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giovedì 17 marzo 2011

STATO PRIMITIVO DEL GLOBO



15 - L’appiattimento dei poli ed altri fatti conclusivi indicano con certezza che
la terra doveva essere, in origine, in uno stato fluido o molle. Questo stato
poteva avere come causa o la materia liquefatta dal fuoco, oppure stemperata nell’acqua.
Il proverbio dice: non c’è fumo senza fuoco. Questa proposizione,
rigorosamente esatta, è l’applicazione del principio che afferma: non vi è
effetto senza causa. Per la stessa ragione, si può dire: non vi è fuoco senza
focolaio. Orbene, grazie ai fatti che si svolgono sotto ai nostri occhi, non si
produce soltanto il fumo; si tratta di un fuoco ben reale, che deve avere un
focolaio: questo fuoco viene dall’interno della terra e non dall’alto, perciò il
focolaio deve essere interno; e poiché il fuoco è permanente, deve esserlo
senza alcun dubbio anche il focolaio.
Il calore, che aumenta via via che si penetra nell’interno della terra e che, ad
una certa profondità dalla superficie, raggiunge una temperatura altissima; le
sorgenti termali, tanto più calde quanto maggiore è la profondità da cui
provengono; i fuochi e le masse di materie fuse e ridotte a braci che sfuggono
dai vulcani, come da sfiatatoi immensi, o dai crepacci prodotti da certe scosse
telluriche, non possono lasciare alcun dubbio circa l’esistenza di un fuoco interiore.
16 - L’esperienza dimostra che la temperatura aumenta di 1 grado centigrado
ogni 30 metri di profondità; ne consegue che a una profondità di 300 metri,
l’aumento è di 10 gradi; a 3.000 metri è di 100 gradi, la temperatura
dell’acqua bollente; a 30.000 metri, o a 7-8 leghe, è di 1.000 gradi; a 25 leghe,
è superiore a 3.300 gradi, una temperatura alla quale nessuna delle materie
conosciute resiste alla fusione. Da quel punto fino al centro vi è ancora uno
spazio superiore alle 1.400 leghe, cioè con un diametro di 2.800 leghe, che
dovrebbe essere occupato da materie fuse.
Sebbene questa sia esclusivamente una congettura, formulata giudicando la
causa attraverso l’effetto, ha tutti i caratteri della probabilità, e si arriva allora
a questa conclusione: la terra è ancora una massa incandescente, ricoperta da
una crosta solida che ha al massimo uno spessore di 25 leghe, e che quindi
costituisce appena la centoventesima parte del suo diametro. In proporzione,
si tratta di uno spessore assai inferiore a quello della più sottile buccia d’arancio.
Del resto, lo spessore della crosta terrestre è assai variabile, perché vi sono
zone, soprattutto nei terreni vulcanici, in cui il calore e la flessibilità del suolo
indicano che è ben poco considerevole. L’alta temperatura delle acque termali
è egualmente indice della vicinanza del fuoco centrale.
17 - Da tutto questo risulta evidente che lo stato primitivo, fluido o molle,
della terra deve avere avuto come causa l’azione del calore, non già l’azione
dell’acqua. La terra era dunque, in origine, una massa incandescente. In
seguito alla dispersione del calore, è accaduto quello che accade a tutte le
materie in fusione: si è raffreddata a poco a poco, e il raffreddamento è
incominciato naturalmente dalla superficie, che si è indurita, mentre l’interno
è rimasto fluido. Si può quindi paragonare la terra ad un blocco di carbone
che esce tutto rosso dalla fornace; la superficie si spegne e si raffredda a
contatto dell’aria, ma, se lo si spezza, si scopre che all’interno è ancora ardente.
18 - All’epoca in cui il globo terrestre era una massa incandescente, non
conteneva un atomo di più o di meno di quanti ne contenga oggi: soltanto,
sotto l’influenza di quell’altissima temperatura, la maggior parte delle
sostanze che lo compongono e che noi vediamo sotto forma di liquidi o di
solidi, di terra, di pietre, di metalli e di cristalli, si trovava in uno stato assai
diverso; tali materie non hanno fatto altro che subire una trasformazione; in
seguito al raffreddamento ed ai miscugli, gli elementi hanno formato
combinazioni nuove. L’aria, considerevolmente dilatata, doveva estendersi a
una distanza immensa; tutta l’acqua, ridotta forzatamente a vapore, era
mescolata all’aria; tutte le materie suscettibili di volatilizzarsi, come i metalli,
lo zolfo, il carbonio, si trovavano allo stato di gas. Lo stato dell’atmosfera,
quindi, non era affatto paragonabile a quello attuale; la densità di tutti questi
vapori le dava un’opacità che nessun raggio di sole era in grado di
attraversare. Se un essere vivente avesse potuto esistere alla superficie del
globo in quell’epoca, non sarebbe stato illuminato se non dal bagliore sinistro
della fornace posta sotto ai suoi piedi e dell’atmosfera arroventata, e non
avrebbe neppure sospettato l’esistenza del sole

LE RIVELAZIONI DEGLI SPIRITI  (Allan Kardec)

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