CONTATORE VISITE

♥-BENVENUTI IN CHAT-- CLICCATE SUL NIK CHE VI DA LA CHAT E INSERITE IL VOSTRO NOME , GRAZIE ♥

mercoledì 9 marzo 2011

IL BENE e IL MALE


629 - Qual è la definizione della morale?
Risposta: «La morale è la regola per vivere rettamente, cioè, per distinguere il bene dal male. Essa è fondata
sull’osservanza della legge di Dio. L’uomo vive rettamente quando fa tutto per il bene di tutti».
630 - Come si può distinguere il bene dal male?
Risposta: «Bene è tutto ciò che è conforme alla legge di Dio; male tutto ciò che le è contrario. Per conseguenza, fare il bene è osservare la legge di Dio; fare il male è violarla».
631 - Ha l’uomo in sé i mezzi per distinguere ciò che è bene da ciò che è male?
Risposta: «Sì, quando crede in Dio, e vuole seguire la virtù: Dio gli ha dato l’intelligenza, per non deviare dal sentiero del bene».
632 - L’uomo, poiché soggetto ad errare, non può ingannarsi nell’apprezzamento del bene e del male, credendo di far bene, quando invece fa male?
Risposta: «Gesù ve lo ha detto: Fate, o non fate agli altri ciò che vorreste che si facesse, o non si facesse a voi. Osservate questo precetto, e non v’ingannerete».
633 - La regola del bene e del male, che potrebbe chiamarsi di reciprocità, non si può applicare ai doveri
personali dell’uomo verso se stesso. Può egli trovare anche per questi una sicura guida nella legge naturale?
Risposta: «Quando mangiate troppo, ne avete del male: è Dio, che vi dà la misura di quanto vi è necessario.
Oltrepassando questa misura, siete puniti. E così in tutto. La legge naturale segna all’uomo i limiti dei suoi bisogni. Quando egli li oltrepassa, va subito incontro al castigo. Se l’uomo ascoltasse in ogni cosa la voce che gli grida: basta!, eviterebbe la maggior parte dei mali di cui accusa la natura».
634 - Perché è nella natura delle cose il male morale? Non poteva Iddio creare l’umanità in migliori condizioni?
Risposta: «Ve lo abbiamo già detto: gli Spiriti furono creati semplici ed ignoranti (vedi n. 115). Dio lascia all’uomo la scelta della via che deve seguire. Peggio per lui se sceglie la cattiva, poiché il suo pellegrinaggio sarà più lungo. Se non ci fossero montagne, l’uomo non potrebbe comprendere ciò che siano la salita e la discesa, e se non ci fossero macigni, non capirebbe che ci sono dei corpi duri. Così lo Spirito acquista esperienza, e impara a conoscere il bene ed il male: ecco il perché dell’unione dello Spirito col corpo». (Vedi numero 119).
635 - I differenti stati sociali creano bisogni nuovi, che non sono eguali per tutti gli uomini. Dunque la legge
naturale non è una regola uniforme?
Risposta: «I differenti stati sono nell’ordine di natura e secondo la legge del progresso. Non rompono punto l’unità della legge naturale, che si applica a tutto».

Kardec: Le condizioni d’esistenza dell’uomo cambiano coi tempi e coi luoghi: ne risultano per lui bisogni differenti e stati sociali ad essi appropriati. Ora, questa diversità, poiché è nell’ordine delle cose, è conforme alla legge di Dio, la cui verità non ne resta menomamente intaccata nel suo principio. Alla ragione tocca distinguere i bisogni reali dai fittizi o di convenzione.

636 - Il bene ed il male sono assoluti per tutti gli uomini?
Risposta: «La legge di Dio è identica per tutti; il bene è sempre bene, il male è sempre male, qualunque sia la
condizione dell’uomo; ma la differenza sta nel grado di responsabilità e nella intenzione».
637 - Il selvaggio, che nutrendosi di carne umana cede al suo istinto, è colpevole?
Risposta: «Il male dipende tutto dalla volontà di farlo. L’uomo è tanto più colpevole, quanto meglio sa quello che fa».

Kardec: Le circostanze danno al bene ed al male una gravità relativa. L’uomo commette spesso delle colpe le quali, benché conseguenze della condizione in cui lo ha posto la società, non sono punto meno riprovevoli: ma la sua colpevolezza è sempre in ragione della conoscenza che egli ha del bene e del male. Quindi l’uomo illuminato, che commette una semplice ingiustizia, è agli occhi di Dio più colpevole dell’ignorante
selvaggio, che si abbandona ai propri istinti.

638 - Talora sembra che il male sia conseguenza della forza delle cose, donde spesso la necessità nell’uomo di sopprimere il suo simile. Vi è anche in questo caso trasgressione della legge di Dio?
Risposta: «Il male non cessa di essere male, perché necessario; ma questa dura necessità scompare col purificarsi dell’anima, passando da una in un’altra esistenza: quando l’uomo commette il male, è tanto più responsabile, quanto
più lo comprende».
639 - Il male che commettiamo, non è sovente il prodotto della condizione nella quale ci hanno messo altri
uomini? E in tal caso, di chi è la colpa maggiore?
Risposta: «Il male ricade sopra colui che ne è stato la causa, e quindi l’uomo che vi è trascinato dalla condizione in cui fu posto dai suoi simili, è meno colpevole di loro, poiché ciascuno, non solo pagherà la pena del male che avrà fatto lui, ma anche di quello che altri avrà commesso per sua colpa».
640 - Chi non fa il male, ma approfitta di quello fatto da un altro, è del pari colpevole?
Risposta: «Come se lo commettesse lui poiché approfittarne è lo stesso che parteciparvi. Vero è che forse al punto di agire, se ne sarebbe astenuto; ma trovandolo fatto, se ne avvantaggia: vuol dunque dire che lo approva, e che lo avrebbe compiuto egli stesso, se avesse potuto, o se lo avesse osato».
641 - Il desiderio del male è tanto riprovevole quanto il male stesso?
Risposta: «Secondo i casi: resistere volontariamente al desiderio del male, specialmente quando si è nella possibilità di soddisfarlo, è virtù; non fare il male, solo perché ne manca l’occasione è colpa».
642 - Basta non fare il male per essere grato a Dio ed assicurarsi la felicità avvenire?
Risposta: «No: occorre fare il bene nei limiti delle proprie forze, poiché ognuno renderà conto del male che nascerà a causa del bene che egli avrà trascurato di fare».
643 - Vi è qualcuno che, per la sua condizione, non sia nella possibilità di fare del bene?
Risposta: «No; l’egoista solo non ne trova mai occasione. Basta essere in contatto con altri uomini per trovar modo di fare del bene, e ogni giorno della vita ne dà la possibilità a chiunque non è accecato dall’egoismo, poiché fare il bene non vuol dire soltanto esser caritatevole, ma anche rendersi utile secondo le proprie forze, ogni volta che in qualunque modo se ne presenta a lui l’occasione».
644 - L’ambiente, nel quale alcuni si trovano collocati, non è forse per loro la prima causa di molti vizi e delitti?
Risposta: «Sì; ma quella è appunto la prova scelta dallo Spirito nello stato di libertà: egli ha voluto esporsi alla
tentazione per avere il merito della resistenza».
645 - Quando l’uomo è in una certa maniera, immerso nell’atmosfera del vizio, il male non diventa per lui una
attrattiva quasi irresistibile?
Risposta: «Attrattiva sì, irresistibile no, poiché in mezzo a quell’atmosfera viziosa trovate non di rado grandi virtù.Queste virtù sono esercitate da Spiriti che ebbero la forza di resistere, e nello stesso tempo la missione di esercitare una benefica influenza sui loro simili».
646 - Il merito del bene che uno fa, è subordinato a condizioni? Vale a dire; vi sono diversi gradi nel merito del bene?
Risposta: «Il merito del bene sta nella difficoltà: non ne ha nessuno chi lo fa a suo bell’agio senza il minimo sacrificio. Al povero, che divide con altri il suo tozzo di pane, Dio dà una ricompensa molto maggiore che al ricco, il quale dà il superfluo. Gesù lo disse quando parlò dell’obolo della vedova».


IL LIBRO DEGLI SPIRITI di Allan Kardec

Nessun commento:

Posta un commento