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sabato 2 aprile 2011

L' EDUCAZIONE


Le generazioni si trasformano e si migliorano coll’educazione; per avere una nuova società occorrono uomini nuovi, perciò l’educazione dell’infanzia richiede la massima cura.
Non basta insegnare al fanciullo gli elementi della scienza; non meno essenziale del leggere, scrivere e conteggiare, è sapersi contenere e dirigere da essere ragionevole e cosciente, che affronta la vita armato,non solo per la lotta materiale ma, e soprattutto, per la lotta morale. Ora questo è appunto ciò che da noi si trascura: ci affatichiamo a sviluppare le facoltà e le attitudini brillanti del fanciullo ma non le sue virtù, e nella scuola, come nella famiglia, non ci curiamo menomamente di illuminarlo circa i suoi doveri e il suo destino. Così, destituito d’ogni elevato principio, ignaro dello scopo dell’esistenza, quando entra nella vita pubblica egli si trova in balia a tutti i pericoli, a tutti i fascini delle passioni e dell’ambiente, sensuale e corrotto.
Anche nell’insegnamento secondario ci adoperiamo a infarcire il cervello degli scolari di un ammasso indigesto di nozioni e di fatti, di date e di nomi, il tutto a detrimento della cultura morale, poiché quella che s’impartisce nella scuola, mancando di ogni effettiva sanzione e di ogni movente d’ordine universale, non è che una morale sterile, incapace d’ogni riforma sociale.
Altrettanto puerile è l’educazione impartita dagli istituti religiosi, in cui il fanciullo cresce fanatico e superstizioso, e si forma delle false idee sulla vita presente e sulla futura.
Raramente una buona educazione morale è l’opera del maestro: per svegliare nel fanciullo le prime aspirazioni al bene, per modificare un carattere difficile, occorrono, ad un tempo, la perseveranza, la fermezza e l’amore di cui è capace soltanto il cuore di un padre o di una madre. Se i genitori non riescono a correggere i loro figli, come lo potrebbe il maestro, con tanto numero di scolari?
Eppure il compito di educatore non è tanto difficile come a prima vista parrebbe, e non esige alcuna cultura scientifica: piccoli e grandi possono dedicarvisi quando sono compresi dell’alto scopo e delle conseguenze della educazione. Non bisogna dimenticare che è nostro dovere aiutare le anime che ci vengono affidate, a vincere i loro difetti, iniziandole ai doveri della vita: col matrimonio, noi accettiamo la missione di dirigerle, adempiamola dunque con amore, ma con un amore esente da debolezze, poiché l’affetto esagerato è pieno di pericoli. Considerando le tendenze che il bambino porta nascendo, come una conseguenza di esistenze passate, dobbiamo adoperarci a svilupparne le buone e a reprimerne le cattive. Non procuriamo troppi agi ai nostri figli: abituate fin da principio ai disinganni, quelle giovani anime comprenderanno che la vita terrestre è dura, che non bisogna contare che su sé stessi, sul proprio lavoro, unico mezzo che dia l’indipendenza e la dignità. Non cerchiamo di stornare da essi l’azione delle leggi eterne: la via d’ognuno è ingombra d’ostacoli che la sola saggezza insegna ad evitare.
Non confidiamo i nostri figli ad altri, se non vi siamo assolutamente costretti: l’educazione non deve essere mercenaria; che importa a una nutrice che un bimbo parli e cammini più o meno presto? Essa non può avere, né la fierezza, né l’amore materno. Qual gioia, invece, è mai quella della madre ai primi passi del suo angioletto! Nessuna fatica, nessun dolore arrestano il suo amore!
Ma le cure che si usano per il corpo dei nostri figli si devono usare, e con maggior sollecitudine, anche per l’anima: il corpo si consumerà presto e sarà gettato al carnaio, mentre l’anima immortale, fatta raggiante per le cure di cui fu circondata, per i meriti acquistati, per il progresso raggiunto, vivrà oltre i tempi per benedirvi ed amarvi.
Un’educazione basata sul concetto esatto della vita, cambierebbe la faccia del mondo. Fate che ogni famiglia iniziata alla credenza spiritualista, basata sui fatti, trasmetta la sua fede ai figli, che la scuola laica insegni ad essi i principi della scienza, riveli ad essi le bellezze dell’universo, e una rapida trasformazione sociale si produrrà ben tosto sotto l’azione di questa duplice corrente.
Tutte le piaghe morali derivano dalla mancata educazione; una riforma di quest’ultima, stabilita su nuove basi, avrebbe per l’umanità conseguenze incalcolabili. Coltiviamo la gioventù, illuminiamo la sua intelligenza, ma prima di tutto parliamo al suo cuore, e, insegnando ad essa a spogliarsi delle sue imperfezioni, ricordiamoci che la vera scienza consiste nel diventare migliori.

DOPO LA MORTE di Léon Denis

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