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giovedì 8 dicembre 2011

CHICO XAVIER


    "  Vivere è dire sempre agli altri che
        sono importanti. Che li amiamo,
       perché un giorno loro se ne andranno
       e resteremo con l'impressione di
        non averli amati a sufficienza
       (Chixo Xavier)  "              
                                                                                  


Piccola biografia di un apostolo del bene

La maggior parte degli uomini niente costruisce e vuole essere deificata. Francisco Cândido Xavier ha messo la sua vita a servizio delle nobili cause, e secondo Carlos A. Baccelli, nell’opera: “Chico Xavier, Medianità e Cuore”, dice di essere stato soltanto un granello di polvere. Indicato per il Premio Nobel della Pace e considerato, per i più di cento titoli di cittadinanza ricevuti, come cittadino del mondo, Chico intanto riconosce che niente siamo in Terra se non semplici depositari dei doni che Dio ci ha dato.

Nato il 2 aprile 1910 a Pedro Leopoldo - Stato di Minas Gerais, era un bambino povero e fino ad oggi la sua vita fu una sequenza di prove, che ha saputo affrontare con pazienza e rassegnazione proprie delle anime nobili. Nella introduzione della sua prima opera a scrittura psicografica, “Parnaso dopo la Morte”, dettata da Spiriti Diversi, lui così si esprime: “non vengo nel campo della pubblicità per farmi un nome, perché il dolore, molto tempo fa, mi ha già convinto dell’inutilità delle futili cose che ancora sono stimate in questo mondo”.

Le sue prove sono cominciate all’età di 5 anni, quando rimase orfano di madre, la signora Maria João de Deus, essendo obbligato a vivere con la madrina Rita, che lo picchia 3 volte al giorno, sempre alla stessa ora. Quando gli sorgono le prime visioni, questa stessa matrigna, su raccomandazione del prete locale, lo obbliga a pregare mille ave maria e a mettersi una pietra di 15 kg sulla testa durante le processioni, oltre ad alcune bottiglie come “premio di consolazione”, le cui cicatrici sono rimaste fino ad oggi. Tuttavia non si è mai sentito Chico lamentarsi contro la madrina. Il temperamento di lei era classificato da lui, come “benevolo”.

Contatto con Emmanuel

La prima esperienza di Chico nel campo della medianità fu la conversazione con lo Spirito di Maria João de Deus, che gli consigliò di avere molta pazienza per sopportare anche le sevizie che sarebbero venute, essendo ad esempio di ciò quella occasione in cui la madrina lo obbligò a leccare, durante il digiuno, una ferita che un altro suo figlio adottivo aveva sulla gamba. Dopo le tre settimane seguenti, Chico vide Maria collocare una polvere sulla ferita che poco tempo dopo guarì.

Dopo aver vissuto 2 anni con la madrina, suo padre João Cândido Xavier sposò una ragazza di nome Cidalia, che ha cercato di riunire sotto la sua custodia, i 9 figli del primo matrimonio di João. Furono 10 anni di pace di comprensione e di tenerezza. In questo contesto famigliare ha il primo contatto con Emmanuel, suo Spirito Guida; dopo altri contatti Chico viene a conoscere di più di lui, viene a sapere che fu Publio Lentulus, che si disincarnò a Pompei durante l’eruzione del vulcano Vesuvio, ed anni più tardi si reincarnò come Nestorio, schiavo romano cristiano gettato tra i leoni del Circo Massimo. La più recente incarnazione di Emmanuel fu come prete Maneul da Nobrega.

Fin dall’età di 8 anni, Chico Xavier lavora per aiutare e sostenere la famiglia. Fu operaio in una fabbrica di tessuti, inserviente in una filatura, aiutante in cucina, cassiere in un magazzino, e da ultimo ispettore agricolo. Oggi è funzionario pubblico in pensione, con uno stipendio irrisorio; siccome gli spiriti missionari non si reincarnano con l’ambizione del guadagnare grandi sostanze, per loro il denaro rimane soltanto uno strumento per ciò che è strettamente necessario.

Il proprio bene incarnato

Con una vita piena di tribolazioni, Chico non ha avuto l’opportunità di andare avanti con gli studi; non ha concluso neanche il 4° anno del corso delle elementari. Questo è uno degli aspetti che più attestano la veridicità delle comunicazioni medianiche che lui riceveva, attraverso la psicografia; molti di questi trasformati in libri con traduzioni in spagnolo, esperanto, francese, greco, inglese, giapponese, cecoslovacco e trascrizioni per il Braille, che ci trasmettono informazioni nelle più diverse aree della conoscenza umana, molte di queste sconosciute al medium.

Oltre alle attività medianiche, nel Gruppo Spiritista della Preghiera (Grupo Espírita da Prece), a Uberaba - Stato di Minas Gerais, Chico sviluppa anche un esteso lavoro nel campo della carità. A Uberaba distribuisce minestra ai poveri, generi alimentari e giocattoli durante il Natale alle famiglie e ai bambini bisognosi; visita tutto anno il “Lar da Caridade” e altri istituzioni assistenziali, a Uberaba e in altri stati brasiliani. Concede anche il suo nome per la realizzazione di spettacoli con finalità caritatevoli, oltre a donare totalmente i diritti di autore delle opere da lui psicografate ai soli fini assistenziali.

Nell’inizio dell’opera “Parnaso dopo la Morte”, Chico definisce con proprietà la sua estesa produzione medianica: ”Ho avuto tre periodi diversi nella mia vita medianica. Il primo, di completa incomprensione per me, è quelle dai 5 anni di età, quando vedevo mia madre proteggermi, fino ai 17 anni, quando la dottrina spiritica è penetrata nella nostra casa. Il secondo dal 1928 al 1931, in cui ho fatto la psicografia di centinaia di messaggi che i benefattori spirituali, più tardi, decisero fossero inutilizzati perché nella loro opinione erano soltanto abbozzi ed esercizi. Il terzo periodo comincia con la presenza del nostro abnegato Emmanuel, che dal 1931 ha assunto l’incarico di orientare tutte le attività medianiche fino ad ora.

Con 60 anni di medianità (1), completati l’8 luglio scorso, Francisco Cândido Xavier è l’esempio del proprio BENE incarnato, una personalità sempre a servizio del Più Alto e con volontà sottomessa alla Volontà Maggiore. Fino ad ora sono state già pubblicate 300 opere, ricevute attraverso la sua psicografia, essendo: opere di comunicazione famigliare: “Speranza ed Allegria”; opere di messaggi: “Abbi buon Animo” e “Tema della Vita”.

                Altamirando Carneiro

(1) Articolo estratto dalla rivista: Chico Xavier - 60 anni di medianità, 2ª edizione, ottobre-1991. Chico è morto nel 2002 con più di 400 opere pubblicate.


                                                      STORIE DI CHICO


1) SUICIDIO
Una signora cercò Chico con un bambino in braccio e gli disse:
- Chico, mio figlio è nato sordo, muto, cieco e senza le due braccia. Adesso ha una malattia nelle gambe e i medici vogliono amputarle entrambe per salvare la sua vita.
C’è una risposta per me nello Spiritismo?
Emmaunuel, lo Spirito Guida di Chico ha risposto:
- Chico, spiega alla nostra sorella che questo nostro fratello nelle sue braccia si è ucciso nelle dieci ultime incarnazioni e ha chiesto, prima di nascere, che gli fossero tolte tutte le possibilità di uccidersi nuovamente. Ma, adesso che ha più o meno cinque anni, cerca un fiume, un precipizio per gettarsi. Avvisa nostra sorella che gli amici medici hanno ragione.
Le sue due gambe saranno amputate, per il suo beneficio, affinché rimanga più tempo sulla Terra, per diminuire l'idea del suicidio.

2) E CONTINUÓ ACCUDENDO
Diciassette agosto 1985. Sono più o meno le due del mattino e la fila di persone sembra interminabile.
Un signore passa davanti a Chico, dice alcune parole nelle sue orecchie, dopo esce dicendo:
-Perdonami, Chico.Perdonami...Perdonami...
Alcune persone passano, e non resistono alla curiosità e domandano:
-Perché quell’uomo ti chiedeva perdono tante volte?
Chico ha abbassato il tono di voce e mi ha sussurrato:
-Lui ha detto che è venuto per uccidermi, ma non ha avuto il coraggio. Portava un revolver dentro la camicia.
Lo spavento e la sorpresa furono così grandi per me che a malapena ho potuto domandargli:
-E cosa tu hai detto a lui?
-Sia fatta la volontà di Dio.
E continuò accudendo la moltitudine come se niente fosse successo.

3) IL SERPENTE
Un giorno Chico stava andando al lavoro e trovò un serpente nel percorso che faceva. Tentò di sviare, ma il rettile strisciava, circondandolo.
La prima cosa che qualsiasi persona avrebbe fatto era cercare una pietra, un pezzo di legno per schiacciare il serpente. Ma Chico, no.
Il suo dialogo con esso è qualcosa che ci commuove.
-Guarda, mia sorella, sto andando al lavoro ed è necessario che tu mi lasci passare.
Il serpente lo guardò con meno aggressività, ma non uscì dal cammino.
-Guarda, mia sorella, ha ripetuto lui, sto andando più presto perché se io andassi in autobus il denaro mi mancherebbe alla fine del mese, poiché ho una famiglia numerosa che ha bisogno di aiuto. Presto l'autobus uscirà da Pedro Leopoldo e io starò ancora qui, perché il coraggio per ucciderti non ce l'ho. Dunque, tu sarai certamente schiacciato ed io non vorrei che ciò ti succedesse.
Il serpente lo guardò per un po’ di tempo e se ne andò nella boscaglia.
Chico ha potuto allora passare e arrivare in tempo al lavoro.

                                              Il culto del Vangelo nel focolare

Una coppia di amici di Chico cominciò a fare il culto del Vangelo nel focolare e fu informata che se avessero perseverato con fede, quando fossero passati sei anni, Gesù gli avrebbe inviato un regalo.

Quando si completò il sesto anno, erano ansiosi aspettando il regalo.

Finirono il culto e rimasero ad aspettare fino alla mezzanotte. Ma non succedeva niente.

Nel giorno seguente, quando si svegliarono, scoprirono che i ladri erano entrati nella loro casa, portando, tra le altre cose, un valorosissimo e storico diamante.

Un poco increduli e delusi, andarono a cercare Chico.

La risposta non poteva essere più lucida:

-Ma il regalo era esattamente questo. Il valore di quel diamante era incalcolabile e furono commessi tanti crimini e tanti suicidi per causa di esso, che voi stavate con quasi un centinaio di spiriti cattivi dentro al focolare. Molti furono addottrinati e illuminati con il culto, ma ventotto stavano induriti e l'unico modo di ritirarli dalla vostra casa, fu quello di fare in modo che il diamante andasse via e loro accompagnarono il gioiello.


                                    SUO NOME ERA AMORE (Chico Xavier)

Parlare di Francisco Cândido Xavier è un compito difficile e meraviglioso allo stesso tempo.

Biografie esistono in tanti siti, principalmente sui siti brasiliani, in lingua portoghese e in altre lingue.

L’ho conosciuto di persona e posso dirvi, come tante altre persone che l’hanno conosciuto, che era un uomo meraviglioso, allegro, semplice e umile.

Con tutti i suoi problemi di salute, aveva sempre una parola di ottimismo a chi si rivolgeva a lui, una voce dolce e tenera.

Ho avuto l’opportunità di parlare con lui alcune volte a Uberaba, San Paolo, Santos, Guarujá e altre città in belle pomeriggi di autografo e anche di visitare sua casa a Uberaba, oggi trasformata in museo dopo sua morte. E in quelle pomeriggi di autografo dei suoi libri, ricevuti attraverso la psicografia, pomeriggi che diventavano notti e albe di autografo, lui, nonostante la stanchezza, non lasciava di parlare con nessuno e offrire una rosa.

Chico ha dedicato sua vita alle persone bisognose fosse di aiuto materiale, che di aiuto spirituale. Donava tanto amore e semplicità che la voglia di tutti era rimanere insieme a lui per tutta la vita, a causa delle sue vibrazioni positive.

Emmanuel, suo Spirito Guida, gli ha chiesto, per il lavoro medianico che doveva fare, 3 richieste:disciplina, disciplina e disciplina e per questo e tanti altri motivi, Chico era il grande medium che tutti amavano.

Chico è morto a 30 giugno 2002, con 92 anni, dopo di 75 anni dedicati a medianità, principalmente a psicografia e più di 400 libri scritti, di cui ha mai ricevuto una moneta riguardo ai diritti di autore. E è morto come voleva: in un girono in cui il Brasile stesse molto felice e questo giorno, 30 giugno 2002 è stato il giorno in che la squadra brasiliana di calcio ha vinto la copa del mondo, un giorno felice per tutti.

Vi invito a leggere Duemila Anni Fa e altri libri di Chico che avrete l’opportunità di leggere, perché portano una conoscenza senza limiti.

Emmanuel, lo Spirito Guida di Chico Xavier, ha scritto tanti libri attraverso la sua medianità che parlino su tanti temi e altri libri in forma di romanzo come oltre Duemila Anni Fa, Cinquantanni Dopo, Rinuncia, Paolo e Stefano e Ave Cristo. Emmanuel, dopo la reincarnazione come Publio Lentulus a Duemila Anni Fa, come lo schiavo Nestório a Cinquatanni Dopo, come il Prete Damiano a Rinuncia, ha avuto una incarnazione dove era il Prete Manuel da Nobrega, il gesuita che fondò la città di San Paolo in Brasile, a 25 gennaio 1554.



(Orleide Felix de Matos)



                                                   TU MI CHIAMASTI ?

La vita di Chico fu sempre un sacrificio costante.
Quelli che lo cercavano perché soffrivano non sapevano quanto lui aveva sofferto.
Un giorno lui ci disse: lo spiritista piange nascosto, poi lava il viso e va ad accudire la moltitudine sorridendo.
E fu in un'epoca come quella in cui la sofferenza gli bussò più fortemente alle porte dell'anima che è accaduto quello di cui parleremo in seguito:
Dopo una giornata di lavoro, quando si preparava per dormire le sue due o quattro ore di sonno, gli apparve una figura diabolica e gli domandò:
-Tu mi chiamasti?
La voce faceva rabbrividire e quando Chico stava per rispondere, ascoltò lo Spirito Emmanuel dirgli:
-Non dire di no.
È rimasto a pensare cosa dire per un minuto, e i minuti davanti ad una creatura di quel tipo sembrano secoli, disse Chico.
-Tu mi chiamasti?
tornò a domandare la creatura.
-Chiamai, sì, signore, rispose Chico.
-E cosa tu vuoi?
-È che la vita è così difficile per me attualmente che io vorrei che Lei mi benedicesse in nome di Dio o in nome delle forze che Lei crede.
Lo spirito lo guardò in modo enigmatico e disse:
-Eh! Chico Xavier, con te è molto difficile. E sparì.

MESSAGGIO DI ANDE' LUIZ......



.PRIMA / PERO':

Tu chiedi di migliorare la salute

Prima, però, soccorri il malato in condizioni più gravi.

Tu chiedi in favore di tuo figlio.

Prima, però, proteggi il bambino altrui che ha necessità maggiore.

Tu chiedi provvidenza determinata.

Prima, però, allieva la preoccupazione delle altre persone,

in prova più contundente della tua.

Tu chiedi concorso fraterno contro l'ossessione che ti perseguita.

Prima, però, tendi le mani all'assediato che soffre senza gli aiuti di cui disponi tu.

Tu chiedi perdono per l'errore commesso.

Prima, però, scusa incondizionatamente quelli che ti hanno ferito il cuore.

Tu chiedi appoggio all'esistenza.

Prima, però, sia consolazione e rifugio per il fratello che piange nel suo cammino.

Tu chiedi felicità.

Prima, però, semina in un gesto semplice di amore l'allegria del prossimo.

Tu chiedi soluzione a questo o quel problema

Prima, però, cerca di sopprimere questa o quella piccola difficoltà dei tuoi simili.

Tu chiedi cooperazione.

Prima, però, collabora a beneficio di quelli che sudano e gemono nella retroguardia.

Tu chiedi l'assistenza dei buoni spiriti.

Prima, però, sia tu stesso uno spirito buono, aiutando gli altri.

Tutta sollecitazione si assomiglia, di alcun modo, all'ordine di pagamento, che, per essere accudita, reclama credito.

La casa non si equilibra senza fondamenta.

Una fonte aiuta altra.

Se vogliamo aiuto, impariamo ad aiutare.



ANDRÉ LUIZ

Messaggio ricevuto dal medium Francisco Cândido Xavier, estratta dal libro "Ideale Spiritista".

LO SPIRITISMO E LA DONNA



Si trovano eccellenti medium dei due sessi, tuttavia sembra che spettino alla
donna le più belle facoltà psichiche. Da questo deriva la parte che le tocca
nella diffusione del nuovo spiritualismo.
Malgrado le imperfezioni inerenti ad ogni essere umano, la donna, per chi la
studia imparzialmente, è oggetto di stupore e talvolta d’ammirazione. Non è
solamente dai suoi lineamenti che si realizzano nella natura e nell’arte, i tipi
della bellezza, della pietà, e della carità; ma sotto i rapporti dei poteri intimi
dell’intuizione e della divinazione, essa è stata sempre superiore all’uomo. Era
fra le figlie di Eva, che gli antichi avevano trovato le loro celebri veggenti e le
sibille. Questi poteri meravigliosi, questi doni dell’alto, la Chiesa ha creduto
di offuscarli e sopprimerli nel Medio Evo per mezzo dei processi di stregoneria.
Essi ritrovano al giorno d’oggi la loro applicazione, ed è specialmente per
mezzo della donna che si afferma la comunione con la vita invisibile.
Ancora una volta la donna si rivela nella sua parte sublime di mediatrice.
Essa è mediatrice in tutta la natura. Da lei viene la vita; ne è la sorgente stessa, la rigeneratrice della razza umana, che non sussiste e non si rinnova che con il suo amore e le sue tenere cure.
Questa parte preponderante che essa rappresenta nel campo della vita, essa
l’adempie anche nel campo della morte; ma noi sappiamo che la morte e la
vita sono una cosa sola, ossia le due forme alterne, i due aspetti dell’esistenza
che continua.
La donna è anche mediatrice nel campo della fede, essa ha sempre servito
d’intermediaria tra la fede nuova che sale e la fede antica che declina ed
impoverisce. Questa fu la parte sua nel passato, nei primi tempi del
Cristianesimo; e lo è anche nel presente.
Il cattolicesimo non ha compreso la donna, alla quale doveva pur tanto. I
monaci ed i preti vivendo nel celibato, lungi dalla famiglia, non potevano
apprezzare la grazia e la potenza di questo essere delicato, nel quale vedevano
piuttosto un pericolo.
L’antichità pagana ha avuto su noi la superiorità di conoscere e coltivare
l’anima femminile; le sue facoltà si svelavano liberamente nei misteri.
Sacerdotessa ai templi dei Veda, ed immischiata intimamente all’altare
domestico; in Egitto, in Grecia e nella Gallia, sempre partecipe alle cerimonie
del culto; dappertutto la donna era oggetto d’inizio e di insegnamento
speciale, che ne faceva quasi un essere divino, la fata protettrice, il genio del
focolare, la custode delle sorgenti della vita. E’ a questa comprensione del
compito della donna, personificante in lei la natura, con le sue intuizioni
profonde, le sue sottili sensazioni, e le sue misteriose divinazioni, che è dovuta
la bellezza, la forza e la grandezza epica delle razze greca e celtica.
Poiché, come è la donna, così è il bambino e tale sarà l’uomo. E’ la donna che
dalla culla forma l’anima delle generazioni. Fu lei a formare quegli eroi, quei
poeti e quegli artisti, le cui opere brillano attraverso i secoli. Fino ai suoi sette
anni, il bambino rimaneva nel ginecèo sotto la direzione della madre, e si sa
bene come erano le madri greche, romane e galliche. Ma per completare la
sacra missione dell’educazione, ci voleva l’iniziazione al grande mistero della
vita e del destino, la conoscenza della legge delle preesistenze e delle
reincarnazioni; poiché solo questa legge dà alla venuta dell’essere che viene
germogliando sotto l’ala materna il suo senso, tanto commovente e tanto
bello.
Questa influenza benefica della donna perfezionata, che irradiava nel mondo
antico come una dolce visione, fu distrutta dalla leggenda biblica della caduta
originale.
Secondo le Scritture, la donna è responsabile della decadenza dell’uomo, essa
fa cadere Adamo, e con lui tutta l’umanità; essa tradisce Sansone. Lo dichiara
un passo nell’Ecclesiastico: «Una cosa più amara della morte». «Che
coloro che hanno le spose, siano come coloro che non ne hanno»,
esclama San Paolo.
In questo punto, come in tanti altri, la tradizione e lo spirito giudaico hanno
predominato nella chiesa, sopra le idee di Cristo, che fu sempre benefico,
pietoso ed affettuoso verso la donna, in ogni circostanza. Egli la copre con la
sua protezione; ed indirizza ad essa le sue parabole più commoventi. Sempre
le tende la mano, quando è avvizzita, ed anche quando è caduta. Perciò le
donne riconoscenti gli formano una specie di corteo, e molte l’accompagnano
fino alla morte.
Per molti secoli la donna è stata relegata in secondo piano, abbassata, ed
esclusa dal sacerdozio. Con una educazione puerile, gretta e superstiziosa, è
stata circondata di vincoli; le sue più belle attitudini sono state represse, ed è
stato oscurato il suo genio.
La situazione della donna nella nostra civilizzazione è difficile, e talvolta
dolorosa. La donna non ha sempre in suo favore le leggi e i costumi; essa è
circondata da mille insidie, e, se essa si indebolisce e soccombe, raramente
una mano pietosa si stende verso di lei. Il rilassamento dei costumi ha fatto
della donna una vittima del secolo. La miseria, le lacrime, la prostituzione ed
il suicidio, ecco la sorte di un gran numero di povere creature nelle nostre
opulenti società.
Ma si produce una reazione. Sotto il nome di femminismo si accentua un
movimento, legittimo nel suo principio, ma esagerato nel suo scopo: perché
accanto alle giuste rivendicazioni, afferma delle idee che farebbero della
donna, non più una donna, ma una parodia dell’uomo. Il movimento
femminista misconosce la vera personalità della donna, e tende a mandarla
lontano dalla sua vita naturale e normale. L’uomo e la donna sono nati per
doveri diversi, ma complementari. Dal punto di vista dell’azione sociale, essi
sono equivalenti ed inseparabili. Lo spiritismo moderno con le sue pratiche e
le sue dottrine tutte d’ideale, di amore e di equità, giudica altrimenti la
questione, e la risolve senza sforzo e senza strepito. Esso rende alla donna il
suo vero posto nella famiglia e nell’opera sociale, mostrandole la parte
sublime che le spetta di rappresentare nell’educazione e nell’avanzamento
dell’umanità. Esso fa ancora di più, per esso la donna diviene il mediatore
predestinato, l’anello di congiunzione che riallaccia le società della terra a
quelle dello spazio.
La grande sensibilità della donna fa di lei un medium per eccellenza,
capace di esprimere e di tradurre i pensieri, le emozioni, le sofferenze delle anime ed i divini insegnamenti degli spiriti celesti. Nell’applicazione delle sue facoltà,essa vi trova gioie profonde ed una viva sorgente di consolazioni.
Il lato religioso dello spiritismo l’attira, e soddisfa le aspirazioni del suo cuore ed i suoi bisogni di tenerezza che si estendono al di là della tomba negli esseri
scomparsi. Lo scoglio per essa, come anche per l’uomo, è l’orgoglio del potere
acquistato e l’estrema suscettibilità. La gelosia suscitando rivalità fra i
medium diviene spesso la causa di disgregazione fra i gruppi. Da ciò deriva la
necessità di sviluppare nella donna, insieme ai suoi poteri intuitivi, anche le
sue ammirabili qualità morali, la dimenticanza di se stessa, e la gioia del
sacrificio: in una parola, il sentimento dei suoi doveri e delle responsabilità
unite alla sua missione mediatrice.
* * *
Il materialismo, non vedendo altro in noi che l’organismo fisico, fa della
donna un essere inferiore, a causa della sua debolezza, e la trascina verso la
sensualità. Con esso, questo fiore di poesia si curva sotto il peso della sua
parte di mediatrice, della sua pura aureola, e divenuta la schiava dei sensi,
essa non è altro che un essere istintivo, impulsivo ed aperto alle suggestioni di
un amore malsano. Il mutuo rispetto e le forti virtù domestiche spariscono, il
disaccordo e l’adulterio penetrano nel focolare domestico, la famiglia si
dissolve, la felicità sparisce. Una generazione giovane scettica e disillusa sorge
dal seno della società decadente.
Ma con lo spiritualismo la donna rialza la sua fronte ispirata. Essa si associa
strettamente all’opera dell’armonia sociale ed al movimento generale delle
idee. Il corpo non è che una forma impressa; l’essenza della vita è lo spirito, e
da questo punto di vista l’uomo e la donna hanno avuto un’eguale
partecipazione. Così lo spiritualismo moderno ritorna alle idee dei padri
nostri, dei Celti; stabilisce l’uguaglianza dei sessi, l’identicità dell’essere
umano. Esso offre alla donna uno spazio eguale nei gruppi di studio.
Con lo spiritualismo, la donna si libera dall’abisso dei sensi e risale verso la
vita superiore. L’anima sua si illumina di un raggio più puro, ed il suo cuore
diviene un focolare di teneri sentimenti e di nobili passioni. Essa riprende
nella vita domestica la sua missione, tutta di grazia, di pietà e di affetto,
la sua grande e divina parte di madre, di sorella, di educatrice, e di dolce consigliera.
Allora finisce la lotta dei due sessi. Le due metà dell’umanità si uniscono, si
equilibrano nell’amore, per cooperare insieme all’opera provvidenziale
dell’Intelligenza divina.

Dal Libro:NEL MONDO INVISIBILE (di Leon Denis)

mercoledì 7 dicembre 2011

LO SPIRITO E LA SUA FORMA



In ogni uomo vive uno spirito; per spirito bisogna intendere l’anima rivestita
del suo involucro fluidico; esso ha la forma del corpo mortale e partecipa
dell’immortalità dell’anima dalla quale è inseparabile.
Dell’essenza dell’anima non sappiamo altro che una cosa, che essendo
indivisibile è imperitura. L’anima si rivela dai suoi pensieri, ed anche dai suoi
atti; ma perché possa agire e toccare i nostri sensi fisici, le serve un
intermediario quasi materiale, senza di che la sua azione ci parrebbe
incomprensibile. E questo è il perispirito; nome dato al suo involucro fluidico,
invisibile ed impalpabile. E nella sua azione bisogna cercare il segreto dei
fenomeni spiritici.
Il corpo fluidico che ogni uomo possiede in sé, è il trasmettitore delle nostre
impressioni, delle nostre sensazioni e dei nostri ricordi. Preesistente alla vita
attuale e sopravvivente alla morte, esso è lo strumento ammirabile che
l’anima si costruisce e si forma da se stessa attraverso i tempi; è infine il
risultato del suo lungo passato. In lui si conservano gli istinti, si accumulano
le forze, si raggruppano le acquisizioni delle molteplici nostre esistenze, ed i
frutti della nostra lenta e penosa evoluzione.
La sostanza del perispirito è estremamente sottile; è la materia al suo stato di
quintessenza; essa è anche più rarefatta dell’etere; le sue vibrazioni ed i suoi
movimenti sorpassano in rapidità e penetrazione quelli delle sostanze più
attive. Da ciò deriva la facilità degli spiriti nel traversare i corpi opachi, gli
ostacoli materiali, e nel sorvolare distanze considerevoli con la rapidità del
pensiero.
Insensibile alle cause di disgregazione e di distruzione cui va soggetto il corpo
fisico, il perispirito assicura la stabilità della vita in mezzo al continuo
rinnovarsi delle cellule. Esso è il modello invisibile su cui passano e si
succedono le particelle organiche, seguendo linee di forza il cui assieme
costituisce questo disegno, questo piano immutabile conosciuto da Claudio
Bernard come necessario a mantenere la forza umana attraverso le
modificazioni costanti e il rinnovarsi degli atomi.
L’anima si svincola dal suo involucro carnale durante il sonno come dopo la
morte. La forma fluidica può allora essere percepita dai veggenti nel caso di
apparizione di defunti o di viventi esteriorizzati. Durante la vita normale
questa forma si rivela con le sue radiazioni, nei fenomeni in cui la sensibilità
e la motricità si esercitano a distanza. Nello stato di libertà durante il sonno, 
lo spirito agisce talvolta sulla materia, produce rumori e spostamento d’oggetti.
Infine si manifesta dopo la morte a gradi diversi di condensazione, nelle
materializzazioni parziali e totali, nelle fotografie e nei modellamenti, fino al
punto di riprodurre deformità.
Tutti questi fatti dimostrano che il perispirito è un organismo fluidico
completo; è esso che, durante l’esistenza terrena con il raggruppamento delle
cellule, e nell’al di là con l’aiuto della forza psichica improntata dai medium,
costituisce sopra un piano determinato le forme o passeggere o durevoli della
vita. E’ esso, e non già il corpo materiale, il tipo primordiale e persistente
della forma umana.
La forma umana, ci dicono gli invisibili, è quella di tutti gli spiriti incarnati o
disincarnati che vivono nell’universo. Ma questa forma rigida e compatta nel
corpo fisico, è flessibile e comprimibile, a seconda della volontà del
perispirito. Essa si presta in certa misura alle esigenze dello spirito e gli
permette nello spazio e secondo l’estensione del suo potere di rivestire le
apparenze ed i costumi che furono suoi nel passato, con i suoi propri attributi
che lo fanno riconoscere. Ciò si palesa spesso nei casi d’apparizione. L’azione
della volontà sui fluidi è considerevole. Lo spirito elevato può sottomettere
la materia sottile a moltissime metamorfosi.
Il perispirito è un focolare di potenze. La forza magnetica che taluni
proiettano in abbondanza e che può da vicino o da lontano influire, sollevare
e guarire, è una delle sue proprietà. La forza psichica indispensabile alla
produzione dei fenomeni spiritici ha in esso la sua sede.
Il corpo fluidico non è soltanto un ricettacolo di forze. E’ anche il registro
vivente in cui si imprimono le immagini ed i ricordi: sensazioni, impressioni,
e fatti, tutto si fissa, tutto si posa. Quando le condizioni d’intensità e di durata
sono troppo deboli, le impressioni non giungono fino nella nostra coscienza,
ma non restano però meno impresse nel perispirito dove rimangono latenti.
Avviene lo stesso nei fatti che si collegano nelle nostre vite interiori. L’essere
psichico messo nello stato di sonnambulismo, liberato in parte dal corpo può
riprenderne l’allacciamento. Così si spiega il fenomeno della memoria.
Le vibrazioni del perispirito diminuiscono sotto la carne; esse ritrovano
la loro ampiezza quando lo spirito si stacca dalla materia e riprende la sua
libertà; ed è sotto l’intensità di tali vibrazioni che le impressioni rinchiuse nel
perispirito riappaiono. Più lo sviluppo è completo, più il campo della memoria
si estende. Si svegliano i più lontani ricordi. Il soggetto può rivivere
la sua vita passata; così l’abbiamo constatato molte volte nei nostri esperimenti.
Molte persone spinte da un’influenza occulta nello stato di sonnambulismo,
riproducono i sentimenti, le idee e gli atti già dimenticati della loro vita
attuale e della prima gioventù. Esse rivivono pure qualche scena delle loro
vite anteriori, con la lingua, le attitudini e le opinioni dell’epoca e
dell’ambiente.
Sembra in quei casi che si mostri una personalità diversa e che si riveli
un’altra individualità. Questi fenomeni, mal osservati da alcuni
sperimentatori, hanno prodotto la teoria delle personalità molteplici
coesistenti in uno stesso involucro, ed avendo ognuna di esse il suo carattere
ed i suoi propri ricordi. A questa teoria abbiamo veduto innestarsi quella
della scienza sublimale, ossia dell’incosciente superiore. Infatti è sempre lo stesso
individuo che interviene sotto i diversi aspetti da esso rivestiti attraverso i
secoli, e che egli ricostituisce con tanta maggiore intensità, quanto è più
potente l’influsso magnetico che ha subito e quanto più sono rilassati i legami
corporei. Ciò è dimostrato da alcune esperienze, come per esempio, quelle del
Prof. Flournoy con la medium Elena Smith, che nello stato di sonnambulismo
lucido, si riporta ad una delle sue esistenze del dodicesimo secolo vissuta in
India, e quelle di Esteva Marata e di altri sperimentatori spagnoli con dei
medium in stato di lucido sonnambulismo.
Il grado di purezza della sua forma fluidica attesta la ricchezza o la povertà
dell’anima. Eterea, radiosa, può elevarsi fino alle divine sfere e partecipare
alle armonie più sublimi; ma opaca e tenebrosa ella ricade nelle regioni
inferiori e ci porta nei mondi della lotta e della sofferenza.
Con il suo perispirito l’uomo penetra nei bassifondi della natura mettendo le
sue radici anche negli esseri più bruti; con esso tende parimenti verso
i mondi della luce dove vivono le anime angeliche ed i puri spiriti.
Il nostro stato psichico è opera nostra. I gradi di percezione,
di comprensione,sono i frutti dei nostri lunghi sforzi, siamo quel che ci siamo
fatti da noi stessi,percorrendo il ciclo immenso delle nostre esistenze.
Il nostro involucro fluidico, grossolano o sottile, oscuro o raggiante,
rappresenta il valore esatto e la somma delle nostre acquisizioni. I nostri atti, i nostri persistenti pensieri,la tensione della volontà verso uno scopo, tutti i modi di volere
del nostro essere mentale, hanno una ripercussione sul perispirito,
 ed a seconda della loro natura elevata o bassa, generosa o sordida, ne dilatano ed affinano, oppure ne appesantiscono la sostanza. Ne risulta che con la costante orientazione delle nostre idee, delle nostre aspirazioni e dei nostri gusti, con le nostre azioni dirette in un senso o nell’altro, noi ci fabbrichiamo a poco a poco un
avvolgimento sottile, pieno di belle e nobili immagini, in grado di percepire le
più delicate sensazioni; oppure una tetra dimora, un’oscura prigione, dove,
dopo la morte, l’anima limitata nelle sue percezioni è sepolta come in una
tomba. Così l’uomo si crea da se stesso il proprio bene o il proprio male,
la sua gioia o il suo dolore. Gradatamente, di giorno in giorno edifica il suo destino.
L’opera sua è impressa in lui, visibile a tutti nell’altro mondo. Con questo
giuoco ammirabile di cose, semplice insieme e grandioso, si realizza nel
mondo e negli esseri la legge di causalità e conseguenza degli atti, che non è
altro che l’adempimento della giustizia.
E, con effetto delle cause stesse, fin da questa vita, l’uomo attira verso di lui
gli influssi dell’alto, i raggi eterei, oppure le grossolane influenze degli spiriti
della passione e del disordine. Questa è la regola delle manifestazioni
spiritiche; essa non è altro che la legge stessa delle attrazioni e delle affinità.
Secondo il grado di rarefazione del nostro involucro, e l’intensità dei suoi
raggi, nei momenti di liberazione, di estasi - oppure per alcuni anche nel
raccoglimento e nella meditazione - noi possiamo entrare in rapporto con il
mondo invisibile, percepire gli echi, ricevere le ispirazioni, ed intravvedere gli
splendori dei mondi celesti; oppure sentire l’influenza degli spiriti delle
tenebre.

Dal libro :Nel mondo invisibile di Leon Denis

EPILOGO DELL'INSEGNAMENTO DEGLI SPIRITI - MASSIME ESTRATTE DALL'INSEGNAMENTO DEGLI SPIRITI


Epilogo dell'insegnamento degli Spiriti

"

1° Dio è l’intelligenza suprema, causa prima di tutte le cose. Dio è eterno, unico, immateriale, immutabile, onnipossente, sommamente giusto e buono. Egli debb’essere infinito nelle sue perfezioni, perché se fosse possibile supporre imperfetto un solo dei suoi attributi, non sarebbe più Dio.

"

2° Dio creò la materia che costituisce i mondi, creò del pari gli esseri intelligenti che appelliamo spiriti, perfettibili per la loro natura, incaricati di guidare i mondi materiali secondo le leggi immutabili della creazione. Perfezionandosi, essi s’accostano alla divinità.

3° Lo spirito, propriamente detto, è il principio intelligente; la sua intima natura ci è sconosciuta; per noi esso è immateriale, non avendo alcuna analogia con ciò che noi diciamo materia.

4° Gli spiriti sono esseri individuali; hanno un involucro etereo, imponderabile chiamato perispirito, specie di corpo fluidico, tipo della forma umana. Popolano lo spazio che percorrono colla rapidità del baleno, e costituiscono il mondo invisibile.

5° Non conosciamo l’origine e come siano stati creati gli spiriti, sappiamo soltanto che furono creati semplici ed ignoranti, vale a dire privi di scienza e della conoscenza del bene e del male, ma con eguale attitudine per tutto, imperocché Dio nella sua giustizia non poteva esentare gli uni dal lavoro imposto agli altri per giungere alla perfezione. Sulle prime sono in una specie di infanzia senza volontà propria, e senza conoscenza perfetta di loro esistenza.

6° Negli spiriti il libero arbitrio accompagnando lo sviluppo delle loro idee, Dio disse: «Tutti potrete arrivare alla felicità suprema, allorquando vi sarete procacciate le cognizioni che vi mancano e adempito il còmpito che vi assegno. Lavorate pertanto pel vostro avanzamento: ecco la meta; voi vi perverrete seguendo le leggi che scolpii nella vostra coscienza». In conseguenza del loro libero arbitrio, gli uni procedono pel cammino diretto, che è quello del bene; gli altri pel più lungo, che è quello del male.

7° Dio non creò il male; stabilì le leggi, e queste sono sempre buone, perché egli è sommamente buono; colui che fedelmente le osservasse sarebbe perfettamente beato; ma gli spiriti, col loro libero arbitrio, non sempre le osservarono, e il male fu il risultato della disobbedienza loro. Puossi adunque dire che il bene è tutto quanto è conforme alla legge di Dio, e il male tutto quanto ne è contrario.

8° Per concorrere come agenti della potenza divina all’opera dei mondi materiali, vestono gli spiriti temporariamente un corpo materiale. Col lavoro imposto dalla loro esistenza corporea, perfezionano l’intelligenza, ed acquistano coll’osservanza della legge di Dio i meriti che li condurranno alla eterna felicità.

9° L’incarnazione da principio non è imposta allo spirito come una punizione: essa è necessaria al suo sviluppo ed al compimento delle opere di Dio, e tutti debbonla subire, sia che s’incamminino nel bene o nel male; soltanto quelli che proseguiranno nel cammino del bene, avanzando più presto, giungeranno più sollecitamente alla meta, e vi perverranno con condizioni meno penose.

10° Gli spiriti incarnati costituiscono l’umanità, che non è già limitata alla terra, ma che popola tutti i mondi sparsi nello spazio.

11° L’anima dell’uomo è uno spirito incarnato. Per assecondarlo nell’adempimento del suo còmpito Dio gli concesse come ausiliari gli animali che gli sono sommessi, l’intelligenza ed il carattere dei quali sono relativi ai suoi bisogni.

12° Il perfezionamento dello spirito è il frutto della sua propria opera, e della sua arrendevolezza agli aiuti che gli vengono dati dal Signore e dai suoi ministri, i buoni spiriti; non potendo in una sola esistenza corporea acquistare tutte le qualità morali e intellettuali che devono condurlo allo scopo, egli vi arriva per una successione d’esistenze, in ciascuna delle quali s’avanza di qualche passo nella via del progresso.

13° In ciascuna esistenza corporea deve lo spirito sottostare ad un còmpito proporzionato al suo sviluppo; quanto più esso è aspro e faticoso, altrettanto esso ha merito nell’adempirlo. Ogni esistenza è in tale modo una prova che lo ravvicina allo scopo. Il numero di queste esistenze è indeterminato. Sta nella volontà dello spirito lo accorciarla lavorando attivamente al suo perfezionamento morale, come sta nella volontà dell’operaio incaricato d’un lavoro, l’accorciare il numero dei giorni che vi dovrebbe impiegare.

14° Allorché una esistenza fu male impiegata, non reca profitto veruno allo spirito, che deve ricominciarla in condizioni più o meno aspre, in ragione della sua negligenza e della sua cattiva volontà; come nella vita terrestre possiamo essere costretti a fare nel domani quanto nell’oggi non volemmo fare.

15° La vita spirituale è la vita normale dello spirito: essa è eterna; la vita corporale è transitoria e passeggera: non è che un istante nell’eternità.

16° Nell’intervallo delle sue esistenze corporali, lo spirito è errante. Il suo errare non ha durata determinata; in questo stato lo spirito è felice o sventurato, secondo il buono o cattivo uso che avrà fatto dell’ultima sua esistenza; medita sulle cause che affrettarono o ritardarono il suo avanzamento; prende le risoluzioni che procurerà porre in atto nella sua prossima incarnazione, e sceglie ben soventi esso medesimo le prove che crede più acconce al suo avanzamento; ma alcuna volta s’inganna o soccombe, non osservando come uomo le risoluzioni prese come spirito.

17° Lo spirito colpevole è punito con sofferenze morali nel mondo degli spiriti, e con pene fisiche nella vita corporale. Le sue afflizioni sono la conseguenza delle sue colpe, cioè delle infrazioni alla legge di Dio, di modo che esse sono a una volta una espiazione del passato, ed una prova per l’avvenire: in tal modo l’orgoglioso può avere una esistenza d’umiliazione, il tiranno di servaggio, di miseria il ricco egoista.

18° Vi sono mondi appropriati ai differenti gradi d’avanzamento degli spiriti, ove l’esistenza corporea si trova in diverse condizioni. Meno lo spirito è avanzato, più il corpo in cui è involto è pesante e materiale: a misura che esso si purifica, procede in mondi superiori moralmente e fisicamente. La terra non è né il primo né l’ultimo, ma è uno dei più arretrati.

19° Gli spiriti colpevoli sono incarnati nei mondi meno avanzati, nei quali espiano colle tribolazioni della vita le loro colpe. Questi mondi sono per essi veri purgatorii, ma sta in loro mano l’affrettare l’uscita coll’opera del loro avanzamento morale. La terra è uno di questi mondi.

20° Dio sommamente giusto e buono non danna le sue creature a castighi perpetui per colpe temporanee; in ogni tempo offre loro il modo di progredire e di riparare il male che fecero. Dio perdona, ma vuole il pentimento, la riparazione e il ritorno al bene; dimodochè la durata del castigo è proporzionata alla persistenza dello spirito nel male, e per conseguenza il castigo sarebbe eterno per chi eternamente perseverasse nella cattiva via; ma tostochè un barlume di pentimento si fa strada al cuore del colpevole, allora prova gli effetti della misericordia di Dio. L’eternità delle pene devesi considerare in senso relativo e non assoluto.

21° Incarnandosi gli spiriti recano con sé quanto acquistarono nelle precedenti esistenze; egli è per questo che gli uomini mostrano istintivamente attitudini speciali, inclinazioni triste o buone che sembrano innate in essi.

Le cattive tendenze naturali sono i rimasugli delle imperfezioni dello spirito, delle quali non s’è in tutto spogliato; sono anche le conseguenze delle colpe commesse, e il vero peccato originale. In ciascuna esistenza dee l’uomo purificarsi di qualche sozzura.

22° L’obblio delle esistenze antecedenti è un benefizio di Dio che nella sua bontà volle risparmiare all’uomo ricordi il più delle volte penosi. A ogni nuova esistenza l’uomo è ciò che egli stesso s’è formato; è per esso un nuovo punto di partenza; conosce le sue imperfezioni attuali, sa che queste sono la conseguenza di quelle che avea, ne deduce il male che poté commettere, e ciò gli basta per spingerlo a correggersi. Se in altri tempi possedeva difetti che poté lasciare, non dee darsene pensiero: avrà sempre a sufficienza imperfezioni attuali.

23° Se l’anima non ha puranco vissuto, vuol dire che essa fu creata contemporanea al corpo; in questo supposto, essa non può avere alcuna relazione con quelle che la precedettero. Ora si domanda come Dio sommamente giusto e buono può averla resa responsale d’un fallo del padre dell’uman genere, aggravandola d’un peccato originale da essa non commesso. Dicendo all’incontro che essa reca nel rinascere il germe delle imperfezioni delle esistenze antecedenti; che subisce nella attuale le conseguenze delle colpe passate, si dà al peccato originale una spiegazione logica, che ognuno può comprendere e ammettere, imperocché l’anima non è solidaria che delle proprie opere.

24° La varietà delle attitudini innate morali e intellettuali è una prova che l’anima ha già vissuto; se fosse stata creata contemporaneamente al corpo attuale, non sarebbe consono alla bontà e all’assoluta giustizia di Dio l’aver creati gli uni più avanzati degli altri. Perché selvaggi e inciviliti, buoni e tristi, goffi e ingegnosi? Nel dire che gli uni acquistarono col vivere più degli altri, tutto si spiega.

25° Ove l’esistenza attuale fosse unica e dovesse sola decidere dell’anima per l’eternità, quale sarebbe la sorte dei fanciulli che soccombono in tenera età? Non avendo essi operato né bene né male, non meritano né premio né castigo. Giusta la parola di Cristo, essendo ognuno ricompensato in misura delle azioni sue, essi non avrebbero diritto alla perfetta felicità degli angeli, e non meriterebbero di esserne privati. Dite che ciò che non fecero nella esistenza interrotta, sarà da essi compiuto in un’altra successiva, e le eccezioni scompaiono.

26° Per la stessa causa quale sarebbe la sorte dei cretini, degli idioti? Non avendo coscienza del bene e del male non possono essere risponsabili delle loro azioni. Sarebbe Dio buono e giusto creando anime stupide per condannarle ad una esistenza miserabile priva di compenso? All’incontro ammettete che l’anima del cretino, dell’idiota sia in punizione in un corpo incapace a esprimere le sue idee, nel quale essa stia come un uomo fra ritorte, e più nulla avrete che non sia conforme alla giustizia divina.

27° Lo spirito spogliandosi gradatamente in queste successive incarnazioni delle sue impurità, e perfezionato dalla fatica, giunge al fine delle sue esistenze corporee; fa parte allora dell’ordine dei puri spiriti o angeli, e gioisce a una della vista completa di dio e d’una inalterabile felicità eterna.

28° Essendo gli uomini in espiazione sulla terra, Dio da buon padre non li abbandona a se stessi C76senza guida. In primo luogo essi hanno i loro spiriti protettori o angeli custodi che vegliano su di essi e procurano di condurli nel retto sentiero; hanno anche gli spiriti in missione sulla terra, spiriti elevati incarnati di tempo in tempo fra gli uomini a far progredire l’umanità, illuminando colle opere loro il cammino. Abbenchè Iddio abbia scolpita la sua legge nella coscienza, credette necessario il formularla in maniera esplicita; primieramente mandò Mosè, ma le leggi di Mosè erano adattate agli uomini del suo tempo: non parlò che della vita terrena, delle pene e delle ricompense terrene; Gesù venne in seguito a completare la legge di Mosè con un insegnamento più elevato: la pluralità delle esistenze, la vita spirituale, le pene e le ricompense morali. Mosè imponeva col timore, Gesù coll’amore e colla carità.

29° Lo spiritismo, meglio inteso oggidì, aggiunge per gl’increduli l’evidenza alla teoria; prova l’avvenire con fatti patenti; dice in termini chiari e senza equivoci quando Gesù espresse con parabole; spiega le verità sconosciute o mal interpretate; rivela la esistenza del mondo invisibile o degli spiriti, e inizia l’uomo ai misteri della vita futura. Esso combatte il materialismo, che è una ribellione contro la podestà di Dio; stabilisce infine fra gli uomini il regno della carità e della solidarietà annunciato da Cristo. Mosè smosse il terreno, Gesù vi sparse la semente, lo spiritismo s’appresta a raccogliere.

30° Lo spiritismo non è una luce nuova, ma una luce più viva perché essa sorge da tutti i punti del globo dalla voce di coloro che vissero. Mettendo in evidenza ciò che era oscuro, pon fine alle interpretazioni erronee, e deve rannodare gli uomini a una stessa credenza, un solo Dio essendovi, le cui leggi sono le stesse per tutti; egli segna infine l’èra dei tempi predetti da Cristo e dai Profeti.

31° I mali che colpiscono gli uomini sulla terra sono prodotti dall’orgoglio, dall’egoismo e da tutte le altre cattive passioni. Col contatto dei loro vizi gli uomini si rendono reciprocamente disgraziati e si puniscono a vicenda gli uni col mezzo degli altri; la carità e l’umiltà subentrino all’egoismo e all’orgoglio, allora più non cercheranno a nuocersi, rispetteranno i diritti di ognuno, e la concordia e la giustizia avranno fra essi i loro regno.

32° Ma in qual modo sradicare l’egoismo e l’orgoglio che paiono innati nel cuore umano? L’egoismo e l’orgoglio allignano nel cuore degli uomini perché questi sono spiriti che s’incamminarono si da principio nel sentiero del male, e che furono esigliati sulla terra per punizione dei loro vizi; è sempre il peccato originale di cui molti non si spogliarono puranco. Col mezzo dello spiritismo Dio invia loro un nuovo appello alla pratica della legge di Cristo: la legge dell’amore e della carità.

33° Essendo arrivato il tempo fissato alla terra per divenire il soggiorno della felicità e della pace, Dio non permette che i cattivi spiriti incarnati seguitino a portarvi il disordine a pregiudicio dei buoni, epperò dovranno sparire dalla sua faccia. Essi espieranno il loro indurimento in mondi meno avanzati, ove lavoreranno di nuovo al loro perfezionamento in una serie d’esistenze più disgraziate e penose che sulla terra.

Essi formeranno in questi mondi una nuova razza più illuminata, il cui còmpito sarà di far progredire, colla scorta delle cognizioni acquistate, gli esseri ritardati che li abitano. Non ne usciranno fino a quando l’avranno meritato, e così fin a che abbiano raggiunta la completa purificazione. Se la terra era per essi un purgatorio, questi mondi saranno loro un inferno, ma un inferno dal quale la speranza non è mai bandita.

34° Mentre la generazione proscritta andrà rapidamente scomparendo dalla terra, una nuova generazione sorgerà, le cui credenze saranno basate sullo spiritismo cristiano. Noi assistiamo alla transizione, preludio del rinnovamento morale di cui lo spiritismo segna l’avvenimento.


Massime estratte dall'insegnamento degli Spiriti

35° Lo scopo essenziale dello spiritismo è il miglioramento degli uomini; non vi si cerchi che quanto può aiutare il progresso morale ed intellettuale.

36° Il vero spiritista non è quello che crede nelle manifestazioni, ma colui il quale pone a profitto l’insegnamento degli spiriti. A nulla serve il credere, ove non faccia avanzare d’un passo l’uomo nella via del progresso morale, e nol renda migliore a pro del suo prossimo.

37° L’egoismo, l’orgoglio, la vanità, l’ambizione, la cupidigia, l’odio, l’invidia, la gelosia, la maldicenza, sono per l’anima erbe velenose, delle quali ogni giorno conviene strappare qualche foglia, e che hanno per antidoto la carità e l’umiltà.

38° La credenza nello spiritismo non è proficua che a colui del quale puossi dire: Oggi è migliore di ieri.

39° L’importanza che l’uomo dà ai beni temporali è in proporzione inversa della sua fede nella vita spirituale; è il dubbio dell’avvenire che lo spinge a cercare i godimenti di questo mondo, soddisfacendo le sue passioni a costo anche del danno del suo prossimo.

40° Le afflizioni della terra sono il farmaco dell’anima; esse la salvano per l’avvenire, come una operazione dolorosa del chirurgo salva la vita e rende la salute al malato. Cristo lo disse: «Beati gli afflitti, perchè saranno consolati».

41° Nelle afflizioni vostre abbassate lo sguardo al di sotto di voi, non al di sopra; pensate a quelli che soffrono ancor più di voi.

42° La disperazione è naturale per colui il quale crede, tutto finire colla vita del corpo; è un controsenso per chi ha fede nell’avvenire.

43° Spesse volte quaggiù l’uomo è l’artefice della propria infelicità; rimonti alla fonte delle sue disgrazie, e rinverrà essere quelle quasi sempre la conseguenza della sua imprevidenza, del suo orgoglio, della sua avidità, e per conseguenza dell’infrazione alle leggi di Dio.

44° La preghiera è un atto di adorazione. Pregar Dio è pensare a lui; è avvicinarsi a lui; è porsi in comunicazione con lui.

45° Colui il quale prega con fervore e con confidenza acquista maggior forza contro le tentazioni del male, e Dio gli manda buoni spiriti per assisterlo. E’ un aiuto che non è mai rifiutato, quando è chiesto con sincerità.

46° L’essenziale non è il pregar molto, ma il pregar bene. Certuni credono che tutto il merito consista nella prolissità della preghiera, e chiudono gli occhi sui loro proprii difetti. Per costoro la preghiera è una occupazione, un impiego del tempo, ma non una meditazione su loro stessi.

47° Colui che chiede a Dio perdono delle sue colpe, non l’ottiene che mutando condotta. Le buone azioni sono la più bella delle preghiere, perocchè i fatti valgono meglio delle parole.

48° Tutti i buoni spiriti raccomandano la preghiera; essa è anche domandata dagli spiriti imperfetti come mezzo d’alleviare le loro pene.

49° La preghiera fa sì che gli spiriti sofferenti si sentono meno derelitti, meno infelici al vedere che si ha interesse per loro; essa rialza il loro coraggio, eccita in essi il desiderio di rialzarsi col pentimento e colla riparazione, e può distoglierli dai cattivi pensieri. E’ in questo senso che la preghiera non solo può alleviare le loro sofferenze, ma eziandio accorciarle.

50° Pregate secondo le vostre convinzioni e nel modo che voi credete più acconcio, imperocché la forma è un nulla, il pensiero, l’intenzione il tutto; cosa essenziale è la purità, l’umiltà, la sincerità d’intenzione, la fede. Un buon pensiero conta meglio di innumerevoli parole, simili al rumoreggiare di un molino, e nelle quali il cuore è estraneo.

51° Dio creò i forti e i possenti a sostegno dei deboli; il forte oppressore del debole è maledetto da Dio: incontra spesso il suo castigo in questa vita senza pregiudizio dell’avvenire.

52° Le dovizie sono un deposito di cui il possessore non ha che l’usufrutto, imperocché non le porta seco lui nella fossa; e dovrà rendere un conto severo dell’impiego fattone.

53° Le dovizie sono una prova più difficile della povertà, perché servono d’incitamento all’abuso ed all’eccesso, essendo cosa meno facile l’esser moderato che rassegnato.

54° L’ambizioso che trionfa, il dovizioso che si pasce di godimenti materiali debbono ben più inspirare compianto che invidia, imperocché verrà l’ora del redde rationem. Lo spiritismo coi terribili esempi di coloro che vissero e che vengono a sollevare il velo sulla loro sorte, dimostra la verità delle parole di Cristo: «Chiunque s’innalza sarà abbassato, e chiunque s’abbassa sarà innalzato».

55° La carità è la legge suprema di Cristo: «Amatevi gli uni e gli altri come fratelli; amate il vostro prossimo come voi stessi; perdonate ai vostri nemici; non fate agli altri ciò che non vorreste che a voi fosse fatto»: tutto ciò si concentra nella parola carità.

56° La carità non consiste solo nell’elemosina, imperciocchè èvvi la carità di pensieri, di parole e di opere. Carità di pensiero è in colui che commisera con indulgenza i falli del suo prossimo, e cerca di migliorarlo con amore; carità di parole è in chi si astiene dal nulla dire che possa recare nocumento al prossimo; caritatevole in opere è chi assiste il suo prossimo nella misura che le sue forze gli permettono.

57° Il poverello che spezza il suo pane con uno più povero ancora, è ben più caritatevole agli occhi di Dio, ed ha maggior merito di colui che senza alcuna privazione dà il suo superfluo.

58° Chiunque nutre contro il suo prossimo sentimenti d’animosità, d’odio, di gelosia, di rancore, manca di carità; mente dicendosi cristiano, e reca offesa a Dio.

59° Uomini di tutte le caste, di tutte le sètte, di tutti i colori, voi siete tutti fratelli, perché Dio tutti vi chiama a sè; stringetevi dunque la mano, qualunque siasi il vostro modo d’adorarlo, e non scagliatevi l’anatema, imperocché l’anatema è la negazione della legge di carità proclamata da Cristo.

60° Coll’egoismo, gli uomini sono in perpetua lotta; colla carità, saranno in pace. La carità, formando la base delle loro instituzioni, può sola assicurare in questo mondo la felicità; secondo le parole di Cristo essa sola può eziandio assicurare la felicità futura, racchiudendo implicitamente essa tutte le virtù che possono condurre alla perfezione. Colla vera carità, quale fu insegnata da Cristo, svanisce l’egoismo, l’orgoglio, l’odio, la gelosia, la maldicenza, l’attacco smodato ai beni di questo mondo. Egli è perciò che lo spiritismo cristiano assunse per massima:

                                                                                     "SENZA CARITÀ NON VI È SALUTE."

Increduli! Voi potete ridere degli spiriti, beffarvi di coloro i quali credono alle loro manifestazioni; ridete, se vi basta l’animo, di questa massima che essi c’insegnarono, e che è una vostra propria salvaguardia, imperocché gli uomini si dilanierebbero essi stessi, ove la carità fosse proscritta dalla terra, e voi forse potreste esserne le prime vittime. L’epoca non è lontana in cui questa massima, apertamente proclamata in nome degli spiriti, sarà simbolo di garanzia e titolo di confidenza per coloro che la porteranno scolpita nel cuore.

Uno spirito disse: «Si rise delle tavole semoventi; non si riderà della filosofia e della morale che da esse derivarono». Infatti in ora, dopo alcuni anni soltanto, siamo già lungi da quei primitivi fenomeni che servirono per un istante di distrazione agli oziosi ed ai curiosi. «Questa morale, voi dite, è antica. Gli spiriti dovrebbero essere abbastanza forniti di spirito per procurarci qualche cosa di nuovo» (frase spiritosa di più d’un critico). Tanto meglio! la sua antichità prova che essa è di tutti i tempi, e gli uomini non avendola praticata, sono maggiormente colpevoli, non essendovi verità più vere di quelle che sono eterne. Lo spiritismo la richiama loro, non con una rivelazione isolata fatta ad un solo uomo, ma per voce degli spiriti, che, simile alla tromba finale, esclama: «Credete che coloro i quali chiamate morti sono vivi meglio di voi, imperocché essi vedono quanto voi non vedete, intendono quanto voi non intendete; riconoscete in coloro che parlano i vostri congiunti, i vostri amici, coloro che avete prediletti sulla terra, e che, credeste perduti per sempre; disgraziati coloro che credono tutto finire colla materia, perché arriverà la loro ora del disinganno; disgraziati coloro che mancheranno di carità, perchè essi soffriranno quanto fecero soffrire agli altri! Porgete l’orecchio alla voce di coloro che soffrono e che vi dicono: Noi soffriamo per avere sconosciuto la grandezza di Dio e dubitato della infinita sua misericordia; noi soffriamo pel nostro orgoglio, pel nostro egoismo, pella nostra avarizia e per tutte le male passioni che non seppimo reprimere; noi soffriamo del male cagionato al nostri simili dalla trascuranza della legge di carità».