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domenica 1 maggio 2011

E PROIBITO PIANGERE?


Quando un dolore molto profondo attinge i cuori di coloro che si dicono cristiani e, soprattutto gli spiritisti, questo dolore trabocca dagli occhi, in gocce di pianto.

In questo momento, di solito i seguaci di una stessa filosofia, amici, parenti si ammirano vedendo versare queste lacrime e ci dirigono delle domande:

Perché stai piangendo? Tu non sei spiritista? Dov'è la tua fede?

E coloro che piangono, con l'anima straziata, a causa del momento difficile che stanno passando, oltre a questo, devono osservare questi atteggiamenti che feriscono, come lame affilate, la sensibilità.

Allora, questi compagni sofferenti, che aspettavano un petto amico su cui piangere, una stretta di mano, un abbraccio, cominciano a soffrire in silenzio.

Piangono nel loro intimo, soli, perché, per censure stupide e inconseguenti, gli fu impedito di farlo pubblicamente.

* * *

Chi disse che non si può piangere davanti ad un essere caro che parte per la vera patria?

Chi disse che non si può versare lacrime quando la privazione batte alla porta, nelle braccia di uma disoccupazione; quando il figlio si involge con le droghe; quando l'ingratitudine si fa sentire con il suo pugnale crudele?

Per noi che abbiamo scelto come Modello e Guida il Maestro Gesù e ci preoccupiamo per conoscere la Sua biografia, noi incontriamo nei Vangeli informazioni preziose sul dolore e le lacrime.

Arrivando a Betania, al ricevere la notizia della morte di Lazzaro, in seguito alle domande di Maria, sorella di Lazzaro, Gesù Si siede su una pietra e piange.

Perché avrà pianto? Con certezza non per l'amico che sapeva che non era morto, ma solo in stato letargico. Tuttavia ha lasciato scorrere abbondanti lacrime.

Forse ha pianto per l'incomprensione delle persone circa la Sua persona, gli obbiettivi della vita e della certezza dell'immortalità della vita.

Quando Maddalena entra nella casa di un certo Simone, e versa le lacrime del suo dolore, del suo rimorso, mescolate alla gioia di aver incontrato l'amore che da tempo cercava, Gesù non la rimprovera.

Anzi, insegna a chi lo ospita: Simone, sono entrato a casa tua e non mi hai dato l'acqua per lavare i piedi. Lei, invece, li ha bagnati con le sue lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.

Nel cammino doloroso al Golgota, all'incontrarsi con le donne di Gerusalemme, che piangono la morte del giusto, di colui che gli ha benedetto tante volte i figli, Gesù Si ferma.

Non le ricrimina perché piangono, piuttosto gli dice che non devono piangere per Lui, che Si incammina alla gloria sulla croce, ma per loro stesse e per i loro figli.

Da tutto ciò, pertanto, si può vedere che il Modello e Guida della Umanità non ha mai parlato contro le lacrime causate dal dolore e dal pendimento.

Così è più che giusto che si pianga quando l'anima è vestita a lutto, quando è avvolta dal mantello del dolore.

Il fatto di essere cristiani o di essere spiritisti non ci trasforma in creature insensibili. Al contrario, si impara a sentire il dolore altrui.

Ciò che non è coerente è la disperazione, il lamento, il protesto.

Ma, le lacrime? Perché non versarle se traducono il nostro stato d'anima?

Perché no, se il proprio Cristo ha pianto! Lui l'essere perfetto.

Pensiamo a tutto questo e siamo più autentici e sensati, con ponderazioni coerenti al dolore altrui, che merita tutto il nostro rispetto.

Alla fine, fu Gesù che insegnò: Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia.



Redazione del Momento Spirita.
Il 23.05.2010.

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