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giovedì 24 novembre 2011

LIMITI DELL’INCARNAZIONE – NECESSITA’ DELL’INCARNAZIONE



Limiti dell’incarnazione:

 Quali sono i limiti dell’incarnazione? Per parlare con esattezza, l’incarnazione non ha affatto dei limiti segnati nettamente, se per incarnazione si intende l’involucro che costituisce il corpo degli Spiriti, visto che la materialità di questo involucro diminuisce man mano che lo Spirito si purifica. In alcuni mondi, più avanzati che non la terra, è già meno compatta, meno pesante e meno grossolana, e in conseguenza, soggetta a minori vicissitudini. Giunta ad un grado più elevato, si smaterializza e finisce per confondersi col perispirito. Secondo il genere di mondo in cui lo Spirito è chiamato a vivere, esso assumerà l’involucro adatto alla natura di questo mondo. Il perispirito stesso subisce successive trasformazioni: si eterizza sempre di più, fino alla purificazione completa che si verifica negli Spiriti puri. Se dei mondi speciali sono destinati, come tappe, a Spiriti molto progrediti, questi non vi sono necessariamente obbligati come nei mondi inferiori: lo stato di liberazione in cui si trovano, permette ad essi di trasferirsi ovunque li chiamino le missioni che vengono affidate loro. Se si considera l’incarnazione dal punto di vista materiale, quale si verifica sulla terra, si può dire che è limitata ai mondi inferiori: è lo stesso Spirito, in conseguenza, che può sfuggire più rapidamente a questa schiavitù, lavorando alla sua purificazione. Si deve anche tener presente che nello stato erratico, ossia nell’intervallo delle esistenze corporee, la situazione dello Spirito è in rapporto con la natura del mondo al quale è legato dal suo grado di avanzamento: così, nell’erraticità, è più o meno felice, libero ed illuminato a seconda che sia più o meno smaterializzato.
(SAN LUIGI, Parigi, 1859)

Necessità dell’incarnazione:

L’incarnazione è una punizione, e solo gli Spiriti colpevoli debbono subirla? Il passaggio degli Spiriti nella vita corporea è necessario perché possano compiere, mediante un’azione materiale, i progetti che Dio ha affidato loro da eseguire: è necessario a loro stessi perché l’attività che sono obbligati a svolgere contribuisce allo sviluppo della loro intelligenza. Dio essendo sovranamente giusto deve dotare egualmente i suoi figli. E’ per questo che dà a tutti lo stesso stato di partenza, le stesse attitudini, gli stessi compiti da svolgere, la stessa libertà d’azione: ogni privilegio sarebbe una preferenza, ed ogni preferenza un’ingiustizia. Ma l’incarnazione non è, per tutti gli Spiriti, che uno stato di transizione; è un compito che Dio impone ad essi all’inizio della loro vita, come prima prova dell’uso che sapranno fare del loro libero arbitrio. Quelli che assolvono questo compito con zelo, superano rapidamente e con minor pena questi primi gradini dell’iniziazione e godono più presto i frutti dei loro lavori. Quelli che, al contrario, fanno cattivo uso della libertà che Dio accorda loro, ritardano il loro progresso. Così, a causa della loro ostinazione, possono prolungare all’infinito la necessità di reincarnarsi, ed è in questo caso che l’incarnazione diviene un castigo.
(SAN LUIGI, Parigi, 1859)

 Osservazione:
Un semplice paragone farà comprendere meglio questa differenza. Lo studente non arriva ai gradi della scienza se non dopo aver compiuto la serie di classi che lo ammaestrano. Queste classi, quale che sia il lavoro che esigono, sono un mezzo per arrivare ad uno scopo, e non un castigo. Lo studente laborioso abbrevia la strada, affretta il raggiungimento dello scopo, e trova meno spine sul suo cammino: accade il contrario a quello che, per la sua pigrizia e la sua negligenza, è costretto a ripetere alcune classi. Non è il lavoro da compiere in ogni classe, ma l’obbligo di ricominciarlo daccapo che costituisce una punizione. Lo stesso accade all’uomo sulla terra. Per lo Spirito del selvaggio, che è quasi all’inizio della sua vita spirituale, l’incarnazione è un mezzo per sviluppare la sua intelligenza, ma per l’uomo già illuminato, il cui senso morale è largamente sviluppato, se è obbligato a raddoppiare le tappe d’una vita corporea piena di angosce, quando potrebbe essere già arrivato al suo fine, la necessità di prolungare il soggiorno in mondi inferiori e infelici, diventa un castigo. Colui che, invece, lavora attivamente al suo progresso morale, può non soltanto abbreviare la durata della incarnazione materiale, ma anche superare in una volta sola i gradini intermedi che lo separano dai mondi superiori. Gli Spiriti non potrebbero incarnarsi una volta sola sullo stesso globo e compiere le loro varie esistenze in sfere differenti? Questa idea sarebbe ammissibile solo se, sulla terra, gli uomini fossero tutti esattamente allo stesso livello intellettuale e morale. Ma le diversità che esistono fra loro, dal selvaggio all’uomo civilizzato, dimostrano quanti siano i gradini che debbono ascendere. L’incarnazione, d’altronde, deve avere una sua utilità: ora quale scopo avrebbero le effimere incarnazioni di bambini che muoiono ancora in tenera età? Avrebbero sofferto senza nessun vantaggio, né per sé né per gli altri. Dio, le cui leggi sono tutte sovranamente sagge, non fa nulla di inutile: con la reincarnazione sullo stesso globo ha voluto che gli Spiriti si ritrovino nuovamente a contatto, avendo l’occasione di riparare gli eventuali torti reciproci. Inoltre, grazie alle loro relazioni anteriori, ha voluto fondare i legami di famiglia su una base spirituale ed appoggiare ad una legge di natura i principi di solidarietà, fraternità ed uguaglianza.

IL VANGELO SECONDO GLI SPIRITI di Allan Kardec


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