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lunedì 4 aprile 2011

L'UOMO DABBENE


3. Il vero uomo dabbene, probo ed onesto, è colui che mette in pratica le leggi
della giustizia, dell’amore e della carità nella loro massima purezza. Se interroga la sua
coscienza cir-ca le sue proprie azioni, si domanda se non ha violato questa legge; se non
ha fatto del male; se ha fatto tutto il bene che poteva fare; se non ha trascurato
volontariamente qualche occasione in cui poteva essere utile; se non vi è nessuno che
abbia da lamentarsi di lui. Infine, se ha sempre fatto ad altri ciò che avrebbe voluto che
fosse fatto a lui.
Ha fede in Dio, nella sua bontà, nella sua giustizia, nella sua saggezza: sa che
nulla accade senza il suo permesso e si sottomette in tutto alla sua volontà.
Ha fede nell’avvenire; ed è per questo che considera i beni spirituali superiori ad
ogni bene materiale.
Sa che tutte le vicissitudini della vita, tutti i dolori, tutte le disillusioni, sono
delle prove o delle espiazioni, e le accetta senza lagnarsene.
L’uomo, pienamente compreso del sentimento di carità e di amore del prossimo,
fa il bene per il bene, senza speranza di restituzione, rende il bene per il male, prende le
difese del debole contro il forte e sacrifica sempre i suoi interessi alla giu-stizia.
Trova la sua soddisfazione nei benefici che sparge, nei favori che rende, nelle
felicità che fa sorgere, nelle lagrime che asciuga, nelle consolazioni che dà agli afflitti.
Il suo primo impulso è di pensare agli altri prima di pensare a se stesso, di cercare
l’ínteresse degli altri prima del suo. L’egoísta, al contrario, calcola i profitti e le perdite
di ogni azione ge-nerosa.
È buono, umano e benevolo per tutti, senza eccezione di razze o di credenze,
perché vede in tutti gli uomini tanti suoi fratelli.
Rispetta negli altri le convinzioni sincere e non getta l’ana-tema su coloro che
non la pensano come lui.
In ogni occasione si fa guidare dalla carità: egli dice che colui che reca
pregiudizio ad altri con le sue parole malevole, che urta la suscettibilità di qualcuno con
il suo orgoglio ed il suo disprezzo, che non indietreggia all’idea di causare un dolore,
anche una leggera contrarietà, quando potrebbe evitarla, manca al suo dovere
nell’amore del prossimo e non merita la clemenza del Signore.
Non ha odii, né rancori, né desideri di vendetta: model-landosi sull’esempio di
Gesù, perdona e dimentica le offese e non ricorda che i benefici ricevuti: perché sa che
tanto gli sarà perdonato quanto avrà perdonato egli stesso.
È indulgente per le debolezze altrui, perché sa che egli stesso ha bisogno
d’indulgenza e ricorda queste parole di Cristo: Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Non si compiace di cercare i difetti degli altri, né di met-terli in mostra: se è
obbligato dalla necessità, cerca sempre di attenuare il male con qualche bene che riesce
a trovare nell’animo.
Studia le sue stesse imperfezioni e lavora continuamente a combatterle: tutti i
suoi sforzi tendono a poter dire ogni giorno che in lui vi è qualcosa di migliorato dal
giorno prece-dente.
Non cerca di far valere a spese altrui il suo spirito ed il suo ingegno: anzi, coglie
tutte le occasioni per far risaltare ciò che va a vantaggio d’altri.
Non ha nessuna vanità della sua fortuna né dei suoi valori personali, perché sa
che tutto ciò che gli è stato dato può essergli tolto.
Usa i beni che gli sono stati accordati, ma non ne abusa mai, perché sa che si
tratta di un deposito di cui gli sarà chiesto il resoconto, e che l’impiego più
pregiudizievole per lui stesso che possa farne, è quello di farli servire alla soddisfazione
delle sue passioni.
Se l’ordine sociale la posto degli uomini alle sue dipen-denze, li tratta con bontà
e con amorevolezza, perché sono suoi eguali davanti a Dio: si vale della sua autorità per
sostenerne il morale e non per deprimerli con il suo orgoglio; evita tutto ciò che
potrebbe rendere più penosa la loro situazione di subal-teni.
Il subordinato, a sua volta, comprende i doveri della sua situazione e li adempie
con scrupolo coscienzioso. (Vedere Capi-tolo 17, paragrafo N. 9).
L’uomo dabbene, insomma, rispetta nei suoi simili tutti quei diritti che sono
nelle leggi della natura, come egli vormebbe che fossero rispettati nei suoi confronti.
Questa non è l’enumerazione di tutte le qualità che di-stinguono l’uomo
dabbene, ma chiunque si sforzi di possedere quelle che si sono indicate è già sulla
buona strada per otte-nere tutte le altre.

IL VANGELO SECONDO GLI SPIRITI  (Allan Kardec )

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