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sabato 15 settembre 2012

MANIFESTAZIONI VISIVE Teoria dell’allucinazione



Teoria dell’allucinazione

 - Coloro che non ammettono il mondo incorporeo ed invisibile, credono
di spiegare tutto con la parola allucinazione. La definizione di questa parola è
conosciuta: un errore, un’illusione d’una persona che crede di avere delle
percezioni che in realtà non ha (dal latino hallucinari, errare, composto delle
parole ad lucem); ma gli scienziati non ne hanno ancora, per quanto ne
sappiamo, spiegata la ragione fisiologica.
Pare che l’ottica e la fisiologia non abbiano più per essi alcun segreto; come
può essere dunque che non ci abbiano ancora spiegata la natura e la sorgente
delle immagini che si offrono allo spirito in certe circostanze?
Essi vogliono tutto spiegare con le leggi della materia, e sia; ma almeno ci
diano, sulla scorta di queste leggi, una teoria dell’allucinazione: buona o
cattiva, essa sarà sempre una spiegazione.
- La causa dei sogni non fu mai spiegata dalla scienza; essa li attribuisce
ad un effetto dell’immaginazione; ma non ci dice, peraltro, che cosa sia
quest’immaginazione, né come essa produca queste immagini, così chiare e
così nette, come talvolta ci appaiono. E’ un volere spiegare una cosa che non è
conosciuta, per mezzo di un’altra parimenti ignota; la questione resta dunque
tutta intera. Si dice che il sogno sia un ricordo delle preoccupazioni del
giorno; ma quand’anche si volesse ammettere questa soluzione, la quale poi
non è tale, rimarrebbe ancora da scoprire che cos’è questo specchio magico
che conserva così bene l’impronta delle cose. Come spiegare, soprattutto,
quelle visioni delle cose reali che non si sono mai viste allo stato di veglia, ed
alle quali pure non si è mai pensato? Solo lo spiritismo poteva darci la chiave
di questo bizzarro fenomeno, che passa inosservato a causa della sua stessa
volgarità, come tutte le meraviglie della natura che noi schiacciamo sotto i
piedi.
Gli scienziati sdegnarono di occuparsi dell’allucinazione; che essa sia reale o
no, è però sempre un fenomeno che la fisiologia deve poter spiegare, sotto
pena di confessare la sua insufficienza. Se verrà un giorno in cui uno
scienziato s’impegni per darne non una definizione, intendiamoci bene, ma
una spiegazione fisiologica, noi dovremo ancora vedere se la sua teoria risolve
tutti i casi; non tralasci egli, soprattutto, i fatti così comuni d’apparizioni di
persone al momento della loro morte ai loro cari; ci dica, come può accadere
la coincidenza dell’apparizione, con la morte della persona? Quando si
trattasse soltanto d’un fatto isolato, si potrebbe attribuirlo all’azzardo, ma
poiché è frequentissimo, il caso non ha di queste ripetizioni. Se ancora, colui
che vede l’apparizione, avesse l’immaginazione colpita dall’idea che la
persona deve morire, sta bene; ma quella che appare è più spesso la persona
alla quale egli pensa meno: dunque, l’immaginazione non c’entra per nulla.
Ancora meno si possono spiegare per mezzo dell’immaginazione le
circostanze della morte, di cui non si ha alcuna idea. Diranno forse i partigiani
dell’allucinazione che l’anima (se pur anche ammettono un’anima) ha dei
momenti di sovreccitazione, in cui le sue facoltà sono esaltate?
Siamo d’accordo, ma quando quello che essa vede è reale, il fenomeno non
può più attribuirsi ad un’illusione. Se, nella sua esaltazione, l’anima vede una
cosa che non le è presente, è segno che essa si trasporta: ma, se la nostra
anima può trasportarsi verso una persona assente, perché l’anima di questa
persona assente non dovrebbe potersi trasportare verso di noi? Noi li
invitiamo a tener conto, nella loro teoria dell’allucinazione, di questi fatti, e a
non dimenticare che una teoria alla quale si possono opporre fatti contrari, è
necessariamente falsa ed incompleta. Aspettando la loro spiegazione, noi
cercheremo intanto di porgere qualche idea su questo argomento.
- I fatti ci provano, che vi sono vere apparizioni, che la teoria spiritica ci
spiega perfettamente, e che possono essere negate soltanto da coloro che
niente ammettono all’infuori dell’organismo materiale; ma accanto alle
visioni reali vi sono forse allucinazioni nel senso vero della parola? Non vi è
alcun dubbio. Quale ne è dunque la sorgente? Gli spiriti stessi ci metteranno
sulla strada poiché la spiegazione ci sembra completamente contenuta nelle
risposte fatte alle seguenti questioni:
- Le visioni sono sempre reali, o sono qualche volta l’effetto
dell’allucinazione? Quando, per esempio, si vede in sogno od altrimenti il
diavolo, o altre cose fantastiche, che non esistono, non è questo un prodotto
dell’immaginazione?
“Sì, qualche volta. quando si è colpiti da certe letture o da storie di diavolerie
che c’impressionano, ce ne ricordiamo, e crediamo di vedere ciò che non
esiste. Ma noi abbiamo anche detto che lo spirito, sotto il suo involucro semi
materiale, può prendere ogni sorta di forme per manifestarsi. Uno spirito
beffardo può, dunque, apparire con le corna e con gli artigli, se ciò gli fa
piacere, per farsi giuoco della credulità; come un buono spirito può mostrarsi
con le ali ed in sembianze raggianti”.
- Possono considerarsi come apparizioni le figure ed altre immagini che si
presentano sovente tra il sonno e la veglia o semplicemente quando si
chiudono gli occhi?
“Allorché i sensi si intorpidiscono, lo spirito si libera, e può vedere lontano o
vicino ciò che non potrebbe vedere con gli occhi corporei. Queste immagini
sono il più delle volte visioni, ma esse possono anche essere un effetto delle
impressioni che la vista di certi oggetti ha lasciato nel cervello che ne conserva
le tracce, come conserva quella dei suoni. Lo spirito sciolto vede allora nel
proprio cervello queste impronte che vi si fissarono come un’immagine
fotografica. La loro varietà e la loro mescolanza formano un assieme bizzarro
e fuggitivo, che si cancella quasi subito malgrado gli sforzi che si fanno per
ritenerli. E’ ad una simile causa che conviene attribuire certe apparizioni
fantastiche, che non hanno niente di reale e che si producono spesso nello
stato di malattia”.
E’ cosa ben certa che la memoria è il risultato delle impronte conservate dal
cervello; ora, per qual singolare fenomeno queste impronte così variate e così
molteplici non si confondono? E’ questo un mistero impenetrabile, non più
strano di quello delle onde sonore, che si incrociano nell’aria, e tuttavia
rimangono distinte. In un cervello sano e ben organizzato, queste impronte
sono nette e precise; in uno stato meno favorevole, esse si cancellano e si
confondono; donde la perdita della memoria o la confusione delle idee. Ciò
sembra ancora meno straordinario se si ammette, come nella frenologia, una
destinazione speciale ad ogni parte, e perfino ad ogni fibra del cervello.
Le immagini arrivate al cervello per via degli occhi vi lasciano dunque
un’impronta, la quale fa sì che ci ricordiamo di un quadro, come se lo
avessimo ancora avanti a noi; ma e sempre una questione di memoria,
giacché non lo vediamo.
Ora, in certi stati d’emancipazione, l’anima vede nel cervello, e vi ritrova
queste immagini, soprattutto quelle che l’hanno maggiormente colpita,
secondo la natura della preoccupazione, o le disposizioni dello spirito; in tal
modo, essa vi ritrova l’impronta di scene religiose, diaboliche, drammatiche,
mondane, bizzarre figure di animali, che essa ha visto in altra epoca, in
pittura od anche in racconto, giacché anche i racconti lasciano delle impronte.
Così l’anima vede realmente, ma essa vede soltanto un’immagine fotografata
nel cervello. Nello stato normale, queste immagini sono fuggitive ed effimere,
perché tutte le parti cerebrali funzionano liberamente; ma nello stato di
malattia, il cervello è sempre più o meno indebolito, non esiste equilibrio fra
tutti gli organi; alcuni soltanto conservano la loro attività, mentre gli altri
sono in certo modo paralizzati; di qui la permanenza di alcune immagini, che
non sono cancellate, come nello stato normale, dalle preoccupazioni della vita
esteriore. E’ questa la vera allucinazione e la causa prima delle idee fisse.
Come si vede, noi abbiamo reso conto di questa anomalia, con una legge tutta
fisiologica e conosciutissima, cioè quella delle impronte cerebrali; ma siamo
sempre stati costretti a farvi intervenire l’anima; ora, se i materialisti non
hanno ancora potuto dare una soddisfacente soluzione di questo fenomeno, è
perché non vogliono ammettere l’anima; e certo essi diranno che la nostra
spiegazione è errata, perché noi poniamo per principio ciò che da essi è
contestato; ma è tuttavia ammesso dalla immensa maggioranza, dal momento
che vi sono uomini sopra la terra, e la negazione di qualcuno non può far
testo.
La nostra spiegazione è buona? Noi la diamo per quanto ella può valere, in
mancanza di un’altra, e, se si vuole, a titolo di semplice ipotesi, in attesa di
meglio. Così come è, essa rende ragione di tutti i casi di visione? Certamente
no, e noi sfidiamo tutti i fisiologi a darne una sola, presa dal loro punto di
vista esclusivo, che li risolva tutti; poiché quando essi hanno pronunziato le
loro sacramentali parole di sovreccitazione e di esaltazione, essi non hanno
detto nulla; dunque, se tutte le teorie dell’allucinazione sono insufficienti per
spiegare tutti i fatti, bisogna convenire che vi è qualche altra cosa, all’infuori
della allucinazione propriamente detta. La nostra teoria sarebbe falsa, se noi
l’applicassimo a tutti i casi di visione, perché ve ne sono di quelli che
verrebbero a contraddirla; ma essa può essere giusta se è ristretta a certi
effetti.

Tratto dal Libro dei Medium di Allan Kardec

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