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domenica 27 febbraio 2011

GLI ESSERI VIVENTI SI DISTRUGGONO L’UN L’ALTRO



20 - La distruzione reciproca degli esseri viventi è una delle leggi della natura che, a prima vista, sembrano conciliarsi assai poco con la bontà di Dio. Ci si chiede perché abbia imposto loro la necessità di distruggersi a vicenda per nutrirsi gli uni a spese degli altri. Chi non vede altro che la materia, e limita la propria visione alla vita presente, ritiene che questa sia in effetti un’imperfezione dell’opera divina. In generale,gli uomini giudicano la perfezione di Dio dal loro punto di vista; il loro giudizio è la misura della sua saggezza, e ritengono che Dio non possa fare di meglio di quanto farebbero loro stessi. Poiché la loro vista corta non li mette in grado di giudicare l’insieme, non comprendono che da un male apparente può derivare un bene reale. La conoscenza del principio spirituale, considerato nella sua vera essenza, e della grande legge d’unità che costituisce l’armonia del creato è l’unica che possa dare all’uomo la chiave di questo mistero, e mostrargli la saggezza provvidenziale e l’armonia proprio là dove non vedrebbe altro che un’anomalia e una contraddizione.
21 - La vera vita, dell’animale come dell’uomo, non sta nell’involucro corporeo, così come non sta nell’abbigliamento: sta nel principio intelligente che preesiste e sopravvive al corpo. Tale principio ha bisogno del corpo per svilupparsi attraverso il lavoro che deve compiere sulla materia bruta; il corpo si consuma in questo lavoro, ma lo Spirito non si consuma: al contrario, ne esce ogni volta più forte, più lucido e più capace. Che importa, quindi, se lo Spirito cambia più o meno involucro?E’ pur sempre Spirito; è esattamente come se un uomo rinnovasse cento volte all’anno il suo guardaroba: continuerebbe pur sempre ad essere lo stesso
uomo.
Per mezzo dello spettacolo incessante della distruzione, Dio insegna agli uomini che devono attribuire scarsa importanza all’involucro materiale, e suscita in loro l’idea della vita spirituale, inducendoli a desiderarla come un compenso.Dio, si dirà, non poteva arrivare allo stesso risultato con altri mezzi, e senza costringere gli esseri viventi a distruggersi l’un l’altro? Se nella sua opera tutto è saggezza, noi dobbiamo supporre che questa saggezza non ha sbagliato su questo punto, come non ha sbagliato sugli altri; se non comprendiamo,
dobbiamo accusarne la pochezza dei nostri progressi. Tuttavia, noi possiamo sforzarci di ricercarne la ragione, prendendo come bussola questo principio: Dio deve essere infinitamente giusto e saggio. Cerchiamo quindi in tutto la sua giustizia e la sua saggezza, ed inchiniamoci davanti a ciò che supera la nostra capacità di comprensione.
22 - Questa distruzione presenta una prima utilità, che è puramente fisica, è vero: i corpi organici vivono solo grazie alle materie organiche, poiché queste ultime sono le sole a contenere gli elementi nutritivi necessari alla loro trasformazione. I corpi, strumenti d’azione del principio intelligente, hanno bisogno di essere incessantemente rinnovati; perciò la Provvidenza fa sì che servano al loro sostentamento reciproco; è per questo che gli esseri si nutrono gli uni degli altri; allora il corpo si nutre del corpo, ma lo Spirito non viene né
annientato, né alterato: si spoglia semplicemente del suo involucro .
23 - Vi sono inoltre considerazioni morali di un ordine più elevato.La lotta è necessaria allo sviluppo dello Spirito; è nella lotta che esso esercita le sue facoltà. Colui che attacca per procurarsi il nutrimento e colui che si difende per conservare la vita, fanno ricorso all’astuzia e all’intelligenza, e per questa ragione accrescono le proprie forze intellettuali. Uno dei due soccombe: ma in realtà, che cosa ha tolto al più debole il più forte o il più abile? Il suo abito di carne, null’altro: lo Spirito, che non è morto, in seguito ne prenderà un altro.
24 - Negli esseri inferiori della creazione, in quelli che non possiedono il senso morale, o in cui l’intelligenza non ha ancora sostituito l’istinto, la lotta non può avere come movente che la soddisfazione di un bisogno materiale; ora, uno dei bisogni materiali più imperiosi è quello del nutrimento; essi quindi lottano unicamente per vivere, cioè per prendere o per difendere una preda, poiché non possono essere stimolati da un motivo più elevato. E’ in questo primo periodo che l’anima si elabora e si adatta alla vita. Nell’uomo, vi è un periodo di transizione in cui si distingue a malapena dal bruto; nelle epoche più remote, domina l’istinto animale, e la lotta ha ancora come movente la soddisfazione dei bisogni materiali; più tardi, l’istinto animale e il sentimento morale si controbilanciano, e allora l’uomo lotta, non più per nutrirsi, ma per soddisfare la sua ambizione, il suo orgoglio, il bisogno di dominare; e per ottenere tutto questo, deve ancora distruggere. Ma, via via
che il senso morale prende il sopravvento, la sensibilità si sviluppa, il bisogno di distruggere diminuisce, finisce addirittura per cancellarsi e per apparire odioso: allora l’uomo ha orrore del sangue.Tuttavia, la lotta è sempre necessaria allo sviluppo dello Spirito, poiché,anche pervenuto al punto che a noi sembra culminante, è ben lontano dall’essere perfetto; soltanto a prezzo della sua attività acquisisce conoscenze ed esperienza e si spoglia delle ultime vestigia dell’animalità: ma a partire da quel momento, la lotta, che era sanguinosa e brutale, diventa puramente intellettuale; l’uomo lotta contro le difficoltà e non più contro i suoi simili .
(3) Senza pronunciare giudizi sulle conclusioni che si potrebbero trarre da questo principio, noi abbiamo soltanto voluto dimostrare, con questa spiegazione, che la distruzione reciproca degli esseri viventi non infirma per nulla la saggezza divina, e che tutto si concatena per mezzo delle leggi della natura. Questa concatenazione si infrange necessariamente se si fa astrazione dal principio spirituale; ecco perché tanti problemi sono
insolubili, se non si considera altro che la materia.
Le dottrine materialiste portano in sé il principio della propria distruzione: hanno contro di loro non soltanto il loro antagonismo nei confronti delle aspirazioni dell’universalità degli uomini, le loro conseguenze morali che le
faranno rifiutare come dissolvitrici della società, ma anche il bisogno di rendersi conto di tutto ciò che nasce dal progresso. Lo sviluppo intellettuale porta l’uomo alla ricerca delle cause; ora, se appena si riflette, si riconosce subito che il materialismo non può spiegare tutto. Come potranno mai prevalere dottrine che non soddisfano né il cuore, né la ragione, né l’intelligenza, che lasciano in dubbio le questioni più vitali? Il progresso delle idee ucciderà il materialismo, così come ha ucciso il fanatismo.

Fonte : Ie Rivelazioni degli Spiriti (Allan Kardec)

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