le cose stanno realmente; anzi, è escluso da questa conoscenza, quasi come se lo si volesse addestrare su situazioni simulate prima di porlo di fronte al Reale. L'uomo è come i fanciulli che, per giocare, si fingono in una particolare situazione; per giocare si immergono con la fantasia e con l'incoscienza, propria dell'età, in situazioni immaginate, non di rado tragiche.
- Conoscere Dio nel vero senso significa comprendere Dio; significa sentire, nei termini in cui sente Dio, significa essere Dio; per cui l'uomo, come tale, non può conoscere Dio. Questa affermazione, che sembra lasciare così poche speranze, non tiene tuttavia conto di tutta la questione. Non tiene conto che "l'uomo non è immutabile". Quando affermiamo, come spesso abbiamo fatto, che si giunge a quella comprensione che è "sentire" ed "essere" attraverso al porre attenzione e poi rendersi consapevoli, noi implicitamente ammettiamo che l'uomo superi se stesso e raggiunga un nuovo "sentire", un nuovo "essere".
- Nella vita dell'uomo, il sentire è appena accennato. Tutta l'attività che l'uomo svolge è improntata dall'io personale ed egoistico; e "nei rari momenti in cui l'io tace, il sentire si manifesta". Tuttavia proprio
dall'attività che l'uomo svolge, spinto dal suo io, l'uomo supererà il suo egoismo, sempre attraverso al processo
(2) "Ora" è da intendersi nel senso che in una incarnazione si è maschi e in un'altra femmine. E proprio questo hanno poi confermato i Maestri: l'entità che si deve reincarnare sarà maschio o femmina a seconda delle sue necessità evolutive. In genere ad una serie di incarnazioni da "maschio" si alterna una serie di incarnazioni da "femmina" e viceversa. Questo perché prima si supera una serie di limitazioni "maschili" e poi una serie di limitazioni "femminili".
VITALIANO BILOTTA
ALLAN KARDEC
e la grande medianità successiva
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