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giovedì 8 dicembre 2011

LO SPIRITISMO E LA DONNA



Si trovano eccellenti medium dei due sessi, tuttavia sembra che spettino alla
donna le più belle facoltà psichiche. Da questo deriva la parte che le tocca
nella diffusione del nuovo spiritualismo.
Malgrado le imperfezioni inerenti ad ogni essere umano, la donna, per chi la
studia imparzialmente, è oggetto di stupore e talvolta d’ammirazione. Non è
solamente dai suoi lineamenti che si realizzano nella natura e nell’arte, i tipi
della bellezza, della pietà, e della carità; ma sotto i rapporti dei poteri intimi
dell’intuizione e della divinazione, essa è stata sempre superiore all’uomo. Era
fra le figlie di Eva, che gli antichi avevano trovato le loro celebri veggenti e le
sibille. Questi poteri meravigliosi, questi doni dell’alto, la Chiesa ha creduto
di offuscarli e sopprimerli nel Medio Evo per mezzo dei processi di stregoneria.
Essi ritrovano al giorno d’oggi la loro applicazione, ed è specialmente per
mezzo della donna che si afferma la comunione con la vita invisibile.
Ancora una volta la donna si rivela nella sua parte sublime di mediatrice.
Essa è mediatrice in tutta la natura. Da lei viene la vita; ne è la sorgente stessa, la rigeneratrice della razza umana, che non sussiste e non si rinnova che con il suo amore e le sue tenere cure.
Questa parte preponderante che essa rappresenta nel campo della vita, essa
l’adempie anche nel campo della morte; ma noi sappiamo che la morte e la
vita sono una cosa sola, ossia le due forme alterne, i due aspetti dell’esistenza
che continua.
La donna è anche mediatrice nel campo della fede, essa ha sempre servito
d’intermediaria tra la fede nuova che sale e la fede antica che declina ed
impoverisce. Questa fu la parte sua nel passato, nei primi tempi del
Cristianesimo; e lo è anche nel presente.
Il cattolicesimo non ha compreso la donna, alla quale doveva pur tanto. I
monaci ed i preti vivendo nel celibato, lungi dalla famiglia, non potevano
apprezzare la grazia e la potenza di questo essere delicato, nel quale vedevano
piuttosto un pericolo.
L’antichità pagana ha avuto su noi la superiorità di conoscere e coltivare
l’anima femminile; le sue facoltà si svelavano liberamente nei misteri.
Sacerdotessa ai templi dei Veda, ed immischiata intimamente all’altare
domestico; in Egitto, in Grecia e nella Gallia, sempre partecipe alle cerimonie
del culto; dappertutto la donna era oggetto d’inizio e di insegnamento
speciale, che ne faceva quasi un essere divino, la fata protettrice, il genio del
focolare, la custode delle sorgenti della vita. E’ a questa comprensione del
compito della donna, personificante in lei la natura, con le sue intuizioni
profonde, le sue sottili sensazioni, e le sue misteriose divinazioni, che è dovuta
la bellezza, la forza e la grandezza epica delle razze greca e celtica.
Poiché, come è la donna, così è il bambino e tale sarà l’uomo. E’ la donna che
dalla culla forma l’anima delle generazioni. Fu lei a formare quegli eroi, quei
poeti e quegli artisti, le cui opere brillano attraverso i secoli. Fino ai suoi sette
anni, il bambino rimaneva nel ginecèo sotto la direzione della madre, e si sa
bene come erano le madri greche, romane e galliche. Ma per completare la
sacra missione dell’educazione, ci voleva l’iniziazione al grande mistero della
vita e del destino, la conoscenza della legge delle preesistenze e delle
reincarnazioni; poiché solo questa legge dà alla venuta dell’essere che viene
germogliando sotto l’ala materna il suo senso, tanto commovente e tanto
bello.
Questa influenza benefica della donna perfezionata, che irradiava nel mondo
antico come una dolce visione, fu distrutta dalla leggenda biblica della caduta
originale.
Secondo le Scritture, la donna è responsabile della decadenza dell’uomo, essa
fa cadere Adamo, e con lui tutta l’umanità; essa tradisce Sansone. Lo dichiara
un passo nell’Ecclesiastico: «Una cosa più amara della morte». «Che
coloro che hanno le spose, siano come coloro che non ne hanno»,
esclama San Paolo.
In questo punto, come in tanti altri, la tradizione e lo spirito giudaico hanno
predominato nella chiesa, sopra le idee di Cristo, che fu sempre benefico,
pietoso ed affettuoso verso la donna, in ogni circostanza. Egli la copre con la
sua protezione; ed indirizza ad essa le sue parabole più commoventi. Sempre
le tende la mano, quando è avvizzita, ed anche quando è caduta. Perciò le
donne riconoscenti gli formano una specie di corteo, e molte l’accompagnano
fino alla morte.
Per molti secoli la donna è stata relegata in secondo piano, abbassata, ed
esclusa dal sacerdozio. Con una educazione puerile, gretta e superstiziosa, è
stata circondata di vincoli; le sue più belle attitudini sono state represse, ed è
stato oscurato il suo genio.
La situazione della donna nella nostra civilizzazione è difficile, e talvolta
dolorosa. La donna non ha sempre in suo favore le leggi e i costumi; essa è
circondata da mille insidie, e, se essa si indebolisce e soccombe, raramente
una mano pietosa si stende verso di lei. Il rilassamento dei costumi ha fatto
della donna una vittima del secolo. La miseria, le lacrime, la prostituzione ed
il suicidio, ecco la sorte di un gran numero di povere creature nelle nostre
opulenti società.
Ma si produce una reazione. Sotto il nome di femminismo si accentua un
movimento, legittimo nel suo principio, ma esagerato nel suo scopo: perché
accanto alle giuste rivendicazioni, afferma delle idee che farebbero della
donna, non più una donna, ma una parodia dell’uomo. Il movimento
femminista misconosce la vera personalità della donna, e tende a mandarla
lontano dalla sua vita naturale e normale. L’uomo e la donna sono nati per
doveri diversi, ma complementari. Dal punto di vista dell’azione sociale, essi
sono equivalenti ed inseparabili. Lo spiritismo moderno con le sue pratiche e
le sue dottrine tutte d’ideale, di amore e di equità, giudica altrimenti la
questione, e la risolve senza sforzo e senza strepito. Esso rende alla donna il
suo vero posto nella famiglia e nell’opera sociale, mostrandole la parte
sublime che le spetta di rappresentare nell’educazione e nell’avanzamento
dell’umanità. Esso fa ancora di più, per esso la donna diviene il mediatore
predestinato, l’anello di congiunzione che riallaccia le società della terra a
quelle dello spazio.
La grande sensibilità della donna fa di lei un medium per eccellenza,
capace di esprimere e di tradurre i pensieri, le emozioni, le sofferenze delle anime ed i divini insegnamenti degli spiriti celesti. Nell’applicazione delle sue facoltà,essa vi trova gioie profonde ed una viva sorgente di consolazioni.
Il lato religioso dello spiritismo l’attira, e soddisfa le aspirazioni del suo cuore ed i suoi bisogni di tenerezza che si estendono al di là della tomba negli esseri
scomparsi. Lo scoglio per essa, come anche per l’uomo, è l’orgoglio del potere
acquistato e l’estrema suscettibilità. La gelosia suscitando rivalità fra i
medium diviene spesso la causa di disgregazione fra i gruppi. Da ciò deriva la
necessità di sviluppare nella donna, insieme ai suoi poteri intuitivi, anche le
sue ammirabili qualità morali, la dimenticanza di se stessa, e la gioia del
sacrificio: in una parola, il sentimento dei suoi doveri e delle responsabilità
unite alla sua missione mediatrice.
* * *
Il materialismo, non vedendo altro in noi che l’organismo fisico, fa della
donna un essere inferiore, a causa della sua debolezza, e la trascina verso la
sensualità. Con esso, questo fiore di poesia si curva sotto il peso della sua
parte di mediatrice, della sua pura aureola, e divenuta la schiava dei sensi,
essa non è altro che un essere istintivo, impulsivo ed aperto alle suggestioni di
un amore malsano. Il mutuo rispetto e le forti virtù domestiche spariscono, il
disaccordo e l’adulterio penetrano nel focolare domestico, la famiglia si
dissolve, la felicità sparisce. Una generazione giovane scettica e disillusa sorge
dal seno della società decadente.
Ma con lo spiritualismo la donna rialza la sua fronte ispirata. Essa si associa
strettamente all’opera dell’armonia sociale ed al movimento generale delle
idee. Il corpo non è che una forma impressa; l’essenza della vita è lo spirito, e
da questo punto di vista l’uomo e la donna hanno avuto un’eguale
partecipazione. Così lo spiritualismo moderno ritorna alle idee dei padri
nostri, dei Celti; stabilisce l’uguaglianza dei sessi, l’identicità dell’essere
umano. Esso offre alla donna uno spazio eguale nei gruppi di studio.
Con lo spiritualismo, la donna si libera dall’abisso dei sensi e risale verso la
vita superiore. L’anima sua si illumina di un raggio più puro, ed il suo cuore
diviene un focolare di teneri sentimenti e di nobili passioni. Essa riprende
nella vita domestica la sua missione, tutta di grazia, di pietà e di affetto,
la sua grande e divina parte di madre, di sorella, di educatrice, e di dolce consigliera.
Allora finisce la lotta dei due sessi. Le due metà dell’umanità si uniscono, si
equilibrano nell’amore, per cooperare insieme all’opera provvidenziale
dell’Intelligenza divina.

Dal Libro:NEL MONDO INVISIBILE (di Leon Denis)

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