CONTATORE VISITE

♥-BENVENUTI IN CHAT-- CLICCATE SUL NIK CHE VI DA LA CHAT E INSERITE IL VOSTRO NOME , GRAZIE ♥

domenica 8 gennaio 2012

MOLTIPLICAZIONE DEI PANI



48 - La moltiplicazione dei pani è uno dei miracoli che ha reso più perplessi i
commentatori, e che ha dato più corda agli increduli. Senza darsi la pena di
sondarne il senso allegorico, questi ultimi vi scorgono soltanto un racconto
puerile; ma in maggioranza le persone serie hanno visto in questo episodio,
benché sotto una forma diversa da quella ordinaria, una parabola che
paragona il nutrimento spirituale dell’anima al nutrimento del corpo.
Vi si può scorgere, tuttavia, più di una immagine, e ammettere, da un certo
punto di vista, la realtà di un fatto materiale senza dover per questo ricorrere
al prodigio. Si sa che una grande preoccupazione spirituale, l’attenzione
concentrata su di una data cosa fanno dimenticare la fame. Orbene, coloro
che seguivano Gesù erano individui ansiosi di ascoltarlo: non vi è quindi nulla
di sorprendente se, affascinati dalle sue parole e forse anche dalla potente
azione magnetica che egli esercitava su di loro, non provassero il bisogno
materiale di mangiare.
Gesù, che prevedeva tale risultato, ha potuto quindi tranquillizzare i suoi
discepoli dicendo loro, con il linguaggio figurato a lui abituale, e ammettendo
che fossero stati portati veramente alcuni pani, che questi sarebbero bastati
per sfamare la folla. Nello stesso tempo, dava loro una lezione: «Datevi voi
stessi in pasto a loro», diceva: e insegnava in tal modo che anch’essi potevano
nutrire per mezzo della parola.
Così, accanto al senso allegorico morale, egli ha potuto produrre un effetto
fisiologico naturale assai noto. Il prodigio, in questo caso, consiste
nell’ascendente delle parole di Gesù, potente al punto di catturare l’attenzione
di una folla immensa e di renderla dimentica del cibo. Questa potenza morale
testimonia della superiorità di Gesù, assai più del fatto puramente materiale
della moltiplicazione dei pani, che deve essere considerata come un’allegoria.
Questa spiegazione si trova comunque confermata dallo stesso Gesù, nei due
passi seguenti:

Il lievito dei farisei
49 - Ora i suoi discepoli erano passati al di là dell’acqua, e avevano
dimenticato di prendere del pane. - Gesù disse loro: Guardatevi dal lievito dei
farisei e dei saducei. - Ma essi pensavano e dicevano tra loro: E’ perché non
abbiamo preso del pane.
Gesù sapeva questo, e disse loro: Uomini di poca fede, perché parlate tra voi
del fatto che non avete preso del pane? Non comprendete ancora, e non vi
ricordate che cinque pani sono bastati per cinquemila uomini, e che voi ne
avete portato via interi panieri? Perché non comprendete che non è del pane
che io vi ho parlato, quando vi ho detto di guardarvi dal lievito dei farisei e dei
saducei?
Allora quelli compresero che egli non aveva detto loro di guardarsi dal lievito
che si mette nel pane, ma della dottrina dei farisei e dei saducei (Matteo, cap.
XVI, vs. 5-12).

Il pane del cielo
50 - L’indomani la folla, che era rimasta sull’altra sponda del mare, si accorse
che là non vi era altra barca, e che Gesù non vi era salito con i suoi discepoli,
ma che soltanto i discepoli erano andati, - e poiché erano arrivate altre barche di Tiberiade, presso il luogo in cui il Signore, dopo aver reso grazie, li aveva nutriti con cinque pani; - e compresero finalmente che Gesù non era là, come non vi erano i suoi discepoli; salirono su queste barche ed andarono a
Cafarnao per cercare Gesù. - E quando lo trovarono sull’altra sponda del
mare, gli dissero: Maestro, quando sei venuto qui?
Gesù rispose loro: In verità, in verità vi dico, voi mi cercate, non già per i
miracoli che avete veduto, ma perché vi ho dato da mangiare del pane, e voi
ve ne siete saziati.
Lavorate per avere non il nutrimento che perisce, ma quello che resta per la
vita eterna, e che il Figliol dell’uomo vi darà perché è in lui che Dio Padre ha
impresso il suo sigillo e il suo carattere.
Essi gli dissero: Come potremo fare le opere di Dio? Gesù rispose: L’opera di
Dio è che voi crediate in colui che egli vi ha mandato.
Essi gli dissero: Quale miracolo fai tu, perché vedendolo noi crediamo? Che
fai di straordinario? - I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto,
secondo ciò che è scritto: Egli diede loro da mangiare il pane del cielo.
Gesù rispose loro: In verità, in verità vi dico, Mosè non vi ha dato il pane del
cielo; ma è mio Padre che vi dà il vero pane del cielo. - Perché il pane di Dio è
quello che è disceso dal cielo, e che dà la vita al mondo.
Allora essi gli dissero: Signore, dacci sempre di quel pane. Gesù rispose: Io
sono il pane di vita; colui che viene a me non avrà fame, e colui che
crede in me non avrà mai sete. - Ma io ve l’ho già detto: voi mi avete
veduto e non credete.
In verità, in verità vi dico, colui che crede in me ha la vita eterna. - Io sono il
pane di vita. - I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, e sono
morti. - Ma ecco il pane che è disceso dal cielo, affinché colui che ne mangia
non muoia (Giovanni, cap. VI, vs. 22-36 e 47-50).
51 - Nel primo passo, Gesù ricorda l’effetto prodotto in precedenza, e in tal
modo fa capire chiaramente che non s’era trattato di pani materiali;
altrimenti, il confronto che egli stabilisce con il lievito dei farisei sarebbe
senza scopo. «Non comprendete dunque ancora», egli dice, «e non
ricordate che cinque pani sono stati sufficienti per cinquemila uomini, e che
sette pani sono bastati per quattromila uomini? Come non comprendete che
non è del pane che voglio parlarvi, quando vi dico di guardarvi dal lievito dei
farisei?». Questo accostamento non avrebbe alcuna ragione d’essere, se è vera
l’ipotesi di una moltiplicazione materiale. Il fatto sarebbe stato tanto
straordinario in se stesso da colpire l’immaginazione dei discepoli i quali,
invece, sembrano non ricordarsene affatto.
Tutto ciò risulta non meno chiaramente dal discorso di Gesù sul pane del
cielo, in cui egli si sforza di fare comprendere il vero significato del
nutrimento spirituale. «Lavorate», egli dice «non per avere il nutrimento che
perisce, ma quello che rimane per la vita eterna, e che il Figliol dell’uomo vi
darà». Questo nutrimento è la sua parola, che è il pane disceso dal cielo e che
dà la vita al mondo. «Io sono», egli dice, «il pane di vita; colui che viene a
me non avrà fame, e colui che crede in me non avrà mai sete».
Ma queste distinzioni erano troppo sottili per quelle nature brute, che
comprendevano esclusivamente le cose tangibili. La manna che aveva nutrito
il corpo dei loro antenati era per loro il vero pane del cielo; quello era il
miracolo. Se, quindi, la moltiplicazione dei pani aveva avuto luogo
materialmente, come era possibile che quegli uomini, per il cui vantaggio era
avvenuta pochi giorni prima, ne fossero rimasti così poco colpiti da dire a
Gesù: «Quale miracolo fai dunque tu, perché vedendolo noi ti crediamo? Che
fai di straordinario?». Essi, infatti, intendevano come miracoli i prodigi
richiesti anche da farisei, cioè segni nel cielo operati a comando, come con la
bacchetta magica di un incantatore. Ciò che faceva Gesù era troppo semplice,
e non si discostava a sufficienza dalle leggi della natura; persino le guarigioni
non avevano un carattere abbastanza strano e abbastanza straordinario: i
miracoli spirituali, per loro, non avevano sufficiente sostanza.


 LE RIVELAZIONI DEGLI SPIRITI ( Allan Kardec )

Nessun commento:

Posta un commento