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domenica 20 marzo 2011

SEMPLICITA' E PUREZZA DI CUORE


(spiegazione passi del Vangelo )

1. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. (San Mateo, -Cap. V, versetto 8).
2. E gli conducevano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli sgridavano
quelli che glieli presentavano. Gesù, ve-duto questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate
venire a me i bambini e non glielo impedite: perché il regno di Dio è di quelli che son
simili a loro. In verità vi dico, chi non rieverà il regno di Dio come un fanciullo, non
c’entrerà”. Poi li abbracciò e li benedisse, imponendo loro le mani. (San Marco. Cap. X,
versetti da 13 a 16).
3. La purezza di cuore è inseparabile dalla semplicità e dall’umiltà. Essa esclude
ogni pensiero d’egoismo e d’orgoglio: perciò Gesù prende l’infanzia quale emblema di
questa pureza, come l’ha presa per emblema dell’umiltà.
Questo paragone potrebbe non sembrare giusto se si considera che lo Spirito del
bambino può essere antichissimo e che, rinascendo alla vita corporea, porta con sé le
imperfezione di cui non si è liberato nelle sue precedenti esistenze: solo uno Spirito
arrivato alla perfezione potrebbe costituire il tipo della vera purezza. Ma è giusto dal
punto di vista della vita presente, perché il fanciullo, non avendo potuto ancora
manifestare nessuna tendenza perversa, ci offre l’immagine dell’innocenza e del
candore. Cosí Gesù non dice affatto che il regno di Dio è per loro, ma per coloro che
sono simili a loro.
4. Dato che lo Spirito del bambino è già vissuto, perché, fin dalla nascita, non si
mostra quale è? Tutto è saggio nelle opere di Dio. Il bambino ha bisogno delle delicate
cure che solo la tenerezza materna può avere per lui, e questa tenerezza è accresciuta
dalla debolezza e dall’ingenuità che egli ha. Per una madre, suo figlio è sempre um
angelo, e doveva essere cosí per accattivarsi la sua sollecitudine; la madre non avrebbe
potuto avere per lui lo stesso abbandono se, invece della ingenua grazia, avesse trovato
in lui, con lineamenti infantili, un carattere virile, e le idee di un adulto. Meno ancora, se
avesse conosciuto il suo passato.
D’altronde, bisognava che l’attività del principio intelligente fosse proporzionata
alla debolezza del corpo che non avrebbe potuto resistere ad una eccessiva attività dello
Spirito, come appare chiaro dai soggetti troppo precoci. È per questo che, fin dall’inizio
dell’incarnazione, lo Spirito, entrando in un periodo di turbamento, perde a poco a poco
la coscienza di sé: in questo periodo è come in una specie di sonno, durante il quale le
sue facoltà restano allo stato latente. Questo state transitorio è necessario per dare allo
Spirito un nuovo punto di partenza e fargii dimenticare, nella sua nuova esistenza
terrestre, le cose che avrebbero potttto ostacolarlo. Il suo passato, tuttavia, reagisce in
lui; rinascerà alla vita più grande, più forte, moralmente e intellettualmente, sostenuto
ed assecondato dall’intuizione che conserva dell’esperienza acquisita.
A cominciare dalla nascita, gradualmente, le sue idee riprendono il loro slancio
sviluppandosi in pari tempo allo sviluppo degli organi: si può dire, quindi, che durante i
primi anni di vita lo Spirito è veramente infantile perché le idee che formeranno il fondo
del suo carattere sono ancora assopite. Nel tempo in cui i suoi istinti sonnecchiano, è più
agile e, in conseguenza, più accessibile alle impressioni che possono modificare la sua
natura e farlo progredire, il che rende più facile il loro compito ai genitori.
Per un certo tempo lo Spirito riveste dunque l’abito dell’innocenza, e Gesù è nel
vero quando, malgrado il fatto che l’anima abbia già vissuto, prende il bambino a
emblema della purezza e della semplicità.

IL VANGELO SECONDO GLI SPIRITI (Allan Kardec)

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